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INTRODUZIONE
Perché rileggere Alexander Langer oggi? La scelta di approfondire la vita e le
opere di Alex “die Brücke” deriva dall’attualità degli argomenti affrontati da questo
insegnate sudtirolese sui generis, impegnato nella salvaguardia dell’ecosistema e
nella valorizzazione di una convivenza pacifica tra popoli. Dopo aver letto gli articoli
scritti da questa persona straordinaria, ed aver osservato la sua vita attraverso lo
sguardo affettuoso e coinvolto di numerosissimi amici e collaboratori, si comprende
quanto l’aspetto militante della sua produzione giornalistica fosse intrinsecamente
collegato alla vita vissuta ed alle scelte intraprese da questo uomo non comune. Egli
ha vissuto in difesa del rispetto, armato della sola parola e dell’esempio personale, ha
sostenuto le idee in cui credeva fino alla fine de suoi giorni: attenzione verso il
prossimo e verso la natura.
Nella vita di questo edificatore della convivenza, le parole e le azioni sono sempre
state strettamente correlate: con il dialogo e la comunicazione ha tentato di
mobilitare persone, cambiare sistemi politici e sociali, motivare la Comunità
Europea. La storia dell’Europa e le vicende personali di questo costruttore di pace si
sono intrecciate, fino a sfumare i contorni tra vita privata e vita pubblica. Di qui la
scelta di dividere il presente studio in due parti: una prima sezione approfondisce le
vicende personali ed umane di Alex Langer (in relazione ad uno scenario storico
carico di sconvolgimenti e aspettative internazionali); una seconda parte è dedicata
all’analisi testuale.
I numerosissimi testi, del politico altoatesino, sono stati valutati sotto tre aspetti: il
contenuto; l’utilizzo di tropi; la frequenza e la scelta dei termini. Alla base
dell’analisi testuale il desiderio di verificare la caratteristica di militanza della
scrittura di Alex Langer, nei contenuti e nella scelta della tessitura del testo. La
seconda parte del presente approfondimento è suddivisa in tre capitoli che affrontano
i temi più rilevanti per la vita e la personalità del pacifista verde: la religione;
l’ecologia; la pace. Infatti per capire meglio le caratteristiche del giornalismo
militante, si è ritenuto fondamentale non limitarsi ai contenuti degli articoli, ma
9
verificare le scelte linguistiche, per comprendere in che toni e con quali priorità,
sostantivi, aggettivi e verbi siano stati scelti per veicolare dei significati. Nel
comunicare con il lettore o l’ascoltatore, la metafora ha un ruolo centrale, di qui il
desiderio di approfondirne lo studio. L’immagine simbolica rappresenta la via
attraverso cui Alex Langer riesce ad esprimere, in maniera diretta, concetti complessi
ed a raggiungere, con immediatezza, il ricettore del messaggio.
Questo parlamentare verde nella sua vita ha scritto molto, ma non può essere
considerato un vero proprio scrittore, è significativo infatti che, in vita, non abbia
mai pubblicato libri. Scriveva su giornali e riviste, ha redatto una infinità di articoli
ed interventi perché aveva della cose da dire, dei messaggi da comunicare, dei
progetti da concretizzare, trasformando il linguaggio in un monito all’azione. Egli
incarna, non solo la passione e la forza di chi vive dei propri ideali, ma anche la
lungimiranza di chi osserva con scrupolo ed attenzione il panorama nella sua
interezza e non si limita ad una visuale parziale e partigiana della realtà. Alexander
Langer nelle sue affermazioni, nelle sue scelte e nella sua linea di comportamento è
di un’attualità strabiliante, egli ha saputo vedere oltre l’immediato futuro,
prevedendo scenari e sviluppi della politica nazionale ed internzionale a lungo
termine.
L’immagine del “ponte”, a cui spesso il pacifista viene associato, identifica la
sua costante attenzione per la comunicazione, il suo desiderio di collegare, sia
fisicamente sia concettualmente, le diverse realtà, ma anche il suo istinto per
mediazione e dialogo. Nell’era dei social network e delle comunità virtuali - in cui si
usa la rete per creare contatti e collegamenti tra persone e culture diverse - la
metafora del ponte appare decisamente attuale. Tuttavia la comunicazione
rappresenta per Langer, non un concetto astratto, ma un mezzo attraverso cui mettere
fisicamente in contatto persone e mondi lontani.
Sotto ogni punto di vista questo militante altoatesino è stato un uomo di frontiera,
che non ha mai avuto paura di dire apertamente e garbatamente il proprio punto di
vista, senza timori, ma sempre con la consapevolezza di chi agisce secondo
coscienza. Cattolico autodidatta si è fatto egli stesso critico dei difetti della chiesa;
sostenitore delle idee ecologiste ha attaccato il movimento quando si è trasformato in
partito autoreferenziale; difensore dei diritti dei gruppi minoritari, lui stesso
10
minoranza etnica; pacifista in zone di guerra che crede nel dialogo e nella
conoscenza diretta. Ciò che indubbiamente ha caratterizzato l’intera vita di questa
persona singolare è stata la fiducia nell’individuo, non nel genere umano, ma nella
persona, nel contatto diretto tra vite reali, nel dialogo tra persone fisiche che cercano
“un ponte”, una mano tesa per entrare in contatto con ciò che è “altro da sé”.
11
1. COME NASCE “IL POLITICO DI UNA POLITICA CHE NON ESISTE”
Ai piedi di quel dannato albicocco hai lasciato le tue scarpe. Ora ce le infiliamo noi e andiamo
avanti. Arrivederci sulla cima..
1
Alexander Langer ha firmato i primi articoli con lo pseudonimo “miles”,
sostantivo che in latino significa non solo combattente, ma anche pedone, quella
forza sacrificabile, che per prima si espone tra le file dell’esercito, l’uomo coraggioso
ed un po’ incosciente, che si espone per dovere di patria, il soldato che parte alla
carica e che viene colpito con più facilità nella ritirata
2
. Alex è stato proprio questo
nella sua vita, un combattente pacifico che ha lottato per la sua patria: “Haimat”. Egli
non si è riconosciuto in nazionalismi ottusi, in bandiere vincolanti, ma con estrema
lungimiranza, ha guardato oltre i limiti di uno stato, prima all’Europa e
successivamente all’intero pianeta, per perseguire il bene comune: la pace ed il
rispetto della nostra casa, l’ecosistema. Come una quercia, con radici ben piantate
nella terra d’origine, il Sudtirolo, Langer ha allargato le braccia in un titanico
tentativo di raccogliere quanto più mondo gli era possibile, nella speranza di
raggiungere ed aiutare, non solo con le parole, ma con fatti concreti, quante più
persone possibili. Pensando ad Alexander Langer mi viene in mente l’acqua,
trasparente, inesorabile, costante, che con pazienza e tempo scava la pietra, sgretola
le montagne; l’acqua, che non si riesce ad imbrigliare, si può tentare di indirizzarla,
ma con forza, talvolta devastante, deve necessariamente seguire il suo corso; l’acqua,
il bene necessario per eccellenza che dovrebbe essere massimamente democratico.
Così è stato Alexander Langer, trasparente in un periodo di politica “sporca”,
costante ed inesorabile nelle sue battaglie, onesto con se stesso e con gli altri nel
cambiare rotta quando necessario, ma soprattutto Alex è stato di tutti,
democraticamente aperto al mondo, a tutto il mondo, al nord ed al sud, all’est ed
all’ovest, all’uomo di potere ed al cittadino di strada. Nel percorrere migliaia di
1
P. Valente, Noi andiamo avanti, in “il Segno”, 8.5.1995, p. 1.
2
Il titolo del presente capitolo è tratto da: Emiliano Liuzzi: in Ricordo di Alex Langer, in “il Fatto
Quotidiano”, 30.7.2011.
12
chilometri è diventato egli stesso parte di un cammino, trasformandosi egli stesso in
ponte, un coraggioso ponte su cui tutti avevano diritto di transitare, con idee e
pensieri, ma soprattutto con azioni concrete. “Il più impolitico dei politici” lo ha
definito Pino Corrias
3
, io penso al contrario che lui fosse proprio “Il Politico”,
quell’uomo a cui poter delegare la propria fiducia, colui che spinge con l’esempio ad
impegnarsi per migliorare la realtà, colui che fa sentire le persone parte di un comune
progetto. Ha scritto Michele Serra:
“Sarebbe bello se i tanti nuovi politici improvvisati e boriosi, certi di conoscere il mondo
perché conoscono i bilanci aziendali, chinassero la testa davanti ad un coraggioso, pulito,
vero, uomo politico. E che, abituati a considerarsi invidiati perché sono ricchi e potenti,
provassero a loro volta una salvifica invidia per questo povero grande ragazzo appeso ad un
ramo di albicocco, che ha saputo pensare alla vita e alla politica come a una prova di infinita
generosità nei confronti degli uomini.”
4
Alexander Langer, un pacifista che con mite
determinazione ha contribuito a trasformare il
mondo ed a renderlo migliore. Per la sua
generazione la politica è la vita, citando Aldo
Cazzullo, “tra due generazioni quella del
dopoguerra e quella degli anni ’80 che
progettava la propria carriera, ne cresce una
che progetta la rivoluzione”
5
, ed Alex la
rivoluzione l’ha fatta, ma a suo modo, una rivoluzione silenziosa e di ampio respiro
che cercherà di costruire l’Europa dei popoli, delle regioni, oltre l’economia e la
finanza, verso un cammino di politica comunitaria. Alexander Langer, è nato in un
paesino di provincia, ha scavalcato i confini della divisione linguistica, ha superato i
limiti del nazionalismo italiano, è andato oltre l’Europa dei “ricchi”, ha guardato a
sud ad est e a sudovest, ed è morto da cittadino del mondo
6
.
3
A. Langer, Non per il potere, Milano, Chiarelettere editore, 2012, p. VIII.
4
Ibidem.
5
A. Cazzullo, I ragazzi che volevano fare la rivoluzione1968-1978: storia di Lotta Continua, Milano,
Mondadori, 1998, p.4.
6
A. Langer, Ein Europa der Regionen, in “Pogrom”, dicembre 1993, poi in Sigfried Baur , Riccardo
Dello Sbarba (a cura di), Alexander Langer. Aufsätze zu Südtirol 1978-1995. Scritti sul Sudtirolo,
Merano (BZ), Alpha e Beta verlag, 1996, pp. 286-296; Id. Per un Euregio più alpina che tirolese, in
“Arcobaleno”, febbraio 1995, poi in Scritti sul Sudtirolo, pp. 297-299.
Figura 1.1 - Il giovane
ALexander Langer
13
1.1 Il giovane Langer da Sterzing a Bolzano. Le origini
E’ un ragazzino biondo dagli occhi chiari e dallo sguardo intelligente, osserva
tutto con molta attenzione. Ha soli 11 anni ma, cartella in spalla, si dirige verso il
treno che lo porta a Bolzano. Trascorrerà tutta la settimana da parenti, lontano dal
suo amato paese, per frequentare la scuola media francescana in lingua tedesca. Non
è uno di quei bambini che si affermano prepotentemente, anzi, essendo il ragazzino
più piccolo sul treno spesso subisce le angherie altrui. Eppure, quel treno che lascia
la stazione di Vipiteno, diretto a Bolzano, e
quella cartella in spalla che, già da giovanissimo
lo accompagna nella sua quotidianità,
rappresentano in pieno la personalità del giovane
Langer. Proprio in quella stazione, nel distacco
da quella casa, nel voltare le spalle a quei monti
inizia il cammino del giovane Alexander.
Metafora della sua esistenza, Langer trascorrerà
un’intera vita con lo zaino in spalla, lo sguardo rivolto alla prossima meta ed il cuore
legato alle sue montagne. A volte con stanchezza, a volte con fatica, ma sempre con
la passione di una mente intelligente e curiosa che studia ogni sfumatura della realtà.
Scrive Fabio Levi nel suo ricordo di Alexander Langer:
“Alexander partiva la mattina presto. La sua casa, a ridosso della Torre di città, era in cima
alla strada. Al primo piano in cucina c’era una rientranza: era un angolo di torre che veniva
dentro e così sembrava meglio proteggere chi le abitava accanto, al pian terreno stava la
farmacia che da generazioni apparteneva alla famiglia della madre.”
7
Questo era l’ambiente in cui Alex stava crescendo, un misto di tradizione ed apertura
al cambiamento, alle novità ed al futuro. Una figura importante guida
quotidianamente Alex nei suoi passi, una personalità forte, ma allo stesso tempo
sensibile, coraggiosa e determinata: la madre, Elisabeth Kofler. Prima donna a
laurearsi in chimica in Italia, discendente di un’antica famiglia, i von Pretz, Elisabeth
nasce a Vipiteno nel 1909; trasferitasi a Roma per gli studi universitari, la giovane si
7
Fabio Levi insegnante di storia contemporanea presso l’Università di Torino. Studioso della cultura e
della storia ebraica, si è occupato anche della società novecentesca. Particolare interesse ha dimostrato
per la psicologia sociale e per la sociologia dei comportamenti, affrontando temi quali: le condizioni
dei diversamente abili e le relazioni interculturali. F. Levi, In viaggio con Alex. La vita e gli incontri di
Alexander Langer (1946-1995), Milano, Feltrinelli, 2007, p.7.
Figura 1.2 - La casa di Langer a
Vipiteno
14
specializza in seguito in farmacia, una donna tenace e decisa. Tornata a vivere a
Vipiteno dopo gli studi, si innamora di un giovane viennese, nato nel 1900 e
trasferitosi nella Bolzano austriaca durante la Prima guerra mondiale. Il giovane, che
diventerà il futuro padre di Alexander Langer, dopo gli studi presso il liceo dei
francescani di Bolzano, si laurea in medicina e nel 1934 diventa primario
dell’ospedale di Sterzing. Un uomo dedito al lavoro che trascorre gran parte del
proprio tempo in ospedale, ricoprendo il ruolo del chirurgo, dell’internista, del
ginecologo; un uomo versatile e sempre disponibile ad aiutare il prossimo. Sono
queste le regole di vita che tramanderà al figlio: dedizione, amore per il prossimo,
professionalità, coerenza
8
.
8
A. Langer, Minima Personalia: “Perché papà non va in chiesa?”; “Perché non odiamo gli
italiani?”; “Né giudeo né greco”, in “Belfagor”, marzo 1986, poi in Id., Non per il potere, cit., pp.
29-33; F. Levi, In viaggio con Alex, cit., pp. 7.18; A. Langer, Dal Sud Tirolo all'Europa, Associazione
La Porta Bergamo, 18 giugno 1990, poi in S. Bauer, R. Dello Sbarba, Scritti sul Sudtirolo, cit., pp. 17-
25; G. Grimaldi, Alexander Langer: speranze e proposte per un’Europa Federale, in “I Temi”, pp. 1-
17; Id., Alexander Langer (1946-1995) in “AltroNovecento”, 7 luglio 2003, p. 1; Mao Valpiana:
Alexander Langer, un facitore di pace, in A. Langer, Fare la pace. Scritti su “Azione nonviolenta”
1984-1995, Cierre Edizioni, Verona, 2005, pp. 7-16; Fondazione Langer, Breve biografia di
Alexander Langer, 29 settembre 1995, p.1; Giulia Allegrini: Alexander Langer, anima nomade, in
“Altraeconomia”, 3.7.2005, p. 2; G. Barbiero, Alexander Langer: l’arte della convivenza, in “Lavoro
culturale”, 16 luglio 2012, p. 1; Peter Kammerer: La maggioranza delle minoranze, Introduzione a
Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996, p.1-2; Roberto Dall'Olio, Entro il limite, la
resistenza mite in Alex Langer, Molfetta, Ed. La Meridiana, 2000, pp. 19-29;
Goffredo Fofi, Alexander Langer: fare ponti e viaggiare leggeri, in “L'Avvenire”, 28-1-2011;
Fabrizia Ramondino, Il mondo di Alex, in "L’Espresso", 26.7.2007, p. 1; Paolo Campo , Il ritorno di
Alex profeta, in “Europa”, 3.5.2007, pp. 1-2; Roberto De Bernardis: Langer, infaticabile tessitore, in
“L'Adige”, 22 maggio 2007, p. 1; Gianfranco Benincasa: intervista a Fabio Levi, in “ Alto Adige”,
27.3.2007, pp. 1-2; Arianna Marini, La biografia di Alexander Langer, in "www.voceditalia.it",
23.4.2007, p. 1; Alberto Papuzzi, Alex Langer. La fatica di costruire ponti, in "Tuttolibri", 16.6.2007,
p. 1; Marco Boato (a cura di), Le parole del commiato: Alexander Langer dieci anni dopo. Poesie -
articoli – testimonianze, Trento, edizioni Verdi del Trentino, 2005, pp. 5-14; Id., “Ecopax”: il
binomio di Alexander Langer costruttore di ponti, a 15 anni dalla sua morte, in “UCT (Uomo Città
Territorio)”, giugno-luglio 2010, pp. 1-2; F. Levi, Postfazione, in Clemente Manenti (a cura di),
Alexander Langer, Lettere dall’Italia, Milano, Editoriale Diario, 2005, pp. 195-204; C. Manenti, Nota
biografica, in Lettere dall’Italia, pp.210-213; Adriano Sofri, Edi Rabini, Nota dei curatori, in A.
Sofri, E. Rabini (a cura di ), Alexander Langer, Il viaggiatore leggero. Scritti (1961-1995), Palermo,
Sellerio, 2011, pp. 23-26; Adriano Sofri, Se la patria è il mondo intero, Bolzano, 1 giugno 1996,
presentazione del libro il Viaggiatore Leggero, pp. 1-2; Id., "Provate sempre a riparare il mondo" Il
senso di Langer per una rivoluzione mite, in “ Repubblica”, 11.9.2012, p. 1-2; Paolo di Stefano: Alex
Langer maestro di carità. L'avvenire celebra il verde suicida, nel “Corriere della sera”, 29-1-2011, p.
1; Emiliano Liuzzi, In ricordo di Alex, cit., pp.1-3; Coordinamento Comasco per la Pace, Alexander
Langer, uomo di frontiera senza frontiere, in “Peacelink”, 2003, p. 1; Veronica Riccardi, Alexander
Langer tra “conversione ecologia” e “cultura della convivenza”: una prospettiva pedagogica, in
“culture della sostenibilità", nr.7, 17.8.2011, pp. 1-7; Goffredo Fofi: chiarezza e dedizione, in "La
terra vista dalla luna", n. 7, sett.1995, pp. 1-2; Sergio Sinigaglia: In viaggio con Alex, in “Carta”,
12.7.2007, p. 1. “La Terra vista dalla Luna” è un periodico pubblicato a metà degli anni ’90 da
Goffredo Fofi, con un programma dedicato a: volontariato, giovani, disagio, scuola, istituzioni, mezzi
di comunicazione e cultura. Anche Alexander Langer in diverse occasioni scriverà per la rivista di
Fofi.
15
Il 6 agosto 1938, esce il primo numero di “la Difesa della razza”, di cui è direttore
Telesio Interlandi
9
, vengono vendute 85000 copie. Quasi contemporaneamente è
pubblicato il “Manifesto degli scienziati razzisti”. I dieci punti del Manifesto escono
sul "Giornale d'Italia" il 15 luglio 1938, sotto il titolo di prima pagina: " Il fascismo e
i problemi della razza". Il manifesto degli scienziati razzisti è sottoscritto da 180
eminenti personalità del mondo e sancisce il riconoscimento ufficiale di una razza
ariana italiana, da tutelare contro eventuali ibridismi. S’innesca, conseguentemente,
una reazione a catena che condurrà l’Italia in uno dei periodi più bui della propria
storia. Il 6 ottobre 1938 il Gran Consiglio approva i provvedimenti sulla razza,
avviando un meccanismo perverso di esclusione e segregazione, fino ai campi di
sterminio.
Il 17 novembre 1938 il “Corriere della sera” pubblica in prima pagina le “leggi
per la difesa della razza” che distruggono la vita a molti esseri umani, sconvolgono
intere famiglie ed impediscono diverse unioni. Tra coloro che sono segnati da questi
provvedimenti troviamo anche i genitori di Alexander Langer, i quali non possono
sposarsi proprio a causa delle diverse confessioni: lei cattolica; lui ebreo. Infatti, il
fascismo al primo punto delle leggi razziali, proibisce i matrimoni misti. Sono anni
difficili e come ricorda Fabio Levi:
“ C’era poi voluto un prete di una parrocchia di montagna dei dintorni, perché nel ’45 –
malgrado la guerra, il fascismo e le leggi razziali fossero ormai acqua passata- quelle nozze
“miste” potessero essere finalmente celebrate senza che la differenza di religione urtasse i
sentimenti di una popolazione profondamente legata alla chiesa.”
10
Questa è la famiglia in cui Alexander Langer nasce il 22 febbraio del 1946 a
Sterzing, (ribattezzata Vipiteno in epoca fascista). Maggiore di tre fratelli, cresce
all’interno di un nucleo multiculturale, in una casa ampia, in condizioni economiche
fiorenti; in famiglia si respira cultura e tolleranza. Ogni estate giunge dall’Olanda un
9
Telesio Interlandi (1894-195) giornalista e politico della prima metà del ‘900. Dopo gli studi
superiori, ricopre la carica di redattore capo del "Giornale dell'Isola". Sottotenente nel corso della
Prima guerra mondiale, al termine del conflitto Interlandi collaborerà con diverse testate: “La
Nazione” di Firenze, il giornale satirico romano “Travaso” ed il quotidiano fascista l'"Impero".
Fondatore del foglio ufficiale del fascismo: “il Tevere”, attraverso il quale attacca apertamente
ministri in carica e personaggi di rilievo del regime fascista. Al "Tevere” collaboreranno importanti
personalità del secolo: Luigi Pirandello, Emilio Cecchi, Giuseppe Ungaretti, Vincenzo Cardarelli,
Umberto Barbaro, Giorgio Almirante. Dal 1938 al 1943 dirigerà il quindicinale “La difesa della
razza”, tramite il quale sosterrà a gran voce la politica razzista del fascismo. Nel 1943 pubblica anche
un libro molto più discusso, Contra judaeos. (G. Mughini, A via della Mercede c’era un razzista,
Milano, Rizzoli, 1991; A. Langer, Razzismo, in “Kommune”, agosto 1988, Alexander Langer Lettere
dall’Italia, cit., pp. 69-71.)
10
F. Levi, In viaggio con Alex, cit., p.8.
16
amico di famiglia, un signore ebreo dal nome Fisch, che copre con un piccolo cerotto
un numero di serie tatuato nei campi di sterminio, un uomo che ha molto da
raccontare e profonde cicatrici da rimarginare. Questo dunque il clima di casa
Langer: tolleranza ed apertura mentale. Una famiglia importante nel piccolo paesino,
con discendenze patrizie e consuetudini fuori dal comune, una famiglia che suscita
curiosità e soggezione.
In casa Langer non si parla in dialetto, si comunica in tedesco ed ogni tanto, tra
una frase e l’altra troviamo qualche espressione in italiano. La madre conosce
perfettamente questa lingua appresa da bambina, ma il padre, che ha dovuto imparare
l’italiano in età adulta, come conseguenza delle imposizioni fasciste, fa molta fatica.
L’italianizzazione del Sud Tirolo era stata imposta dal fascismo: per vent’anni il
regime aveva imposto scuole di sola lingua italiana, mentre le scuole in lingua
tedesca non andavano oltre le elementari; ne conseguiva che la maggioranza di
abitanti tedeschi del Sudtirolo, vivesse la propria condizione come una minoranza
etnica
11
.
Il 21 ottobre 1939 Hitler aveva stabilito - in accordo con il capo del governo
italiano - che i residenti tirolesi di lingua tedesca avrebbero potuto scegliere tra
cittadinanza tedesca, con relativo trasferimento di residenza e beni all’interno Reich,
o mantenimento della cittadinanza italiana.
12
Tra coloro che avevano deciso di
11
Era il 1923 quando Ettore Tolomei propose ed impose attraverso il Prontuario topografico del
Trentino, un programma di “reitalianizzazione” che avrebbe modificato la toponomastica dell’Alto
Adige. La parola “Tirolo” venne cancellata da carte geografiche e documenti ufficiali, la stampa
tedesca subì forti limitazioni e la lingua tedesca scomparve completamente dalla scuola pubblica. La
Chiesa, a partire dagli anni venti, rimase la sola depositaria delle tradizioni germaniche in Sudtirolo,
costituendo una rete di scuole clandestine nei fienili, nelle soffitte e nei masi, consentendo, in questo
modo, alla tradizione di perpetuarsi. La distruzione dell’identità locale operata dalle istituzioni fasciste
fu metodica e capillare; fra i diversi provvedimenti imposti da Mussolini: la proibizione delle
iscrizioni sepolcrali in lingua tedesca e la distruzione di tutti i principali monumenti locali, al fine di
cancellare la storia del Sudtirolo. Un ultimo colpo all’identità della regione era stato inferto nel 1934,
quando, con la creazione di un area industriale a Bolzano, si dava il via all’immigrazione di numerosi
operai dalle più svariate regioni d’Italia. L’industrializzazione della città venne vissuta come una vera
e propria colonizzazione ed contribuì a minare in maniera sostanziale l’identità etnica del Sudtirolo.
(A. Langer, Glockenkarkopf vuol dire Vetta d’Italia?, in “Reporter”, 3.10.1985, pubblicato in S. Baur,
R. Dello Sbarba, Scritti sul Sudtirolo, cit., pp. 174-177; Id., Due libri sul Sudtirolo, “L’italiana” di
Joseph Zoderer e “Sangue e suolo” di Sebastiano Vassalli, in “Reporter”, 14-15 settembre 1985, poi
in, Scritti sul Sudtirolo, pp. 74-80; Id., Toponomastik. Für eine gegenseitige Anerkennung des
Heimatrechts, in “FF Die Sudtiroler Illustrierte”, 22.7.1993, poi in Scritti sul Sudtirolo, pp. 227-229;
F. Bartaletti, Geografia e cultura delle Alpi, Milano, Franco Angeli, 2004, pp. 44-83.)
12
Commissioni paritetiche prestabilite avrebbero valutato gli aventi diritto alla richiesta della
cittadinanza tedesca. Una frattura definitiva si creò all’interno della società sudtirolese, tra: dableiben
membri vicini al cattolicesimo fedeli alla patria e contrari al nazismo pagano, decisi a restare, e gehen,
decisi a riunirsi alla nazione tedesca. L’opzione della cittadinanza tedesca fu la scelta dell’80% dei
17
restare in territorio italiano: i nonni di Alexander. Pur avendo sviluppato una chiara
antipatia verso il fascismo, essi non videro nel nazismo la soluzione; inoltre, partire
avrebbe significato rinunciare alla certezza di una casa e di un’attività avviata da
generazioni. A tutto ciò si aggiunga il fidanzamento tra la madre di Langer ed un
ebreo e si comprenderà meglio i soprusi e le angherie che i genitori di Alex si
trovarono ad affrontare nel corso dei primi anni della loro unione
13
.
Mussolini, al contrario di Hitler, non aveva imposto la deportazione degli ebrei
altoatesini di lingua italiana (provvedimento previsto per gli ebrei di lingua tedesca),
ma li colpì con misure di ghettizzazione ed esclusione dalla vita pubblica. Gli ebrei
erano stati costretti ad uscire allo scoperto e successivamente isolati e defraudati
della loro dignità. All’interno della comunità ebraica italiana, lo stato operava una
distinzione tra coloro che erano immigrati in Italia dopo il 1919, da considerarsi ebrei
stranieri soggetti alla deportazione e coloro che, come il dottor Langer, erano
immigrati prima di quella data, considerati a tutti gli effetti cittadini italiani, ma di
serie “b”. Il futuro padre di Alexander Langer, immigrato nel 1916, non fu costretto
alla deportazione, ma perse il proprio lavoro presso l’ospedale di Sterzing e tutti i
diritti. L’8 settembre 1943, la situazione si era aggravata ulteriormente: i nazisti
avevano preso il pieno controllo della zona di Bolzano, Trento e Belluno e il
rastrellamento degli ebrei da inviare ai campi di sterminio passò sotto il pieno
controllo delle SS. Il dottor Langer era stato costretto alla fuga, prima sul Lago di
Garda, poi a Firenze, da dove, con l’aiuto di alcuni italiani, riuscì a scappare in
Svizzera.
14
cittadini di lingua germanica e del 66% dei ladini; in realtà con lo scoppio della seconda guerra
mondiale, solo il 40% di questi cittadini si spostò effettivamente. La scelta massiva di recarsi in
territorio tedesco, dimostrò ampiamente il fallimento della politica praticata dal governo italiano. Non
solo la reitalianizzazione era fallita, ma le conseguenze sociali di questo accordo furono terribili:
scoppiarono scontri all’interno di intere famiglie e comunità; alcuni fra coloro che erano partiti si
trovarono costretti a rientrare per l’impossibilità di vivere nel Terzo reich; i dableiben furono definiti
traditori. (A. Langer, Zum Selbstverständnis der Sudtiroler, in “Die Brücke”, giugno/luglio 1968,
pubblicato in S. Baur, R. Dello Sbarba, Scritti sul Sudtirolo, cit., pp. 51-60; S. Bauer, G. Mezzalira,
W. Pichler, La lingua degli altri. Aspetti della politica linguistica e scolastica in Alto Adige-Sudtirol
dal 1945 ad oggi, Milano, Franco Angeli, 2008, pp. 34-39; C. Bassi, S. Benvenuti, G. Faustini, Tracce
di storia. Le grandi battaglie in Trentino e Alto Adige, Daniela Piazza editore, Torino, 2002; F.
Bartaletti, Geografia e cultura delle Alpi, cit., pp. 44-83 e 89-104.)
13
A. Langer, Minima Personalia: “Perché non odiamo gli italiani?”, cit., p. 31; F. Levi, In viaggio
con Alex, cit., pp. 7-18; A. Langer, Blick Zuruck – mit Nostalgie, in “Fohn”, nr.4, 1979, poi in Baur ,
Dello Sbarba, Scritti sul Sudtirolo, cit., pp. 38-44.
14
A. Langer, Minima Personalia: Perché non odiamo gli italiani, cit., p. 31.