INTRODUZIONE
Il problema dei minori autori di reato e della criminalità
adolescenziale infiamma periodicamente gli addetti ai lavori e
l’opinione pubblica, portando a semplificazioni ed eccessi di
spettacolarità mediatici spesso inopportuni. La questione si fa
ancora più spinosa quando nel dibattito entra la variabile della
“psicopatologia”, da molti considerata una mera strategia legale
per evitare la reclusione in carcere, da altri come la determinante
principale delle forme più gravi e violente di criminalità: il
confine che separa la patologia dalla criminalità tout court è, in
realtà, molto meno netto e lineare di quanto tali semplificazioni
inducano a pensare, ed in modo specifico lo è nell’adolescenza.
Tale problema acquista una particolare rilevanza sociale dal
momento che recenti studi di psicopatologia e ricerche svolte
nell’ambito dei Servizi penali minorili [Ingrascì – Picozzi 2002;
Maggiolini 2002] mostrano come le variabili psicologiche e
psicopatologiche siano sempre più determinanti nel dare una
spiegazione dei reati gravi o della tendenza a persistere nel
comportamento delinquenziale da parte degli adolescenti e,
ancor più nello specifico, è stata rilevata la tendenza
all’emergere di una “devianza minorile con rilevanti problemi di
ordine sanitario, tra i quali particolare rilevanza assume quello
del disagio psichico” [Circolare ministeriale n. 5391 del
17/02/2006, Ministero della giustizia – Dipartimento di giustizia
minorile].
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Introduzione
Nel momento in cui, poi, è un Istituto penale per i minorenni
ad accogliere minori autori di reato e portatori di disagio
psichico anche grave, si trova senz’altro a dover rispondere ad
esigenze di custodia ed a logiche sanzionatorie, ma anche a
prendere in carico il minore, garantire la protezione dei suoi
diritti e della sua salute (anche mentale). È, quindi, suo compito
concentrarsi sul disturbo psicopatologico eventualmente alla
base del comportamento delinquenziale, facendo fronte a tutte le
difficoltà che comporta la gestione di questi minori
particolarmente problematici all’interno di un’Istituzione rigida
come quella carceraria e ai problemi di adeguamento al contesto
che tale rigidità può a sua volta generare nei ragazzi stessi.
La letteratura scientifica è ampia in tema di psicopatologia
minorile e di delinquenza giovanile ma mancano ricerche che si
occupino dell’incontro tra il problema psicopatologico e le
misure penali in ambito minorile e non è stato possibile trovare
studi sulle modalità di definizione e gestione della psicopatologia
all’interno di un Istituto penale per i minorenni, che forniscano
esempi di buone prassi e fungano da stimolo per superare le
criticità e sfruttare le potenzialità di alcuni approcci pratici.
Lo scopo di questa ricerca è, pertanto, quello di produrre un
quadro descrittivo del fenomeno, ovvero della psicopatologia
adolescenziale, all’interno dell’Istituto penale per i minorenni
“Cesare Beccaria” di Milano, iniziando con il fornire dati circa la
sua rilevanza – in termini statistici – con riferimento specifico
agli anni dal 2003 ai primi mesi del 2007 e centrando poi
l’attenzione sulla descrizione delle modalità con cui tale
fenomeno viene definito e gestito e delle tipologie di intervento
elaborate ed attuate per minori con disagio psichico sempre
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Introduzione
all’interno di questo Istituto.
L’interesse per questo fenomeno è nato dall’esperienza di
stage da me svolto presso l’IPM “Beccaria” di Milano tra l’inizio
di febbraio e la fine di maggio del presente anno, periodo durante
il quale ho avuto la possibilità di rilevare – tra le altre cose –
l’ingresso di un numero significativo di minori con disagio
psichico e di osservare l’applicazione di un approccio psico-
educativo nei confronti di questi ragazzi che si ritiene
interessante descrivere e sviscerare anche per individuarne i
punti di forza e le criticità ed iniziare ad avanzare delle proposte
per sfruttarne la forza e superarne le debolezze.
Quello che si propone, dunque, è una descrizione critica del
quadro osservato; non si ha l’obiettivo di fornire una panoramica
spaziale del fenomeno, indagando l’intero sistema carcerario
italiano; né quello di offrire un confronto di dati in serie storica o
ancora quello di proporre valutazioni o avanzare proposte: quello
che si propone è, invece, la fotografia dell’oggetto di analisi – le
modalità di gestione della psicopatologia adolescenziale –
all’interno della realtà considerata, ovvero l’IPM “Beccaria”,
sulla base di quanto osservato nel periodo di tempo circoscritto
ai quattro mesi dell’esperienza di stage. Si è, inoltre, cercato di
ampliare questa visuale ridotta attraverso l’utilizzo dei dati
relativi al fenomeno (risalendo, però, soltanto fino al 2003, il
primo anno a partire dal quale si è iniziato a classificare i minori
al “Beccaria” anche sulla base della presenza di disagio
psichico/disturbo psichiatrico) e attraverso la somministrazione
di interviste semi-strutturate ad alcuni operatori dell’area
tecnico-pedagogica del “Beccaria” che, grazie anche alla loro
decennale esperienza in questo contesto, hanno reso il quadro
8
Introduzione
presentato molto più esaustivo.
Si ritiene, dunque, che una presentazione della realtà come
questa si manifesta sia il primo passo fondamentale per qualsiasi
approfondimento in termini valutativi e per un conseguente
intervento, che non possono che rappresentare passi successivi e
distinti.
La strutturazione della presente ricerca è la seguente.
Tenendo in forte considerazione la particolare fase di vita
oggetto del nostro interesse – l’adolescenza, appunto – e le
difficoltà che questa pone anche in fase di definizione e di
comprensione, ci è sembrato opportuno far precedere la
presentazione del nostro caso pratico da un primo capitolo in cui
si effettua una panoramica sui meccanismi psichici e
psicopatologici tipici di questa età e sul legame che sempre più
spesso si ritrova tra psicopatologia e delinquenza, facendo una
breve rassegna della letteratura dominante in materia e usando
come testo principale di riferimento il manuale di psicopatologia
adolescenziale degli autori D. Marcelli e A. Braconnier, nella
versione italiana realizzata a cura di A. Novelletto [2006]. Segue,
dunque, una presentazione dei principali e più frequenti quadri
psicopatologici riscontrati nella popolazione adolescenziale – in
particolare in quella presente all’interno del circuito penale
minorile – ed una panoramica della legislazione italiana in
materia penale minorile, con specifico riferimento alla normativa
relativa al trattamento dei minori autori di reato e portatori di
disagio psichico.
Nel secondo capitolo, invece, si introducono gli strumenti di
conoscenza qualitativa del contesto e del fenomeno di nostro
interesse utilizzati in questa ricerca: da una parte l’osservazione-
9
Introduzione
partecipante che ha avuto luogo durante il tirocinio svolto al
“Beccaria”, dall’altra gli spunti offerti dal punto di vista
privilegiato di coloro che operano quotidianamente con i minori
reclusi e l’intervista semi-strutturata somministrata a sette
educatrici ed alla psicologa coordinatrice del Servizio
psicologico dell’IPM. Vengono, dunque, presentate le modalità
con cui si è svolto il tirocinio e gli iniziali riscontri di questa
osservazione con riferimento alle caratteristiche del contesto; a
ciò segue la presentazione delle modalità, invece, con cui è stata
elaborata e somministrata l’intervista semi-strutturata.
Il secondo capitolo prosegue, dunque, con l’esposizione del
nostro caso pratico: viene proposta una presentazione
complessiva e dettagliata del contesto all’interno del quale è
maturato l’interesse per questa ricerca e all’interno del quale la
stessa ricerca si è svolta. Si presenta, pertanto, l’Istituto
“Beccaria”, le sue funzioni, la sua organizzazione, la sua
strutturazione interna, le caratteristiche dell’ “utenza” e le
professionalità coinvolte – allo scopo di rendere agevole la
comprensione del prosieguo della ricerca – utilizzando i primi
riscontri ottenuti dall’osservazione-partecipante e completando il
quadro con una breve disamina del “trattamento” educativo
applicato al “Beccaria” e del percorso svolto da ciascun minore a
partire dal suo ingresso in Istituto fino alla costruzione di un
progetto educativo individualizzato. Per ciò che riguarda, invece,
le caratteristiche dell’”utenza”, la fonte utilizzata è quella dei
dati provenienti dal database realizzato e utilizzato a fini interni
dall’area tecnico-educativa dell’Istituto penale “Beccaria” e
aggiornato periodicamente dall’educatrice coordinatrice del
modulo “Orientamento”.
10
Introduzione
Il terzo capitolo, infine, è interamente dedicato alla
rilevazione, descrizione e analisi del fenomeno della
psicopatologia adolescenziale all’interno dell’IPM “Beccaria” di
Milano e, in modo particolare, delle modalità con cui viene
gestito all’interno di questo Istituto. Tale analisi viene introdotta
presentando, prima, le modalità di definizione del disagio
psichico all’interno dell’area tecnico-pedagogica dell’Istituto e
fornendo i dati raccolti e relativi agli ingressi di minori con
disagio psichico in IPM negli anni dal 2003 ai primi sei mesi del
2007 (anche in questo caso i dati utilizzati sono quelli
provenienti dal database sopra citato).
Il quadro della nostra analisi descrittiva giunge a compimento,
poi, con il perseguimento dello scopo della nostra ricerca, ovvero
la descrizione dell’approccio psico-educativo e delle modalità di
gestione del disagio psichico utilizzate al “Beccaria”, secondo
quanto rilevato sia dall’osservazione-partecipante che, in modo
particolare, dalla somministrazione delle interviste semi-
strutturate ad alcuni operatori.
La nostra ricerca si conclude, quindi, con l’individuazione dei
punti di forza e delle criticità dell’approccio prima descritto e
con alcune riflessioni emerse in merito al modo con cui sfruttare
i primi e superare le seconde, integrando i riscontri di entrambi
gli strumenti metodologici qualitativi utilizzati.
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CAPITOLO 1
PSICOPATOLOGIA E DELINQUENZA
ADOLESCENZIALE: MODELLI DI DEFINIZIONE E DI
COMPRENSIONE
1.1 Introduzione
Con il presente capitolo si effettua una panoramica sui
meccanismi psichici e psicopatologici tipici dell’adolescenza e
sul legame che sempre più spesso si ritrova tra psicopatologia e
delinquenza, ampliando la visuale fino ad approfondire i casi in
cui il disagio psichico trova espressione in agiti devianti,
antisociali o delinquenziali e il minore finisce per entrare nel
circuito penale, e in particolar modo in un Istituto penale.
Nel secondo paragrafo di questo capitolo, dunque, si propone
un discorso generale sui processi psicologici e psicopatologici
che caratterizzano la particolare fase di vita oggetto del nostro
interesse – l’adolescenza, appunto – tenendo in forte
considerazione le difficoltà che questa pone in fase di
definizione e comprensione e che si presentano nel proporre ed
effettuare una diagnosi tra “normalità” e psicopatologia per un
adolescente.
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Psicopatologia e delinquenza adolescenziale:
modelli di definizione e di comprensione.
Il paragrafo successivo analizza, invece, i significati
psicopatologici dell’agire deviante in adolescenza, ovvero i casi
in cui la trasgressione di una regola o la commissione di un reato
diventano espressione di una qualche forma di disagio/disturbo
psichico. Si focalizza, pertanto, l’attenzione sulle forme di
disturbo maggiormente diffuse tra adolescenti devianti.
Nell’ultimo paragrafo, infine, l’analisi dell’incontro tra
psicopatologia e devianza/delinquenza minorile termina nel
luogo in cui spesso si ritiene di trovare l’unica possibilità di
gestione di tale “combinazione”: un Istituto penale per i
minorenni. Si procede, dunque, ad una breve disamina
dell’attuale legislazione italiana in materia penale minorile e si
fornisce un quadro dell’organizzazione della giustizia minorile,
soffermandosi sulla normativa e sulle disposizioni – dove
presenti – che si occupano del trattamento di minori autori di
reato e portatori di disagio psichico inseriti nel circuito penale.
1.2 Normalità e psicopatologia in adolescenza: le
difficoltà della diagnosi
Nella vita di ogni uomo, l’adolescenza rappresenta un periodo
naturale di profonda crisi, di trasformazione: “come un
trapezista, ogni giovane, nel bel mezzo del suo slancio vigoroso,
deve abbandonare la salda presa dell’infanzia e cercare di
afferrare un solido appiglio nell’età adulta, e tutto ciò dipende, in
13
Capitolo 1
un intervallo che mozza il fiato dall’emozione, dalla possibilità
di instaurare un legame tra passato e futuro, nonché
dall’attendibilità di coloro da cui si sgancia e di coloro che sono
destinati a riceverlo” [Bandini – Gatti 1987, p. 386].
Questa immagine ci rappresenta in maniera molto efficace
l’arduo compito che ogni adolescente si trova ad affrontare, in
sospeso tra la sicurezza, fino a quel momento costituita
dall’infanzia, e le trasformazioni – prima di tutto corporee e
biologiche – che gli impongono un cambiamento e un
movimento verso le incertezze dell’età adulta; combattuto tra il
desiderio di autonomia e il dolore per la separazione dalle figure
genitoriali interiorizzate da bambino, tra l’acquisizione di nuove
capacità intellettive e cognitive e il rischio di sopravvalutazione
delle stesse e di errore.
L’adolescenza si presenta come la rottura di un equilibrio e il
tentativo di ricostituirne un altro, passando attraverso uno
stravolgimento psichico che coinvolge diversi aspetti: una
modificazione del corpo (la pubertà), un lavoro di lutto (legato
alla separazione dalle figure significative dell’infanzia e ad un
cambiamento nelle modalità di relazione e nella scelta
dell’oggetto del proprio piacere), una riorganizzazione della
proprie modalità interne di difesa (quelle apprese durante
l’infanzia non sono più efficaci ma ancora non se ne sono
sperimentate delle altre
1
), la ricerca di un’identità stabile e
unitaria (con la comparsa del Super–Io e del c.d. “Io ideale” in
seguito al superamento del complesso edipico [Blos 1979, trad.
1
Anna Freud si concentra molto sull’aspetto di conflitto tra le istanze dell’Es e
dell’Io tipico della crisi adolescenziale e individua due modalità difensive proprie
dell’adolescenza: l’intellettualizzazione e l’ascetismo [Freud 1961, trad. it. 1967,
pp. 149-185].
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Psicopatologia e delinquenza adolescenziale:
modelli di definizione e di comprensione.
it. 1988, pp. 214-247]), un cambiamento del narcisismo (che si
avvicina, in adolescenza, a quello che viene definito dagli
psicoanalisti “narcisismo patologico”, caratterizzato da
megalomania ed egoismo), l’acquisizione di una nuova forma di
intelligenza e di pensiero ovvero il pensiero operativo formale
che porterà, a sua volta, al pensiero riflessivo (inizia a
manifestarsi la capacità di ragionare per ipotesi, compaiono il
concetto di “probabilità” e il metodo di ragionamento ipotetico-
deduttivo
2
), la ricerca di identità all’interno del gruppo di pari
che assume un’importanza fondamentale in questa fase di vita.
Nonostante ciascuna di queste trasformazioni porti con sé
importanti potenzialità positive per l’adolescente, è
inevitabilmente accompagnata da ansie, difficoltà, momenti di
crisi: per questo motivo, alcuni autori hanno individuato una vera
e propria somiglianza strutturale tra le varie manifestazioni della
“crisi adolescenziale” e alcune forme di psicopatologia, quali la
depressione clinica, la crisi psicotica acuta o le condotte
psicopatiche di un adolescente malato e utilizzato una
terminologia derivata dalla patologia per spiegare il senso di
questa particolare fase di vita [Winnicott 1984, trad. it. 1986;
Freud 1961, trad. it. 1967; Haim 1970, trad. it. 1973].
È anche vero, però, che, da una parte, appare paradossale tale
posizione, nella misura in cui rischia di eliminare qualsiasi
separazione e distinzione tra adolescenza e psicopatologia;
dall’altra, risulta riduttiva la tendenza a separare nettamente una
condotta ritenuta “normale” da una ritenuta “patologica”.
2
Si può parlare di J. Piaget come del principale sostenitore del modello cognitivista
che, nello studio dell’adolescenza, focalizza l’attenzione in modo particolare sugli
sconvolgimenti che avvengono nelle strutture cognitive dell’individuo [Piaget,
1969, pp. 131-170].
15
Capitolo 1
È a questo punto importante fornire un quadro relativo al
legame tra adolescenza e disagio psichico, proponendo i modelli
di comprensione utilizzati da alcuni autori impegnati nel
tentativo di fornire una spiegazione complessiva di tutti i
meccanismi tipici dell’adolescenza, cui abbiamo finora
accennato. Nella presentazione di tali modelli si segue la
suddivisione in due grandi raggruppamenti proposta da D.
Marcelli e A. Braconnier [2006, pp. 37-61] perché si ritiene sia
una classificazione che raccoglie in maniera molto efficace ed
esaustiva gli approcci di diversi autori allo studio dei processi
psichici e psicopatologici propri dell’adolescenza.
Il primo raggruppamento, c.d. “a dominanza strutturale”,
comprende tutti gli autori che hanno individuato una specificità
strutturale dell’adolescenza rispetto alle altre fasi di vita – in
particolare rispetto all’infanzia – e che hanno utilizzato il
concetto di “crisi” come strumento principale di comprensione.
Nel secondo raggruppamento - noto come raggruppamento “a
dominanza evolutiva” – ritroviamo, invece, gli autori che hanno
studiato l’adolescenza inserendola in un processo evolutivo che
ha inizio nella prima infanzia, e considerandola un passaggio
fondamentale nei processi di “separazione–individuazione”, di
“soggettivazione” e di “differenziazione” che hanno origine nel
bambino.
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