Introduzione
Watchmen, la mini-serie supereroistica di dodici albi firmata da Alan Moore e Dave
Gibbons, è l'unico fumetto ad aver mai vinto un premio Hugo, l'Annual Achievement
Award for Science Fiction and Fantasy, e a essere stato inserito dal Time Magazine tra i
cento migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 ad oggi.
Uscito tra il 1986 e il 1987, Watchmen è un best-seller da ormai un quarto di secolo,
unanimemente acclamato come uno di quei capolavori che ha contribuito alla rinascita del
fumetto supereroistico statunitense che in quegli anni versava in una profonda crisi. Le
motivazioni dietro al successo di quest'opera sono molteplici, prima fra tutte l'estrema
precisione dimostrata dai due autori nella strutturazione e nella realizzazione della serie:
in tutti i dodici albi niente sembra essere lasciato al caso, dall'impaginazione, ai dialoghi,
fino ai minimi dettagli inseriti nelle singole vignette. Inoltre, le tematiche affrontate e le
tecniche utilizzate innalzano finalmente il medium del fumetto a vera e propria arte anche
agli occhi dei non addetti ai lavori.
Proprio recentemente il titolo di Watchmen è tornato a rimbalzare su giornali e riviste,
così come sul web, per la sua trasposizione cinematografica del 2009, realizzata da Zack
Snyder e prodotta dalla Warner Brothers.
In questo lavoro cercheremo di analizzare le due opere e di metterle a confronto, per
capire le loro peculiarità e i segreti del loro successo, inserendole anche nel contesto più
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ampio delle industrie fumettistica e cinematografica, allo scopo di comprendere la portata
della loro eventuale influenza sulle opere successive.
La prima parte è dedicata al fumetto di Watchmen: in essa cerchiamo di dare al lettore
alcune coordinate per conoscere la storia della figura del supereroe nei comics statunitensi,
la sua evoluzione e il suo rapporto con la società. Presentiamo poi il personaggio di Alan
Moore, illustrandone la vita, le opere più famose, le tematiche a lui più care e la poetica,
prendendo in esame le tecniche che usa più spesso e le motivazioni che lo hanno portato a
sperimentare e a scegliere di narrare storie attraverso il medium del fumetto.
Il terzo capitolo è incentrato esclusivamente su Watchmen: vi si parla delle origini della
produzione della storia e della collaborazione con il disegnatore Dave Gibbons, se ne dà un
riassunto e la si analizza nel modo più esauriente possibile, approfondendone la struttura, i
personaggi, i temi, lo stile e le strategie narrative utilizzate. Infine, si torna a parlare della
figura del supereroe, per cercare di capire come e quanto il lavoro fatto con Watchmen
abbia cambiato la percezione di questi personaggi da parte del pubblico e di altri autori di
questo genere di fumetto.
La seconda parte invece è dedicata al film tratto da Watchmen.
Nel primo capitolo offriamo un'introduzione a proposito degli stretti rapporti che
intercorrono tra i due media del cinema e del fumetto, sia a livello tecnico che tematico,
che hanno portato inevitabilmente all'approdo del genere supereroistico anche sul grande
schermo. L'idea di una trasposizione cinematografica del fumetto di Moore e Gibbons non
è recente quanto la sua effettiva concretizzazione: nel corso degli anni molti produttori,
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registi e sceneggiatori hanno tentato di lavorarci, ma avremmo dovuto aspettare il 2009 e
Zack Snyder per vederla realizzata.
Dopo aver dato qualche informazione sul regista, sui suoi film precedenti e sul suo stile,
come fatto per il fumetto, presentiamo un'analisi del lungometraggio, realizzata sotto
diversi punti di vista, prendendo in esame quelle tematiche e quegli elementi che erano
fondamentali nel fumetto, soprattutto per comprendere il modo in cui sono stati adattati
per il grande schermo.
Per avere un'idea anche dell'efficacia con cui l'opera originale e la sua densità narrativa
sono stati tradotti a livello cinematografico, nell'ultimo capitolo riportiamo le reazioni di
Alan Moore, della critica e del pubblico all'uscita del film nelle sale.
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Parte Prima
Watchmen, il fumetto
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Capitolo I
Breve storia del supereroe nel fumetto
1.1 – Il comic book e l'avvento del supereroe nei fumetti
Già a cavallo fra Ottocento e Novecento, negli Stati Uniti il medium del fumetto
conobbe un primo e vastissimo successo nella forma delle strisce, che trovavano – e
trovano tuttora – spazio sulle pagine dei quotidiani, sia a diffusione locale che su scala
nazionale. Per la particolarità del formato e del supporto, le storie venivano raccontate in
poche vignette, erano prevalentemente autoconclusive, poiché concepite per essere lette
anche saltuariamente, e il target a cui si rivolgevano era ovviamente ampissimo: i giornali
infatti venivano comprati dagli adulti, ma le strisce venivano poi lette da tutta la famiglia,
compresi bambini e ragazzi, che ne rimasero subito affascinati.
1
Nel corso degli anni,
soprattutto nei primi due decenni del Novecento, il numero di strisce prodotte, così come
quello degli autori e dei disegnatori che le realizzavano, crebbe esponenzialmente, fino a
diventare un vero e proprio business, che pian piano venne delineando i propri destinatari
e potenziali acquirenti. Le redazioni dei quotidiani decisero allora di realizzare delle
raccolte delle strisce già pubblicate, quindi con un costo di produzione pari a zero, ma
presentandole in una nuova edizione creata ad hoc: un albo «di 36 pagine, in bianco e nero
1 Per questa ricostruzione, ci siamo basati sul testo di Hajdu David, The Ten-Cent Plague: The Great
Comic-Book Scare and How It Changed America, New York: Farrar, Straus and Giroux, 2008 (trad.it
Maledetti fumetti! Come la grande paura per i “giornaletti” cambiò la società statunitense , a cura di Marco
Pellitteri, Latina: Tunué, 2010).
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e in formato tabloid (all'epoca 10 x 15 pollici, cioè circa 25 x 38 cm)»,
2
con copertina a
colori. Era nato il comic book.
Questo nuovo taglio ebbe un incredibile successo e il passo successivo, che si potrebbe
quasi definire fisiologico, venne compiuto dall'editore Malcolm Wheeler-Nicholson,
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che
ebbe l'idea di pubblicare fumetti inediti direttamente nel nuovo formato, vista anche la
straordinaria prolificità dei giovanissimi autori che si stavano affacciando nel mondo del
fumetto proprio in quel periodo.
The only people they could get to produce this content were guys that couldn't get
work doing anything else because they were too young or they were too
inexperienced or they were Jewish.
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L'allusione all'origine ebraica non è certo casuale: Chabon si riferisce, infatti, in
particolar modo, a Jerry Siegel e Joe Shuster, due giovani ebrei che, dopo aver provato per
diverso tempo a proporre la loro creazione ai vari syndicates,
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ebbero la possibilità di
vederla pubblicata proprio grazie alla National Periodicals del maggiore Wheeler-
Nicholson sulle pagine di quella che sarebbe diventata una delle testate americane più
longeve, la Action Comics. Shuster, il disegnatore, dovette lavorare sulla struttura delle
strisce, tagliando le vignette e rimontandole per adattarle alla tavola del nuovo formato: fu
così che il personaggio di Superman e il suo alter ego terrestre Clark Kent fecero la loro
prima apparizione.
Ideato principalmente da Siegel, che oltre alle strisce a fumetti leggeva anche
fantascienza e riviste pulp, Superman era una mistura di idee provenienti dal brodo
della paccottiglia culturale degli anni Trenta: il protettore superforte delle creature
inferiori (il Tarzan di Burroughs, il Doc Savage edito dalla Street and Smith: si pensi
2 Ibidem, p. 30.
3 Per conoscere la storia di questo «eccentrico professionista e imprenditore di piccolo cabotaggio»,
consultare Hajdu David, Maledetti fumetti!
4 L'affermazione è di Micheal Chabon, scrittore e autore di fumetti statunitense, vincitore del
premio Pulitzer per la narrativa nel 2001, in Comic Book Superheroes Unmasked, 2003.
Documentario. Diretto da Steve Kroopnick. The History Channel
5 Agenzie specializzate che si occupano di distribuire comic strip alle diverse case editrici.
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che il primo nome di Savage, detto «Uomo di Bronzo», è Clark); l'eroe dall'identità
segreta (Zorro al cinema, l'Ombra e il Calabrone Verde alla radio, il Ragno nelle
riviste pulp); e il combattente del crimine in costume (tutti gli eroi con identità
segreta, ivi compreso l'Uomo Mascherato, il personaggio di Lee Falk per le strisce
quotidiane, che indossava una calzamaglia viola). Superman aveva decine di lontani
antenati nella mitologia classica, naturalmente, nonché un prominente
predecessore proveniente dalle religioni successive. C'era un ovvio precedente per la
storia di base di Superman, nella quale un padre saggio e potente nei cieli invia il
suo unico figlio sulla Terra, dove questi si produce in imprese miracolose per il bene
dell'umanità.
6
In un solo paragrafo David Hajdu è riuscito a condensare l'intero background culturale
da cui è nato il personaggio di Superman: da quel che si evince, l'Uomo d'Acciaio
sicuramente non era una figura originale, dato che le sue radici possono essere fatte
affondare addirittura nella mitologia,
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ma nel mondo dei fumetti era la prima volta che
faceva la sua comparsa un tale “superuomo” capace di cose assolutamente straordinarie,
come volare, sollevare un'auto o battere in velocità un treno.
Il significato del nome originario del piccolo Superman, Kal-El, porta con sé la
particella «el», che in ebraico significa «dio». Tutto fa pensare che i giovani Shuster
e Siegel volessero introiettare nel nuovo «mito» che si apprestavano a creare le
speranze ataviche del popolo ebraico, attribuendo ad esso poteri divini e nobili
propositi.
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Nonostante i suoi eccezionali superpoteri e la sua aura di divinità, i due autori, grazie
all'escamotage dell'identità segreta, erano riusciti a renderlo accessibile ai lettori,
permettendo loro di identificarsi nel nuovo eroe: il piccolo Kal-El è un alieno, spedito sulla
Terra da suo padre per salvarlo da una morte certa;
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viene accolto dai coniugi Kent, una
coppia tipicamente americana, che lo fa crescere con sé e gli dona una nuova identità per
aiutarlo a integrarsi nel nuovo mondo. Kal-El diventa così Clark Kent,
10
un giovane
6 David Hajdu, Maledetti fumetti! , p. 44.
7 Cfr. Baio Ivan, Supereroi
TM
. Araldica e simbologia dell'eroismo dai miti classici a Superman e The
Authority, Latina: Tunué, 2006.
8 Di Nocera Alessandro, Supereroi e superpoteri. Miti fantastici e immaginario americano dalla Guerra
Fredda al nuovo disordine mondiale, Roma, Castelvecchi, 2006, p. 79.
9 Osserviamo un parallelismo anche con la storia di Mosè, ma in questo caso ci interessa sottolineare
come Superman possa anche essere paragonato a un “immigrato” negli USA di quel periodo.
10 «L'alter ego umano di Kal-El, Cark Kent, viene costruito applicando su di esso i topoi connotativi del
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giornalista, che, nascondendosi dietro a un paio di occhiali, finge di essere timido e goffo,
ma appena avverte un pericolo, non si tira indietro e si prodiga nella protezione degli
oppressi e dei bisognosi. Qualunque lettore quindi (immigrati, discriminati, sopravvissuti
alla Depressione) poteva non solamente rimanere affascinato dalla speranza che potesse
esistere un simile paladino della giustizia pronto a riportare la sicurezza e la serenità fra il
popolo statunitense, ma poteva anche e soprattutto sognare, allo stesso tempo, che le
abilità del supereroe fossero nascoste da qualche parte dentro di lui, che alla fine avrebbe
potuto guadagnarsi la sua fetta di Sogno Americano con le sue forze.
Nel giugno del 1938, con la pubblicazione del primo numero di Action Comics e la
comparsa di Superman, iniziava una nuova Era per il fumetto.
1.2 – La Golden Age
Il personaggio di Superman in pochissimo tempo divenne estremamente popolare e le
vendite degli albi in cui era presente crebbero esponenzialmente, tanto da permettere la
creazione di una nuova testata interamente dedicata a questo nuovo eroe. La National
Periodicals, che sarebbe in seguito diventata celebre come DC,
11
approfittò di questo
successo per presentare nuovi personaggi, “nuovi dei”, per citare un'azzeccatissima
definizione di Di Nocera,
12
largamente dimostrata da Baio nella sua opera.
13
giovane americano borghese anni Quaranta; la loro precisa volontà di fare uso di elementi popolari
del periodo è abbondantemente dimostrata dalla scelta del nome “umano” di Superman, costituito
dai nomi di due noti attori cinematografci dell'epoca: Clark Gable e Kent Taylor.» Di Nocera
Alessandro, Supereroi e superpoteri, p. 80.
11 Acronimo di Detective Comics, titolo di una delle testate pubblicate dalla National Periodicals.
12 Cfr. Di Nocera Alessandro, Supereroi e superpoteri., p. 19
13 Nell'interessantissimo saggio che abbiamo già avuto modo di citare, Supereroi
TM
, Baio produce
un'analisi dettagliata della fgura dell'eroe e dell'archetipo, ad esso profondamente legato, dello
stemma. L'idea alla base di questa analisi è che i supereroi contemporanei non sono altro che la
reincarnazione degli dei e degli eroi protagonisti dell'epica e della mitologia, così come i simboli che
portano sul petto sono facilmente interpretabili secondo la tradizione dell'araldica.
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Il primo di essi a essere mandato alle stampe fu Batman (nel numero 27 di Action
Comics, del maggio 1939), che, pur avendo la stessa “aura” di eroe, era profondamente
diverso dal suo predecessore. Innanzitutto Batman non ha nessun vero e proprio
superpotere: Bruce Wayne, un semplice essere umano, ha volontariamente scelto Batman
come proprio alter ego, e i suoi “poteri” sono attribuibili a un'impressionante forza fisica,
ma soprattutto agli innumerevoli accessori tecnologici e all'avanguardia che può
permettersi grazie alla fortuna ricevuta in eredità. Bruce è infatti orfano: da piccolo ha
assistito all'assassinio dei suoi genitori per mano di un rapinatore, ed è proprio questa la
motivazione che lo spinge ad essere un “vigilante”.
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«While Superman fought for a liberal
social agenda, the Batman fought crime, plain and simple»,
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e, nel farlo, non era mosso da
buoni sentimenti come l'Uomo d'Acciaio, bensì dalla vendetta; l'atmosfera dark, le storie
dalle tonalità gotiche e il personaggio estremamente romantico fecero la fortuna dell'Uomo
Pipistrello.
Di lì a poco il numero dei supereroi sarebbe esponenzialmente aumentato:
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le case
editrici del settore approfittarono dell'incredibile successo dei due personaggi della
National Periodicals (che li avrebbe addirittura portati alla radio e sul piccolo schermo nel
giro di pochissimo tempo) e contribuirono alla nascita di figure ancora oggi fondamentali
per l'universo fumettistico statunitense. All'interno della stessa National ricordiamo
14 Il “vigilante” è un giustiziere che mette in atto la propria forma di giustizia nel momento in cui, a
suo parere, le autorità designate a farlo sono ineffcienti. Quello del “vigilantismo” è un topos
letterario che è parte integrante della cultura occidentale (si pensi anche solamente a Robin Hood) e
che oggi è fortemente legato alle produzioni hollywoodiane e, naturalmente, a quelle dell'industria
dei fumetti, i cui supereroi sono esattamente dei “vigilanti”.
15 Comic Book Superheroes Unmasked, 2003. Documentario. Diretto da Steve Kroopnick. The History Channel.
16 «I Forties sono da sempre considerati come il periodo d'oro [corsivo nostro] per i comics americani:
spinti dalla ricettività del mercato gli editori diedero carta bianca ai loro autori, salvo un'unica
imposizione fondamentale: produrre supereroi! In questo periodo nuovi cartoonist iniziavano a
circolare, nomi che hanno fatto la storia del fumetto: Joe Simon, Jack Kirby, Will Eisner, Lou Fine,
Jerry Iger e tantissimi altri, impegnati a dettare le regole di un genere nuovo, ancora tutto da
inventare.» Meo F., Il razzo celeste del dottor Comics, in AA.VV., Catalogo della Rassegna Internazionale
del Fumetto e del Fantastico di Prato 1992, Star Comics, Perugia, 1992, p. 56.
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