Successivamente, portando avanti il discorso, nel settimo capitolo si considerano gli effetti sul
Bilancio, trattando le modalità specifiche di conversione delle poste di Bilancio,
precipuamente quelle monetarie e non monetarie, raffrontando la disciplina civile con quella
fiscale. Argomentando poi la disamina, con l’ottavo capitolo, in materia di Capitale Sociale, si
sviscerano le varie problematiche di conversione, arrotondamento e ridenominazione.
Conducendo a termine la ricerca, con il nono e decimo capitolo si evidenziano altre due unità
fondamentali dell’azienda quali, Pianificazione e Controllo di Gestione, Finanza e Tesoreria,
parlando delle normative che regolano la Dematerializzazione e la Ridenominazione dei Titoli
di Stato, come anche quelli mesi in circolazione da emittenti privati, come ad esempio le
Banche.
A compimento dello screening, si esplorano l’Area Risorse Umane, vale a dire le persone che
fanno funzionare la società, ricordando che non rappresentano più un costo, ma costituiscono
il vero vantaggio competitivo delle aziende. Infine, si scruta il Marketing, rendendo evidente
come questa funzione deve abituarsi a pensare in chiave globale. Diversamente dal passato,
non più su scala nazionale bensì su scala internazionale.
Introduzione
Introduzione
L'Euro è la Moneta Unica Europea di quei paesi che fanno parte dell’Unione Economica
Monetaria.
Nella storia per trovare monete accettate in tutta Europa bisogna risalire ai tempi degli antichi
Romani. La moneta romana, intesa nel senso attuale d’emissione ufficiale, era da tutti
riconosciuta e accettata quale mezzo di pagamento. La sua comparsa viene tradizionalmente
collocata verso la fine del IV° secolo, dopo la conclusione della Prima Guerra Sannitica 343
a.C. Ancor prima di quel periodo, come viene riferito da antichi autori, generalmente,
nell'Italia Centrale venivano usati come mezzi di scambio, già nell'VIII° secolo, informi pezzi
di rame, di grandezza variabile, accettabili a peso.
Avevamo veramente bisogno di una Moneta Unica? Era necessario che la Germania
rinunciasse al marco, l’Italia alla lira, il Belgio al Franco belga e così via per tutti gli altri
Paesi aderenti all’Unione? Per trovare una risposta, proviamo ad allontanarci dai confini
dell’Europa e, provare, ad immaginare gli Stati Uniti senza il dollaro americano. Al suo posto,
un gruppo di monete e banconote dove dollari dell’Alabama si sommano a dollari del New
Jersey e dello Stato di New York con la necessità di effettuare ben 51 conversioni monetarie
all’interno della stessa area di mercato, una per ogni valuta in circolazione all’interno degli
Stati Federali.
Inutile sottolineare che gli Stati Uniti non conoscerebbero il loro formidabile sviluppo
economico senza la dimensione, le risorse e, fattore da non trascurare, la facilità di scambio di
un mercato interno in cui vigono le stesse regole e si usa la stessa moneta.
Nell'Unione Europea circolano, oggi, ben 97 diverse monete metalliche e 82 tipi di banconote
differenti. Al più tardi, il 1° Marzo 2002 ci saranno invece in circolazione soltanto 8 monete
metalliche e 7 banconote. In Germania non ci sarà il periodo di doppia circolazione, il cambio
avverrà dall’oggi al domani, la Bundesbank continuerà, senza limiti di tempo, a cambiare
marchi in euro,
1
la Francia dirà addio al franco il 17 Febbraio, l’Irlanda saluterà le sue
sterline il 9 Febbraio, tutti gli altri, Italia compresa, avranno fino al 28 Febbraio.
L’euro, potrà quindi dare un considerevole impulso all'economia dell'Unione Europea, la cui
forza a livello mondiale è indebolita dall'uso di diverse monete nazionali.
L'euro rappresenta, inoltre, il completamento del percorso d’integrazione che si è
concretizzato nella progressiva eliminazione delle barriere alla circolazione delle merci, dei
servizi, delle persone e dei capitali.
1
Secondo quanto annunciato il 4 Aprile 2001, a Strasburgo dalla Commissione Europea.
Introduzione
Vendere in uno dei paesi aderenti, significherà gestire regioni di uno stesso mercato.
Un mercato può definirsi unico soltanto quando il mezzo di scambio che vi si adotta è tale.
I Paesi partecipanti all'unione monetaria costituiranno, proprio grazie all'Unione, una delle tre
grandi aree economiche e monetarie del mondo, in grado di competere con quelle del dollaro
e dello yen. L'euro sarà dunque un riferimento per le transazioni internazionali.
Alla base di tutto c’è anche l’antico sogno di un’Europa unita. Un Mercato unico, una
comunanza d’interessi, un intreccio di commerci e una fitta rete di scambi, una consuetudine
di contatti, un’unità di regole di vivere civile ed economico tale da facilitare, in un futuro
prossimo, una graduale messa in comune delle politiche e delle istituzioni.
Con l'Atto Unico del 1986, i Paesi dell'Europa comunitaria decisero di realizzare uno spazio
senza frontiere interne nel quale fosse assicurata la libera circolazione delle persone, delle
merci, dei servizi e dei capitali: l'Unione Economica Europea. La completa attuazione di tale
obiettivo, tuttavia, era ostacolato dall'instabilità finanziaria causata dalla mancanza di una
politica monetaria unica.
Per questa ragione, con il Trattato firmato a Maastricht nel febbraio del 1992 si stabilì di
completare l'Unione Economica Europea con l'introduzione di un'unica moneta Europea,
dando così l'avvio a quella che venne definita l'Unione Economica e Monetaria. Essa consiste,
in pratica, nel sostituire le monete di tutti i Paesi partecipanti con un'unica moneta: l’Euro.
Oltre il 70% degli scambi commerciali dell’UE avviene tra gli Stati membri, percentuale
destinata ad aumentare ulteriormente con una Moneta Unica e stabile.
Di per sé l’euro non può risolvere tutti i nostri problemi, come un rimedio universale, però
una moneta stabile contribuirà a creare un’economia più forte, in grado di crescere ad un
ritmo più sostenuto, indispensabile per dare lavoro ad un maggior numero di persone e per far
sì che i singoli individui e le famiglie raggiungano livelli di vita sempre più elevati.
La Moneta Unica contribuirà a creare benessere e nuovi posti di lavoro almeno in tre modi:
In primo luogo, non avremo più le perturbazioni monetarie che danneggiano gli scambi tra
gli Stati membri. Ci siamo abituati all’instabilità dei cambi tra monete Europee, tanto da
dimenticare che i movimenti erratici al rialzo o al ribasso frenano la crescita e riducono i posti
di lavoro.
L’ultima grave crisi del 1995 è costata all’UE una minore crescita pari a due punti percentuali
e non meno di 1,5 milioni di posti di lavoro.
Introduzione
In secondo luogo, darà origine a maggiore benessere perché ridurrà gli oneri finanziari delle
operazioni commerciali. Le imprese non dovranno più sostenere i costi derivanti dall’uso di
diverse monete. Ogni riduzione dei costi può rendere un'impresa più competitiva e metterla in
grado di trasferire i benefici ottenuti alla propria clientela.
In terzo luogo, i tassi d’interesse medi risulteranno inferiori a quelli attuali. Ciò sarà positivo
per gli investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro. Con la Moneta Unica si accentua il
confronto competitivo tra le Imprese: saranno favoriti gli scambi commerciali e, le possibilità
di successo saranno ancora più condizionate dalla capacità di penetrazione che le nostre
imprese sapranno ottenere sui mercati esteri, a partire da quello comunitario.
L'abbandono della possibilità di creare vantaggi competitivi alla nostra economia con
manovre sui tassi di cambio pone l'intero sistema imprenditoriale italiano, compreso il settore
agricolo, davanti ad una situazione assolutamente inedita. L'inflazione sarà sotto controllo. I
prezzi saranno più stabili e trasparenti.
La concorrenza sarà maggiore perché spariscono i costi delle commissioni dei cambi e le
spese d’assicurazione contro i rischi valutari; viaggiare costerà di meno, perché saranno
annullati i costi dovuti ai cambi di valuta; i tassi d’interesse saranno più bassi, e i prestiti
saranno meno onerosi.
Con l’euro saranno più facilmente confrontabili i prezzi dei prodotti tra un Paese e l’altro,
rendendo più difficile una differenziazione dei prezzi basata esclusivamente sulle diverse
valute. Attualmente i prezzi degli stessi prodotti su diversi mercati Europei possono avere
differenze impressionanti: fatto 100 il prezzo medio Europeo, la stessa bibita può costare 133
in Germania e 65 in Spagna.
Uno studio della Commissione Europea del Maggio 1998, ha evidenziato per il settore
dell’auto differenze di prezzo sostanziali che, pur non dipendendo esclusivamente dalla
segmentazione dei mercati operata dalle case produttrici, possono raggiungere e superare il
50%. Queste differenze saranno più evidenti con la Moneta Unica e potranno portare nel caso
di prodotti di piccolo valore unitario allo sviluppo di mercati paralleli, mentre nel caso di
prodotti ad alto prezzo unitario, come l’auto, ad un vero e proprio spostamento del
consumatore finale in considerazione dei consistenti risparmi che si potranno conseguire.
Introduzione
Ad esempio, una grande impresa tedesca leader nei prodotti per l’igiene della casa ha
differenziato la collocazione dei propri prodotti su diversi mercati Europei. In Spagna, i
prodotti sono di fascia economica; in Olanda, gli stessi prodotti sono di fascia alta.
La segmentazione di mercato continuerà ad essere un fattore fondamentale di successo, ma
non potrà più essere basata unicamente sull’effetto distorsivo dovuto all’esistenza di più
valute. Con l’avvento dell’euro, i risparmiatori avranno una sola moneta di riferimento solida,
maggiori possibilità d’investimento, senza rischio di cambio e molti più strumenti finanziari a
disposizione, potranno scegliere immediatamente l'offerta più vantaggiosa.
L’euro è uno strumento indispensabile per il rafforzamento del Mercato Unico Europeo che
vede ora affiancarsi alla rimozione delle barriere alla libera circolazione, l’eliminazione degli
ostacoli legati ai costi di conversione tra monete Europee e dei rischi legati ai cambi.
Questo spiega perché a livello comunitario sia stato realizzato un progetto d’Unione
Economica e Monetaria che unisce alla liberalizzazione e progressiva integrazione del
mercato unico gli obiettivi della stabilità economica in un contesto generale di bassa
inflazione, conti pubblici in ordine e l’uso della stessa moneta per gli Stati aderenti.
Queste sono le condizioni di fondo per garantire una crescita economica equilibrata per i
Paesi dell’Unione Europea.
Introduzione
1 Etimologia del Nome
L'idea è nata dal voler trovare una parola identica in tutte le lingue Europee che allo stesso
tempo fosse il simbolo dell'Europa. É stata scelta la parola più facile da memorizzare e senza
alcun legame con le altre monete. La parola Euro è inoltre radice d’Europa.
Il termine Europa affonda le radici nella mitologia greca: Europa è la figlia del re di Fenicia
Agenore che, rapita da Zeus in sembianze di toro, viene trasportata a Creta dove genera
Minosse. Per il poeta greco Esiodo, Europa e Asia erano solo i nomi di due ninfe dell'Oceano.
Il nome Europa è a sua volta di probabile origine semitica e, può essere collegato con la voce
«ereb», che significa Occidente. Europa è quindi la terra che sta a occidente dell’Asia Minore
e che, nella versione mitica, è spinta ad andare da est verso ovest.
L'idea d’Europa prende dunque forma nella cultura greca, ma matura lentamente e giunge a
compimento solo nel VI secolo a.C., culminando nella storiografia di Erodoto. 485 – 425 A.C.
Con lui si afferma l'irriducibilità e l'inimicizia permanente d’Oriente e Occidente, d’Europa e
Asia, che per lo storico greco sono lo schema interpretativo delle guerre fra Greci e Persiani.
E così l'Europa, in Erodoto, è ciò che si separa dall'uniformità asiatica ed è con essa in lotta
mortale.
Eschilo, poeta greco, 525 – 456 A.C., nella tragedia: I Persiani, parla di due donne di statura
imponente e di incomparabile bellezza, aggiogate ad un carro come cavalle. Asia, in vesti
persiane, che accetta docile le briglie; Eleutheria, in vesti doriche, la libertà Greca, che si
ribella e spezza il giogo.
Introduzione
2 Una moneta Europea forte
Già calcolato in euro, il Prodotto Interno Lordo complessivo degli 11 Paesi raggiunge 5.550
miliardi contro i 6.895 del Pil degli Stati Uniti d'America.
L'unione delle principali banche centrali Europee detiene riserve valutarie e di metalli preziosi
tali da sostenere l'euro. L'indipendenza della BCE dal potere politico garantisce una politica
monetaria attenta alla stabilità della moneta e alla sua competitività con dollaro e yen.
Per il 2010 è prevista la nascita di una zona di libero scambio tra 12 paesi mediterranei, che
verranno agganciati all’Unione Europea da un programma di aiuti comunitari.
Eurolandia è una realtà economica che comprende una popolazione di ben 290 milioni di
cittadini contro i 268 degli Stati Uniti e i 126 milioni del Giappone. Detiene una quota del
19,4% del Prodotto interno lordo mondiale, contro il 19,6% degli Usa e il 7,7% del
Giappone. Il Pil della nuova grande realtà economica ammonta a oltre 5.900 miliardi di
dollari contro gli 8mila degli Stati Uniti e i 3mila del Giappone. Eurolandia, poi, è
responsabile del 18,6% del commercio mondiale,senza contare quello interno, contro il
16,6% degli Usa e l’8,2% del Giappone. Le sue monete più forti costituiscono circa il 20%
delle riserve mondiali contro il 63% del dollaro.
3 Le regole atte a garantire la convergenza monetaria
Le condizioni stabilite dal Trattato di Maastricht sono:
• Inflazione: il tasso d’inflazione medio annuo di ogni Paese aderente all'euro, non deve
essere stato superiore di 1,5 punti percentuali al tasso d’inflazione medio annuo dei tre
Paesi con minore inflazione;
• Cambi: le valute dei Paesi che hanno aderito alla Moneta Unica devono avere dimostrato
stabilità per 24 mesi senza svalutazione o forti deprezzamenti rispetto alle altre valute del
Sistema Monetario Europeo;
• Tassi a lungo termine: il tasso di interesse nominale a lungo termine, non ha dovuto essere
superiore di oltre due punti percentuali del livello dei tassi dei tre Paesi a più bassa
inflazione;
• Finanze Pubbliche:
™ Criterio deficit/Pil: i conti pubblici degli Stati membri hanno dovuto avere un deficit
pubblico al livello del 3% del Pil. Il Consiglio Europeo di Dublino del '96 ha fissato il
limite del 3% tra deficit pubblico e prodotto interno lordo. Questo limite può essere
Introduzione
§ 3 Le regole atte a garantire la convergenza monetaria
violato solo dai Paesi vittime di calamità naturali o di gravi recessioni. Se un Paese
supera la barriera del 3% dovrà pagare una multa come indennizzo che sarà trasformata
in deposito infruttifero.
™ Criterio debito/Pil: il debito pubblico ha dovuto tendere al 60% del Pil. Inoltre ogni
Stato ha dovuto dimostrare di avere in atto un rapido e irreversibile risanamento dei
conti con una progressiva riduzione del debito verso il traguardo del 60%.
Durante il periodo transitorio, dal 1° gennaio 1999 al 31 dicembre 2001, l'euro si potrà
utilizzare in tutta libertà, senza obblighi né divieti.
Sarà obbligatorio, da subito, soltanto sui circuiti all'ingrosso, per le operazioni di politica
monetaria e le grandi transazioni tra istituzioni bancarie.
A convertirsi per primi all'euro saranno quindi i mercati Europei sui quali si scambia la
liquidità tra le banche e i grandi operatori finanziari. I privati saranno liberi di utilizzare l'euro
al posto delle divise nazionali in tutte le altre operazioni finanziarie, eccetto quelle regolate in
contanti.
Dal momento che tutto lo stock di debito pubblico sarà convertito in euro, è probabile che
molte banche offriranno alla clientela obbligazioni e certificati di deposito in euro e che anche
le imprese più dinamiche emetteranno obbligazioni in euro.
Anche le operazioni di Borsa saranno effettuate in euro.
A chiedere da subito l'apertura di conti in euro saranno le imprese più attive sul mercato, ma
chiunque altro potrà farlo con la propria banca.
Fin dall'inizio della fase transitoria sarà possibile emettere assegni in euro, fare bonifici in
euro, pagare in euro con la carta di credito.
Le banche più dinamiche potranno fornire da subito un supporto adeguato per tutte queste
operazioni. Servirà come unità di conto nei rapporti tra banche centrali, tra banche centrali e
banche nazionali e tra banche nazionali anche di Paesi comunitari diversi, tra le aziende di
credito, tra i grandi gruppi finanziari e industriali.
Introduzione
§ 3 Le regole atte a garantire la convergenza monetaria
La Politica Monetaria Europea sarà gestita dalla Banca Centrale Europea, operativa dal 1°
gennaio 1999, in sostituzione dell'Istituto Monetario Europeo. È gestita da un Comitato
esecutivo composto di sei membri e da un Consiglio direttivo del quale oltre ai membri del
comitato fanno parte i governatori delle banche centrali dei Paesi dell'Unione Europea.
Compito fondamentale garantire la stabilità dei prezzi in Europa, condurre le operazioni di
cambio nella zona dei Paesi dell'euro e gestire le riserve valutarie per i Paesi che ne fanno
parte. L'euro è uno strumento monetario, che non avrà nessun effetto in sé, perché tutto
dipenderà dalle politiche di governo di stabilità dell'euro che saranno decise dalla Banca
Centrale Europea.
Introduzione
§ 4 Rapporti tra la Banca Centrale Europea e il Sistema Europeo delle Banche Centrali
4 Rapporti tra la Banca Centrale Europea e il Sistema Europeo delle
Banche Centrali
I rapporti tra il SEBC e la BCE sono simili a quelli che esistono tra il Governo Centrale e le
Amministrazioni Periferiche.
La Banca centrale Europea prende le decisioni monetarie e attua le strategie necessarie per
rafforzare l'euro ma, prima di prendere una decisione definitiva, non dimentica di consultare
chi vive la realtà periferica, cioè quella dei singoli Paesi.
Le Banche nazionali degli undici Paesi dell'euro, dal 1° gennaio 1999, hanno perso quasi tutti
i loro poteri eccetto di quello di essere le dirette responsabili dell'emissione di titoli di credito
per ridurre il debito pubblico. Il loro compito principale sarà quello di dare concreta
applicazione alle decisioni della BCE.
5 Le tappe dell’euro
Tappa A:
Preparazione all’Unione Economica e Monetaria: fino al 31 dicembre 1998.
Il Consiglio Europeo, nel corso della primavera del 1998, decise i Paesi membri dell’Unione
Economica e Monetaria sulla base dei criteri di convergenza.
Venne creata la Banca Centrale Europea, BCE, e il sistema BCE/SEBC, Sistema Europeo di
Banche Centrali.
Si definì il quadro generale di attuazione della politica monetaria comune e gestione dei
cambi e inizierà la produzione di banconote e monete espresse in euro. La Banca Centrale
Europea dovrà essere pienamente operativa per l’inizio della tappa B.
Tappa B:
Adozione dell'euro, piena operatività del SEBC e, avvio dell’Unione Economica e Monetaria.
Si tratta, in definitiva, di un positivo atto di rinuncia, da parte dei Paesi partecipanti, ad
un’importante porzione di sovranità nazionale a favore di una più ampia sovranità europea.
1° gennaio 1999 - 31 dicembre 2001, fase transitoria,.
Il 1° gennaio del 1999 nasce l’Unione Economica e Monetaria e i tassi di cambio tra l’euro e
le monete partecipanti furono fissati irrevocabilmente.
Introduzione
§ 5 Le tappe dell’euro
L’euro sarà una moneta a tutti gli effetti.
Politica monetaria e dei tassi di cambio in euro, emissione da parte gli Stati membri aderenti
all’UEM di nuovi titoli del debito pubblico negoziabile in euro e conversione in euro di quelli
esistenti. Le transazioni sui mercati finanziario e valutario avvengono in euro.
Il Sistema Europeo di Banche Centrali comprende la Banca Centrale europea e le Banche
Centrali dei Paesi partecipanti all’UEM. Il SEBC è responsabile della definizione e attuazione
della politica monetaria.
All’interno del SEBC, le Banche nazionali sono gli agenti operativi della BCE, ne
applicheranno le politiche e sono responsabili della supervisione del sistema finanziario.
Le monete dei Paesi partecipanti non sono più quotate nelle borse cambi. Nel corso di questa
fase viene disciplinata la doppia esposizione di prezzi, dual pricing, per consentire ai cittadini
di adattarsi alla nuova moneta.
Tappa C: passaggio definitivo all’euro
Al massimo entro il 1° gennaio del 2002, entreranno in circolazione banconote e monete
espresse in euro; il periodo di doppia circolazione lira-euro non andrà oltre il 1° Marzo del
2002 e, l’euro sarà l’unica moneta ad avere corso legale. Nel corso del bimestre, le banche
provvederanno al ritiro graduale delle monete nazionali e allo scadere di tale periodo, monete
e banconote nazionali potranno essere cambiate soltanto presso le Banche Centrali.
Capitolo 1
Storia della Moneta Unica
Capitolo 1
Storia della Moneta Unica
... prima del 1951
La cooperazione economica, nel settore energetico e produttivo, avvia il processo di
unificazione degli Stati d'Europa. Il piano del francese Jean Monnet ispirò l'azione dei padri
fondatori dell'Europa comunitaria, tra i quali Schuman, Adenauer, De Gasperi, Spaak che
portò alla creazione della Comunità Europea del carbone e dell'acciaio.
1951
Belgio, Germania Federale, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi sono gli Stati fondatori
della CECA, Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio. Il trattato, firmato a Parigi il 18
aprile 1951 dai succitati Stati, consente la gestione comune di una primaria fonte di energia
come il carbone, e della produzione dell'acciaio. L'assemblea parlamentare di cui è dotata la
CECA è composta da 78 membri.
27 Marzo 1957
La conferenza di Messina del 1955 dà l'avvio per la preparazione dei trattati firmati a Roma il
25 marzo 1957 da Belgio, Germania Federale, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi, per
costruire un mercato comune dell'energia nucleare a scopi pacifici.
Nel marzo 1958 a Strasburgo si riunisce, per la prima volta, l'Assemblea parlamentare
Europea della CEE, composta da 142 deputati, designati dai rispettivi parlamenti nazionali.
1964 Comitato dei Governatori delle Banche centrali della Comunità Economica Europea.
Nel 1967 CECA - EURATOM e CEE si fondono in un solo organismo, dando vita alla
Comunità Europea C.E.
Il 1° luglio 1968 i 6 Stati Membri realizzano l’Unione Doganale: negli scambi commerciali
interni tra gli Stati vengono aboliti i dazi di importazione e vengono fissate tariffe doganali
comuni verso gli altri Stati.
1970 Dal Piano Werner all'Uem: I 30 anni di preparazione dell'euro:
Presentato l’8 maggio 1970 alla Commissione Europea, in seguito a una dichiarazione dei
capi di Stato e di Governo, il Piano Werner, prevedeva la realizzazione, in dieci anni e in tre
fasi, di un’Unione Economica e Monetaria, UEM. Obiettivo molto ambizioso per i tempi,
naufragato sugli scogli delle grandi crisi economiche: il crollo del sistema di cambi fissi
varato a Bretton Woods, lo shock petrolifero e le forti recessioni di quegli anni.