Introduzione
L’intenzione originaria era quella di svolgere un elaborato finale sull’attuale
assenza di una politica di intervento, statale o federale, sul calcio giovanile in Italia,
in relazione alle politiche sportive giovanili adottate nei principali Paesi europei. Su
questo tema, però, il materiale a disposizione è limitato e risulta insufficiente per lo
svolgimento di un elaborato ben documentato. Per questo motivo, grazie al
suggerimento del Professor Sergio Giuntini, stimato storico dello sport e membro del
Consiglio Direttivo della "Società Italiana di Storia dello Sport" (SISS), si è scelto di
focalizzare l’attenzione su un breve periodo storico del calcio italiano: dopo
vent’anni dalle origini del gioco in Italia e appena prima del ventennio fascista. In
quegli anni, nacque e si sviluppò la U.L.I.C., Unione Libera Italiana del Calcio.
L’elaborato ha come obiettivo l’analisi dell’esperienza dell’Unione Italiana
Liberi del Calcio, alla luce dello sviluppo del football nella Penisola dalla fine
dell’Ottocento al primo dopoguerra e di quanto sarebbe accaduto con l’instaurazione
della dittatura fascista. L’attenzione è incentrata soprattutto sul primo periodo di vita
della U.L.I.C. la cosiddetta “fase democratica”.
Dopo un’introduzione di carattere storico che descrive le origini del calcio nel
Paese e delinea il contesto storico in cui va a prendere vita l’ente libero, si pongono
in luce i presupposti della nascita dello stesso, come gli eventi storici antecedenti e le
responsabilità della Federazione e dei suoi organi decisionali.
Nella seconda parte dell’elaborato viene presentata la nascita dell’Unione e
gli avvenimenti che ne caratterizzarono i primi mesi di vita. Sono posti in evidenza
gli ideali che guidavano i “liberi” e che intendevano rivoluzionare la concezione
4
dello sport sostenuta e propagandata dalle federazioni che governavano lo sport in
quei tempi. Successivamente, viene descritto il ruolo svolto dal “Corriere dello
Sport” come organo di pubblicità e mezzo di comunicazione della neonata Unione e
che espose gli obiettivi dei fondatori e gli ideali che li muovevano. Grazie a
quest’ultimo è possibile descrivere anche i rapporti tra la U.L.I.C. e la F.I.G.C. e le
necessità che portarono all’accordo per la suddivisione dell’attività calcistica tra i
due enti. Si analizzano inoltre gli aspetti politici che caratterizzarono la U.L.I.C. ed il
suo organo di stampa, con quest’ultimo che si avvicinò agli ambienti socialisti,
mantenendosi però, in ogni caso, un giornale di critica sportiva senza mire
politicamente propagandistiche. Alla fine della seconda parte sono illustrati i motivi
della fine della fase democratica della U.L.I.C ed il mutamento sostanziale che subì
l’ordinamento uliciano in seguito agli accordi con la Federazione.
Dopo un’introduzione storica sulla nascita del movimento fascista e
l’instaurazione del regime autoritario, la terza ed ultima parte è dedicata agli anni
vissuti dalla U.L.I.C. sotto il regime fascista. Sono descritte le modifiche effettuate
all’assetto sportivo italiano, gli scopi e i principali provvedimenti adottati dal regime
nei riguardi dello sport. Questi comportarono il graduale assorbimento dell’Unione
libera all’interno dell’apparato federale posto alle dirette dipendenze del partito. Si
contrappongono, inoltre, i tratti caratteristici dell’Unione Libera Italiana del Calcio
con le tipicità della struttura organizzativa imposta dal regime e si evidenziano i
motivi per cui un’organizzazione strutturata democraticamente e che poggiava su
ideali di libertà e cooperazione come la U.L.I.C., non avrebbe potuto superare senza
mutamenti sostanziali il ventennio di dittatura.
L’attività di ricerca e di analisi, si è basata sui numeri del settimanale
“Corriere dello Sport”, compresi tra la prima uscita del giornale ed il 19 Luglio 1919,
reperiti alla Mediateca di Santa Teresa di Milano. L’uscita numero 1 del Corriere
risale al 15 Marzo 1917, anche se in alcuni documenti, come l’articolo di Lauro
Rossi Libertà di calciare
1
, si fa riferimento al Corriere dello Sport del 3 Febbraio
1 Rossi, L. (1987) "Libertà di calciare", Lancillotto e Nausica, N. 2
5
1917, data in cui il giornale ancora non era stato fondato. Dal 15 Agosto 1919 fino al
15 Ottobre dello stesso anno, il periodico uscì mensilmente con il titolo “Corriere
dello Sport Libero” ed anche questi numeri sono disponibili alla Mediateca milanese.
I testi di storia dello sport consultati dedicano all’Unione libera un’attenzione
irrilevante: tre pagine sono dedicate alla U.L.I.C. nel libro di Papa e Panico Storia
sociale del calcio in Italia, sei righe nel libro Storia del calcio italiano di Antonio
Ghirelli, nemmeno una citazione dell’Unione fondata da Maranelli viene fatta da
John Foot nel suo Calcio 1898-2010: Storia dello sport che ha fatto l’Italia. Il lavoro
e la ricerca sono stati svolti, quindi, su un numero consistente di uscite del periodico
(circa centotrenta numeri). Per la ricostruzione del contesto calcistico in cui si è
inserita la U.L.I.C., oltre ai volumi di Ghirelli e Papa è stato rilevante il contributo
del libro di Giorgio Seccia Il Calcio in guerra. Gioco di squadra e football nella
Grande Guerra mentre per la disamina del periodo fascista ci si è basati sul libro
Sport e fascismo curato da Maria Canella e Sergio Giuntini.
L'elaborato finale vuole essere uno strumento di aiuto per tutti coloro che
vorranno proseguire una ricerca nell'ambito dell'attività sportiva giovanile, vista la
mancanza di una completa ed approfondita ricostruzione storica del calcio giovanile
italiano. La mancanza di libri sulla storia del calcio giovanile in Italia è un'assenza
rilevante, alla luce dell'importante funzione educativa rivestita da questo sport che
coinvolge più di 670.000
2
bambini in Italia.
2 Report Calcio 2012, F.I.G.C. http://www.figc.it/it/3804/31518/Impianti.shtml
6
Parte I. Origini del calcio in Italia:
1. Uno Sport d’importazione. Nascono le prime società;
“Mi rimboccai i calzoni, deposi la giacca ed entrai in gara.
Mi avvidi presto di due cose assai curiose. Prima di tutto,
non c’era ombra dell’arbitro; in secondo luogo, che mano a
mano che la partita si inoltrava, la squadra italiana
avversaria andava sempre più ingrossandosi. Ogni tanto uno
del pubblico, entusiasmatosi, entrava in giuoco, sicché ci
trovammo presto a lottare contro una squadra formata
almeno da venti giocatori”
Herbert Kilpin
3
Il gioco del calcio nacque in Inghilterra dopo una secolare evoluzione dei
giochi con la palla. Il 26 Ottobre 1863 nella Freemason’s Tavern a Holborn, nella
città di Londra, si riunì un gruppo di studenti, rappresentanti di undici squadre di
football, con la volontà di definire in maniera univoca le regole del gioco e nacque la
Football Association (FA). Le regole del gioco erano ancora primitive e subirono
importanti modifiche durante il XIX secolo e per tutto il XX secolo, tant’è che,
ancora oggi, si discute della necessità di cambiare alcuni aspetti regolamentari dello
sport.
Nonostante il calcio sia uno sport in continua trasformazione, all’inizio del
3 A. Papa, G. Panico, Storia sociale del calcio in Italia, Il Mulino, Bologna, 1993, p. 47
7
Novecento le regole divennero grosso modo simili a quelle adottate ancora oggi, in
occasione delle moderne sfide calcistiche. Un importante contributo allo sviluppo di
questo sport fu dato dalla scoperta della palla perfettamente sferica. In origine,
infatti, la palla era ricavata o da stracci di tela arrotolati o da vesciche di animali, i
quali però non assicuravano, come è possibile immaginare, una perfetta sfericità e,
quindi, né rimbalzi controllabili né resistenza ai colpi. Con l’importazione dai
possedimenti inglesi dell’Oceano Indiano del caucciù, pianta originaria delle foreste
sudamericane trapiantata nelle colonie, fu possibile l’invenzione della camera d’aria
e, quindi, il perfezionamento dell’oggetto imprescindibile per la pratica del football.
Dopo il 1863, il football si diffuse tra le classi sociali e si espanse
geograficamente. Se a Londra si riunì un gruppo di studenti per definire il gioco, a
poco a poco, la passione per il calcio passò da essi ai ceti che avevano a disposizione
del tempo libero e che non dovevano sopportare un’attività lavorativa eccessiva, tale
da non consentirgli di praticare dello sport. Così, ad avvicinarsi allo sport, furono
inizialmente le classi più agiate, ovvero la classe imprenditoriale e il ceto medio, e
solo con il progressivo miglioramento delle condizioni lavorative dei ceti più poveri,
la pratica calcistica fu accessibile all’intera società.
La diffusione geografica del gioco avvenne grazie ai rapporti che univano i
diversi Paesi continentali alle Isole Britanniche e lo sport riuscì a penetrare
maggiormente in quei Paesi più predisposti culturalmente, dove si era già affermata
la cultura dell’esercizio fisico per il tramite delle società ginnastiche, oppure dei club
del Cricket fondati in tutta Europa dagli inglesi all’estero.
La contaminazione si verificò tramite gli spostamenti commerciali, turistici e
tra le università. Così gli esportatori principali, tra i britannici, furono le classi più
agiate che, in estate, sceglievano l’Europa come meta turistica e i marinai che
facevano tappa nelle città portuali europee, i quali non rinunciavano alla pratica
calcistica e costituivano dei veri e propri team che si confrontavano in tutti i porti
europei. Da sottolineare, per la diffusione del gioco, l’importanza degli imprenditori
8