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Principalmente si possono distinguere quattro parti:
1) L’ANALISI DEL PROBLEMA E DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI NELLA SUA ACCEZIONE
GENERALE
2) L’ANALISI DELLA SITUAZIONE LOCALE DI GESTIONE DEI RSU:
ORGANIZZAZIONE RACCOLTA, RISULTATI, TRATTAMENTI, MODIFICHE ORGANIZZATIVE-
STRUTTURALI FUTURE.
IL SISTEMA DI RACCOLTA RELIZZATO A CARRARA e’ analizzato come una delle
possibili soluzioni conseguenti al rinnovamento della normativa sui rifiuti (realizzatasi
con il D.lgs Ronchi 22/97); tale sistema risulta comunque temporaneo e in continua
evoluzione in quanto soggetto a studi per un ulteriormente miglioramento; a proposito
verrà proposto lo studio di un progetto sperimentale, riguardante la modifica del sistema
di raccolta con cassonettizzazione stradale.
3) LO STUDIO DEL RUOLO E DELL’IMPORTANZA DELLA RD DELLA
SOSTANZA ORGANICA, SIA COME ELEMENTO DETERMINANTE PER IL
RAGGIUNGIMENTO DI BUONI RISULTATI PERCENTUALI di RD TOTALE, SIA COME
ELEMENTO RISOLUTORE DI ALCUNI PROBLEMI GESTIONALI-AMBIENTALI.
IL SISTEMA DI TRATTAMENTO LOCALE DELLA F.O. realizzato dal Cermec viene
esaminato da vari punti di vista: tecnico-impiantistico, logico-funzionale, economico-
produttivo ed ambientale, soprattutto in relazione al trattamento della Frazione Organica
attorno a cui ruota l’attività dell’impianto. Di esso viene proposto lo studio dello stato
attuale, con un accenno alle modifiche strutturali e operative che verranno effettuate a
partire da settembre 2000.
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4) L’INTERAZIONE CON L’UTENZA è un altro argomento richiamato più volte nel corso della
tesi in relazione ai differenti argomenti; questo perché nell’ottica della prevenzione,
l’educazione al recupero dei materiali, al risparmio d’energia e materia, alla prevenzione
dei danni ambientali, e’ fondamentale per ottenere dei miglioramenti quali-quantitativi
nella RD e per far si che la società’ futura si muova con cognizione di causa. Saranno citate
allora attività di coinvolgimento e mezzi di diffusione delle informazioni effettuati a Carrara
e proposte nuove idee per stimolare l’utenza all’acquisizione dell’informazione, alla
collaborazione e alla condivisione dell’operato.
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2) LA NASCITA E LO SVILUPPO DEL PROBLEMA RIFIUTI
La società dei rifiuti è l'altra faccia della società dei consumi. Il ricorso a sole materie prime e
la loro dissipazione, la politica dell'usa e getta, con la rapida dismissione dei beni
teoricamente durevoli, ha portato alla produzione di un ingente quantità di rifiuti, ormai non
più gestibile tramite l'obsoleto metodo dell'interramento indifferenziato in discarica e
dell'incenerimento misto.
Il ciclo dell'artificialità umana, fino ad ora aperto e tendente all'accumulo degli scarti,
necessita oggi di essere chiuso in analogia a quello naturale; infatti solo la chiusura del ciclo
attuata con il recupero dei materiali, la loro rivalutazione e reinserimento nella produzione
rendono il processo ripetibile indefinitamente. La vecchia gestione dei rifiuti fondata sullo
smaltimento del materiale tal quale in discarica o nell’inceneritore non era più accettabile, né
ambientalmente né economicamente.
Problemi quali:
ξ L'esaurimento dei siti di conferimento
ξ L'aumento dei costi di gestione dei rifiuti in discarica
ξ L'inquinamento chimico–ambientale da biogas e percolato o da gas tossici da
incenerimento
ξ L'esaurimento delle risorse naturali
hanno condotto a una revisione dell'ottica consumistica dissipativa e ad un nuovo approccio
globale, circolare, proprio di una coprogettazione ove produzione e trattamento di fine
processo di utilizzo siano logicamente connessi sin dall'inizio.
Da un lato si impone una produzione più contenuta e razionale, dall'altro l'organizzazione di
progetti per una raccolta differenziata efficiente, che permettano il massimo recupero e la
massima rivalorizzazione dei materiali, riducendo così il volume e la massa del rifiuto da
inviare in discarica.
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Tutti questi problemi e necessità, sono stati dapprima esaminati a livello di Comunità
Europea, dove hanno portato all’elaborazione di una normativa in materia, quindi sono stati
recepiti dal governo italiano che, a seguito di ciò, si è trovato di fronte alla necessità di
riformulare la legislazione esistente, sostituendo il vigente Decreto del Presidente della
Repubblica (d’ora in avanti abbreviato in D.P.R.) 915/82 con l’attuale Decreto Legislativo
(d’ora in avanti abbreviato in D.lgs) 22/97, elaborato nel 1997 sotto il Ministro dell’ambiente
Edo Ronchi, nome con cui il decreto è comunemente noto.
Questo decreto rappresentò un rivoluzionamento della gestione dei RSU in quanto riclassificò
i rifiuti, ridefinì gli organi responsabili, modificò il sistema e introdusse modalità di raccolta e
trattamento in tempi, modi e quantitativi nuovi.
Infatti, a seguito degli studi effettuati, l’unica soluzione che prometteva di risolvere gran parte
dei nostri problemi, sembrò essere quella di affidare alla raccolta differenziata (d’ora in
avanti abbreviata in RD) l’intercettazione delle diverse frazioni, da riutilizzare e riciclare;
recuperando materia ed energia ove possibile e lasciando il ricorso alla discarica all’ultimo
stadio solo per materiale stabilizzato non ulteriormente valorizzabile.
Tramite la RD., da realizzare poi in tempi e modi diversi, sarebbe stato possibile recuperare
dal RSU metalli, plastica, vetro, alluminio, carta e cartone, da riutilizzare o riciclare; tramite
riduzione e recupero degli imballaggi si sarebbe ulteriormente ridotto il quantitativo da
raccogliere e conferire all’impianto di trattamento; tramite selezione secco/umido avremmo
potuto recuperare ulteriormente materia ed energia, e tramite separazione, stabilizzazione e
compostaggio della frazione organica avremmo potuto eliminare i problemi di biogas e
percolato, ricavandone un materiale stabilizzato, il compost, da utilizzare come ammendante o
come materiale da riempimento.
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3) ALCUNE NOTE SUL DECRETO RONCHI
Con tale decreto si modifica sostanzialmente il concetto e la classificazione dei rifiuti, e si
introduce un nuovo approccio al problema della loro gestione: in primo luogo rifiuto viene
definito “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia
l’obbligo di disfarsi”. Il rifiuto è il risultato finale di processi di produzione e di consumo,
non ulteriormente scambiabile né utilizzabile, ma esclusivamente destinabile all’eliminazione;
pertanto non è da considerarsi un prodotto da vendersi ma una sostanza di scarto.
Anche il sistema normativo di classificazione viene ridefinito, distinguendo i rifiuti solidi in
URBANI e SPECIALI, in relazione all’origine, e in PERICOLOSI e NON PERICOLOSI,
in relazione alla caratteristiche. I rifiuti solidi urbani (RSU) vengono poi a loro volta distinti
in due tipologie principali: DOMESTICI ed IMBALLAGGI: costituite entrambe da 7 classi
merceologiche [1]
1) Carta e Cartone 2) Materiali inerti
3) Materiali Metallici 4) Frazione organica
5) Tessili e Legno
7) Materiali plastici
6) Sottovaglio (scarti
che non rientrano in
nessuna frazione)
Per ogni frazione il D.lgs. definisce le percentuali di raccolta differenziata, di riciclaggio e di
residuo da processo che è necessario realizzare al fine di raggiungere i valori del 15 %-25%-
35% di RD, calcolati sul RSU totale annuo prodotto, entro le date del 3 Marzo 1999-2001-
2003 rispettivamente.
Ogni frazione dovrà essere sottoposta ai trattamenti più idonei in relazione alle sue
caratteristiche chimico-fisiche, con l’intento di recuperarne al massimo il contenuto di energia
e materia, ciò al fine di ridurre al minimo il ricorso, soprattutto per l’indifferenziato, a
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discarica ed inceneritore, di cui vengono ridefinite le modalità di progettazione,
funzionamento e utilizzazione. Accanto a ciò vengono studiati nuovi criteri di selezione,
raccolta e trattamento dei rifiuti, per cui se in un recente passato in Italia il 78% dell’RSU
veniva smaltito in discarica, il 15% incenerito, il 5% raccolto in modo differenziato ed il
restante 2% destinato a biotrattamenti, ora, con il Decreto Ronchi, la RD dovrà raggiungere il
35% entro il 03/03/2000 e l’indifferenziato andrà a selezione automatica per la separazione e
la valorizzazione delle varie componenti; dal 1/1/1999 inoltre esisteranno solo inceneritori
con recupero energetico e dal 1/1/2000 andranno a discarica solo materiali inerti, stabilizzati,
o residui di riciclaggio e recupero [1]. I punti cardine del decreto, da perseguirsi tramite lo
sviluppo di tecnologie pulite di produzione e di trattamento post uso, nonché tramite
l’incentivazione della RD, possono essere così sintetizzati:
1. Prevenzione;
2. Riduzione della produzione;
3. Riduzione della pericolosità dei rifiuti; al fine di limitare vari tipi di
4. Recupero dei rifiuti ancora sfruttabili in problemi di smaltimento
altra forma; e di migliorare la resa
5. Loro valorizzazione; delle risorse naturali
6. Loro riutilizzo;
7. Migliore gestione del territorio, tramite pianificazione delle aree da destinare agli
impianti;
8. Utilizzo di tecnologie pulite per impianti di recupero, riciclo, smaltimento;
9. Riduzione del numero, del volume e della pericolosità delle discariche (grazie alla
diminuzione del quantitativo di rifiuti da conferirvi, alla loro qualità e alla struttura
delle discariche stesse),
10. Riduzione dei costi ambientali ed economici legati allo smaltimento.
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A seguito della tendenza al decentramento, il decreto impone alle provincie la gestione
autonoma dei rifiuti, al fine di favorire la realizzazione di progetti più idonei ad ogni specifico
territorio, che limitino i costi e i problemi di natura gestionale e non, relativi alle fasi di
raccolta, trasporto, stoccaggio e trattamento dei rifiuti. Il territorio viene così suddiviso in
Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), spesso coincidenti con l’area provinciale; a questi la
regione affida l’elaborazione del proprio piano gestionale, che dovrà essere conforme ai
principi del PIANO REGIONALE; così ogni provincia studierà e programmerà un PIANO
PROVINCIALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI per stabilire la localizzazione dei punti atti
al conferimento o idonei alla costruzione di aree di trattamento e smaltimento, per
determinare tempi e modi di raccolta per piccole e grandi utenze, per individuare i soggetti
responsabili durante l’intero processo, e per definire le strutture tecniche di trattamento.
Rilevante, ai fini di questa tesi, è in particolare la gestione distinta dei due tipi di rifiuto
urbano: gli imballaggi saranno di responsabilità del CONAI (Consorzio Nazionale
Imballaggi), quindi verranno recuperati immediatamente dopo l’uso senza entrare nel ciclo
degli RSU gestiti dall’azienda municipalizzata, con l’obbligo che la frazione recuperata
raggiunga il 50-65% del totale prodotto, di cui 25-45% dovrà essere riciclato (direttiva
comunitaria 62/94).
I rifiuti domestici invece non saranno di responsabilità dei produttori, ma verranno gestiti da
un ente apposito e pertanto saranno l’oggetto della RD in questione. I valori minimi di
raccolta differenziata definiti dal D.lgs. 22/97 per le varie frazioni merceologiche (tab.1), non
consentono in realtà il raggiungimento delle percentuali globali minime previste per la
raccolta differenziata, se non tramite strategie di pianificazione, realizzazione e gestione che
ogni ATO elaborerà in relazione alle caratteristiche del territorio, spingendo così la
percentuale di RD globale (data dalla somma delle percentuali di RD delle singole frazioni
merceologiche) fino ai valori imposti.
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Organico verde 33%
Carta e cartone 40%
Imballaggi plastici 15%
Legno /tessile 10%
Imballaggi metallici 15%
Vetro 60%
Tab.1: Obbiettivo minimo di intercettazione per ciascuna frazione merceologica al fine di
raggiungere il 35% globale (Bollettino ufficiale della Regione Toscana n.18- del
20/05/1998) [2]
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4) IL RUOLO DELLA SOSTANZA ORGANICA NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI
PREVISTA DAL D.lgs. RONCHI
Uno dei problemi di base è che la composizione dei rifiuti urbani sta cambiando negli ultimi
anni con la crescita rispetto alla frazione organica delle componenti secche (carta, plastica,
vetro, metalli); lo sviluppo dell'imballaggio a perdere è ormai diventato decisivo nel sistema
del consumo, perciò pur non aumentando le quantità totali di prodotti alimentari consumati
(organici), è aumentato il totale dei rifiuti collegati all'alimentazione (imballaggi).
Il RSU viene prodotto principalmente nella fase del consumo finale dei prodotti e dei servizi
dell'economia; le famiglie producono circa il 50-60% del totale, mentre il restante 40-50% è
prodotto da reti commerciali, esercizi pubblici e terziario. Analisi sulla composizione in peso
dei rifiuti urbani effettuate da Federambiente, rivelano che la plastica e gomma rappresentano
circa il 14-15%, la carta e cartoni il 27%, il vetro il 7%, i metalli il 5%, l'organico il 30%; di
questo le famiglie producono circa il 50%, con un quantitativo pro-capite medio giornaliero
stimato attorno ai 200-250 g. [3]. Si parla di composizione in peso perché è bene distinguerla
da quella in volume; ad esempio la parte organica, che rappresenta il 30-35% in peso, è solo il
10% in volume dei rifiuti urbani, e ciò è un fattore molto importante nella RD., addirittura
critico nella fase di raccolta, mentre in discarica, dove la densità si aggira sui 700-800 kg/mc
dopo la compattazione, assume una minore importanza.
E’ proprio nell’elevata densità della frazione organica (d’ora in poi abbreviata in F.O). e
nelle percentuali relative, che risiedono i fondamenti del nuovo sistema di raccolta e di
gestione dei RSU.
Al fine di raggiungere gli obbiettivi previsti dal decreto nei tempi prestabiliti, enti nazionali ed
agenzie per l’ambiente quali l’ANPA (Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) e
la commissione nazionale per la gestione dei rifiuti, hanno esaminato vari progetti, diversi
l’uno dall’altro per trattamenti, percentuali raggiunte, tipologia e modalità di raccolta; dai loro
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studi è risultato che con la raccolta differenziata classica (vetro, plastica, allumino, carta) si
sarebbe raggiunto solo il 36% di intercettazione degli RSU e con la raccolta degli imballaggi
il 22%; invece, rafforzando la selezione compost/CDR (Combustibile derivato da Rifiuti:
plastica, carta e S.O. depurate da vetro e metalli provenienti da raccolta indifferenziata;
altrimenti noto come RDF, dall’inglese Refuse Derived Fuel) tramite processo di selezione
secco/umido, e raccogliendo una quantità di organico pari a 4 volte la potenzialità di
compostaggio esistente (9% degli RSU), si sarebbero raggiunte le percentuali richieste, grazie
anche al recupero associato di una quantità di carta non da imballaggio, pari al 50% dei
consumi domestici e al 70% dei consumi da ufficio. [3]
La raccolta della frazione organica, all’interno della RD gioca quindi un ruolo rilevante, in
quanto rappresenta da sola il 35% dell'R.S.U. totale; d’altra parte la sua presenza nel rifiuto
indifferenziato, non arreca che problemi; infatti, a causa di processi di fermentazione,
produzione di biogas e percolato durante le fasi di raccolta, stoccaggio e trattamento, obbliga
a tempi di deposito più brevi, rendendo difficile il deposito e la collocazione in discarica,
inoltre abbassa il potere calorifico del rifiuto globale, determinando una minor efficacia quali-
quantitativa di un eventuale processo di termocombustione. Pertanto è sembrato opportuno
porre la RD. della Frazione Organica presente nei Rifiuti Solidi Urbani (d’ora in poi
abbreviata in F.O.R.S.U.) al centro della nuova politica di gestione, in quanto garanzia di
miglioramenti e di rese percentuali imposte dal D.L. Ronchi.
4.1 - I VANTAGGI ECONOMICO–AMBIENTALI
Una raccolta differenziata che separi F.O.R.S.U. ed altri materiali avrebbe dunque diversi
vantaggi:
a) Un minor ricorso alla discarica, con conseguenti effetti positivi sull’ambiente (minor
produzione di biogas, percolato e inquinamento chimico ambientale correlato) e negativi
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sulle ecomafie, responsabili del traffico illegale dei rifiuti.
b) Un minor ricorso all'incenerimento indifferenziato, ove le plastiche, se mescolate alla
S.O., sono responsabili della produzione di composti organo-clorurati tossico-nocivi (ad
es.furani e diossine).
c) Un possibile recupero energetico-economico di materiale ancora utilizzabile, tramite
processi che permettano di produrre RDF da carta, cartone e plastica, e da esso, in
condizioni di combustione favorevoli, Energia termica ed elettrica con emissione
controllata di polveri, gas e scorie.
4.2 - LE POTENZIALITA’ DELLA F.O.R.S.U.
La frazione organica può derivare da raccolta differenziata cittadina, attuabile in vario modo,
o può essere separata automaticamente dal rifiuto indifferenziato presso l’impianto, tramite
processo di selezione secco/umido. Naturalmente sarà diverso il grado di purezza e
conseguentemente la qualità del materiale stabilizzato che si potrà ottenere. I processi a cui
destinare i due tipi di frazione organica (di alta e di bassa qualità) sono due:
ξ COMPOSTAGGIO: per produrre compost di qualità utilizzabile come ammendante
agricolo
ξ BIOCONVERSIONE: per ottenere S.O. stabilizzata, a modesto grado di selezione, da
impiegare per recuperi ambientali, copertura di discariche, riempimento di cave, ecc.