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INTRODUZIONE
I temi legati all’insicurezza urbana e alla paura del crimine sono di forte attualità; in
essi coesistono elementi culturali, politici, urbanistici e psicosociali; negli ultimi anni, in
Italia come in tutti i paesi dell'Occidente, si sta svolgendo un dibattito sempre più acceso
sui temi della sicurezza, come diritto dei cittadini di poter fruire degli spazi esterni senza
il pericolo di subire reati.
L'interesse per il problema "sicurezza" è stato innescato da tutta una serie di fattori,
primo tra tutti, e certamente il più determinante, il consistente aumento della criminalità
diffusa
1
, associato anche al fenomeno che gli studiosi di matrice anglosassone
definiscono come incivility, ovvero il progressivo decadimento 'fisico' degli ambienti
urbani che porta al deterioramento dell'immagine pubblica del nostro spazio.
L’insicurezza è alimentata, inoltre, dai cambiamenti sociali che si susseguono in
modo così rapido da non consentire in chi li subisce un altrettanto rapido adattamento;
dalla percezione di precarietà nelle grandi città, dalle ansie che la popolazione associa
all’ambiente urbano vissuto come fonte di pericolo, dalle preoccupazioni legate alla
“paura dell’altro”.
La paura della criminalità, quindi, è un tema che ha acquistato sempre maggiore
importanza; quella che una volta era considerata un'angoscia circoscritta, localizzata, che
affliggeva soltanto le persone e i quartieri più poveri, ha iniziato a essere intesa come uno
dei problemi sociali più gravi, e come una caratteristica della cultura contemporanea.
Fino ad alcuni anni fa, paura ed insicurezza erano legate a malattia, povertà e
guerre, oggi invece la paura per la criminalità e l’ansia per la diffusione dei
comportamenti devianti preoccupano e favoriscono reazioni che contribuiscono a
diffidenza e sfiducia, riduzione della coesione e della partecipazione sociale.
Non solo: la paura della criminalità ha iniziato a essere concepita come un problema
in sé, indipendentemente dai tassi effettivi di criminalità, a tal punto che si sono
sviluppate politiche dirette a ridurre specificamente i livelli di paura, anziché il numero
dei reati.
1 Il termine criminalità diffusa non indica un fenomeno caratterizzato da forme di criminalità allarmanti per la
gravità dei singoli reati, ma evidenzia quella diffusione, persistenza e frequenza elevata di reati che provocano negli
individui uno stati di tensione, insicurezza e preoccupazione costante.
5
Visti i disagi e il senso di indignazione crescenti della popolazione italiana,
l'attenzione politica e mediatica si è quindi concentrata sulla discussione di problemi
legati alla sicurezza, con il risultato, però, di ingenerare una grande confusione per i
comuni cittadini. Molto spesso, infatti, si tende a sottovalutare o ad interpretare male il
fenomeno "in/sicurezza urbana", confinandolo nel quadro dell'ordine pubblico, della
repressione penale, dell'effettività delle sanzioni. Questo almeno sembra essere l'esito
obbligato al quale si giunge in base alla lettura di un qualsiasi quotidiano oppure
ascoltando le parole di un qualunque attore politico.
Leggere il fenomeno "in/sicurezza" in chiave così riduttiva non può, pertanto, essere
corretto da un punto di vista operativo, e, fortunatamente, l'ambito scientifico e
sociologico internazionale, ma anche italiano, ha condotto degli studi approfonditi e
soprattutto 'neutrali', svolgendo un'analisi attenta alle esigenze principali dei cittadini.
Negli Stati Uniti l'interesse dei ricercatori per il tema della sicurezza delle città, che
include i sentimenti di insicurezza come conseguenza della paura del crimine, si sviluppa
a partire dagli anni settanta; in alcuni Paesi europei come Gran Bretagna, Francia,
Olanda, dagli anni '80, mente in Italia solo a partire dagli anni '90.
Questa spinta nasce dalla necessità di far fronte alla crisi generalizzata della
prevenzione speciale e alla diffusione incontrollata dell'allarme - criminalità.
Il punto di partenza coincide, in questo caso, con gli studi sulla paura della
criminalità, sui sentimenti d'insicurezza delle persona, sull'analisi della "vittimizzazione",
cioè sul fatto che gli individui abbiano o meno subito reati.
I risultati di tali indagini costituiscono sicuramente materiale utile per l'elaborazione
di adeguate politiche della sicurezza che tengano conto, in modo consapevole, delle
differenze che contraddistinguono le nostre società ormai stratificate.
La mia tesi è incentrata quindi sullo studio di quel sentimento diffuso di insicurezza,
che ormai da anni pervade molte delle nostre città. L'obiettivo che mi sono posto è stato
quello di capire, alla luce delle maggiori teorie esplicative, le cause che originano tale
sentimento, come nasce e come si sviluppa, chiedendomi, nel contempo, se è del tutto
legittimo, oppure frutto di errori o mistificazioni.
Il punto di partenza dell'analisi è costituto dall'osservazione dell'allarme sicurezza
nell'Italia degli anni novanta e della centralità della paura nelle esperienze quotidiane e
6
nei discorsi pubblici e mediatici. L'interesse che ha mosso questo studio è stato quello di
cercare di rispondere ad alcuni interrogativi che ancora oggi rivestono un carattere di
attualità: "Quanto è diffusa la paura della criminalità?" e ancora "Quali sono i fattori che
la determinano e influenzano?"
La risposta inizialmente è apparsa scontata: se si tratta di paura di subire un reato, la
criminalità ne costituisce necessariamente la causa principale, e quindi per diminuire
l'ammontare della prima non si può fare altro che inasprire le misure di contrasto alla
seconda.
Tuttavia, ci si è accorti che tale spiegazione non reggeva di fronte alla rilevazione di
uno scarto tra la consistenza effettiva del rischio di criminalità e il livello di percezione
dell'insicurezza; entrano quindi in gioco concetti quali vulnerabilità, quantità e qualità
delle informazioni disponibili sul crimine, percezione della qualità della vita, disordine
urbano, livello di coesione sociale e di fiducia istituzionale tutti elementi che fanno parte
della ricerca ormai quarantennale sulla fear of crime.
Ecco quindi l'emergere di un nuovo quesito che cercherò di approfondire nel mio
lavoro: "Vi è una correlazione tra la criminalità reale e il senso di insicurezza percepito
dalla popolazione in un determinato territorio"?
I dati di letteratura evidenziano come paura e criminalità non sono legati da un
rapporto lineare, e che mentre il numero dei reati è invariato rispetto al passato,
insicurezza e paura aumentano.
Tuttavia, per dimostrare questa tesi ho realizzato una ricerca di tipo quantitativo sul
territorio di Forlì, cercando di cogliere ed analizzare il legame tra criminalità reale
(ovvero il numero di reati consumati in un dato territorio) e il senso di insicurezza urbana
o paura della criminalità ponendo in evidenza la percezione soggettiva, da parte del
cittadino, del rischio legato alla criminalità nelle diverse zone della città.
Non volendo tuttavia questo lavoro prediligere ipotesi esplicative unidimensionali,
bensì sposare un criterio di approfondimento su base sistemica, saranno affrontati
argomenti e variabili di diversa natura, a partire dalla declinazione delle varie qualità del
sentimento di insicurezza, per descrivere poi gli aspetti mediatici, nonché l’importante
valenza del cosiddetto senso di comunità, argomenti e variabili tutti interconnessi a vari
livelli di complessità e importanza.
7
Più nello specifico, nel primo capitolo verranno esplicitate le varie forme di
insicurezza, con particolare enfasi su quella legata alla criminalità, nonché l'evoluzione
storica del concetto di sicurezza.
Analizzerò il cd. "paradosso della paura della criminalità" cercando, dopo una breve
introduzione, di spiegarne le cause che stanno alla base di questo paradosso servendomi
della letteratura criminologica in tema. Ancora nella parte finale del primo capitolo andrò
ad esaminare con attenzione le città contemporanee come fonte di paura enucleando i
fattori che concorrono all'aumento dell'insicurezza urbana.
Nel secondo mi occuperò delle indagini sulla paura della criminalità illustandone
origini ed evoluzione attraverso un' analisi dei diversi approcci nei più importanti paesi
Europei evidenziandone così le differenze e le ricadute pratiche sui programmi di ricerca.
Nel terzo capitolo andrò ad analizzare la città come fonte di insicurezza in relazione
a tutti gli aspetti della modernità quali l'economia, la paura, e la politica delineando un
quadro sommario della situazione delle città italiane.
Nel quarto capitolo focalizzerò la mia attenzione sulla distribuzione geografica del
crimine illustrando il substrato teorico fornito dalla psicologia ambientale e dalla Scuola
di Chicago e gli strumenti, e più nello specifico la loro evoluzione, che hanno permesso
la diffusione degli studi sulla relazione crimine-ambiente in ambito criminologico
attraverso l'utilizzo della mappatura geografica nell'analisi criminologica.
Illustrerò l'evoluzione, le modalità di utilizzo e le potenzialità del GIS (Geographic
Information Systems), strumento di cui mi servirò per le rappresentazioni cartografiche
dei risultati della mia ricerca.
Nel quinto ed ultimo capitolo presenterò il mio progetto di ricerca sia dal punto di
vista metodologico si da quello operativo. Inoltre analizzerò i risultati della ricerca
quantitativa attraverso le elaborazioni statistiche e le rappresentazioni cartografiche
cercando di cogliere quelle relazioni che possono risultare interessanti ai fini della mia
ricerca attraverso analisi incrociate delle variabili ottenute dalla codifica delle risposte ai
questionari somministrati.
8
CAPITOLO I
“Fear of crime/concern about crime: Dall'insicurezza alla paura
del crimine”
1.1 Che cos'è la sicurezza
Il termine sicurezza etimologicamente deriva dal latino securitas, a sua volta
composto dalla particella sine e dal vocabolo cura, che sta a significare senza timore,
garantito, fidato. Con il termine sicurezza si fa riferimento ad una condizione di piena
garanzia, di ampia tutela e protezione, contro pericoli, rischi o possibili turbamenti
dell'ordinato svolgersi dei rapporti civili economici e sociali.
Il fatto di essere sicuro, come condizione che rende e fa sentire di essere esente da
pericoli, o che dà la possibilità di prevenire, eliminare o rendere meno gravi danni, rischi,
difficoltà, evenienze spiacevoli
2
. Tuttavia, il concetto di sicurezza è un concetto per
niente univoco ma altresì ricco di significati, un concetto polisemico che si manifesta in
situazioni molto differenti e in relazione a diversi eventi
3
; quando si parla di sicurezza,
quindi, non ci si muove in un unico campo
4
.
Un altro aspetto, più metodologico che semantico, che rende difficile parlare
correttamente di sicurezza, è quello relativo al fatto che il concetto di sicurezza in senso
assoluto non esiste in natura, ovvero esso è un concetto astratto, filosofico, inapplicabile
ai vari casi concreti, in quanto si riferisce al una condizione di assenza totale ed
universale di pericolo; come sostiene Sofsky " La sicurezza assoluta è un'illusione. [...]
Non esiste alcun comportano che sia esente da rischi"
5
Nei paesi di lingua anglosassone vi sono due termini di distinti per distinguere i
diversi ambiti di applicazione del concetto di sicurezza: c'è la safety, che è volta a
prevenire e contrastare avvenimenti che hanno un'origine accidentale o casuale e la
security chiamata a fronteggiare fatti in cui si rintraccia una esplicita intenzione di
procurare un danno.
2 http://www.treccani.it/vocabolario/
3 Amerio P., (1999) (a cura di), Il senso della sicurezza, Edizioni Unicopli, Milano
4 Antonilli A., (2008), La sicurezza urbana. Il ruolo della polizia di prossimità, Roma, Aracne.
5 Sofsky W., (2005), Rischio e sicurezza, Einaudi, Torino
9
Più nello specifico, il concetto safety fa riferimento all'incolumità della persona (ad
esempio la lotta al terrorismo), all' antinfortunistica; l'incolumità va intesa non solo in
relazione a danni fisici ma anche a quelli morali, spirituali e indiretti, mentre il termine
security ha più un significato di cultura, di studio e gestione della sicurezza per la
realizzazione di misure per la prevenzione, porre in essere misure per la sicurezza delle
informazione riservate/segrete.
Tali misure possono essere materiali e infrastrutturali, ma soprattutto formative ed
informative, atte a far conoscere il rischio e quindi evitare il pericolo.
Se volessimo fornire una definizione del concetto di sicurezza potremmo intenderlo
come la convinzione che tutto quanto accade si possa fronteggiare o manipolare in misura
considerata sufficiente, o che si posseggano competenze e capacità revisionali per
rispondere in modo efficace ad una minaccia
6
; può essere vista come l'insieme di
condizioni materiali, percezioni, rappresentazioni individuali e collettive che consentono
ad un soggetto di avere la convinzione di essere in grado di affrontare, in maniera
adeguata una potenziale minaccia
7
.
Più nello specifico la nostra ricerca si focalizzerà sulla sicurezza urbana; facendo
principalmente riferimento all’evoluzione del dibattito italiano, il concetto di sicurezza
urbana ha trovato interpretazioni e definizioni essenzialmente di ordine sociologico. Solo
di recente è stata introdotta nel nostro sistema una definizione giuridica che tuttavia
risulta “elastica e omnicomprensiva, mentre essa avrebbe dovuto stabilire confini
concettuali, e non essere ampliata sino a ricomprendere l’intera legislazione che regola la
vita civile
8
”.
La sicurezza urbana è definita come "un bene pubblico da tutelare attraverso attività
poste a difesa, nell'ambito delle comunità locali, del rispetto delle norme che regolano la
vita civile, per migliorare le condizioni di vivibilità nei centri urbani, la convivenza civile
e la coesione sociale
9
".
Il quadro di contenuto adottato dal legislatore italiano, nel precisare in cosa debba
consistere la sicurezza urbana, rimanda quindi a un articolato complesso di fattori che
6 Fiasco M. (2001), La sicurezza urbana, Il sole 24 Ore, Milano
7 Antonilli A. (2008), La sicurezza urbana. Il ruolo della polizia di prossimità, Roma, Aracne.
8 Italia V., (2010), La sicurezza urbana, Le ordinanze dei Sindaci e gli osservatori volontari, Giuffrè, Milano
9 Decreto Ministero Interno 05.08.2008, G.U. 09.08.2008 n.186.
10
sollecitano la responsabilità delle autorità locali nella promozione della coesione sociale,
nella riduzione delle ineguaglianze urbane, nello sviluppo di un ambiente costruito
attento alla qualità urbana e di un uso dello spazio pubblico inclusivo e costruttivo,
nonché nella promozione di un presidio attento e rigoroso del rispetto delle regole che
governano la vivibilità della città.
La sicurezza di una comunità rappresenta uno degli aspetti più importanti della
qualità della vita delle persone che vi appartengono e, oggi più che mai, assume una
duplice valenza: da un alto costituisce il diritto a non subire episodi di devianza e
criminalità, dall'altro è il presupposto essenziale affinché i cittadini possano beneficiare a
pieno dello sviluppo economico e sociale della propria comunità
10
.
Fondamentale in relazione al tema che verrà trattato nel mio lavoro è la distinzione
tra la sicurezza oggettiva e quella soggettiva
11
.
Se la prima è data dal tasso di criminalità di una data zona in un determinato
periodo, dalla diversa tipologia e numerosità delle vittime dei reati, nonché da altre
grandezze oggettivamente misurabili, la sicurezza soggettiva è funzione del degrado
urbano socio-ambientale, della crisi di alcuni valori sociali, morali e religiosi, del
manifestarsi diffuso di segni di inciviltà, dell'emergere di situazione di instabilità
economica e politica e dell'influenza dei mass-media che giocano un ruolo importante
come vedremo in seguito.
Se l'insicurezza soggettiva viene definita come la paura di subire un reato
indipendentemente dalla probabilità che questo si verifichi, quella oggettiva ci si riferisce
a un sentimento di preoccupazione per la criminalità, ben ponderato sulla effettiva
diffusione della criminalità.
Sono molti gli studiosi che hanno lavorato su questa distinzione fondamentale non
sfociando in definizioni tra loro concordanti.
Già agli inizi degli anni 70, Frank Furstenberg
12
a partire dai risultati di alcune
ricerche compiute a Baltimora, dimostrò come la preoccupazione in astratto per la
criminalità (concern about crime) avesse una diffusione e un'intensità molto diverse dalla
10 Regione Veneto, Progettare la sicurezza urbana, Assessorato alla politiche della sicurezza e dei flussi migratori ,
Osservatorio Regionale per la sicurezza, Centro di documentazione, p.2.
11 Cfr. De Hann W., (1990), The politics of redress: Crime, Punishment , and Penal Abolition, Unwin, London.
12 Furstenberg F.J. (1971), Public reaction to crime in the street, American Scholar, 40,601-610
11
paura in concreto (fear of crime); la preoccupazione è molto più diffusa rispetto alla
paura di subire un reato, mentre quest'ultima dipende maggiormente dal livello di
criminalità esistente.
Louis Guerin
13
definì, invece, la paura in astratto come la preoccupazione nei
confronti di un fenomeno riguardante genericamente la società, e la paura concreta come
il timore evocato da un fenomeno concreto, in stretto rapporto con la vita quotidiana
dell'individuo.
Più di recente, in Italia, Marzio Barbagli e Licia Nardi hanno distinto due diversi
aspetti del sentimento di paura; la paura personale di essere vittime di reato (fear of
crime) e la preoccupazione per la criminalità come fenomeno sociale (fear about crime)
14
.
La prima è una risposta fisiologica ed emotiva ad una intimidazione, che può essere
concreta oppure probabile, così che la sensazione di una condizione di pericolo è in grado
di indicare sia la probabilità che tale presupposto si realizzi che sia l'incertezza degli esiti
possibili.
La paura sociale per la criminalità, invece, è un senso di inquietudine che riguarda
la possibilità che essa possa propagarsi nei luoghi in cui si vive
15
.
Infine come scrive P. Amerio
16
, il bisogno di sicurezza presuppone, da un lato, una
dimensione squisitamente psicologica e soggettiva che affonda nella sfera della
personalità, mentre dall’altro denota dimensioni sociali e oggettive che toccano ragioni di
ordine etico, giuridico, politico e mettono in causa l’insieme della vita collettiva e delle
istituzioni che la reggono.
Due dimensioni che si innestano comunque l’una sull’altra, in un percorso che va
dal privato al pubblico, dal soggettivo all’oggettivo e viceversa.
Ontologicamente e concettualmente legato al concetto di sicurezza vi è quello di
insicurezza; una condizione emotiva che scaturisce dalla minaccia, ovvero da tutto ciò
che non è prevedibile, che può compromettere lo spazio di vita, che si pensa di non poter
controllare.
13 Louis-Geurin A., (1983), La peur du crime: mythes et réalités, Criminologie, Vol. 16, N. 1, p.69
14 Barbagli M., (1999), Egregio signor sindaco. Lettere dei cittadini e riposta dell'istituzione sui problemi della
sicurezza, Il Mulino, Bologna.
15 Roché S., (1998), Sociologie Politique de l'insecurité, Puf, Paris.
16 Amerio P. op. cit.
12
Oggi l'insicurezza viene vista come un'aspetto preponderante e strutturale
dell'individuo moderno.
Secondo Giddens, l'incertezza tende a diventare la norma a causa della
moltiplicazione delle scelte, della messa in discussione di valori e di certezze, del
carattere problematico dell'identità, e del confronto con una complessa pluralità di mondi
e credenze
17
creando così una continua e irrealistica domanda di sicurezza.
Bauman analizza il difficile rapporto tra sfera pubblica e privata nella società
contemporanea e lo fa partendo dall'inquietante paradosso per il quale, malgrado la
libertà individuale sia aumentata, si è correlativamente determinato un aumento
dell'insicurezza collettiva; essa viene intesa dall'autore come la mancanza di tre forme di
sicurezza
18
:
esistenziale: precarietà delle condizioni di vita; è quella insicurezza che
l’uomo sperimenta rispetto alle sue possibilità di provvedere alla propria esistenza.
E qui le cause sono la mancanza di posti di lavoro, la loro precarietà, la loro
flessibilità. Il lavoro viene a perdere la sua funzione primaria di fonte d’identità e
di riconoscimento sociale per essere invece fonte di angosce, e di conseguenza
insicurezze e preoccupazioni.
personale: assenza di garanzie di sicurezza per la propria persona;
riguarda il nostro corpo, i familiari, i beni personali (che percepiamo come
un’estensione del nostro corpo per cui una minaccia a loro rivolta viene percepita
come se colpisse direttamente noi).
della certezza: problemi di identità e di controllo del futuro: si riferisce
alla percezione che gli individui hanno di una loro diminuita capacità di
comprensione del sistema sociale in cui vivono. Velocità del sistema, ampiezza
del cambiamento, globalizzazione, informazione diffusa senza controllo, internet,
nuovi media, generano difficoltà nel comprendere se stessi e la propria
collocazione nel mondo.
17 Giddens A.,(2000), Le conseguenze della modernità. Fiducia e rischio, sicurezza e pericolo, Il mulino, Bologna
18 Bauman Z., (2000), La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano,
13
In altre parole, il sistema sociale in cui viviamo appare per molti scarsamente
comprensibile e soprattutto poco prevedibile.
E’ chiaro a questo punto che queste tre forme di insicurezza si alimentano a vicenda
e concorrono fra loro alla crescita dell’insicurezza generale.
Castel, nella sua critica allo Stato moderno, parla di insicurezza nei termini di
"frustrazione sicuritaria" ovvero quel sentimento generalizzato di impotenza rispetto alle
nuove minacce che la società moderna produce
19
.
Infine, Beck parla della modernità come una "società del rischio" contraddistinta
dall' incertezza quale principio regolatore a scapito di quello che dovrebbe essere il vero
protagonista ovvero il progresso sociale
20
e in cui la produzione sociale di ricchezza va di
pari passo con la produzione sociale di rischi.
L'insicurezza diventa, in questo modo, l'aspetto preponderante o strutturale
dell'individuo moderno, connotato fondamentale della società contemporanea; le
conseguenze sconosciute o non volute dell'agire diventano dominanti e il rapporto
rischi/opportunità viene spinto alle estreme conseguenze.
Cresce una domanda di protezione verso nuove minacce che scaturiscono dai
cambiamenti a livello globale e che si dispiegano in maniera diffusa, pervasiva e
orizzontale.
Questi timori alterano la visione del futuro e condizionano fortemente le azioni
degli individui e delle comunità determinando serie conseguenze sulla struttura della
società e delle relazioni interpersonali.
Oggi quindi si è di fronte a ciò che Maslow ha definito bisogno di sicurezza, ovvero
un bisogno effettivo e fondamentale, la cui insoddisfazione impedisce alle persone di
poter evolvere verso il processo di autorealizzazione
21
; la sicurezza è così finalizzata
all'inclusione sociale in quanto legata ad un desiderio di appartenenza sociale.
E' pacifico affermare che la società contemporanea è “ossessionata” dal problema
della sicurezza.
19 Castel R., (2011), L'insicurezza social : che significa essere protetti?, traduzione di Mario Galzigna e Maddalena
Mapelli, Einaudi, Torino, p. 6
20 Beck U., (2000), La società del rischio: verso una seconda modernità; edizione italiana a cura di Walter
Privitera, Carocci, Roma.
21 Maslow A.H., (1973), Motivazione e personalità, Armando editore, Roma.
14
Quindi tentando di dare una definizione al concetto di insicurezza possiamo
considerarla come una condizione oggettiva, legata alla reale esposizione al rischio, o
soggettiva, ovvero quell'insieme di sentimenti di tipo emozionale non fondati su una
oggettiva minaccia criminale, di singoli o di gruppi sociali derivante tanto da
comportamenti quanto da segni considerati e vissuti come "nocivi" dall'individuo.
Come sopra accennato l'insicurezza si esplica in 2 dimensioni differenti: se la
dimensione soggettiva dell'insicurezza è legata sopratutto a quegli episodi la cui rilevanza
penale è ridotta ma che hanno un'alta visibilità ed una immediata attinenza con la vita
quotidiana (inciviltà fisiche e sociali), la dimensione oggettiva è legata alla correlazione
diretta tra fenomeni criminosi e andamento della percezione di insicurezza.
E' su queste due dimensioni che si basa la mia ricerca empirica con l'intento di
disvelare la discrasia tra l'insicurezza soggettiva (astratta e senza forma) ovvero il timore
di subire un evento negativo indipendentemente dalla probabilità che questo si verifichi, e
l'insicurezza oggettiva caratterizzata da un stato di preoccupazione nei confronti di
episodi negativi, ponderato sulla loro effettiva presenza e diffusione.