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Introduzione
La città di Salerno agli inizi degli anni Novanta è una città in ginocchio. Il processo
di deindustrializzazione comune a molte realtà del Mezzogiorno, si somma al degrado
urbano dovuto a decenni di speculazione e malgoverno. Manca alla città un’identità
locale forte e condivisa: la maggior parte dei quartieri cittadini denuncia mancanze gravi
nell’offerta di servizi collettivi: dai trasporti, alle attrezzature sportive, dal verde
pubblico alle strutture destinate al tempo libero.
Le elezioni amministrative del 1993 vedono vincere la lista Progressisti per Salerno,
coordinata da Vincenzo De Luca. Il nuovo sindaco fin dal suo insediamento si fa
portavoce di un'innovativa azione politica sia di natura amministrativa che urbana.
Nel saggio, Un’altra Italia tra vecchie burocrazie e nuove città, il neo sindaco
precisa la sua innovativa idea: trasformare la Città di Salerno in una Città del Turismo.
Un'idea innovativa e nello stesso tempo una scelta ambiziosa. La città di Salerno, a
differenza di numerose cittadine limitrofe (Paestum, Pompei, Costiere Amalfitana e
Cilentana) è del tutto priva di una tradizione del turismo. Il sindaco per realizzare questo
sogno affida all'architetto catalano Oriol Bohigas la redazione di un nuovo Piano
Regolatore della Città.
Oriol Bohigas per realizzare l'idea del sindaco De Luca proporrà per la Città di
Salerno, l'urbanistica strategica.
L'idea della Città del Turismo e l'urbanistica strategica sano alla base del processo di
trasformazione e riqualificazione urbana che sarà presentato in questo lavoro.
Questo lavoro idealmente si può dividere in due parti principali.
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La prima parte è composta dai primi tre capitoli e cerca di trattare la costruzione
della città moderna e la genesi e l'evoluzione del processo di trasformazione urbana
della Città di Salerno dalla fine del XVIII secolo a oggi.
La seconda parte, composta dal capitolo 4, invece, presenta una ricerca empirica che
cerca di analizzare da un lato la conoscenza e la coscienza dei progetti urbani e
dall’altro lato gli aspetti più vicini alla geografia umana, quali la topophilia e
l'attachment.
In modo particolare nel primo capitolo è presentato un inquadramento geografico
fisico e antropologico della Città di Salerno. Un ampio spazio poi sarà riservato
all'analisi della popolazione. Termina il primo capitolo un breve inquadramento storico.
Nel secondo capitolo si traccia la Costruzione della Città Moderna, nei secoli XIX e
XX secolo. La genesi di Salerno come città moderna si può collocare tra la fine del
XVIII secolo e l'inizio del XIX: in questo periodo, non a caso, la Città di Salerno si apre
definitivamente al mare con la distruzione della cinta muraria di origine longobarda e la
costruzione della prima arteria viaria moderna, via della Marina, linea di confine tra la
Città e il Mare. In questi anni è costruito anche il Teatro Comunale, dedicato poi a
Giuseppe Verdi e l'attigua Villa Comunale.
La costruzione moderna della Città nel XX secolo disegna la città di Salerno che
oggi conosciamo. La costruzione della città in questo secolo, in questo lavoro è stata
divisa idealmente in tre momenti: i primi due decenni del secolo , il ventennio fascista e
il secondo dopoguerra.
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Nei primi decenni del secolo appena trascorso vengono infatti adottati i primi
strumenti urbanistici (piani regolatori e particolareggiati) ed è in questo periodo che
nasce l’idea di trasformare Salerno in una città giardino.
Il ventennio fascista è portavoce di grandi interventi di edilizia popolare che
pubblica. In modo particolare a differenza di altre città italiane Salerno non conoscerà
il piccone fascista ma il regime totalitario dota la città di uffici per la pubblica
amministrazione, totalmente assenti nella città.
Il secondo dopoguerra è invece caratterizzato dal processo di ricostruzione della città
distrutta prima della prima guerra mondiale e successivamente dal sisma del 23
Novembre del 1980.
Nel terzo capitolo che conclude idealmente la prima parte sono tracciati la nascita
dell’idea del sindaco De Luca della Città del Turismo e le peculiarità dell’urbanistica
strategica. I principi dell’urbanistica strategica, presentati nel Documento
Programmatico, sono alla base dei progetti di trasformazione urbana.
I principi di pianificazione urbana, presentati nel precedente paragrafo, non indicano
una visione generale e astratta del progettista Oriol Bohigas, ma una vera metodologia
dell’urbanistica strategica che precedentemente abbiamo definito metodo dei progetti
urbani.
L’esposizione dei progetti urbani è suddivisa in quattro nuclei di analisi: i progetti
per la Città a ovest del fiume Irno, i progetti sulla Lungo Irno, i progetti per la Città a est
del fiume e i progetti per la Città, compresi tra lo Stadio Arechi e la zona industriale.
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Per ogni settore s’individueranno le diverse sub – aree e per ognuna delle quali sarà
fatto un breve inquadramento storico – urbanistico. Al termine sono esposti i relativi
progetti urbani.
L’ultima parte del terzo capitolo, in continuità con l’idea della Città del Turismo,
sono presentate le Luci d’Artista dell’edizione 2012-2013.
Il quarto capitolo può essere suddiviso in due parti. Nella prima si cerca di tracciare
il significato di due termini della geografia umana: attachment e topophilia. La seconda
parte presenta l’analisi dei risultati di una ricerca (questionario somministrato ai
cittadini salernitani, composto da 18 item) volta a rilevare e analizzare la conoscenza dei
processi di trasformazione urbana nonché i processi di attachment e di topophilia da
parte della popolazione salernitana.
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1. CAPITOLO I
La Geografia di Salerno
1.1. La morfologia
Salerno è il capoluogo della più grande provincia della Regione Campania, difatti, la
città si estende in modo particolare su una superficie di circa 6.000 ettari. Salerno sorge
sul Golfo omonimo alla base meridionale della Penisola Sorrentina ed è individuabile
tra i Monti di Cava, le propaggini occidentali dei Monti Picentini e a sud dalla Piana del
Sele. A Ovest la linea di confine segue lo spartiacque del Monte San Liberatore (di circa
466 metri di altitudine), digradando rapidamente fino alla spiaggia di Santa Teresa e al
porto commerciale. I confini, a Nord-Ovest, seguono il crinale dei colli salernitani dalla
vetta di Prete Martorano (576 metri di altezza) culminando nel punto detto Le Creste
(697 metri) e declinando verso il Colle Grande al Telegrafo (606 metri di altitudine).
Questi colli di modesto rilievo individuano il Vallone Cernicchiara, in cui scorre il
torrente Rafastia, oggi visibile solo nel primo tratto. Una piccola propaggine montuosa,
culminante nel Monte Sole separa questo impluvio dalla più stretta valle del Canalone,
incisa profondamente dal torrente Fusandola. A Nord circoscrivendo il colle del
Monaco, i confini amministrativi della Città assecondano il corso dell’Irno fino a
innalzarsi bruscamente al Montagnone (381 metri di altitudine) e al Monte Stella, la cui
cima con i suoi 953 metri costituisce il punto di massima elevazione di Salerno.
I confini di Salerno si arrestano al fondovalle tra il Monte Stella e il Colle Pignolillo
(374 metri). I confini si chiudono a Est, lungo il piede meridionale di Col Vetrano e
quindi il Fiume Picentino, fino alla foce. I restanti confini sono disegnati della linea di
costa del Golfo di Salerno.
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Orograficamente, il territorio è per lo più collinare, tuttavia è nella fascia costiera dal
porto alla foce del Picentino che si concentra la maggior parte degli insediamenti umani.
Questa striscia alluvionale, molto ristretta a occidente, si allarga man mano nella
parte orientale. Parallelamente, i rilievi tendono ad addolcirsi. Oltre a quelli già
menzionati, sono da citare la Pietra di S. Stefano (390 metri), che sovrasta il popoloso
quartiere di Torrione, il più orientale Piano di Montena, vasto altipiano che raggiunge i
405 metri e il monte Bonadies.
1.2. L’idrografia
L’idrografia superficiale di Salerno, laddove ancora visibile, è senz’altro notevole, a
causa della particolare disposizione dei rilievi rispetto al Tirreno. Le masse d’aria
umida, risalendo le ripide colline dal mare, danno origine ad abbondanti precipitazioni:
da qui provengono i numerosi corsi d’acqua semi-stagionali, che s’incassano in
profonde vallate fino al mare. Procedendo da ovest verso est, oltre al già ricordato
Fusandola
1
, che fu responsabile della disastrosa alluvione del 1954, troviamo il
Rafastia
2
, alimentato da diverse sorgenti perenni, e quindi il bacino del fiume Irno
3
, che
1
Il torrente Fusandola nasce a circa 500 metri sul livello del mare in località Croce in territorio del
Comune di Salerno e nei pressi del confine con il Comune di Cava de' Tirreni e sfocia nel mare sulla
spiaggia di Santa Teresa in prossimità del porto commerciale.
2
Il torrente Rafastia nasce a circa 635 metri sul livello del mare in località Colle Grande in territorio del
Comune di Salerno nei pressi del confine con i Comuni di Cava de' Tirreni e Pellezzano e sfocia nel mare
sul Lungomare Trieste in prossimità della fontana a mare. Il corso d'acqua viene espressamente citato
nel Chronicon Salernitanum (X secolo), dove viene chiamato torrente Faustino; sappiamo che esso
scorreva proprio a ridosso del settore orientale delle mura ed era scavalcato, nell'angolo NE,
dall'acquedotto medievale di Salerno, sotto il quale scorre ancor oggi, seppur sotterraneo. Il Rafastia,
assieme ad altri corsi d'acqua minori, fu uno dei principali "responsabili" della spaventosa alluvione del
25 ottobre 1954 che danneggiò gravemente la città: in quell'occasione, e sempre in via Velia, la pressione
dell'acqua del torrente sotterraneo fece saltare in aria la strada, risucchiando molte persone nelle voragini.
3
Il fiume Irno nasce alle pendici del monte Stella a 951 metri sul mare e sfocia nel golfo di Salerno.
Il fiume Irno ha origine dalla confluenza dei fossi Fariconda e Sala poco a sud da Baronissi nei pressi di
Sava; dopo aver percorso circa 10 km, sbocca a mare nei pressi del Torrione. Il suo imbrifero, allo
sbocco, conta circa 45 kmq, resta contornato ad oriente e ad occidente da alte catene montuose con più
vette che superano i 600 m e il Monte Stella. Il confine del bacino a nord corre quasi parallelo alla costa e,
nell’ampio tratto centrale, presenta una sella che si attesta attorno ai 200 metri sul livello del mare, al di là
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rappresenta il maggior corso fluviale che spacca in due la Città: il suo alveo, un tempo
ricco di aree paludose abbastanza vaste, appare oggi profondamente modificato, stretto
tra poderosi argini di cemento. Più a est i corsi d’acqua si distanziano maggiormente
ma il loro corso e la loro portata divengono più regolari. Troviamo il Rumaccio, che
attraversa Torrione, il Mercatello e il Mariconda, che attraversa i quartieri omonimi, e i
già menzionati Fuorni e Picentino.
1.2.1. Rischio idrogeologico
Il territorio comunale di Salerno presenta una morfologia alquanto articolata con una
fascia costiera di natura prevalente detrico / alluvionale, delimitata a monte da colline di
Giovi, geologicamente costituite da conglomerati e sabbie, e sormontata ancora più a
monte dal complesso montuoso del Monte Stella, geologicamente costituito da un
complesso carbonatico.
La possibilità di crisi in buona parte del territorio, in particolare nelle zone collinari e
pedemontane è dovuta, principalmente, alla natura dei terreni, alla orografia del luoghi
ed alle condizioni delle aste torrentizie, laddove le acque piovane determinano estesi
fenomeni di erosione, con conseguente creazione di situazioni di instabilità e
predisposizione al movimento gravitativo.
del displuvio a settentrione c’è l’ampio bacino della Solofrana e la sella anzi detta è divenuta nei secoli il
naturale collegamento di Salerno con i paesi dell’entroterra Secondo alcuni, in origine il nome del fiume
era Irnthi, infatti, sono state rinvenute in Campania monete bronzee di una città sconosciuta che aveva
questo nome; gli studiosi si chiedono se essa corrisponda al centro etrusco-campano rinvenuto a Fratte di
Salerno lungo il corso dell'Irno.Altri, invece, credono che l'Irno una volta si chiamasse Leirionos (fiume
dei gigli) e che, per successive modifiche, fosse divenuto Lirino, Lirno e, quindi, l'Irno.Quale che sia la
verità storica, pare che da questo nome, tramite successive corruzioni, sarebbe derivato all'epoca
dei romani il nome di Salerno, cioè Salernum(da salum e Irnum, ossia il luogo situato tra il mare e l'Irno).
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Le aree costiere pianeggianti presentano situazioni di rischio per allagamenti e
inondazioni dovute all’insufficiente regimentazione dei corsi d’acqua e delle aste
torrentizie.
Il rischio idrogeologico nel territorio di Salerno è sempre stato all’attenzione
dell’Amministrazione Comunale.
A cavallo degli anni ottanta e novanta l’Amministrazione Comunale ha provveduto
alla sistemazione dei Torrenti Mercatello e Grancano. In particolare si è operato
l’adeguamento e la sagomatura delle sezioni dei fiumi, il rifacimento di una serie di
attraversamenti, la copertura del Torrente Mercatello nei tratti necessari per la presenza
di insediamenti abitativi e infrastrutture di pubblica utilità e la protezione delle sponde e
dei letti degli alvei con gabbionature e materassi flessibili, entrambi riempiti da
pietrame.
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1.3. Il clima
A Salerno esiste da qualche tempo una stazione meteorologica presso il Genio Civile,
cioè nelle immediate vicinanze del porto commerciale, nell’area nord-occidentale del
territorio esaminato. In tempi più recenti si sono affiancate altre due stazioni di
rilevamento, sempre non lontano dalla costa. Si tratta della stazione di Pastena, situata
un po’ più a sud, e quella di Pontecagnano. Quest’ultima, pur essendo solo confinante
con il territorio studiato, fornisce dati del tutto adeguati a caratterizzare gli estremi
lembi orientali e meridionali del Comune.
Figura 1- Diagramma termopluviometrico di Salerno (relativo alla stazione meteorologica del
Genio Civile e al periodo 1985-2000)
4
.
Tabella 1- Valori pluviometrici medi mensili (di Salerno Genio Civile, Pastena e Pontecagnano,
relativi al periodo 1985-2000)
5
4
Comune di Salerno, Relazione Illustrativa, Aggiornamento della Carta dei Vincoli, Salerno, Luglio
2011, p. 8.
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L’andamento del diagramma appare tipicamente mediterraneo, con estate calda e
secca e piogge concentrate nel periodo autunnale e invernale. Per quanto attiene alla
piovosità media, essa si aggira intorno ai 1006 mm annui (meno di 930 se si
considerano i dati molto frammentari di Pontecagnano). I valori massimi si sono avuti
nel 1996, anno in cui la stazione del Genio Civile registrò ben 1438,2 mm annui di
pioggia e quella di Pastena 1248,2 mm. Per contro, nel 1993, per la stazione del Genio
Civile caddero 618,2 mm di pioggia e a Pastena, addirittura, soltanto 586. In media,
cadono quindi 1097,2 mm di pioggia al Genio Civile e 914,2 mm a Pastena. Per
Pontecagnano, la piovosità media annua nota è di 770,1 mm.
L’istogramma riguardante la piovosità delle tre stazioni dimostra che esiste qualche
debole differenza tra l’area nord-occidentale di Salerno, con i quartieri storici, e quella
pianeggiante posta più a meridione. In particolare, il clima presso il porto risente del
notevole dislivello causato dalle colline prossime alla costa, su cui l’umidità atmosferica
facilmente condensa.
In buona sostanza, si realizzano condizioni climatiche simili a quelle della vicina
Costiera amalfitana.
La distanza tra le colline e il mare aumenta invece più a sud, dove la piovosità
generale diminuisce debolmente. Comunque, è da tener presente che i dati di
Pontecagnano sono troppo frammentari per consentire di individuare un effettivo
gradiente di diminuzione delle temperature, e devono essere intesi solo in senso
indicativo. Per quanto riguarda la distribuzione delle piogge, esse decrescono da
novembre a luglio e aumentano da agosto a ottobre. Riguardo alla stazione del Genio
Civile, il mese più piovoso è novembre (174,9mm), seguito da dicembre (139,1) e
5
Ibidem.
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ottobre (133,2). D’altra parte, luglio è il mese più arido (21,2 mm), seguito da agosto
(27,4 mm).
Per la stazione di Pastena, il mese più piovoso è risultato dicembre (127,7 mm), il più
arido rimane luglio (16,7 mm). Per le temperature, con riferimento alle medie mensili
del periodo considerato, i mesi più caldi sono agosto (27,5 °C) e luglio (27,2 °C),
mentre il mese più freddo è gennaio (10,8°C). Il valore massimo assoluto è stato
registrato il 6 luglio 1989 (40,1 °C), la più fredda assoluta registrata (- 0,5 °C) il 16
dicembre dello stesso anno.
Le gelate invernali, di fatto molto rare e limitate a gennaio e dicembre, come pure le
eccezionali nevicate, influiscono ben poco sulla biologia delle piante, permettendola
vegetazione di numerose specie termofile.