5
Introduzione
Mi accingo a una breve introduzione del testo che segue, nel quale
mi propongo di illustrare un’analisi sulla visione del potere operata da
Max Weber sia sotto il profilo storico che filosofico.
La relazione partirà dal binomio potere – potenza, per poi affrontare
il tema della sociologia del potere e i suoi fondamenti di validità e
scandagliare le forme legittime identificate dalla tripartizione
effettuata dal filosofo tedesco.
L’analisi si soffermerà successivamente sul concetto intrinseco di
disciplina e di ubbidienza, prendendo in esame sia la parte di chi
detiene il potere che di chi lo subisce.
E’ a questo punto che si crea il connubio tra potere e comando, il
legame inscindibile creato da Weber che porta questo testo a
un’appendice sulla personale esperienza di chi scrive in ambito
militare, dove si infittisce il legame tra i due termini.
Questa tesi è suddivisa in quattro capitoli, come riportato qui di
seguito.
Il primo, intitolato “Il potere”, è suddiviso a sua volta in tre
sottocapitoli: “Definizione, sociologia e forme”, “Potere e
amministrazione”, “Fondamenti di legittimità del potere” .
Il secondo capitolo, dal titolo “La triplice forma di legittimazione
del potere” è suddiviso in tre sottocapitoli: “Il potere legale”, “Il
potere tradizionale” e “Il potere carismatico”.
6
Il terzo capitolo “Disciplina e obbedienza” è suddiviso in tre
sottocapitoli: “Il significato della disciplina”, “L’origine dalla
disciplina militare” e “L’obbedienza”.
Il quarto capitolo dal titolo “Potere in ambito militare” è composto
da un solo sottocapitolo, “Da Weber all’esperienza personale”, in cui
mi accingo a fornire un breve approfondimento sul potere nella mia
vita lavorativa partendo dall’analisi del sociologo tedesco sul potere
nella struttura organizzativa della forza armata.
L’elaborato prosegue e termina con le conclusioni personali
dell’autore e la bibliografia dei testi consultati.
8
1. Il potere
1.1 Definizione, sociologia e forme
Il sociologo tedesco Max Weber definisce il potere come la capacità
di un attore sociale di esercitare un controllo sul comportamento degli
altri attori, anche senza il consenso di questi ultimi, condizionando le
loro decisioni.
Il potere viene individuato, quindi, come quel fenomeno per cui una
volontà manifestata dal detentore (o detentori) di esso, definita
comando, influisce effettivamente sull’agire di altre persone, definiti
dominati, i quali assumono un comportamento di obbedienza.
1
Weber scinde il potere in due macro blocchi mediante l’utilizzo di
due concetti fondamentali: quello di Macht (potenza) e quello di
Herrschaft (dominio). In essi si individua una prima palese e
sostanziale differenza: nel primo caso, si ricorre all’utilizzo della forza
per far rispettare la propria volontà e il potere viene imposto dall'alto
grazie all’utilizzo della forza stessa e alla paura; nel secondo caso,
invece, emerge l'abilità di trovare obbedienza da parte di determinati
individui in cui vi è un minimo di volontà di obbedire e il potere si
forma dal basso e scaturisce dal rispetto e dal riconoscimento di una
superiorità. Weber distingueva tra un significato più generale e un
significato più ristretto del concetto di Herrschaft. Il primo indica
semplicemente tutte le strutture di relazioni di potere; in questo senso,
1
M. Weber Economia e società vol. II, Edizioni di Comunità, Milano 1961, pp. 248-249
9
una posizione usualmente designata come dominante può svilupparsi
tanto nelle relazioni sociali di un salotto come sul mercato, dall'alto di
una cattedra in un'aula di lezione come in una discussione scientifica e
nello sport. Con il concetto di Herrschaft nel senso ristretto, Weber
intende identificare relazioni strutturate tra superiori e subordinati in
cui, tuttavia, l'obbedienza di fatto può basarsi sui motivi più diversi ed
essere ottenuta con una grande varietà di mezzi.
Il potere, considerato nel suo concetto più generale, costituisce uno
degli elementi più importanti dell’agire in comunità.
Sebbene non ogni agire in comunità mostri una struttura di potere,
tuttavia il potere occupa un posto rilevante nella maggior parte delle
specie di quest’ultima, anche in quelle nelle quali è meno evidente.
Così avviene, per esempio, nelle comunità linguistiche nella scelta del
dialetto da promuovere a linguaggio ufficiale come è avvenuto in
Germania, portando allo sviluppo di una grande comunità di unità
letteraria, e in Olanda, dove è avvenuto l’opposto, ossia una
differenziazione linguistica dal tedesco.
Tutti i campi dell’agire in comunità mostrano di essere influenzati
in modo molto profondo da parte di formazioni di potere. In molti casi
è il potere stesso, e il modo del suo esercizio, a far scaturire
un’associazione razionale.
La sussistenza del potere ha un’importanza decisiva soprattutto
nelle formazioni sociali più rilevanti dal punto di vista economico,
ossia nella proprietà fondiaria e nella grande impresa capitalistica.
Weber prende come esempio il caso dei fabbricanti di birra in
Germania e della Standard Oil Company, un vero e proprio trust
10
controllante il settore petrolifero negli Stati Uniti ad inizio Novecento,
la cui posizione rispetto ai propri rifornitori è assai approssimabile a
quella del dominio del potere autoritario di una burocrazia statale.
Il concetto di potere è strettamente connesso con quello di potenza
di cui costituisce un caso speciale. Lo scopo esclusivo del detentore
del potere non è affatto quello di perseguire in virtù di esso interessi
puramente economici, sebbene la potenza economica sia sovente una
conseguenza del potere ed anche uno dei suoi mezzi più importanti.
La potenza designa la possibilità di far valere entro una relazione
sociale, anche di fronte ad un’opposizione, la propria volontà, quale
che sia la base di questa possibilità.
Essa può essere considerata, quindi, come l’assoggettamento delle
volontà altrui alla propria e può assumere diverse forme e appartenere
a svariate sfere delle relazioni sociali, da quella economica a quella
giudiziaria, da quella scientifica a quella sportiva.
2
E’ praticamente incommensurabile la casistica comprensiva di tutte
le forme, le condizioni e i contenuti in cui si potrebbe manifestare il
potere.
Weber, perciò, riassume tutte le varie forme in due principali specie
di potere tra loro contrapposte: quello costituito in virtù di una
costellazione di interessi (in particolare in virtù della posizione di
monopolio) e quello costituito in virtù dell’autorità (potere di
comando e dovere di obbedienza).
2
M. Weber Economia e società vol. II, Edizioni di Comunità, Milano 1961, pag. 245
11
Il tipo più puro della prima specie è costituito dal potere
monopolistico sul mercato, mentre il tipo più puro della seconda
specie è rappresentato dal potere del padre di famiglia o dal potere del
principe.
Il primo si fonda semplicemente sull’influenza sull’agire
formalmente libero dei dominati ed è guidato soltanto dall’interesse
personale; il secondo si fonda su un semplice dovere di obbedienza
che viene preteso prescindendo da ogni motivo o interesse.
Spesso i due tipi di potere si compenetrano a vicenda, cosicché il
potere detenuto dalle banche e da ogni detentore di monopolio, finisce
per trasformarsi in un potere di comando, alla stessa stregua di quello
di un’istanza burocratica statale, e la subordinazione dei dominati
potrebbe assumere il carattere di un rapporto autoritario di
obbedienza.
La linea di demarcazione tra i due tipi è comunque molto labile se
consideriamo che anche nel potere di comando puro, fondato sul
dovere di chi lo subisce, un minimo di interesse personale da parte di
chi obbedisce è normalmente indispensabile molla dell’obbedienza. Il
potere, in assenza di regole, sancito in virtù solo di una costellazione
di interessi, può essere, anzi, ritenuto molto più oppressivo di quello
conferito dall’autorità.
3
Di qualsiasi natura esso sia, il potere implica sempre il rapporto tra
due soggetti: il detentore del potere stesso e il dominato, i quali si
relazionano tra loro attraverso la biunivocità di comando e
obbedienza. Questo rapporto è regolamentato dall’accettazione dei
3
M. Weber Economia e società vol. II, Edizioni di Comunità, Milano 1961, pag. 245
12
dominati per loro stesso volere della volontà manifestata dall’autorità
che detiene il potere.
La particolare condizione del dominato è determinata da una
concatenazione causale dei processi che intercorrono dal principio del
comando fino alla sua esecuzione.
Dal punto di vista puramente psicologico, un comando può
raggiungere il suo effetto mediante tre diverse forme di influenza:
suggestione, ispirazione o convincimento razionale, ma non è esclusa
anche la combinazione di esse. Dal punto di vista sociologico la
motivazione concreta che porta all’obbedienza i dominati può
scaturire da una personale convinzione della giustizia alla quale si
ispira il comando, un sentimento di dovere o di paura, una sorda
abitudine, un vantaggio personale.
Esistono, addirittura, taluni casi ambigui, in cui le figure del
detentore del potere e del dominato sono difficilmente delineabili. E’
questo l’esempio dei funzionari dei dicasteri, i quali nel loro potere di
comando, possono essere reciprocamente sottoposti, ognuno
nell’ambito di competenza dell’altro. Ambigue sono anche le
posizioni di venditore e acquirente nei rapporti di scambio: chi domina
chi?
4
La scelta nella definizione della loro condizione di potere è, quindi,
ricavata puramente dalla loro capacità di pretendere e ottenere
obbedienza.
4
M. Weber Economia e società vol. II, Edizioni di Comunità, Milano 1961, pag. 249