~ 5 ~
INTRODUZIONE
La presente tesi si propone di approfondire le discipline dell’elezione
degli organi rappresentativi e, più in generale, le modalità di
funzionamento dei sistemi elettorali e le ripercussioni degli stessi
nell’ordinamento.
Si tratta di un argomento che in Italia, specialmente negli ultimi anni,
ha suscitato notevole interesse e sul quale si è ampiamente dibattuto, non
solo in ambito politico ma anche, in ambito scientifico, tra politologi,
giuristi, sociologi e nella stessa società civile.
Peraltro, dopo i risultati delle ultime elezioni politiche, il dibattito è
divenuto ancor più intenso e una riforma elettorale sembra essere sempre
più attesa e necessaria.
Al di là del caso italiano, l’interesse per l’argomento è certamente
giustificato dal fatto che le leggi elettorali non sono, o almeno non sono
soltanto, dei meccanismi di traduzione di voto in seggi, ma
rappresentano, soprattutto, uno dei più importanti strumenti che gli
ordinamenti moderni conoscono per l’esercizio diretto della sovranità
popolare.
A partire da tale principio, nel primo capitolo, ci si è adoperati a
suddividere schematicamente i sistemi elettorali in due tipologie
~ 6 ~
fondamentali: quelli a carattere maggioritario e quelli a carattere
proporzionale, analizzandone peculiarità e tratti distintivi.
I primi, infatti, generalmente privilegiano la stabilità e la garanzia di
governabilità di un paese, mentre i secondi sono maggiormente ispirati
da criteri di rappresentatività e pluralismo; a questa bipartizione è stato
aggiunto un ulteriore modello, quello dei sistemi misti.
Si è poi spostata l’attenzione, nel secondo capitolo, sugli effetti che i
sistemi elettorali sono in grado di produrre nell’ambito tanto delle forme
di governo quanto dei sistemi partitici, sempre tenendo in considerazione
il fatto che si tratta di un’influenza reciproca e vicendevole.
In ogni caso, per quanto si sia tentato di enunciare delle regole,
rimane chiaro che queste possono assumere il rango di principi sempre
smentibili in relazione al caso specifico in cui il sistema elettorale si
trova ad operare.
Successivamente si è passati ad analizzare i modelli elettorali nelle
specificità di alcuni casi concreti a partire dalla loro rilevanza all’interno
delle Costituzioni. Mentre nella Costituzione italiana la posizione del
sistema elettorale pare poco accentuata un discorso diverso si deve fare
per altri ordinamenti, come quello spagnolo.
Nel terzo capitolo si sono poi analizzati i casi di Francia, Germania e
Spagna, modelli presi in considerazione in quanto si tratta di sistemi
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ritenuti particolarmente riusciti, che hanno prodotto dei risultati
tendenzialmente positivi nei rispettivi sistemi politico-istituzionali.
Di seguito si è operata una disamina del caso italiano, anche alla luce
del recente periodo di scarsa governabilità, con riferimento ai modelli
stranieri e al Codice europeo di buona condotta in materia elettorale.
Dopo un breve excursus storico, nel capitolo quarto, è stata
analizzata approfonditamente la legge che attualmente regola il nostro
sistema elettorale, enucleando tutte le criticità che portano a considerare
il sistema elettorale italiano come un unicum nel panorama mondiale.
Gli aspetti negativi della l. 270/2005 si sono a pieno manifestati nella
sua pratica applicazione in occasione delle tornate elettorali del 2006,
2008 e 2013.
É proprio su queste ultime elezioni che, nel capitolo cinque, si è
svolta un’analisi maggiormente specifica, partendo dai mesi precedenti
al voto e dando conto dei tentativi di riforma concreta del sistema, poi
concretizzatisi in un nulla di fatto.
L’analisi è stata, infine, rivolta ai risultati usciti dalle urne e, quindi,
alla situazione politica post-elettorale quanto mai incerta, caratterizzata
da una ingovernabilità che la stessa legge elettorale ha contribuito in
maniera rilevante a determinare.
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Un ultimo cenno è stato poi riservato alle ultimissime proposte di
modifica che continuano a rappresentare una stretta necessità, visto il
possibile, forse probabile, imminente ritorno alle urne.
~ 9 ~
CAPITOLO 1 - La classificazione dei sistemi
elettorali
1.1 I sistemi elettorali: nozioni generali
La democrazia della modernità è quella rappresentativa, la
rappresentanza è il tema fondamentale da affrontare se si vuole parlare di
democrazia poiché questa tende a presentarsi come necessità e carattere
qualificante dello stato moderno; le istituzione che pretendano di
governare non possono che legittimarsi con la democrazia
1
. La
democrazia è uno dei pilastri del patrimonio costituzionale europeo e
non può essere concepita senza delle elezioni che rispettino determinati
principi che permettano di considerarle appunto genuinamente
democratiche
2
.
Con le elezioni il popolo, mediante l’esercizio del diritto di voto,
sceglie i propri rappresentanti che andranno a comporre gli organi
esercitanti il potere sovrano; si tratta di uno strumento che garantisce
l’applicazione diretta di quel principio, contenuto in quasi tutte le
1
Per un approfondimento sul tema si veda G. FERRARA, Democrazia e
rappresentanza politica, costituzionalismo.it, 24 maggio 2005.
2
Articolo 1 del Codice di buona condotta in materia elettorale della Commissione
europea per la democrazia attraverso il diritto; tale codice non ha direttamente un valore
legislativo ma dovrebbe rappresentare un importante punto di riferimento per i legislatori
nazionali.
~ 10 ~
Costituzioni democratiche contemporanee, secondo il quale la sovranità
appartiene al popolo
3
.
Da questo punto di vista i partiti politici svolgono un ruolo
fondamentale poiché rappresentano un importante strumento di
collegamento con gli elettori garantendo di fatto una partecipazione
politica permanente alla comunità. D’altro canto, il potere esercitato dai
partiti, fa sì che essi siano politicamente responsabili e debbano quindi
rispondere all’elettorato del modo in cui hanno svolto le loro funzioni, in
caso di giudizio negativo, essi andranno incontro appunto alla perdita del
potere politico
4
.
Emerge quindi con chiarezza l’importanza del momento del voto e di
conseguenza dei sistemi elettorali, attraverso i quali si determinano le
modalità di funzionamento del meccanismo elettivo e si garantisce il
corretto svolgimento dello stesso.
I sistemi elettorali costituiscono un importante filtro tra la società
civile e le istituzioni rappresentative ed è attraverso questi che vengono
determinate le modalità di esercizio della sovranità popolare, assicurando
quindi la possibilità al popolo di scegliere i propri rappresentanti. Sotto
questo aspetto, è pertanto evidente la loro importanza nel garantire agli
3
M. OLIVIERO, I sistemi elettorali, in M. OLIVIERO, M. VOLPI (a cura di), Sistemi
elettorali e democrazie, , Giappichelli, Torino, 2007, p. 2.
4
R. BIN, G. PITRUZZELLA, Diritto costituzionale, Giappichelli, 7
0
ed., Torino, 2006,
p. 65.
~ 11 ~
elettori di valutare e sostanzialmente esprimere un giudizio di fiducia o
meno su chi si presenta a governare.
Detti sistemi sono degli elementi fondamentali per il funzionamento
del sistema politico e per le dinamiche delle forme di governo; si tratta di
strumenti complessi, frutto del compromesso tra le diverse forze
politiche e condizionati dalla cultura elettorale esistente tra i cittadini e
dal sistema partito-politico nel quale nascono e si sviluppano.
Essi non solo condizionano, ma a loro volta sono un rilevante
strumento di condizionamento; la scelta di un certo sistema elettorale
piuttosto che di un altro comporta rilevanti conseguenze, influenzando
notevolmente le decisioni del corpo elettorale, dei partiti politici e degli
stessi candidati; inoltre, essi incidono, ovviamente, su quella che sarà la
ripartizione dei seggi e altresì sulla struttura e sulla stabilità dei governi
5
.
Proprio in virtù della forte influenza che esercitano sul sistema
politico, i sistemi elettorali sono spesso oggetto di forti conflittualità o
quantomeno intensi confronti tra le diverse forze politiche, mosse, molto
spesso, più da interessi e convenienze partitocratiche che da una effettiva
volontà di garantire un sistema che realmente si plasmi sulla società nella
quale dovrà operare.
5
Per un approfondimento sul tema si veda F. LANCHESTER, Sistemi elettorali e
forme di governo, il Mulino, Bologna, 1981, pp. 137-193.
~ 12 ~
In questo senso diventa importante sottolineare come nessun sistema
elettorale possa definirsi “perfetto” o comunque in astratto superiore
rispetto ad altri, ma solo maggiormente adeguato al contesto specifico
nel quale deve essere inserito e, quindi, destinato a mutare nel corso del
tempo in conseguenza del cambiamento del quadro politico-
istituzionale
6
. Detto in altri termini, “una legge elettorale è una buona
legge quando non pretende di imporre le scelte politiche in termini di
alleanza e di programmi, ma solo di incoraggiare l’evoluzione del
sistema politico nella direzione considerata più auspicabile”
7
; una legge
che, ad esempio, pretenda di imporre il bipartitismo non solo potrebbe
non riuscire nell’intento ma anzi, in relazione al contesto nel quale si
trova ad operare, correrebbe il rischio di esasperare il multipartitismo.
Sulla base di queste considerazioni è evidente come ogni riforma
elettorale debba partire da una ricognizione accurata delle condizioni
esistenti, da una valutazione approfondita dei problemi emersi e da una
limpida prospettazione delle soluzioni proponibili, eventualmente con
un’analisi dei pregi derivanti e dei costi inevitabili
8
.
Volendone dare una definizione, i sistemi elettorali possono essere
descritti, nella loro accezione restrittiva di formula elettorale, come quel
6
M. VOLPI, M. LUCIANI, Riforme elettorali, Bari, 1995, p. 4.
7 7
M. VOLPI, Considerazioni conclusive, in M. OLIVIERO, M. VOLPI (a cura di), op.
cit., p. 420.
8 8
G. PASQUINO, I sistemi elettorali, il Mulino, Bologna, 2006, p. 40.
~ 13 ~
complesso di norme che regolano e determinano le modalità di
assegnazione e ripartizione della rappresentanza di un determinato corpo
elettorale (in pratica il meccanismo matematico per la trasformazione dei
voti in seggi)
9
; invece, per sistema elettorale, nell’accezione più ampia
del termine, si intende l’insieme delle regole che disciplinano tutte le
operazioni che precedono, accompagnano e seguono lo svolgimento
delle elezioni.
Vi sono sicuramente numerose variabili che delineano un sistema
elettorale e che possono incidere significativamente sul suo rendimento,
almeno tre meritano di essere approfondite: il carattere ordinale o
categorico del voto, la delimitazione e l’ampiezza dei collegi e infine, la
formula elettorale.
Il primo elemento si riferisce alla maggiore o minore libertà
riconosciuta all’elettore al momento del voto; questi ha sicuramente
maggiore libertà quando può esprimere una preferenza per un candidato
della lista, per un candidato di una lista diversa da quella votata o
addirittura quando può ordinare in una sorta di graduatoria le sue
preferenze
10
. Nel caso in cui, invece, l’elettore possa votare solo il
candidato designato dal partito o la lista presentata senza poter
9 9
Sul punto si veda anche F. LANCHESTER, op. cit., 1981, pp. 41 - 45.
10
L’ultima situazione rappresenta il caso del sistema del voto alternativo adottato, per
esempio, in Australia.
~ 14 ~
modificare l’ordine di precedenza tra i candidati (lista bloccata) allora la
libertà concessa è fortemente ridotta.
Altro fattore importante è dato dalla connotazione dei collegi
elettorali, cioè di quelle aree territoriali all’interno delle quali le
preferenze degli elettori vengono raccolte e trasformate in seggi
parlamentari
11
.
A rilevare è sicuramente l’ampiezza dei collegi elettorali, cioè il
numero di seggi che vengono attribuiti ad ognuno: quanto maggiore sarà
l’ampiezza tanto minore sarà la percentuale di voti necessaria per
ottenere un seggio e viceversa. Da questo può desumersi come,
tendenzialmente, proprio in relazione alle dimensioni, valga l’assunto
che a circoscrizioni piccole tendano a corrispondere sistemi selettivi che,
nel concreto, potrebbero comportare derive maggioritarie anche in
relazione a casi di sistemi formalmente proporzionali
12
. Quindi il ricorso
a formule proporzionali in circoscrizioni di piccole dimensioni
determinerà, probabilmente, un vantaggio per le liste più votate e
l’applicazione di una sorta di soglia di sbarramento implicita che
potrebbe anche essere estremamente selettiva
13
.
11 11
F. LANCHESTER, op. cit., p. 89.
12
In questo senso emblematico è il caso dell’elezione della Camera dei Deputai
spagnola sulla base di circoscrizioni provinciali.
13
A. GRATTIERI, In Europa votano così: Costituzioni e sistemi elettorali, forum
costituzionale.it, 26 settembre 2012.
~ 15 ~
Importante è anche la conformazione delle circoscrizioni poiché
questa dovrebbe essere determinata con criteri quanto più possibile
oggettivi (concentrazione demografica, continuità geografico-
amministrativa, omogeneità sociale, ecc.) in modo da garantire un
elevato livello di equità; viceversa, un ritaglio dei collegi scarsamente
basato su detti criteri o addirittura arbitrario comporterebbe delle forti
iniquità nella distribuzione dei seggi, come è avvenuto nell’esperienza di
diversi Paesi. Un collegio che non rispondesse ad una tradizione storica
ben consolidata e generalmente riconosciuta e che non avesse il requisito
dell’equilibrio demografico congiunto con quello della omogeneità geo-
economica-sociale potrebbe frustrare lo scopo ed il funzionamento
dell’intero sistema
14
.
Proprio in relazione ai collegi, celebre pratica con la quale i partiti
hanno realizzato, per meri fini di convenienza politica, effetti distorsivi è
quella del gerry-mandering
15
. Essa consiste nel ritagliare i confini delle
circoscrizioni elettorali secondo linee tali da far trovare i propri
sostenitori in quei collegi dove il loro apporto è in grado di spostare la
maggioranza nel senso desiderato; tale pratica esige la continuità di un
collegio tradizionalmente appannaggio, con largo scarto di voti, del
14
G. SHEPIS, I sistemi elettorali, Caparrini, Empoli, 1955, p. 25.
15
Dal nome del governatore Elbridge Gerrry che adottò tale pratica nelle elezioni del
Massachusetts dell’anno 1812.
~ 16 ~
partito che vuole porla in essere con un collegio marginale nel quale la
differenza con il partito avversario sia invece numericamente modesta
16
.
Fenomeno analogo a quello del gerry-mandering è il cosiddetto
“découpage elettorale” verificatosi nell’ambito dell’esperienza francese
dove, con l’avvento della quinta Repubblica, le circoscrizioni elettorali
vennero ritagliate direttamente dal governo che doveva si garantire una
omogeneità demografica delle stesse ma senza dover più rispettare i
confini delle entità amministrative, cosa invece avvenuta durante la terza
e la quarta Repubblica. Nel 1986 il Consiglio Costituzionale intervenne
sulla questione del découpage affermando, sulla base del principio
costituzionale di uguaglianza del suffragio, il necessario rifiuto di scelte
arbitrarie nella delimitazione delle circoscrizioni elettorali, nonché il
rispetto del criterio demografico, fissando nel 20%, in più o in meno, lo
scarto massimo tra il numero di elettori iscritti nella circoscrizione
considerata e quello relativo alla media dipartimentale
17
.
Infine, fattore determinante di un sistema è la sua formula elettorale;
cioè, come detto, quella regola attraverso la quale si arriva alla
trasformazione dei voti in seggi.
16
D. FISICHELLA, Elezioni e democrazia. Un’analisi comparata, il Mulino, Bologna,
2003, p. 200.
17
Per un approfondimento sul punto si veda M. VOLPI, Le riforme elettorali in
Francia. Una comparazione con il “caso” italiano, Bulzoni, Roma, 1987, pp. 32 - 33 e 77 -
82.
~ 17 ~
In questo ambito si distingue tra le formule maggioritarie, attraverso
le quali si attribuiscono seggi ai candidati che abbiano ottenuto la
maggioranza dei voti, e le formule proporzionali, che invece comportano
un’assegnazione dei seggi più congrua al numero dei voti effettivamente
ottenuti.
Teoricamente le prime dovrebbero condurre ad un effetto selettivo
della rappresentanza politica e quindi meglio garantire l’efficacia
dell’azione di governo, mentre le seconde avrebbero un effetto per lo più
proiettivo, fonte ineludibile di equità nella rappresentanza delle
minoranze.
In ultimo, è bene sottolineare anche l’esistenza di formule miste, date
cioè da elementi maggioritari e proporzionali tra loro combinati.
1.2 I sistemi maggioritari
Il generale principio a cui si rifanno le formule maggioritarie è quello
sulla base del quale il singolo seggio, o i seggi, a disposizione del
collegio elettorale vengono attribuiti al candidato, o ai candidati, che ha
ottenuto, o hanno ottenuto, la maggioranza dei voti in quel dato
~ 18 ~
territorio. In generale, i sistemi maggioritari hanno il vantaggio di
favorire la formazione di una maggioranza di governo e quindi
assicurare stabilità e più sicura e duratura governabilità, ridurre la
frammentazione partitica e creare una relazione più diretta tra elettori e
rappresentanti
18
; è evidente come questo sistema, premiando chi
conquista il maggior numero di preferenze, incoraggi fortemente il
bipolarismo se non addirittura il bipartitismo.
Va comunque sottolineato che un sistema maggioritario non può
produrre di per sé un formato bipartitico ma aiuterà, in ogni caso, a
mantenerlo una volta che questo sia già in essere; di conseguenza,
quando un formato bipartitico è insediato, tale sistema esercita
un’influenza frenante e quindi un effetto congelante
19
.
Risulta evidente la possibilità che ciò crei una sovra-
rappresentazione di chi vince e la conseguente sotto-rappresentazione
delle minoranze; infatti, i partiti più piccoli difficilmente potranno
ottenere dei seggi e ancor più difficilmente arrivare ad una
rappresentanza che sia effettivamente congrua alle preferenze ricevute.
In particolare, i partiti minori ad essere svantaggiati saranno,
probabilmente, quelli con un elettorato frazionato in maniera omogenea
nell’intero territorio nazionale, mentre qualche speranza in più di vittoria
18 17
G. SARTORI, Ingegneria costituzionale comparata, il Mulino, 5
0
Ed., Bologna,
2004, p. 69.