CAPITOLO PRIMO
Storia e cultura afroamericana dal XVII al XX secolo
Molto indietro nel tempo, nei giorni della schiavitù, essi
credevano che un unico evento divino avrebbe messo fine
a tutti i dubbi e le delusioni; pochi uomini hanno mai venerato
la Libertà con metà della fede incondizionata che il nero
americano ha portato nel cuore per due secoli. Per quanto egli
ne sapesse o sognasse, la schiavitù non era altro che la somma
di tutte le ingiustizie, la causa di ogni dolore, la radice di ogni
pregiudizio; l'emancipazione era la chiave d'accesso a una
terra promessa di una bellezza ancora più dolce di quella che
mai si era distesa davanti agli occhi degli stanchi Israeliti.
“Libertà!” era il nuovo ritornello che si ripeteva sempre più
nei canti e nelle esortazioni popolari; e il Dio che veniva
implorato con il pianto durante le persecuzioni, teneva la
Libertà nella mano destra. Alla fine essa arrivò -
improvvisamente, spaventosamente, come un sogno
1
.
1.1 Uno sguardo alle origini: La Schiavitù e la Guerra Civile:
relazioni e ambiguità
Le origini della schiavitù in America vengono fatte risalire alla prima metà del secolo XVII,
quando, nelle colonie britanniche dell'America del Nord, giungevano le prime navi di schiavi
africani. Questi venivano acquistati in Africa dai mercanti di schiavi per essere utilizzati come
servitori e raccoglitori nelle piantagioni delle colonie. Per questo lo schiavismo prese molto
1 W. E. B. Du Bois. Le anime del popolo nero. Firenze: Casa Editrice Le Lettere, 2007, pag. 11.
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piede nelle zone meridionali in cui vi erano terreni fertili adatti a vaste piantagioni di prodotti
molto richiesti, quali il caffè, il tabacco, lo zucchero e il cotone. Già negli anni Sessanta del
Seicento la legge rendeva la schiavitù una condizione ereditaria e permanente per gli Africani, gli
schiavi erano considerati chattles, “beni mobili” e chi li acquisiva possedeva anche la loro
discendenza. Preludio degli orrori e delle violenze che gli schiavi si trovavano a vivere nel
Nuovo Mondo era già il Middle Passage
2
, la traversata atlantica sulle navi negriere durante la
quale essi venivano stipati e incatenati nelle stive per poter garantire un numero maggiore e
massimizzare così i guadagni
3
.
Per poter capire fino in fondo le cause alla base della tratta atlantica degli schiavi africani
bisogna risalire al XVI secolo, quando le grandi potenze europee iniziarono a creare
insediamenti in America e la maggior parte dei vantaggi economici che le colonie americane
potevano garantire erano legate alla creazione di piantagioni. Per questo diveniva necessario
l'uso di grandi quantità di manodopera per il lavoro più pesante. Il tentativo iniziale degli europei
di far lavorare gli indigeni americani risultò però molto presto insufficiente a causa dell'alta
mortalità delle popolazioni native dovuta a malattie importate dai conquistatori. Inoltre,
contemporaneamente a tutto questo, gli europei entravano in contatto con la pratica nordafricana
di far schiavi i prigionieri di guerra, spesso barattati, in quanto gli schiavi africani risultavano più
adatti a sopportare il lavoro forzato; portoghesi e spagnoli iniziarono perciò a procurarsi questi
servi da mandare nelle colonie americane dando così inizio al più grande commercio di schiavi
della storia, quello attraverso l'Oceano Atlantico. Come afferma Eric Williams l'origine della
schiavitù nera è legata esclusivamente a fattori economici e non di razza. Posto a confronto con
la servitù bianca e indiana il lavoro dei neri era nettamente superiore. Le caratteristiche
dell'uomo, la capigliatura, la dentatura, furono trattazioni successive per giustificare una
semplice realtà economica: le colonie avevano bisogno di lavoro e il lavoro dei neri era
nettamente migliore
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Alcuni storici ritengono che le origini della crisi che a poco a poco culminò nella guerra civile
vadano ricercate proprio in quel 1619 che vide una nave da guerra olandese vendere “venti negri
in soprannumero” a Jamestown, una colonia della Virginia. Inizialmente questi schiavi venivano
comparati ai servi a contratto
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provenienti dall'Inghilterra ma poi, mano a mano in modo sempre
2 Era così chiamato perché costituiva il tratto intermedio del viaggio che le navi compivano dopo essere partite
dall'Europa con prodotti commerciali che servivano come merce di scambio per l'acquisto degli schiavi da
traghettare nelle Americhe; da qui, poi, le navi ripartivano cariche di materie prime, completando così il
cosiddetto “commercio triangolare”.
3 M.Giulia Fabi. America Nera: la Cultura Afroamericana. Roma: Carocci Editore, 2002.
4 Eric Williams. Capitalismo e schiavitù. Bari: Laterza, 1971.
5 Erano così chiamati perché prima di partire dalla madre-patria firmavano un contratto, reso coattivo per legge,
che li impegnava a servire per un certo periodo di tempo in cambio della traversata.
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più incisivo, la distanza esistente tra i coloni e i loro “beni” iniziò ad acuirsi, attraverso leggi che
trasformarono la schiavitù in una vera e propria istituzione. Essa fu riconosciuta ufficialmente
nel 1661, quando non si riuscì più a soddisfare la richiesta di mano d'opera in continua crescita e
i lavoratori indigeni risultavano sempre meno adatti ai lavori più pesanti. Durante il periodo
coloniale la schiavitù era legale ovunque crescendo in maniera esponenziale soprattutto nelle
grandi piantagioni delle zone costiere meridionali.
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Alla fine del secolo XVII , in Virginia, il
numero dei neri provenienti dall'Africa era aumentato vertiginosamente e in relazione a questo
anche le rivolte degli schiavi si facevano sempre più incisive.
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Di conseguenza venne redatto un
codice schiavista molto rigido che riduceva all'estremo la libertà di movimento degli schiavi, i
quali si ritrovarono privati di tutti i diritti civili e penali e sottoposti a gravi pene anche per
piccoli reati. La schiavitù, che crebbe fino alla vigilia della Rivoluzione Americana, aumentò la
paura delle rivolte e i codici schiavisti si fecero sempre più rigidi, in particolar modo nel Sud,
dove gli schiavi erano assai numerosi. Diversamente nelle colonie del Nord, legate soprattutto al
commercio, il numero degli schiavi era minore, così come lo era il pericolo delle loro
insurrezioni, tanto che le leggi sulla schiavitù erano meno severe.
Alla metà del Settecento europei ed americani già muovevano le prime contestazioni riguardo
alla schiavitù degli africani, contrastando tanto la tratta quanto l'istituzione vera e propria. In
particolare si svilupparono in merito a questo tre differenti correnti di pensiero: i cristiani radicali
(soprattutto quaccheri
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e metodisti
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) vedevano la schiavitù come peccato e come atto di guerra
continuato; i pensatori illuministi ponevano l'accento sul fatto che l'istituzione contrastava i
diritti naturali dell'uomo; i nuovi capitalisti emergenti, invece, proclamavano l'inefficienza della
schiavitù.
Un'evidente contraddizione legata alla peculiar institution risiede nel fatto che la nascente
nazione americana, che nella Guerra d'Indipendenza aveva lottato per emanciparsi dalla
6 Reid Mitchell. La Guerra Civile Americana. Bologna: Soc. ed. Il Mulino, 2003.
7 La lotta per la libertà da parte degli schiavi prese moltissime forme. Le più dirette furono gli ammutinamenti
sulle navi negriere che trasportavano i negri africani in America, le insurrezioni degli schiavi (tra cui si ricordano
la rivolta nel South Carolina del 1739, quella organizzata dallo schiavo Gabriel Prosser nel 1800 e la rivolta di
Nat Turner, uno schiavo di Southampton, in Virginia nel 1831) e le fughe dalle piantagioni.
8 Movimento religioso nato nel XVII secolo in Inghilterra dalla predicazione di G.Fox. Il suo primo nome fu
“Figli della Luce” (Children of light), poi divenuto “Società degli Amici” (Society of friends). “Quaccheri” è
soprannome (“i tremendi”), coniato per irrisione dal giudice G. Bennett (1650) in relazione ai fenomeni
“pneumatici” cui si abbandonavano i seguaci di Fox. Tra i caratteri fondamentali del movimento, che ha le
proprie radici nelle correnti “ispezionistiche” della Riforma e che si ricollega alle varie sette diffuse durante la
Rivoluzione in Inghilterra, vi erano l'avversione a un clero distinto dal laicato, l'estrema semplificazione del
culto affidato a chiunque parlasse per edificare i confratelli e alcune forme di avversione al vivere mondano.
(Dall'Enciclopedia online Treccani.it).
9 Gruppo religioso che abbracciava varie sette e comunità del mondo protestante, tutte derivate dal movimento di
rinnovamento religioso propagato entro la Chiesa anglicana nella prima metà del 1700 da Jhon Wesley
(Dall'Enciclopedia online Treccani.it).
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madrepatria inglese reclamando il diritto “alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità”,
continuava a negare alla popolazione sempre più numerosa di afroamericani quegli stessi diritti.
La nuova impronta democratica evidentemente era in perfetta antitesi con un modello ancorato a
pratiche barbare del Vecchio Mondo. Nonostante gli americani fossero convinti che la
rivoluzione contrastava intrinsecamente la schiavitù, la rivoluzione stessa generò in realtà la più
grande repubblica schiavista del mondo. Un aspetto di quest'ambiguità emerse fortemente anche
nella figura di Thomas Jefferson, eletto presidente degli Stati Uniti nel 1774 e principale
rappresentante della Commissione dei Cinque, che nel 1776 redasse la Dichiarazione
d'Indipendenza. Come ricco proprietario terriero anch'egli possedeva moltissimi schiavi e,
nonostante fosse un sostenitore accanito dei diritti umani, si oppose sempre a qualsiasi tentativo
di abolire la schiavitù. Quel diritto alla libertà che egli stesso aveva ritenuto essenziale per la vita
d'ogni uomo, era allo stesso tempo negato ai suoi schiavi. Consapevole di tale paradosso, nei
primi anni della sua carriera politica, Jefferson, in Virginia, aveva esortato la popolazione a
rendere libertà agli schiavi nonostante egli non ne avesse liberato nemmeno uno affermando allo
stesso tempo sia che la popolazione di colore fosse inferiore a quella caucasica, sia che
l'istituzione andasse eliminata. Negli anni che videro l'inasprirsi sempre maggiore tra le colonie e
la corona (nel 1760 era salito al trono Giorgio III), che mirava al controllo di tutto il parlamento,
tanto il re quanto le tribù indiane auspicavano, sebbene per ragioni differenti, la creazione di
linee di frontiera tra i territori tribali e gli insediamenti provinciali; Jefferson venne alla ribalta
escludendo agli indiani ogni diritto
10
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L'ideale della libertà e dell'indipendenza unì tutte le colonie in America contro l'ostruzionismo
inglese nel primo grande congresso di tutte le colonie che fu generato nel 1774 sotto il segno
della lotta armata. La contraddizione che opponeva gli ideali, da una parte, e la pratica della
democrazia, dall'altra, fu uno degli aspetti cardine che guidò gli afroamericani nella lotta per
l'abolizione della schiavitù. Francis Jennings traccia la linea di queste ambiguità nei concetti di
libertà, impero e virtù, come apparvero nel Common Sense di Thomas Paine
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10 Francis Jennings. La Creazione dell'America. Torino: Giulio Einaudi Editore, 2003.
11 Benjamin Rusch, medico militante, aveva chiesto a Thomas Paine, repubblicano, di aprire un dibattito
sull'indipendenza dalla Gran Bretagna e nel gennaio del 1776 egli stilò un opuscolo a cui lo stesso Rusch diede il
nome di Common Sense,un fervido appello che trovò parere favorevole in tutte le colonie e che venne
pubblicato da un altro repubblicano, Scott Robert Bell. Nell' “Appendice” aggiunta da Paine dopo la prima
edizione leggiamo:
“Che wigh e tory siano nomi destinati ad estinguersi; tra noi non dovrà risuonare nessun altro se non
quello di bravo cittadino, amico aperto e risoluto, virtuoso sostenitore dei DIRITTI
DELL'UMANITA' e degli STATI UNITI D'AMERICA LIBERI E INDIPENDENTI”. (T. Paine, cit. in Francis
Jennings. La Creazione dell'America, pag. 169.)
(Cit. in Francis Jennings. La Creazione dell'America).
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I rivoluzionari, che accusavano gli inglesi di corruzione avevano introdotto nel Paese una
pratica che in Inghilterra stava invece scomparendo: comprare e vendere uomini come fossero
bestie. Le parole di Jefferson ci chiariscono gli effetti che questa pratica ha avuto sul concetto di
virtù:
Il commercio tra padrone e schiavo è un perpetuo esercizio delle più sfrenate passioni, del più
incessante dispotismo da una parte e della più degradante sottomissione dall'altra... Colui che riesce
a non lasciarsi corrompere nel comportamento e nella morale da tali circostanze sarà senz'altro
una persona straordinaria. Quanta esecrazione merita lo statista che, permettendo a metà dei
cittadini di calpestare i diritti dell'altra, trasforma gli uni in despoti, e gli altri in nemici, distrugge la
morale da una parte e l'amor di patria dall'altra?
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Fu a partire dalla Rivoluzione Americana, dunque, che l'opposizione alla schiavitù e al
commercio degli schiavi si intensificò, soprattutto negli stati del Sud più profondo dove
emergeva chiaramente l'incoerenza dei bianchi che lottavano per liberarsi dalla tirannia inglese
imponendosi loro stessi al contempo come tiranni, costringendo i neri in schiavitù.
Verso la fine del secolo XVIII gli uomini nordisti del movimento abolizionista, opponendosi
fortemente alla schiavitù, iniziarono ad aiutare gli schiavi a fuggire, dando origine, nei primi anni
dell'Ottocento, alla Underground Railroad, un'organizzazione atta a favorire la fuga degli schiavi
attraverso la cosiddetta “ferrovia sotterranea”.
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A capo dell'organizzazione vi erano si neri che
bianchi e ne fece parte anche un'ex schiava, Harriet Tubman che, nonostante avesse una taglia sul
capo, ritornò più volte nel Sud riuscendo ad aiutare numerosi schiavi. Nel 1832 William Lloyd
Garrison, abolizionista statunitense, direttore del giornale The Liberator, fondò la New England
Antislavery Society e l'anno successivo fu cofondatore dell' American Antislavery Society.
Contemporaneamente i rapporti tra gli stati del Nord e quelli schiavisti del Sud si acuirono
sempre più e in seguito alle decisioni del governo nazionale a favore degli schiavisti, anche la
lotta abolizionista si radicalizzò.
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In particolare questa si oppose all'approvazione della Fugitive
Slave Law (legge sugli schiavi fuggiaschi)
15
del 1850, uno dei provvedimenti più controversi
12 Thomas Jefferson, Notes on the state of Virginia (1787); cit. in Francis Jennings. La Creazione dell'America, pag.
203
13 La “ferrovia sotterranea” era una rete di itinerari segreti e luoghi sicuri grazie alla quale i neri potevano fuggire
verso gli stati liberi e in Canada con l'aiuto degli abolizionisti. Altri percorsi conducevano anche in Messico o
oltreoceano. Tra il 1810 e il 1850 l'organizzazione raggiunse il suo apice aiutando la fuga di 30000 schiavi.
Generalmente le fughe venivano programmate durante la notte in modo che i fuggiaschi potevano seguire a piedi
la stella polare o i corsi d'acqua che conoscevano per riposarsi poi, il giorno successivo, nei luoghi in cui
venivano riforniti del cibo e delle indicazioni necessarie per poter continuare il loro percorso.
14 Maria Giulia Fabi. America Nera: La Cultura Afroamericana.
15 Già nel 1793 era stata emanato il Fugitive Slave Act, una legge federale che aggiungeva alla Costituzione degli
Stati Uniti una sezione che prevedeva il ritorno degli schiavi fuggiti. Il provvedimento puntava a costringere le
autorità degli stati abolizionisti a riconsegnare gli schiavi ai loro padroni anche se, di fatto, la legge fu applicata
5
nell'ambito del Compromesso del 1850.
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Secondo tale legge i cacciatori di schiavi erano
autorizzati a catturare gli evasi in qualsiasi territorio ed erano previste gravi pene per coloro che,
anche negli stati liberi, aiutavano gli schiavi a fuggire, fornendo riparo, cibo o qualsiasi altra
forma di assistenza. Il provvedimento facilitava la cattura dei fuggiaschi rifugiati nel Nord tanto
che non era più necessario nemmeno condurre il fuggitivo in tribunale. La condizione dei neri
liberi, di conseguenza, fu resa ancora più precaria, in quanto essi potevano essere catturati come
“fuggiaschi” e venduti come schiavi.
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La scrittrice americana Toni Morrison, nel romanzo
Beloved, come vedremo, immortalerà proprio la cattura di una schiava fuggita nello stato libero
dell'Ohio che, prima di essere raggiunta dai “cacciatori di schiavi”, uccise la figlia per evitarle
l'orrore della schiavitù.
In questo clima di tensioni i rapporti tra gli stati del Nord e quelli del Sud si acuirono sempre di
più e la condizione dei neri (sia schiavi che liberi) si aggravò ulteriormente nel 1857, in seguito
ad un'importante sentenza della Corte Suprema che contribuì a gettare le basi su cui di lì a poco
sarebbe scoppiata la guerra civile: il caso Dred Scott. Questi era uno schiavo nero del Missouri
che, portato dal suo padrone in Illinois, dove la schiavitù era proibita e ritornato poi nel Missouri,
aveva chiesto alla Corte il diritto di libertà per aver risieduto in uno stato libero. La Corte,
composta soprattutto da sudisti, dichiarò che lo schiavo aveva perso il diritto alla libertà
ritornando per sua volontà in uno stato schiavista e che, inoltre, gli afroamericani non potevano
essere considerati cittadini americani.
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Tale precario equilibrio fu rotto definitivamente quando
nel 1860 venne eletto presidente Abraham Lincoln, repubblicano moderato del Nord. Il nodo
cruciale delle nuove elezioni presidenziali fu la questione della schiavitù e della sua espansione,
nel cui ambito un ulteriore episodio aveva aggiunto un tassello importante: nel 1859, l'attivista
statunitense Jhon Brown, simbolo della causa antischiavista, tentò di muovere un'insurrezione di
raramente data la forte opposizione nel Nord allo schiavismo. Alcuni di questi stati adottarono la Personal
liberty law, in base alla quale era richiesto che una giuria si pronunciasse in un processo prima che fosse
possibile riportare gli schiavi ai loro padroni; altri stati, invece, vietarono l'uso delle prigioni locali o l'assistenza
di ufficiali dello stato per arrestare o riconsegnare gli evasi ai padroni. La sentenza Prigg vs Penssylvania del
1842 stabilì che gli stati non avrebbero potuto collaborare alla caccia o alla cattura dei fuggitivi, di conseguenza
il provvedimento del 1793 ne uscì fortemente indebolito.
16 Il Compromesso del 1850 fu una serie di leggi volte a risolvere le controversie nate in seguito alla Guerra
messicana-americana del 1846-1848. In particolare le cinque leggi si proponevano di bilanciare gli interessi degli
stati meridionali degli Stati Uniti e degli stati liberi: la tratta degli schiavi africani, ma non ancora la schiavitù in
se stessa, fu abolita nello stato liberale di Washington D.C.; la California fu ammessa come stato libero; il Texas
ricevette compensazioni finanziarie per alcune terre reclamate nella sponda occidentale del Rio Grande. Queste
misure furono tentate, anche se non vennero attuate, dal senatore Henry Clay e portate avanti poi da Stephen A.
Douglas, senatore democratico. Le opposizioni non resero però possibile il Compromesso fino a quando Millard
Fillmore, vicepresidente, riuscì a calmare le tensioni negli Stati Uniti e a posticipare così la crisi che portò di lì a
poco allo scoppio della guerra civile.
Reid Mitchell. La Guerra Civile Americana.
17 Maria Giulia Fabi. America Nera: La Cultura Afroamericana.
18 Reid Mitchell. La Guerra Civile Americana.
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schiavi impossessandosi di un arsenale in Virginia e in seguito fu giustiziato con l'accusa di
tradimento verso lo stato. In seguito all'elezione di Lincoln sette stati del Sud si staccarono dagli
Stati Uniti formando gli Stati Confederati d'America. Il presidente, pur opponendosi alla
secessione, cercò di mediare proclamando che la schiavitù non sarebbe stata abolita negli stati in
cui già era praticata ma che non si sarebbe potuta estendere ai nuovi territori. La guerra civile
(1861-1865), che a questo punto divenne inevitabile, fu di fatto una guerra per la liberazione
degli schiavi, obiettivo che fu effettivamente raggiunto, e una guerra volta a salvaguardare l'unità
della nazione americana. Due anni dopo lo scoppio della guerra, in seguito all'enorme perdita e
all'andamento del conflitto, il governo accettò la richiesta degli afroamericani di arruolarsi
nell'esercito degli Stati Uniti come volontari. Lincoln decise di colpire direttamente la schiavitù
nel Sud proponendo un programma di Emancipazione. Il 1° gennaio 1863 entrò in vigore il
Proclama di Emancipazione
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, in seguito a cui furono liberati gli schiavi nelle regioni controllate
dai ribelli e fu autorizzata la creazione di unità militari di colore. L'anno successivo Lincoln
propose l'introduzione di un emendamento contro la schiavitù all'interno della Costituzione
americana che venne accettato nel 1865 in seguito alla rielezione del presidente.
Il processo di ricostruzione del paese, dopo l'assassinio di Lincoln (1865) fu lento e difficile e
durò di fatto solo fino al 1877 quando fu eletto presidente Rutheford B. Hayes. Negli anni della
ricostruzione furono approvati importanti emendamenti alla Costituzione: il Tredicesimo (1865),
che aboliva la schiavitù in tutti gli Stati Uniti, il Quattordicesimo (1868), che annullava la
sentenza Dred Scott e assicurava la cittadinanza agli afroamericani, il Quindicesimo (1870), che
ribadiva il diritto di voto degli afroamericani. Gli emendamenti furono effettivamente un'enorme
conquista all'interno della questione razziale: gli afroamericani iniziarono ad ottenere qualche
peso politico e furono eletti a livello locale e statale; furono organizzate numerose scuole per gli
ex schiavi e nacquero le prime università afroamericane.
Nel decennio a partire dal 1870, intanto, i democratici bianchi avevano ripreso gradualmente il
potere negli stati del Sud. La fine della ricostruzione comportò anche la fine di quella breve
parentesi in cui agli afroamericani del Sud erano stati riconosciuti diritti e libertà civili: il Sud
creò una società segregazionista, rispecchiata in una serie di leggi approvate dai singoli stati a
favore della segregazione (leggi Jim Crow). Parallelamente a questo nacquero i primi gruppi di
matrice razzista (il Ku Klux Klan fu quello più noto) volti a restaurare il potere dei bianchi e
minare così i diritti civili degli afroamericani.
19 Documento composto da due ordini esecutivi: il primo, emanato nel 1862, decretava la liberazione di tutti gli
schiavi dai territori degli Stati Confederati d'America; il secondo elencava una lista di dieci stati nei quali il
primo ordine doveva essere applicato. Il proclama non menzionava i cosiddetti border states, ossia i quattro stati
confinanti del Kentucky, Missouri, Maryland e Delaware, che non avevano aderito alla secessione ma che
praticavano la schiavitù.
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