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INTRODUZIONE
Il giorno che ho fatto domanda per la tesi, è stato il giorno più bello della mia
carriera universitaria, pensando a quanta fatica e impegno mi ci era voluto per
raggiungere quel traguardo. Ho scelto questa facoltà con l‟intento di imparare una
lingua che mi aprisse le porte del mondo, capace di farmi viaggiare autonomamente
senza paura, di parlare con la gente e aiutarmi nel lavoro che svolgo e che adoro.
Sapevo che il tema della mia tesi sarebbe stata una traduzione e al momento in cui mi è
stato chiesto che tipo di traduzione mi sarebbe piaciuto trattare, non ho esitato a dire una
traduzione audiovisiva. L‟idea è nata anche grazie ad Internet che mette film, serie
televisive e sceneggiati a disposizione di un vasto pubblico, ancora prima di essere
sottoposti a una traduzione ufficiale e successiva distribuzione come avveniva fino a
qualche anno fa tramite VHS o DVD. A volte un film arrivava in Italia anche quattro o
cinque anni dopo l‟uscita in lingua ufficiale per permettere ai professionisti del settore
di tradurre lo script e procedere al delicato processo di doppiaggio. Ora, grazie allo
streaming, è possibile accedere a questi prodotti prima ancora che essi vengano tradotti
in lingua originale. Mi sono confrontata con la mia relatrice e tra le varie proposte ho
scelto di tradurre Lost in Austen: Londra, una ragazza in cerca del vero amore,
l‟ispirazione a una delle storie più romantiche mai raccontate: ecco gli ingredienti di
questa fiction che mi ha appassionata già dalle prime scene. Effettuare una traduzione di
questo tipo, analizzare la sceneggiatura linguisticamente, commentare le scelte
traduttive e fare riferimenti ad altre opere di stessa ispirazione, mi ha riempito di
„orgoglio‟. La traduzione sviluppata nel secondo capitolo è solo la punta dell‟iceberg di
un lavoro che si è sviluppato in diverse fasi.
All‟interno dell‟elaborato, conduco un‟esamina della fiction come formato televisivo,
ripercorro i precedenti adattamenti che vedono le opere di Jane Austen al cinema e
approfondisco le dinamiche che intervengono in una traduzione audiovisiva
(sottotitolaggio e/o doppiaggio). Il lavoro è stato suddiviso in tre capitoli.
Il primo è un‟introduzione generale all‟opera audiovisiva e al romanzo da cui è stata
(molto) liberamente adattata: cos‟è Lost in Austen e che importanza ha avuto e continua
ad avere nel campo cinematografico l‟opera a cui si ispira: Pride and Prejudice.
All‟interno del capitolo viene fatta una panoramica degli adattamenti televisivi e
cinematografici ispirati all‟opera di Austen partendo dalla primo tentativo in bianco e
nero di mettere in scena la storia di Elizabeth e Darcy, fino ad arrivare agli adattamenti
più recenti.
2
Il fenomeno della “Darcymania” occupa uno spazio importante di questo capitolo in
quanto il protagonista maschile, Darcy, sembra incarnare le virtù maschili. Un
personaggio particolare, a primo impatto spiacevole e arrogante ma che inevitabilmente,
grazie ai suoi modi eleganti ma misteriosi, al suo fare così fiero e sicuro di sé, finisce
per far innamorare sia la protagonista di Pride and Prejudice che noi lettrici, e così
anche la protagonista della nostra fiction, Amanda, un‟appassionata lettrice di questo
romanzo.
Dal punto di vista linguistico, la fiction Lost in Austen si muove fra presente e
passato e presenta spunti di riflessione di notevole interesse. I dialoghi, infatti,
presentano delle variazioni diacroniche dell‟inglese che costituiscono una sfida
interessante per il traduttore.
Il secondo capitolo contiene la traduzione dello script che viene poi commentata e
analizzata nel terzo capitolo, in cui si conduce un lavoro di studio sul prodotto
audiovisivo.
Nel terzo capitolo, si approfondisce il tema della pratica del doppiaggio e della
sottotitolazione. Questo capitolo si conclude con una panoramica sulle difficoltà
incontrate nel tradurre gli aspetti culturali della sceneggiatura resi mediante le tecniche
di traduzione obliqua e diretta. Tali scelte hanno spesso richiesto operazioni di
traduzione obliqua, soprattutto l‟equivalenza e l‟adattamento, che occupano, infatti,
buona parte dell‟approfondimento teorico sul processo di traduzione.
3
CAPITOLO PRIMO
1.1. Il mito: Pride and Prejudice
La scelta di tradurre Lost in Austen, nasce dal desiderio di poter rendere accessibile al
pubblico italiano che non possiede una buona conoscenza dell‟inglese, una fiction
attuale che s‟ispira a uno dei romanzi più famosi della letteratura inglese. Partiamo dal
presupposto che Pride and Prejudice ha sempre riscontrato un grande successo non solo
tra gli studiosi del campo letterario, ma anche tra i più giovani, meno inclini alla lettura
e i meno esperti del settore. Avendo studiato la letteratura inglese, ho potuto
confrontarmi con altri studenti e il risultato è che essi trovano piacere nella lettura e
nello studio di quest‟opera. E non solo: capita spesso di imbattermi in persone non
addette ai lavori, nel caso della mia esperienza personale, lavoratrici che, pur non
sapendo pressoché nulla di critica letteraria e casalinghe prese dalle normali faccende
quotidiane, hanno letto Orgoglio e Pregiudizio e che possono affermare, nonostante le
differenze di registro, contesto e linguaggio di essersene appassionate per il suo
carattere ironico, allegro e romantico. Sarà per lo stile narrativo veloce, brillante, senza
troppe descrizioni e lungaggini, come fosse stato scritto da una giovane contemporanea
alle prese con quelle che sono i piccoli disagi del cuore che accompagnano il mondo
femminile da sempre e in ogni epoca.
In Pride and Prejudice la vicenda è saldamente ancorata al contesto aristocratico e
alla campagna inglese dell‟Inghilterra di primo „800. Austen sviluppa ironicamente il
rapporto tra il carattere individuale e la posizione sociale, con tutte le responsabilità che
ne derivano. Ironia che non viene risparmiata nemmeno nel descrivere la sua orgogliosa
Elizabeth. La scrittura presenta poche scene descrittive e lunghe narrazioni ed è
caratterizzata da dialoghi che l'autrice rende con il discorso diretto o con lo stile
epistolare. I personaggi si fanno testimoni e portavoce di una cultura considerata
dall‟autrice retrograda, soprattutto per quanto riguarda la condizione femminile.
L‟autrice cerca di raccontare un po‟ di se e del suo mondo: non si tratta di
un‟autobiografia vera e propria ma non possiamo non notare alcune somiglianze. Pride
and Prejudice è la storia di cinque ragazze da marito che vivono in una piccola
provincia inglese proprio come la famiglia di Jane, penultima di otto figli di cui due
femmine. Austen mira in questo romanzo a mettere in primo piano la donna in tutte le
sue sfumature caratteriali nelle diverse età attraverso le sorelle Bennet: “Jane è dolce e
4
bella, Elizabeth orgogliosa e impertinente ma saggia, Mary studiosa, Kitty succube della
sorella minore Lydia, giovane e un po‟ civetta”.
1
1.2. Pride and Prejudice sul piccolo e grande schermo
“Da una statistica fatta dall‟associazione no profit della Online Computer Library
Center, questo romanzo, risulta essere al 32º posto nella classifica dei libri più richiesti
alle biblioteche di tutto il mondo”.
2
E, come nota la studiosa Cartmell: “Austen‟s novel
provides the template for so many romantic comedies as well as repeatedly being
repackages into “heritage productions.”
3
È effettivamente così: non possiamo negare
che le opere di Jane Austen non siano state oggetto di film, fiction e miniserie
televisive. La studiosa Pennacchia nota che:
Per Pride and Prjudice, più che ad una successione “lineare” di romanzo/film/remake
4
ci
si trova in presenza di una “serie” – ovvero di un numero superiore a due – di adattamenti
conclamati e per giunta per mezzi di comunicazione di tipo diverso (cinema, televisione)
e da parte di case di produzione di nazionalità differente (USA e GB).
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Teoria alimentata da Cartmell con l‟espressione “there‟s been a Pride and Prejudice for
every generation, providing us with an opportunity to chart how the book has changed
in this various readings.”
6
Pennacchia si chiede “cosa accade quando un romanzo viene
adattato ripetutamente per lo schermo o meglio come si concilia la nozione di
adattamento filmico con la categoria del remake”.
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Questo termine è assente nel
dizionario di lingua italiana, ma è usato correntemente nella nostra lingua per indicare il
„rifacimento‟ o la „nuova versione‟ di un film.
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Che cosa s‟intende con questa
definizione? E perché si sceglie di „riproporre‟ una stessa opera? Ancora Pennacchia fa
riferimento a uno studio di Giovanni Guagnelini che sostiene quanto segue:
1
Melania Mazzucco, Introduzione a Orgoglio e Pregiudizio, Rizzoli, Milano, 2008, p.7.
2
www.corriere.it, articolo di Serena Patierno, 2006.
3
Deborah Cartmell, Screen Adaptions Jane Austen’s Pride and Prejudice, Methuen Drama,
London, 2010, p. 4.
4
Con il termine “remake” ci si riferisce nei film studies alla pratica diffusissima secondo cui un
film di successo viene “rifatto”. Da M. Pennacchia, “Romanzo, adattamento filmico, remake: il
caso di Pride and Prejudice”, in Quaderno del dipartimento di letterature comparate, Roma,
2009, p.3.
5
M. Pennacchia, “Romanzo, adattamento filmico, remake: il caso di Pride and Prejudice”, in
Quaderno del dipartimento di letterature comparate, op.cit., p.4.
6
Deborah Cartmell, Screen Adaptations Jane Austen’s Pride and Prejudice, op.cit, p.12.
7
M. Pennacchia, “Romanzo, adattamento filmico, remake: il caso di Pride and Prejudice”, in
Quaderno del dipartimento di letterature comparate, op.cit., p.3.
8
Definizione da Il nuovo dizionario Garzanti della lingua inglese, 2007.
5
Il rapporto film-matrice/film-remake è complicato dalla presenza di un ulteriore testo
fonte che sta alla base del film-matrice; spesso, in una situazione di questo tipo, quello
che si ipotizzava essere un remake si rivela all‟analisi un nuovo adattamento del testo
fonte originario che tuttavia raramente sfugge al confronto intertestuale con l‟adattamento
cinematografico che l‟ha preceduto.
9
Infatti, difficilmente una sceneggiatura viene scritta sulla base della sceneggiatura del
film precedente, semmai si rifà all'opera da cui è stato preso lo spunto. Per essere più
chiari non viene solo riproposta una diversa sceneggiatura o ripresa (in questo caso
remake), ma un nuovo copione basato sul testo originale del romanzo (in questo caso
adattamento). Vi sono molti esempi di remake e adattamenti di famose opere letterarie:
potremmo citare le tante versioni in film o miniserie dell‟Odissea, dei Miserabili, dei
Promessi Sposi, di Piccole Donne, Frankestein, Ronbison Crusoe, Dracula e come
accennato prima di Orgoglio e Pregiudizio.
È stata data vita a molti remake del romanzo di Jane Austen sia per il cinema sia per
il piccolo schermo, permettendo all‟opera di entrare direttamente nelle case e di far
conoscere le vicende di una famiglia inglese dell‟„800 in poche ore, creando un
fenomeno mediatico di notevole profitto. Il tema piace e piacciono i personaggi carichi
di sentimenti di amore, passione, orgoglio, tristezza e paura e pregiudizi, personaggi
non perfetti, ma con umane debolezze. Piacciono i dialoghi semplici e veloci, le parti
comiche e la suspanse che si crea leggendo o guardando. È un romanzo sicuro e poco
impegnativo dal punto di vista sociale e politico. Un mix perfetto, per non poterlo
proporre in diverse versioni, o rifacimenti. Ecco che Elizabeth, Darcy e i loro compagni
di libro diventano un vero e proprio fenomeno mediatico oltre che letterario. “For most
of the 20th century, Austen‟s second home seems to be television.”
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Già nel 1940
Roberto Z. Leonard inscena il primo Orgoglio e pregiudizio per la Metro-Goldwynn
Mayer a cui faranno seguito altri adattamenti tra cui Orgoglio e pregiudizio di Fred Coe
per la NBC nel 1949 e uno sceneggiato dallo stesso titolo per la RAI nel 1957 diretto da
Daniele D‟Anza. Per conto della BBC, viene prodotta prima una miniserie del 1958 e
un‟altra 1967. Un‟ulteriore serie televisiva per la BBC è diretta da Cyril Coke e viene
mandata in onda per la prima volta a colori nel 1980. A questa farà seguito, la più
famosa e seguita miniserie diretta da Simon Langton nel 1995. “L‟ininterrotta
successione di miniserie di Pride and Prejudice prodotti dalla BBC ha confermato e
9
G. Guagnelini, “Visioni di altre visioni: intertestualità e cinema”, in M. Pennacchia, Romanzo,
adattamento filmico, remake: il caso di Pride and Prejudice, op.cit., p.3.
10
Deborah Cartmell, Screen Adaptions Jane Austen’s Pride and Prejudice , op.cit., p.58.
6
anzi rafforzato la centralità di questo romanzo e della sua autrice nel canone letterario
inglese”.
11
Il 2005 si attende l‟uscita di Pride and Prejudice (UK-Francia) per la regia di
Joe Wright per la Focus Features, Universal and Working Title Films. Ricordo
personalmente quando fu dato per la prima volta al cinema. Mi trovavo a Reading e con
i miei compagni di università decidemmo di andarlo a vedere. Fu strano vedere una
Keira Knightley passare dai panni di una calciatrice in pantaloncini e parastinchi di
Sognando Beckam (2002), a quelli di una Elizabeth sofisticata, dagli abiti lunghi e i
capelli raccolti (questo ruolo le valse la nomination al premio Oscar per “migliore
attrice protagonista”). Maddalena Pennacchia e Deborah Cartmell ne fanno oggetto di
studio approfondito dell‟argomento e dei vari adattamenti notando come da una
versione all‟altra, ci siano delle differenze nelle scene di apertura e nelle caratteristiche
di Elizabeth e Mary. Questi sono gli esempi che ci riporta Pennacchia:
Nel romanzo di Jane Austen, il personaggio di Elizabeth legge volentieri, ma non assegna
alla lettura un primato […]. L‟assegnazione a Mary piuttosto che ad Elizabeth del ruolo di
lettrice accanita viene accolto e anzi enfatizzato nell‟adattamento del 1940 […]. La
Elizabeth di questa versione è “la lettrice” per antonomasia tanto che il libro finisce per
connotare in modo quasi esclusivo la sua superiore intelligenza rispetto agli altri
personaggi femminili […]. Netto è il cambiamento di Mary che in questo adattamento
diventa una fanciulla seria e sensibile, tutta diversa dal topo di biblioteca della MGM o
dalla sgradevole saccente descritta da Jane Austen.
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Si tratta dello stesso romanzo eppure c‟è qualcosa che ci fa apprezzare più un
adattamento rispetto all‟altro. A volte questo è dato dalla scelta degli attori, da come è
strutturato, da cosa lo spettatore è abituato a vedere (un adolescente del 2000 apprezzerà
di più gli effetti speciali che una versione in bianco e nero). È il caso della miniserie per
la BBC del 1995 diretto da S. Langton che risulta essere quella di più successo. Un
trionfo dovuto probabilmente come sostiene Cartmell “to Colin‟s Firth‟s Darcy and
Andrew Davies‟ script that draws out the male figures in what has always been regarded
as a female-centred story.”
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E continua affermando che la differenza di adattamento
della stessa opera si nota anche in “Jennifer Ehle‟s Elizabeth who is almost always seen
with plunging necklines contributing to the rewriting of the novel in a thickly veiled sex
-romp format.”
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Lei sostiene che la produzione fu di grande successo anche per la
creazione di un nuovo fenomeno: la “darcymania”.
11
M. Pennacchia, “Romanzo, adattamento filmico, remake: il caso di Pride and Prejudice”, in
Quaderno del dipartimento di letterature comparate, op.cit., p.5.
12
Ibid., pagg.5-6.
13
Deborah Cartmell, Screen Adaptations Jane Austen’s Pride and Prejudice, op.cit., p.8.
14
Ibid., p.8.
7
“The production was a huge success producing a new phenomenon named by the press as
"darcymania" largely due to the much commented on plunge Darcy takes in the lake of
Pemberly. As Andrew Davies has wryly observed, in spite of being a popular novelist and
screenwriter for numerous productions, he'll probably be best remembered for putting Mr.
Darcy in a wet shirt.”
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Pride and Prejudice recentemente sembra essere stata la fonte da cui molti registi hanno
attinto idee e spunti anche per la creazione di film per così dire “a passo con i tempi”.
Oltre i „classici‟ remake, ci sono adattamenti più recenti che sembrano ricalcare il fulcro
principale della vicenda: un uomo e una donna che non si sopportano ma che poi
inevitabilmente finiscono per amarsi. Non possiamo dire con certezza se sia stato Pride
and Prejudice a ispirare questi adattamenti, eppure possiamo trovare molte somiglianze
con la storia. Ne Il diario di Bridget Jones (UK) del 2005 diretto da Sharon Maguire,
basato sul romanzo omonimo di Helen Fielding, viene ripresa la trama in chiave
moderna della ragazza emancipata che è contesa tra l‟arrogante Mark Darcy (non è
casuale la scelta del nome da dare al personaggio, tantomeno l‟attore, Colin Firth che
recita la parte di Darcy nella serie televisiva per la BBC del 1995) e il seducente e
bugiardo Daniel Clever. In un determinato punto del film la protagonista afferma in
fuori campo “È verità universalmente ammessa che uno scapolo fornito di un buon
patrimonio debba sentire il bisogno di ammogliarsi”, che non è altro che l‟incipit del
romanzo. L‟adattamento cinematografico arriva anche in stile “Bollywood” nel 2004
con il film diretto da Gurinder Chadha per la Pathé Pictures International, Matrimoni e
pregiudizi il cui titolo originale, Bride and Prejudice (UK), si accosta moltissimo a
Pride and Prejudice. La storia è più o meno la stessa, speziata un po‟ con i colori e i
sapori dell‟India. Fedele sempre il nome del nostro protagonista maschile: Darcy. Il
2008 è l‟anno di Lost in Austen, adattamento molto libero e fantasioso di Pride and
Prejudice. Scritto e diretto da Guy Andrews e trasmesso in quattro episodi per il canale
ITV plc.. Un esperimento difficile: conciliare una realtà contemporanea con la stessa di
duecento anni prima. Diverso il linguaggio, i costumi, il livello di benessere e di
conoscenza artistica, scientifica, tecnologica. Diversa l‟educazione, la cultura, il modo
di fare e di rapportarsi l‟uno con l‟altro, di vestire e di sapersi comportare nella società
ma soprattutto diversi sono i limiti, i linguaggi, i lavori e l‟istruzione consentiti alla
donna. La protagonista non è catapultata solo in un'altra famiglia, ma in un contesto
socio-culturale a lei estraneo ma a cui dovrà adattarsi per essere accettata.
15
Ibid., p.9.
8
1.3. Perché una fiction?
Oggi con il termine fiction (dall‟inglese “finzione”), si indica la narrazione di eventi
immaginari, attraverso il canale televisivo (e non solo). Si tratta generalmente di
raccontare un‟opera letteraria, una vicenda realmente accaduta o inventata in più puntate
(dalle due puntate in poi). La fiction utilizza tre tipi di formati:
La serie episodica: la vicenda ha una trama verticale poiché ogni vicenda inizia e
finisce nello stesso episodio.
La serie serializzata: si ha sia una trama verticale ma anche un filo conduttore dettato
da uno scopo finale solitamente, che unisce tra loro gli episodi. Si ritrovano bene in
questo formato per lo più i generi thriller e polizieschi. Hanno avuto un enorme
successo le serie di Lost, Prison Break, Supernatural, e anche le italiane Distretto di
Polizia e Squadra Antimafia.
Le sit-com: caratterizzato dal genere della commedia e per la maggior parte, dalle
riprese fatte negli stessi ambienti.
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La sit-com in Italia è un prodotto che riscuote molto successo. Tra le più gettonate e
seguite (tanto da riproporle anche periodicamente) vi sono state: Happy Days, Friends,
La Tata, I Robinson, Desperate Housewives, Will & Grace, Genitori in Blue Jeans e il
cult del momento Sex & the City. Un tale tormentone da proporre anche una
conclusione in versione cinematografica in due film (il popolo femminile spera che ce
ne sia anche un terzo). Questo è uno dei principali motivi per il quale molte fiction
straniere vengono importate e tradotte per il pubblico nostrano. La fiction a differenza
del film ha una marcia in più: tiene lo spettatore incollato al teleschermo perché vuole
sapere come andrà a finire (diventa a mio parere una vera e propria droga), e lo fa
affezionare ai protagonisti. Chi di noi donne non ha pianto o non si è arrabbiata insieme
a Carry di Sex & The City? In Lost in Austen il filo che tiene unito lo spettatore è
proprio la curiosità, la voglia di sapere se il regista alla fine ricomporrà i pezzi come nel
romanzo o se farà di testa sua. Inoltre Amanda è una ragazza piuttosto semplice,
paurosa, innamorata, sbadata e divertente a cui ci si affeziona. Lo spettatore non la
abbandona e vive con lei la vicenda puntata per puntata.
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Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Fiction