Il ruolo dei mass media nella configurazione violenza in ambito sportivo
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9 INTRODUZIONE La presente ricerca dal titolo “Il ruolo dei Mass Media nella configurazione violenza in ambito sportivo” prende avvio dal progetto di ricerca Sport e Media: la configurazione della violenza in ambito sportivo. Ricerca di base e risvolti operativi” nato dalla collaborazione tra il Comitato Regionale per le Comunicazioni (Co.re.com Veneto) e il Dipartimento di Psicologia Applicata dell’Università degli Studi di Padova. La presenza dei mass media, come testate giornalistiche di settore e non, blog, trasmissioni televisive e radio, nel diffondere immagini e notizie relative alla ‘violenza’ in ambito sportivo, riguardando, in modo trasversale, lo ‘sport’ praticato sia a livello dilettantistico che professionistico, che dalle diverse fasce d’età; risulta tale da essere considerata una delle questioni che occupa sempre più spazi nei fatti di cronaca. Nei quotidiani, infatti, oltre che nei programmi televisivi d’informazione giornalistica, sono riportati frammenti di testi quali “durante una partita di calcio allievi, con giocatori adolescenti, tra le squadre del Palazzaccio e il Livorno 9, c’è stata una rissa che ha coinvolto gli allenatori e i calciatori facendone finire alcuni al pronto soccorso” (tratto da “La Nazione”); per arrivare a quanto titolavano i giornali nei giorni seguenti agli scontri verificatisi a Genova il 12 Ottobre 2011: “Gli ultrà serbi scatenano il caos, alla fine Italia Serbia non si gioca” (tratto da “Il corriere della sera”); e a quanto titolava un servizio del Tg5 nazionale in data 10 Marzo 2011: “Eccesso di agonismo tra i giovani nello sport e si sfiora la tragedia”. La problematica della ‘violenza’ nell’ambito sportivo ha delle implicazioni rispetto tutto il tessuto sociale, non solo in termini di “sicurezza”, di “coesione” e “compattezza”, ma anche in termini di investimento di risorse finanziare e umane. Rispetto a ciò deve inserirsi il ruolo della comunità scientifica che, accogliendo la richiesta, ha la responsabilità di farsi carico di quanto accade in questi scenari intervenendo da un lato ripristinando l’ordine del discorso (in termini scientifici) ossia andando a conoscere quali sono gli elementi che caratterizzano gli scenari che generano la richiesta; dall’altro e a partire da tale processo conoscitivo, offrire delle proposte di intervento volte ad assolvere l’esigenza che dà vita alle richieste della società civile. In proposito, lo 10 sviluppo di linee di intervento formative ed informative, consentirebbe di rispondere anche a quanto definito dall’AGCOM a nome del suo Presidente (lettera Agcom, Prot. N. 0008486, 06/02/2007), in merito all’avvio di interventi volti a vigilare sul rispetto dei principi generali del sistema radiotelevisivo e dell’Atto di indirizzo (delibera n. 165/06/CSP del 22 novembre 2006) relativo al “rispetto dei diritti fondamentali della persona, della dignità personale e del corretto sviluppo fisico, psichico e morale dei minori nei programmi di intrattenimento”. 1 Nello specifico se si considera l’ambito sportivo come occasione di promozione della cittadinanza e di sviluppo umano 2 , quanto sopra citato potrebbe assumere una valenza ancora maggiore, in quanto l’attenzione sarebbe catalizzata dalla necessità di approfondire in che modo far diventare lo sport uno strumento efficace di coesione sociale della comunità 3 . Come sopra anticipato, per procedere come delineato la scelta è di operare una riflessione conoscitiva che metta nella condizione di progettare e operare tramite interventi ‘mirati’ ed efficaci rispetto alla ‘violenza’ in ambito sportivo. In proposito, lo stato dell’arte riguardante gli studi e gli interventi dei comportamenti considerati violenti, mette in luce un proliferare di teorie che assurgono a causa elementi ‘psicologici’, ‘sociologici’, ‘antropologici’ o ‘biologici’ e costruiscono legami tra il verificarsi di queste presunte cause ed il comportamento violento stesso. Gli stessi mass media vengono assunti come precursori predittivi la “violenza” tant’è che nasce una disciplina, la sociologia dei media, che, occupandosi del binomio mass media – violenza, definisce il suo oggetto di studio: “effetti dei media” 4 . Nel corso dell’argomentazione, una precisa riflessione teorico – conoscitiva si pone come imprescindibile per collocare la “violenza” nelle modalità di costruzione di “violenza” in ambito sportivo. Ricorrere all’epistemologia consente di asserire che la ‘violenza’ non risponde ai dettati conoscitivi propri di un oggetto d’indagine di natura empirica. Infatti lo statuto epistemico dell’oggetto dell’indagine appartiene alle categorie conoscitive dei costrutti teorici, e perciò fa parte di quel tipo di oggetti di 1 Op. cit. 2 A tal proposito, si consideri la Carta europea dello Sport (Consiglio d’Europa, Maggio 1992), il Codice Europeo di Etica Sportiva (Consiglio d’Europa, Maggio 1992), la Carta Olimpica (Comitato Internazionale Olimpico, Dicembre 1999). 3 G. P. Turchi, E. Celleghin, M. Sperotto, 2012, Sport e Media. La configurazione della violenza in ambito sportivo. Ricerca di base e risultati operativi, Domeneghini Editore, Padova. 4 In proposito si rimanda al Capitolo 1. 11 studio che sono strettamente connessi all’impiego delle produzioni discorsive impiegate quando si fa riferimento ad essi. Si tratta pertanto di lavorare sul “come” si configura la violenza e “non perché” ovvero di svolgere una riflessione che tocchi questioni proprie del modo di conoscere e dunque di “come” si conosce “ciò che” che si conosce (Salvini, 2004); laddove la “violenza” si costruisce nel tessuto narrativo dato dai parlanti. Tale presupposto conoscitivo fa riferimento al Paradigma Narrativistico (Turchi, 2002), per cui si assume che la realtà è generata dal linguaggio e nell’utilizzo del linguaggio ordinario (ossia del linguaggio del “senso comune”) a partire dall’interazione delle “voci” degli attori in un determinato scenario sociale. Pertanto, a fronte di tale cornice conoscitiva, è possibile definire l’atto cosiddetto “violento” nell’ambito sportivo come una costruzione sociale che fa riferimento al piano delle azioni, delle scelte e delle interazioni, ovvero come l’insieme delle produzioni discorsive che si generano entro una specifica matrice storico – culturale, dunque entro una certa comunità che abita un certo ‘territorio’. Coerentemente con il piano epistemologico, si adotta il Modello Dialogico che si attesta sul piano del linguaggio e consente di prendere in considerazione i diversi poli discorsivi, in questo caso i mass media, che concorrono nel generare la configurazione di realtà ‘violenza’ in ambito sportivo. Alla luce di questo, il focus della presente ricerca in quanto applicazione di un presupposto conoscitivo che fonda la configurazione della “violenza” in ambito sportivo come generata dall’utilizzo del linguaggio ordinario (ossia dall’utilizzo di produzioni discorsive), è di indagare quali modalità discorsive generano l’uso ad esempio, di un gesto atletico, che se praticato nell’ambito della competizione sportiva, risulta aderente alla stessa; viceversa al di fuori della competizione sportiva ne viola la regolamentazione. In termini esemplificativi, si fa riferimento all’utilizzo del “pugno” come gesto atletico che se nel contesto della competizione si configura come elemento aderente alla regolamentazione in quanto strategia per il perseguimento dell’obiettivo della stessa, ossia l’ottenimento del risultato, al di fuori del contesto della competizione (appena “fuori dal tempo che definisce il ring”) il gesto del ‘pugno’ si configura come “violenza”, come violazione alla regolamentazione. Pertanto, la ricerca si è focalizzata su quali modalità discorsive vengano impiegate in ambito sportivo laddove si configura la realtà “violenza” e come queste vengano intercettate dal ruolo e dalle produzioni discorsive dei mass media. 12 Nello specifico, il progetto si è declinato in una preliminare fase di ricerca esplorativa 5 che ha coinvolto 835 testi provenienti da testate giornalistiche, blog e forum, trasmissioni televisive che contenessero un rimando alla realtà oggetto di indagine 6 . A partire dai risultati ottenuti da tale ricerca, il progetto ha previsto lo sviluppo di precise linee di intervento formative ed informative 7 che coinvolgono i mass media. Ossia, di interventi con cui si intende rispondere all’esigenza di offrire ai mass media coinvolti in ambito sportivo gli strumenti utili a perseguire l’obiettivo di promozione della salute e gestione, in termini di anticipazione, di scenari critici che si potrebbero configurare nello sport. In proposito, tali interventi intendono promuovere sia l’uso di modalità discorsive che consentono di configurare lo sport come strumento di coesione sociale sia l’uso di tali accadimenti come occasione per la costruzione di competenze da parte della comunità e dunque come occasione di promozione della salute all’interno della stessa. Se storicamente è accaduto che la gestione di tali accadimenti è stata delegata ad alcuni ruoli della comunità facendone una “questione di ordine pubblico”, come se tali accadimenti non si generassero nella comunità stessa, tali modalità di gestione di possibili scenari di “violenza” consentirebbero l’instaurarsi di un circolo virtuoso, specificatamente di passare da “questioni sanitarie” o “di ordine pubblico” e quindi dalla “presa in carico del singolo individuo” definito come deviante e dalla promulgazione di divieti e norme ‘restrittive’; all’intera comunità così da rendere l’ambito sportivo occasione per perseguire obiettivi di promozione della salute e gestione in termini di anticipazione di scenari critici che si potrebbero configurare in ambito sportivo. Ecco che la comunità, ‘ospitando’ le produzioni discorsive che contemplano, tra le varie possibilità, anche quella del comportamento cosiddetto ‘violento’, diviene essa stessa generatrice di una “responsabilità condivisa rispetto alla salute della comunità stessa” e risorsa sul e per il territorio che vive. 8 Entrando nel merito dell’elaborato, i primi due capitoli andranno a delineare gli elementi di cornice della ricerca. Nel primo capitolo dell’elaborato saranno contenuti gli 5 In merito alla descrizione della fase esplorativa dell’intera ricerca si rimanda alla pubblicazione: G. P. Turchi, E. Celleghin, M. Sperotto, 2012, Sport e Media. La configurazione della violenza in ambito sportivo. Ricerca di base e risultati operativi, Domeneghini Editore, Padova. 6 Per la descrizione della ricerca si consideri il Capitolo 3 di Metodologia della ricerca ed il Capitolo 4 di descrizione dei risultati. 7 Per la descrizione delle linee di intervento proposte si consideri il Capitolo 5. 8 G. P. Turchi, E. Celleghin, M. Sperotto, 2012, Sport e Media. La configurazione della violenza in ambito sportivo. Ricerca di base e risultati operativi, Domeneghini Editore, Padova. 13 elementi che caratterizzano l’oggetto di studio. A partire da un excursus storico – epistemologico del binomio sport – “violenza” verrà esposta un’analisi (di carattere epistemologico) dettagliata della letteratura di settore che ha assunto come proprio oggetto di studio il binomio “violenza – sport”. Infine si entrerà nel merito delle questioni di carattere normativo riguardanti l’oggetto di studio. Nel secondo capitolo a iniziare da alcune considerazioni sul linguaggio saranno rappresentati elementi volti ad inquadrare l’apparato conoscitivo al quale si ancora la ricerca. Ossia si andrà a descrivere la Scienza Dialogica, a partire dalla quale si delineerà il Paradigma Narrativistico e la Teoria dell’Identità Dialogica entro la quale trova definizione il costrutto di “violenza”. Con il terzo capitolo si da avvio alla presentazione della ricerca. Specificatamente, sulla scorta della riflessione epistemologica e del fondamento conoscitivo della configurazione discorsiva della realtà ‘violenza’ in ambito sportivo, verrà descritta la metodologia adottata, coerente e rigorosa con lo statuto epistemico dell’oggetto in esame. Si espliciterà l’impiego, sia nella fase di progettazione che nella fase di analisi del testi, dei criteri scientifici di riferimento che La Metodologia di Analisi dei Dati Informatizzati Testuali indica (M.A.D.I.T.; Turchi, 2004; 2009). Il quarto e il quinto capitolo riportano rispettivamente la descrizione e il commento dei risultati della ricerca; e la descrizione degli elementi che consentono di prospettare scenari futuri in termini di proposte di intervento, di tipo formativo/informativo, e di proposta nella “comunicazione in ambito sportivo”. 15 PARTE PRIMA – ELEMENTI DI CORNICE 17 CAPITOLO 1 Per una fondazione epistemologica dell’oggetto di indagine “violenza” in ambito sportivo. Cenni storici e stato dell’arte. 1.1 Premessa: cenni storico-filologici Alcuni storici, tra cui Jeu, (1975), affermano che lo sport è nato dalla violenza, dai riti arcaici e dalla guerra, contrassegnando e scandendo i principali momenti dell’esistenza sociale. In Young (2004) si legge che fin dall’antichità anche quelle che erano semplicemente delle pratiche corporee avevano un rapporto con la violenza, ad esempio i giochi antichi: quelli corinzi, istmici, nemesi e olimpici, offrivano un momento di tregua nei conflitti rappresentando un momento sostitutivo della guerra per affermare la supremazia di una città sulle altre 9 . Da qui si può già mettere in luce come il binomio sport – violenza faccia da filo conduttore nella genesi dello sport, dalle sue origini fino ai giorni nostri. Nella stessa definizione del termine ritorna la connotazione relativa alla “violenza”. Leggendo dal vocabolario, con il termine ‘sport’ si fa riferimento a: “forma aferetica dell’antico “disport” - presa in prestito dal francese antico “desport”- che indicava i passatempi e i divertimenti; inizia ad essere usato in Inghilterra nel XIX secolo quando si istituisce una forma regolamentata e organizzata delle varie specialità agonistiche. Tuttavia, talvolta il termine è usato estensivamente per indicare attività atletiche praticate nell’antichità, con carattere ora sacrale, ora educativo, ora agonistico o forma di preparazione militare (lo sport nella Grecia Antica)” 10 . Ed infatti, nell’antica Grecia ritorna ripetutamente l’associazione di termini quali ‘guerriero’ e ‘atleta’, oltre che gli dei vengono rappresentati in conformità con l’aspetto fisico ideale del guerriero aristocratico considerato compatibile con l’ethos (“costume, norma di vita”) del guerriero delle gare 11 . Filostrato scrisse che la gente considerava le gare come allenamenti alla guerra e la guerra un esercizio per le gare. E ancora, Thullier (1996), studiando lo sport nell’antica Roma, descrive la messa in scena di un originale universo 9 D. Bodin, L. Robène, Héas, 2004, la violenza negli stadi e nello sport, Sapere 2000, Roma p11-12. 10 Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, 1994, Vocabolario della Lingua Treccani, Roma. 11 Norbet Elias, 2001, Sport e aggressività (edizione originale: Quest for Excitement. Sport and Leisure in the Civilizing Process, Oxford, Basil Blackwell Ltd. 1986). 18 sportivo dove la preparazione militare, al contempo, era uno spettacolo ludico offerto al popolo. Si può inoltre evidenziare come, a partire dall’analisi di altre fonti storiche, gli accadimenti di scontri tra tifosi, considerati come caratteristici dell’età moderna, già nell’antica Grecia fossero di grande attualità. In proposito Tacito (Annales, 14, 17) racconta di una rissa avvenuta a Pompei nel 59 d.c.. In occasione di uno spettacolo di gladiatori organizzato da Livenius Regulus a Pompei, spettatori delle colonie di Nuceria e di Pompei, a partire da ‘insulti’, arrivarono a lanci di pietre e scontri armati, provocando numerosi morti e feriti, tanto da far scattare per i pompeiani il divieto di svolgere le manifestazioni sportive per dieci anni e da far sciogliere le associazioni dei “tifosi”. Anche dal medioevo pervengono fonti che riportano di risse fra spettatori che assistevano ad un gioco, dal nome Soul e praticato nelle campagne francesi, in cui due squadre dovevano scontrarsi per riportare nel proprio villaggio una vescica di maiale per il campanaro della chiesa (Mendiague, 1993) e “i tornei cavallereschi sembrano offrire un’immagine moderna delle violenze connesse alle loro pratiche e ai loro spettacoli caratterizzati da lanci di oggetti diretti contro concorrenti in lizza con leggi che vietavano agli spettatori muniti di armi di assistere agli scontri” (Jusserand, 1901). Come si legge dalla definizione di sport, è nel XIX sec. che viene data una organizzazione e regolamentazione dello sport. Gli storici fanno risalire al 1894-1896, anni in cui il barone P. De Coubertin ripristina le Olimpiadi, la nascita dello sport modernamente inteso e al secondo dopoguerra la partecipazione all’attività sportiva dove l’aspetto agonistico viene sempre più accentuato. 12 Si osservi come riprendere il vocabolario e fare riferimento a quanto si legge del termine agonismo, ancora una volta, ci consente di osservare la costante binomio violenza-sport: “agonismo è il particolare impegno di un’atleta o di una squadra durante lo svolgimento di una gara; spirito combattivo, di emulazione: una gara combattuta con grande agonismo.” 13 E se si fa riferimento al suo episteme, il termine agonismo deriva dal termine agone dal greco α