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Prologo
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INTRODUZIONE ALLO STUDIO
Dalla mitologia in poi il tema del doppio, della doppia e
molteplice identità, dello sdoppiamento della personalità ha
sempre affascinato gli scrittori:
Il tema del doppio rappresenta una costante transculturale ricca di
implicazioni antropologiche e psicanalitiche ed è quindi
particolarmente adatta a misurare la dialettica con le
numerosissime varianti storiche. Si tratta infatti di un tema che a
partire dall’antichità classica si dirama in svariate epoche e in
svariate letterature nazionali.
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L’intento di questo lavoro è quello di proporre un’analisi
delle diverse tipologie di doppio presenti in commedie di vari
periodi della storia del teatro. S’indaga quindi su una
dimensione del doppio allegra e - più o meno - giocosa.
Si parte con lo studio di un’opera di Tito Maccio Plauto,
I Menecmi (206 a. C.), la cui comicità può essere definita di
situazione – basata cioè sugli equivoci e sugli scambi di
persona, con successiva agnizione finale. Questo tipo di
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Massimo Fusillo, L’altro e lo stesso. Teoria e storia del doppio, La Nuova Italia,
Firenze, 1998, pp. 7-8.
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comicità cosiddetta “situazionale” è a mio parere l’elemento
che accomuna le commedie qui trattate, pur portando a vari e
diversi sviluppi in ognuna di esse.
Nel primo capitolo, dove si procede per l’appunto
all’analisi dei Menecmi, si prende in considerazione una
tipologia di doppio che è l’unica rispetto alle altre considerate
successivamente ad avere i suoi risvolti anche nella realtà
effettiva e a non essere quindi circoscritta all’ambito letterario
o teatrale che sia: trattasi di una gemellarità reale.
Il capitolo affianca ai Menecmi la commedia
shakespeariana The Comedy of Errors (1593), perché
anch’essa sviluppa questa particolare tipologia di doppio, un
cosiddetto doppio biologico.
Nella commedia plautina è presente un doppio
gemellare, mentre in quella shakespeariana si hanno due
coppie di fratelli gemelli. In queste due opere si trova anche
un’ altra tipologia di doppio, ovvero un doppio onomastico,
derivante dall’omonimia dei fratelli gemelli: nei Menecmi
abbiamo Menecmo I e Menecmo II, mentre in The Comedy of
Errors troviamo Antifolo di Efeso e Antifolo di Siracusa e i
loro servi Dromio di Efeso e Dromio di Siracusa. Ed è proprio
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l’omonimia, insieme alla rassomiglianza fisica, a provocare
gli equivoci e gli scambi di persona all’interno delle coppie
gemellari. Di conseguenza si creano dei doppi d’identità e
quindi ciascun gemello si trova catapultato nella realtà
dell’altro per il quale viene scambiato.
Il secondo capitolo ci ripropone il doppio d’identità con
le commedie She Stoops to Conquer di Oliver Goldsmith
(1773) e The Rivals di Richard Brinsley Sheridan (1775).
In questo caso è un doppio d’identità quello utilizzato
dai protagonisti delle due opere, rispettivamente Kate
Hardcastle e Jack Absolute, rampolli di buona famiglia, i quali
scelgono di moltiplicarsi interpretando ruoli sociali meno
prestigiosi. Kate, facendosi passare prima per una cameriera e
poi per una servetta umile, riuscirà a conoscere la vera natura
dell’uomo a cui è promessa in sposa. In modo simile, il
Capitano Jack, presentandosi come un povero alfiere dal nome
Beverley, sarà in grado di conquistare la donna di cui è
innamorato.
Questi doppi d’identità saranno di conseguenza anche
situazionali e comportamentali. Nella commedia di
Goldsmith si parlerà anche di:
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doppio topologico, derivante dalla duplice
interpretazione/visione di uno stesso luogo da
parte dei personaggi;
doppio scenografico, tramite il quale si userà lo
spazio scenico per tendere una trappola ad uno dei
personaggi (nella fattispecie il promesso sposo di
Kate);
doppio metaletterario, in riferimento ad una
particolare condizione in cui si viene a trovare la
protagonista.
In The Rivals si avrà anche uno sdoppiamento del
doppio, in quanto Jack manterrà contemporaneamente in
scena l’identità fittizia di Beverley e la propria identità reale
di Capitano Absolute. E` uno sdoppiamento che preannuncia
quello di Jack/Ernest Worthing, protagonista de The
Importance of Being Earnest.
Nel terzo capitolo si prende in esame la farsa Box and
Cox di John Maddison Morton (1847). In essa ritorna il
doppio onomastico, al quale si affianca quello calligrafico.
Entrambe le tipologie caratterizzano i due protagonisti, Box e
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Cox, oltre che un altro personaggio presente solo in absentia,
un certo Knox.
La farsa di Morton ripropone anche il doppio
scenografico, anche se diverso da quello presente nel capitolo
precedente, in quanto la trappola scenica è destinata non più a
un unico personaggio, bensì a due: sia Box che Cox sono
infatti vittime di un inganno teso loro da un’affittuaria. La
farsa è tutta incentrata sulla doppia condivisione di Box e Cox
dello stesso spazio - che assume quindi la funzione di doppio
topologico - e sull’utilizzo duplice e contrapposto degli oggetti
in essa presenti. La doppia condivisione di Box e Cox uscirà
poi anche dall’ambito materiale per sfociare in quello
personale.
Nel quarto ed ultimo capitolo del lavoro è ancora un
doppio d’identità il protagonista delle commedie prese in
esame. Nell’opera di Brandon Thomas, Charley’s Aunt
(1892), si tratta tuttavia di un doppio d’identità particolare, o
meglio si passerà da un doppio metateatrale a un doppio di
genere.
Inizialmente infatti Lord Fancourt Babberley confesserà
di recitare la parte di una donna in una compagnia teatrale, ma
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nell’evolversi della commedia, per soddisfare la volontà di due
suoi amici - letteralmente spiazzati dall’assenza inaspettata
della zia di uno di essi - accetta d’interpretare realmente questo
ruolo femminile.
Nella commedia si assisterà poi ad una duplicazione del
doppio, visto che ad un certo punto la vera zia apparirà sulla
scena, ma con un’altra identità e si confronterà quindi con il
suo doppio.
L’ultima commedia analizzata è The Importance of
Being Earnest di Oscar Wilde (1895). Il doppio d’identità qui
presente sarà consequenziale all’omofonia dell’aggettivo
earnest con il nome di battesimo Ernest. Tale doppio sarà di
conseguenza anche comportamentale, situazionale e
topologico; lo stesso personaggio si chiamerà in due modi
differenti a seconda che si trovi in campagna (Jack) o in città
(Ernest). Come nella commedia di Thomas si avrà una
duplicazione del doppio d’identità iniziale, in quanto vi sarà
anche un ulteriore personaggio, Algernon, a fingere di essere
Ernest: avremo quindi due identità fittizie che rispondono al
nome di Ernest.
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Nel corso della vicenda Jack scoprirà di essere
realmente sia earnest che Ernest e di esserlo sempre stato:
Jack e il suo doppio sono quindi effettivamente la stessa
persona, un’unica identità.
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ATTO I
I modelli
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Tito Maccio Plauto: I Menecmi.
DRAMATIS PERSONAE
MENECMO I
MENECMO II (SOSICLE)
SPAZZOLA
EROZIA
CILINDRO
MESSENIONE
MATRONA
VECCHIO
UN MEDICO
(SCHIAVI)
___________________________________________________________
La scena si svolge a Epidammo.
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William Shakespeare: The Comedy of Errors.
DRAMATIS PERSONAE
SOLINO
EGEONE
ANTIFOLO DI EFESO
ANTIFOLO DI SIRACUSA
DROMIO DI EFESO
DROMIO DI SIRACUSA
BALTHAZAR
ANGELO
DOTTOR PINCH
PRIMO MERCANTE
SECONDO MERCANTE
UNA GUARDIA
UN CARCERIERE
UN MESSO
EMILIA
ADRIANA
LUCIANA
LUCE (o NELL)
UNA PROSTITUTA
Guardie, Carnefice, Alabardieri
______________________________________________________
La scena si svolge a Efeso
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I Menecmi e The Comedy of Errors trattano la doppia
identità utilizzando il tema della gemellarità.
L’opera plautina affronta le vicissitudini e gli scambi di
persona tra i due gemelli Menecmi; quella shakespeariana fa lo
stesso con i due Antifoli, ai quali affianca la seconda coppia
gemellare dei due Dromi. In entrambi i casi il tema dello
sdoppiamento è trattato in maniera comica, basandosi
sull’equivoco e sul furto d’identità, mettendo in scena una
“chiara fantasia di trionfo”
1
. Il testo di Massimo Fusillo recita:
[…] La somiglianza diventa un elemento paradossale e
potenzialmente eversivo: un fenomeno naturale che scardina
l’ordine logico delle cose, introducendo un’ambiguità
destabilizzante. L’apparizione di un essere identico a se stesso fa
precipitare il personaggio in una crisi d’identità.
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L’effetto prodotto dal doppio è quello descritto da Freud
attraverso la categoria del perturbante:
[…] per somiglianza perturbante s’intende la situazione in cui
fra i due simili si stabilisce un rapporto d’identificazione
reciproca: le due metà sono sullo stesso piano, due personaggi
distinti, accomunati però da una somiglianza eccezionale, marcata
da una nascita nello stesso giorno e alla stessa ora, che produce
fenomeni di proiezione-introiezione. Ciascun “doppio”,
1
Massimo Fusillo, L’altro e lo stesso. Teoria e storia del doppio, La Nuova Italia,
Firenze, 1998, p. 72.
2
Ivi, p. 184.
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trovandosi in questa “condizione destabilizzante” e provando un
profondo senso d’inquietudine, cerca in tutti i modi di
razionalizzare l’accaduto e di riconfermare la propria identità.
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“Fra i gemelli sussiste un rapporto di parità e di
reciprocità, perché la loro è una somiglianza in aequalibus : le
due persone si assomigliano l’una l’altra, formando una coppia
inscindibile. Non c’è un inferiore che assomiglia ad un
superiore”
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come testimoniano le scene conclusive delle due
commedie, nelle quali le coppie di fratelli si ricompongono in
maniera pacifica.
Il tema dei gemelli e quello del doppio costituiscono
due archetipi classici della letteratura; nei Menecmi e in The
Comedy of Errors:
lo sdoppiamento ha una chiara spiegazione biologica, ben
inscritta nel vissuto quotidiano e ricca di una sua intrinseca
eccezionalità: due individui con due identità distinte si rivelano
omomorfi nello stesso mondo fittizio, assumono cioè per un lasso
di tempo lo stesso aspetto fisico e la stessa identità.
5
(Menecmo
II s’immedesima nella situazione “predisposta” per Menecmo I,
così come Antifolo e Dromio di Siracusa, in quella per i loro
rispettivi fratelli).
3
Sigmund Freud, Opere 1917-1923, Vol.9, Boringhieri, Torino, 1977, p. 95.
4
Massimo Fusillo, op. cit., p. 185.
5
Ivi, p. 16.
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Plauto e Shakespeare affrontano il tema dei gemelli
probabilmente anche per eternare alcune credenze molto
sentite dalla cultura arcaica. Un passo di Bettini recita:
Questo sviluppo metafisico e simbolico della specularità trova la
sua corrispondenza e la sua humus in una serie di credenze
presenti nella cultura arcaica, e in particolare nella nozione
d’identità che anche in Grecia pare di per se stessa collegata a uno
schema binario. In questo quadro, l’identità di una persona non è
circoscritta al suo essere fisico e mentale, ma trova una proiezione
in quella che è stata definita la categoria psicologica del
“doppio”.
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Un’altra credenza percepiva “i gemelli come un segno
positivo di fertilità e di eccezionalità quasi divine. Sulla base
di questa eredità greca si andò a delineare un vero e proprio
principio nella società romana: la compattezza dei gruppi
familiari, delle gentes, i cui membri dovevano assomigliarsi
per esaltare la continuità verticale della stirpe”
7
.
Nelle due commedie la doppia identità è così trattata
forse anche per giocare su un tema che ritengo essere uno dei
sogni più bizzarri e ricorrenti dell’uomo: l’essere se stesso e
insieme un altro.
6
Maurizio Bettini, La maschera, il doppio e il ritratto, Laterza, Bari, 1992, p. 35.
7
Massimo Fusillo, op. cit., p. 184.