4
“conclamatasi” solo negli anni della guerra in Vietnam. Anche grazie
agli acidi, si sostiene un ambiente sociale straordinariamente vivace:
tanto che, da quegli anni, si è fatta sempre più evidente la distinzione,
nella radicalizzazione del rapporto Noi/Loro, per la determinazione
del gruppo sociale osservato.
La ‘familiarizzazione’ di concetti elaborati e tecnici riguardanti
fenomeni inquietanti (come ad esempio le realtà di raver ed hippy) ha
uno spazio importante nella costruzione delle rappresentazioni sociali.
Secondo me, ha la funzione latente di disinnescarne la “protesta”
(spesso attraverso la via dell’etichettamento sociale), al fine di
fagocitare la “sacca deviante” all'interno delle strutture societarie
esistenti. Credo che gli hippy brucino il loro fenomeno proprio dal
mitico concerto di Woodstock, mentre per i raver la situazione è un
po’ più “complessa” ed aperta, visto che si struttura anche attraverso
la semantica dominante della società moderna.
Penso che, dopo le definizioni sociologiche del problema,
questo sia l’aspetto più delicato da affrontare, perché è necessario
coordinare, secondo gli effetti di una logica di degenerazione, le
strutture istituzionali ai gruppi informali (laddove non si registra la
presenza di un operatore al loro interno, che faccia da garante).
Prendo in considerazione gli effetti che provocano le istituzioni
sui movimenti giovanili, meglio se non conformi e non più fini a se
stessi ma presi nel loro divenire, anche storico.
A partire da questi presupposti, ho cercato di organizzare un
lavoro organico, a cominciare dall'esperienza degli anni '60 (e dagli
effetti della sua fine) fino ad arrivare al “fenomeno delle nuove
droghe” (inteso come prodotto sociale), in termini evoluzionistici.
Questa tesi cerca di capire perché a distanza di trent’anni, si
riproponga una deflagrante esperienza culturale giovanile, attraverso
comportamenti, sostanze stupefacenti, musiche, simboli e luoghi
propri ed ‘etnocentrici’.
Ho legato l’esperienza degli anni sessanta principalmente all’LSD
mentre per gli anni novanta la sostanza di riferimento è l’ecstasy.
Credo sia giusto sottolineare che è stata una scelta restrittiva ma
doverosa, visto che comunque l’universo sociale che si lega a queste
sostanze è abbastanza grande da soddisfare il mio campo di ricerca.
5
Prima di iniziare il mio viaggio vorrei riportare una parte
dell’introduzione de L’alba delle droghe, un testo che raccoglie degli
interventi tratti dalla rivista americana “High Times” (specializzata
dagli anni’70 nella contro-informazione sulle droghe) curato da
Roberto Carcano: “i problemi relativi alle sostanze alteranti non
derivano tanto dai loro principi attivi, quanto dalle modalità con cui
vengono impiegate. Cioè dalla consapevolezza e dal senso di
responsabilità dei singoli consumatori”1…
1R.Carcano (a cura di), L’alba delle droghe, Castelvecchi, Roma 1997, p.5
6
1. LE ORIGINI
Ho scelto un personalissimo percorso storico e antropologico
per affrontare alcuni degli aspetti che stanno alla base della mia
ricerca: l’uso delle sostanze stupefacenti nella storia e la transe, dalle
società primitive ai nuovi usi metropolitani.
7
BREVE STORIA DELLE SOSTANZE
“Scavare nella storia della droga (nel senso etimologico più
stretto), significa penetrare nel più profondo dei sensi umani: déja-vu,
è tutto già successo, tutto succederà di nuovo. Le distorsioni dello
scorrere del tempo, introdotte dalla droga, portano il partecipante a
scivolare senza sforzo, di eternità in eternità, da uno scenario
cosmico all’altro. E forse è proprio questo intensificarsi di memoria
ancestrale, questo senso di mitologia senza tempo, prodotto dalle
stesse droghe, che meglio illumina la loro storia attraverso i tempi” 2.
Mi sembra opportuno compiere un breve excursus storico delle
sostanze stupefacenti, nel divenire dell’esperienza umana, visto che si
fa partire la raccolta delle piante che fanno strani effetti sulla mente
già dal 7000 a.C., se non prima ancora… “un fulmine colpisce un
albero e la fiamma si propaga a un gruppo di arbusti di canapa che si
trova nel prato, un uomo di Neandertal fiuta l’aria, impaurito dal fumo
e pronto a scappare…finisce invece col rotolarsi nel fango,
muggendo il primo suono umano: wow!”3.
A prescindere dalla modalità della prima scoperta, da subito
l’uomo inizia a ricercare premeditatamente le sostanze stupefacenti,
consumandole con fini e modalità diverse, fino alla creazione di uno
speciale attore sociale, lo stregone, a cui viene assegnata la funzione
di “mediatore” tra i segreti e l’uso mirato delle sostanze,
finalizzandone ed arricchendone la conoscenza, specie per gli usi
curativi.
“Durante il Medio Evo, mentre la scienza europea sonnecchia, le
farmacologie cinesi ed arabe sono nel loro fulgore e quando queste
due tradizioni si incontrano con la medicina indù sulla via della seta,
ogni dottore o “drogato” è notevolmente interessato. L’Europa
medievale diventa un continente di storie favolose, un calderone
ribollente di segreti e di racconti provenienti dall’Arabia, dall’India e
dal Catai. La medicina ufficiale si distingue a malapena dalla
stregoneria, le streghe probabilmente hanno una conoscenza più
2
R.Carcano (a cura di), Op.Cit., p.11
3
R.Carcano (a cura di), Op.Cit., p.9
8
profonda sui farmaci di quella dei dottori. Il più importante
anestetico, oltre all’alcol, è la spongea sonnifera, un insieme di oppio,
mandragola, gelso, cicuta, edera legnosa, romile e succo di lattuga,
con cui si imbeve la spugna. […] I filosofi- scienziati orientali
conservano la tradizione greca e romana e la arricchiscono con gli
splendori della conoscenza asiatica delle droghe. […] Incomincia
così il Rinascimento, la rinascita del sapere in un’Europa stanca di
epidemie letali e di crociate inutili. […] L’età delle scoperte è in piena
fioritura; al posto dell’oro e delle spezie, Colombo torna
dall’America con scoperte come il tabacco, il granoturco e gli
allucinogeni da fiuto: improvvisamente si apre un nuovo Continente,
ricco di piante di droga da esplorare e da sfruttare. […] Quando, nel
1499, Vespucci arriva nell’isola di Margarita, al largo del Venezuela,
invece di Mandarini vestiti di seta che bevono tè trova degli indigeni
seminudi che masticano foglie di coca”4.
Le droghe sono gli ingredienti chiave nel commercio triangolare:
rum, schiavi e melassa nelle Indie Occidentali; oppio, tè e seta in
Asia… ad esempio l’uso di fumare tabacco e oppio viene introdotto
a forza in Cina e ciò porta, nel XIX secolo, alle guerre dell’oppio.
La preparazione di medicinali grezzi fa sviluppare a tal punto le
tecniche di analisi che nel 1806 un chimico tedesco riesce a estrarre
un alcaloide dall’oppio e lo chiama morfina, in onore di Orfeo, il dio
del sonno.
Ciò dà inizio, nel secolo XIX, alla grande era della tossicologia
alcaloidea, per un esame minuzioso del rapporto dose-effetto.
Naturalmente, non esistono leggi contro l’uso di narcotici,
perché la sottocultura mondiale della droga di cento anni fa è ancora
concentrata sulla vecchia ricerca di nuovi anestetici… ma, a partire
dalla scoperta dell’ultimo dei più importanti alcaloidi vegetali, la
cocaina, il mondo si apre a una nuova e vasta coscienza: “come la
medicina è una volta derivata dal magico, così ora si torna al
misticismo scientifico per spiegare i celestiali effetti mentali delle
droghe”5. Con il XX secolo incomincia l’esplorazione dei mondi
interiori attraverso le tecniche della scienza moderna.
4
R.Carcano (a cura di), Op.Cit., pp.18-21
5
R.Carcano (a cura di), Op.Cit, p.27
9
L’esplosione dell’uso delle droghe avvenuta nel XIX secolo crea
anche la figura del drogato, che comincia ad essere stigmatizzata da
giornali popolari e notiziari della polizia: al grido “arrestiamo il
crimine”, inizia la battaglia proibizionista in USA. La Harrison Act
(1914) bandisce l’eroina e la cocaina, la Volstead Tax Act (1937)
bandisce l’alcol. “ Il risultato è la creazione, non la prevenzione, del
crimine organizzato: sebbene molte droghe svaniscono dal mercato,
ricompaiono nelle mani dei re del crimine. […] Poi, la seconda guerra
mondiale interrompe il flusso naturale di droghe vegetali che vengono
sostituite da sostanze sintetiche e diventano l’incubo degli anni
Cinquanta: i nazisti con la coca, la metedrina e il metadone, gli
americani con la dexedrina e i barbiturici, le casalinghe con i
tranquillanti e gli uomini d’affari con le sostanze alcoliche”6. Tanto
che Allen Ginsberg scrive “Ho visto le migliori menti della mia epoca
distrutte dalla pazzia, morenti di fame, nude, che si trascinavano
all’alba tra le strade di quartieri negri cercando una dose di eroina”7.
Nel ’43, infine, Albert Hofmann, un chimico che compie delle
ricerche sui derivati della segale cornuta nei laboratori Sandoz, in
Svizzera, accidentalmente assorbe attraverso le mani del dietilamine di
acido lisergico…scopre così l’allucinogeno più potente che il mondo
abbia mai conosciuto: è l’alba dell’età psichedelica!
L’abilità di selezione e la tecnologia dello stregone “moderno”
aumentano l’uso di droghe specifiche e differenziate per determinati
scopi: qualche volta separatamente, qualche volta combinate, talvolta
in modo poco saggio. La società moderna produrrà prodotti chimici
ibridi usati come droghe per il lavoro, per il gioco, per il corpo, per
lo spirito…Gli alchimisti moderni continuano a scoprire nuove
molecole e nuovi rischi, mentre la polizia narcomaniaca cerca di
fermare l’inevitabile.
DALL’USO SCIAMANICO AI NUOVI VIAGGIATORI
METROPOLITANI
6
R.Carcano (a cura di), Op.Cit, p.29
7
A.Ginsberg, Urlo & Kaddish, Il Saggiatore, Milano 1997, p.15
10
E dal punto di vista fisiologico, qual è il significato del delirio da cui
è nata l’arte tragica come anche l’arte comica il delirio dionisiaco?
Forse il delirio non è necessariamente sintomo di degenerazione, il
declino, il segno di una civilizzazione che sopravvive a se stessa?
Forse esistono ed è questo un problema per gli alienisti, delle
nevrosi di salute, dovute alla giovinezza e alla gioventù di un
popolo? Cosa significa la sintesi di un dio e di un capro nella figura
del satiro? (…) Vi sono stati davvero, in quei secoli in cui l’anima
greca traboccava di vita, deliri collettivi, visioni, allucinazioni che
coglievano intere collettività e assemblee religiose?
F. Nietzsche, Saggio di autocritica
“Lo sciamanismo è un fenomeno religioso siberiano e centro
asiatico. Attraverso il russo, il termine deriva dalla parola tungusa
shaman […]. Lo sciamano resta la figura predominante: perché in
tutta questa zona ove l’esperienza estatica è considerata come
l’esperienza religiosa per eccellenza, lo sciamano è il gran maestro
dell’estasi. […] Benchè sia un mago, non ogni mago può essere
qualificato come sciamano. Quanto alle tecniche sciamaniche
dell’estasi, esse non esauriscono tutte le varietà dell’esperienza
estatica attestate dalla storia delle religioni e dall’etnologia religiosa:
non si può dunque considerare un qualsiasi estatico come uno
sciamano; questi è lo specialista di una trance durante la quale si
ritiene che la sua anima può lasciare il corpo per intraprendere
ascensioni celesti o discese infernali. […] Non si parla mai di
possessione perché uno sciamano domina i suoi ‘spiriti’ nel senso
che lui riesce a comunicare coi ‘morti’, coi ‘demoni’, con gli spiriti
della natura senza per questo trasformarsi in loro strumento”8.
La transe è uno stato modificato di coscienza culturalmente
elaborato e integrato a dei rituali. Indica soprattutto un’idea di
passaggio terapeutico: dal caos a un nuovo ordine, come il trapasso
da uno stato all’altro; offre, quindi, la possibilità di sentirsi felici “per
via di quel sentimento quasi ontologico dell’essere-là-delle-cose,
quello che Heidegger propone come Das sein, quell’essere-ci che per
gli dei è presenza, […] che è il punto culminante del viaggio”9.
8
M.Eliade, Lo sciamanismo e le tecniche arcaiche dell’estasi, Fr.Bocca Editori, Roma -
Milano 1953, pp.18-9
9
G.Lapassade, Dallo sciamano al raver, Apogeo Urra, Milano 1997, p.XXI
11
La determinazione culturale della transe varia sia a seconda delle
culture, sia a seconda dei momenti storici. Racchiude nei gesti, nelle
forme espressive e negli atteggiamenti una stratificazione di modelli,
che si sono stati strutturati e de-strutturati in diversi momenti ed a
seconda del contesto sociale in cui si sono trovati ad agire: ad
esempio la figura dello sciamano che compie un’esperienza in cui la
sua coscienza si illumina, protendendosi in viaggio verso le regioni
del sacro…oppure, laddove esiste uno stato dispotico, sul modello
asiatico per la classificazione di Marx, il ‘potere totale’ si
impadronisce della transe, al fine di servirsene (come ad esempio la
tradizione degli Aztechi di anestetizzare con lo yauhtli, ‘hashish’, le
donne votate a morte in onore delle dee terrestri)…poi viene l’estasi
profetica, quella drammatica, terapeutica e catartica del culto di
Dioniso (cominciano, ora, a filtrare i bisogni dell’individuo, attraverso
le aspettative della ‘persona’ che compie l’atto, non più legati
solamente alle ‘meccaniche’ del ruolo nel rito). Alla transe catartica
succede la transe satanica, nel Medio Evo cristiano, quando Dioniso
è diventato il Diavolo. L’ultima tappa della transe è l’isteria e il suo
luogo di espressione, è il divano freudiano: si passa dalla possessione
alla psicanalisi. La distinzione fra dionisiaco e apollineo catalizza il
divenire storico della transe, fino al forzato ritorno del potere totale
dell’ipnotizzatore, Lapassade crede che “questo potere trovi la sua
prima origine nella forma politica del dispotismo […]; il potere reale,
simbolico e immaginario nell’analisi resta nella sua interezza, forte
quanto nell’ipnosi, anche se ha assunto un’altra forma. Si tratta di un
potere fondato sul terrore del potere (“il solo padrone dopo Dio”,
disse Lacan)”10.
Concludendo questo ‘breve viaggio’, posso sottolineare come,
anche nel tempo, la coscienza esplosa è uno stato marginale, un
potenziale di tutti gli individui rispetto allo stato di coscienza
ordinario. Questi orizzonti inesplorati sono battuti dai drogati, dai
pittori, dai poeti (…comunque attori sociali ‘marginali’) fino agli
sciamani, che usano la transe come la tecnica che permette di entrare
in comunicazio ne con un mondo surreale, soprannaturale.
La transe può, per Lapassade, sottendere una rivolta, una
liberazione dell’immaginario, “l’estasi assume una dimensione sociale
10
G.Lapassade, Op.Cit., pp.85-6
12
e collettiva, diviene l’analizzatore della società. Il termine analizzatore
indica un comportamento che obbliga alla liberazione di una verità
sociale, […] di una situazione fino a quel momento tenuta nascosta o
insufficientemente conosciuta dagli individui. […] Le strutture di
potere cominciano così a svelarsi nelle relazioni che stabiliscono con
gli analisti (dall’alto) e con i rivelatori (dal basso). E’ una reazione sia
di riconoscimento che di aiuto, sia, al contrario, di rottura e di
rifiuto”11. Si ritorna così all’opposizione tra Dioniso, il dio della
transe e degli schiavi, e Apollo, il dio dei padroni e della razionalità
analitica…
Tornando al tema originario del paragrafo: che tipo di viaggiatore
è un consumatore di droghe sintetiche, specie di ecstasy, che entra in
uno stato di modificazione socializzata dello stato ordinario di
coscienza (per i canoni storico-antropologici appena analizzati)?
E’ bene specificare che i raves, gli after-hour (le feste della
domenica dalla mattina al tardo pomeriggio, ora illegali), gli after-tea
(le feste dal tardo pomeriggio della domenica a notte fonda) e le one-
nights (i classici sabati sera) hanno raggiunto un livello di
organizzazione straordinario, razionalizzato nei minimi dettagli, tanto
che si possono individuare un insieme di caratteri strutturali presenti
in tutti i fenomeni sopra citati, definibili come gli elementi minimi,
funzionali allo stato di transe ricercato. Tanto che il rapporto set-
setting, tra i ‘dispositivi’ degli eventi e la ‘predisposizione’ dei
partecipanti, raccoglie le aspettative, le motivazioni e i desideri dei
singoli individui sulle funzionalità dei fattori esterni, del contesto
11
G.Lapassade, Op.Cit., p.LXIV
Nel testo di Lapassade, il termine analyseur ha il significato di “rivelatore”, come quella
analoga di “analizzatore”, ed è un elemento fondamentale del suo pensiero. Analyseur sta
qui ad indicare un comportamento che “obbliga alla manifestazione di una verità sociale, di
una situazione fino a quel momento tenuta nascosta o insuffucientemente conosciuta dagli
indidvidui” ( Lourau). La nozione di analizzatore è contrapposta a quella di analista: così, ad
esempio, lo schiavo è l’analyseur della società greca; mentre Aristotele, che fa l’analisi
istituzionale di tale società, è l’analista riconosciuto, accettato dai ‘Padroni’. Ma questo
analista non vede, o non può vedere, che lo schiavo rivela la verità della società
“analizzata”…, specie se frutto di un processo di repressione sociale del gruppo. In tal
modo la solo presenza del corpo in transe in una società, semina il dubbio sulla serietà
dell’ideologia dominante.
13
ambientale (sia fisico che sociale). Basta pensare all’effetto folla, gli
effetti speciali, la musica, il ritmo e le sostanze stupefacenti…
Il raver sul luogo del rito è chiaramente disponibile e predisposto
ad iniziare un ‘viaggio’, mentre l’organizzazione della festa (in chiave
weberiana) è in grado di garantirgli la possibilità ‘di viaggiare’12.
Il numero sempre maggiore dei partecipanti sottolinea un altro
tratto generale dei riti transe, l’“effetto di gruppo”. Il lavoro svolto da
Le Bon13 sottolinea l’effetto ipnotico dei rassembramenti e dei grandi
raduni che muta lo stato di coscienza ordinario dei partecipanti,
rendendoli quasi per intero schiavi degli imperiosi impulsi del loro
comune inconscio. A questa irrazionalità ‘spersonalizzante’ si può
legare il movimento techno (sempre in senso lato), come una
espressione dell’epoca delle folle e del consumismo di massa. La
Love Parade è un annuale techno-raduno che raccoglie un milione di
persone da tutta Europa e si snoda negli storici vialoni di Berlino.
Comunque in tutto il continente esistono manifestazioni simili, dalla
Svizzera alla Slovenia, dalla Francia all’Inghilterra14.
L’ambiente fisico che ospita questi appuntamenti ha una sua
scenografia, specialmente nelle manifestazioni in luoghi chiusi. Laser,
luci, proiezioni, immagini provocano una perdita dei riferimenti
spaziali e temporali ordinari, dovuta ad un sovraccarico degli stimoli
sensoriali, sonori e luminosi.
I ritmi sostenuti e ripetitivi, a volte fino all’ossessione (dovuta
alla differenziazione musicale che, nel tempo, ha ‘complessificato’ lo
stesso fenomeno), avvicinano le forme musicali più tradizionali e
molto simili ai ritmi dei riti di possessione. “Un musicologo, Tagg, ha
commentato questo aspetto sulla base del rapporto tra la ‘figura’ e lo
‘sfondo’, secondo il modello della Gestalt, la Psicologia della Forma:
la figura, nella musica tradizionale, è la melodia; lo sfondo è costituito
dal ritmo e gli arrangiamenti armonici. Ora, nella musica techno la
figura, cioè la melodia in senso tradizionale, è assente: resta solo il
fondo; e questo cambiamento troverebbe il proprio equivalente nella
12
R.Metzner, Applicazioni terapeutiche degli stati modificati di coscienza, in Altrove,
Nautilus, Torino 1997
13
G.Le Bon, La psicologia delle folle,Longanesi, Milano 1989
14
G.De Giuli, La transe nella folla, in A.Fontaine e C.Fontana, Raver, Sensibili alle foglie,
Roma 1997
14
psicologia dei partecipanti, che vanno ai rave per formare insieme
uno ‘sfondo’ senza figure: è la folla che danza, una folla in cui la
personalità individuale è come dissolta”15.
La musica regola la transe non la induce. Può modificare,
attraverso la programmazione musicale della festa, gli ‘stati’ dei
partecipanti: parte piano, poi, sale di intensità, in progressione, fino
alla cosiddetta ‘botta’( la meta di tutti i ‘viaggiatori’), per poi
scivolare più lentamente verso il down finale…la fine del rito.
Se la musica sostiene i partecipanti, chi provoca lo stato di
transe? Le sostanze psicoattive, o empatogene, specie l’ecstasy che
meglio si combinano con il setting presente (dalle luci alla musica,
dalla folla alla durata delle feste), specie al ‘fondo’ musicale. Da
un’attenta analisi, però, deriva che l’MDMA (le pasticche) non
provoca l’effettiva e duratura modificazione della percezione,
prodotta ad esempio dagli allucinogeni (LSD), che manifesta ‘il
passaggio a’, il contatto con una nuova dimensione, la rivelazione
dell’altro…tipica dello sciamanismo classico. Non c’è passaggio
storico o continuità, ma solo un’attenzione, forse edonistica, al
semplice consumo di questa ritualità che perde, con l’uso attuale, il
suo valore metafisico. Quindi, l’MDMA diventa il semplice
catalizzatore di un contesto specifico, che provoca uno stato
modificato di coscienza (SMC) elementare: gli ‘ecstasiati
metropolitani’ (i raver moderni) sono solo lontani cultori, o
volgarmente, imitatori (magari solo a livello epistemologico) dello
sciamanismo. Diventa chiaro che l’associazione dell’ecstasy ai ‘trip’
(gli acidi) provoca uno stato di alterazione paragonabile,
teoricamente, alle esperienze sciamaniche!
“Con la droga oggi succede un po’ quel che succede con la
transe diabolica del medioevo, allorchè questa nasce dalla distorsione
divina di tipo greco: e gli dei, fra cui Dioniso, il dio dell’ebbrezza
chimica, sono associati al diavolo. […] Non ci si stupisce se, in
mancanza di un apparato storico-culturale (semantico) in grado di
orientare queste esperienze estatiche, si scada in ripetitivi fenomeni
disordinati di consumismo, di uso mortale delle droghe, di un cattivo
uso del proprio corpo e, quindi, della transe”16. Lapassade crede che
15
G.Lapassade, Op.Cit., p.99
16
G.Lapassade, Op.Cit., p.XXV
15
la transe, storicamente e nelle sue attuali manifestazioni giovanili, sia
un mezzo e non un fine; una risorsa, una disponibilità cui si può
ricorrere in caso di bisogno per cambiare la propria vita e per
incontrare gli altri a dei livelli che ci sono abitualmente sconosciuti.
16
2. DAL ’68 AI RAVES
Dopo aver riletto, in chiave personale, l’uso e il consumo delle
sostanze nella storia, comincio col dare delle inevitabili precisazioni
teoriche, al fine di osservare e studiare i due fenomeni che ho deciso
di prendere in considerazione. Inoltre farò attenzione ai due decennni
di riferimento, senza perdere l’occasione di sottolinearne continuità e
differenze.
Ad ulteriore conferma, riesamino le pubblicazioni di un
quotidiano nazionale in due bienni di riferimento (il ’67/’68 e il
’96/’97), cercando di evidenziare le origini dei gruppi legati a hippies
e ravers.
Finirò con l’esame di un recente fatto di cronaca per evidenziare
l’importanza dei mass media nella costruzione della realtà, nella
società attuale, facendo riferimento al fenomeno legato ai ravers.
LA TEORIA DELLA COMUNICAZIONE
Negli anni cinquanta si consolida, con il boom economico post-
bellico e la conseguente ventata di benessere, una società ‘ottimista’
con grandi speranze e grandi progetti, frutto del need for
achievement, il bisogno di successo. Le teorie sociologiche e
politiche si basano sul paradigma struttural-funzionalista.
Il funzionalismo è una corrente di pensiero che ha origine da
alcuni classici, come Comte, Durkheim, Spencer, Pareto,
Malinowski, Radcliffe-Brown. Si basa sul funzionamento di un
sistema composto da parti che interagiscono tra loro. Le “parti” sono
determinate dalle funzioni che svolgono all’interno del sistema-società
(economica, politica, giuridica,…). L’ordine sociale o lo stato
“normale” delle cose deriva dall’equilibrio di queste strutture perché
sono interdipendenti, sul modello del sistema organico (che troviamo
nelle scienze biologiche). Questa teoria sembra riflettere la “realtà”
17
sociale: una marcata coesione (provocata dal ricordo della guerra o
dalle ventilate ‘pari opportunità’?) e la presunta interiorizzazione di
valori condiv isi garantiscono il consenso, la riproduzione e
l’equilibrio tra le ‘parti’ sociali. Quindi, l’inclusione generalizzata
(Parsons) deve superare il senso di appartenenza ad un gruppo,
tipico delle società gerarchiche-stratificate basata sui confini della
distinzione Noi-inclusi e Loro-esclusi. In tal caso, infatti,
l’appartenenza ad un gruppo sociale, ad un Noi delimitato, supera
l’esistenza stessa della società e la subordina alle questioni di
dominio tra inclusi ed esclusi e all’affermazione di questa differenza
di valore.
Da questa prima breve disamina, emerge che le società
interessate ‘ai moti’ degli anni sessanta subiscono un importante
processo di “civilizzazione”, che Elias intende anche come controllo
della violenza. Il processo di civilizzazione attribuito ad una società è
provocato dal cambiamento degli usi e dei costumi, dovuto alle
modificazioni storiche degli standard sociali. Elias si perde, poi,
riducendo la civilizzazione ad un’esperienza individuale di
condivisione di valori ed affettività di fondo che si scindono col
sapore romantico della democrazia, del pacifismo,
dell’universalismo. Comunque, i mutamenti diventano anche passaggi
mentali, mediati, istituzionalmente o personalmente, con un fruire
continuo di relazioni, interrelazioni, interdipendenze: il singolo, ora,
dispone di una maggiore autoconsapevolezza del sé, che può
diventare costruttiva o distruttiva. A partire da Cartesio, l’uomo
rivaluta le sue capacità di analisi e la sua stessa percezione: il sé
diventa un sistema che osserva la realtà fuori da sé stessi e la
comprende, emancipandosi, ad esempio, dagli oscuri paradigmi
religiosi. Questa nuova problematica gnoseologica, provocata dalla
rivoluzione cartesiana, esprime la nuova immagine che l’uomo ha di
sè
17
.
La storia e la tecnologia creano le comunicazioni di massa, che
costituiscono “il nuovo luogo, in cui i confini di vita si dilatano”18,
dando spazio allo sviluppo rivoluzionario della modernità.
17
N.Elias, La società degli individui, Il Mulino, Bologna 1990
18
B.Pearce, Comunicazione e condizione umana, Angeli, Milano 1993, p.49