INTRODUZIONE
Spesso un fatto biografico può acquistare una valenza molto ampia quando viene
rivisitato alla luce di alcune considerazioni retrospettive.
Un fatto è questo. Quando Giovanni Paolo II si fece fotografare, ancora pieno di
vigore nel 1988, chino sul suo tavolo di lavoro, non immaginava certo le disquisizioni che
questo avrebbe provocato in seguito in sede di processo per la sua beatificazione
1
. Lo
stupore di molti osservatori di questa fotografia ha origine proprio da un particolare
biografico: il suo legame di lunga amicizia con il grande uomo di teologia e di cultura, Hans
Urs von Balthasar, che lui stesso promuoverà al rango di Cardinale poco prima della morte
dello stesso.
Sappiamo essere stato von Balthasar ad avere regalato al Papa due tomi posti ben in
vista sull’angolo della piccola scrivania. La perplessità deriva dal fatto che i volumi in
questione si occupano di Tarocchi. La questiona è aperta e suscita interrogativi: che
rapporto ci potrà mai essere tra questa opera discussa come i Tarocchi ed un futuro beato?
Infatti sappiamo che, anche di ciò, la commissione per la beatificazione ha discusso.
Gli ingredienti per uno scoop giornalistico vi sono tutti! In effetti il caso non è sfuggito ai
giornalisti di mezzo mondo, dando il via ad articoli, indagini e riflessioni preziose
2
. I volumi
in questione
3
non furono però solo degni dell’attenzione di un uomo di Chiesa come
1
Foto pubblicata dalla Weltbild del 18 novembre 1988, in cui si vedono, davanti a Giovanni Paolo II,
alcuni libri, tra cui i due tomi sui Tarocchi di Tomberg nella loro prima edizione in tedesco.
2
Uno di essi: G. VITIELLO, I Tarocchi del Papa Santo. La curiosità di Wojtyla per le «méditations» di
Valentin Tomberg, grande esperto di esoterismo, in Il Foglio Quotidiano, 7 maggio 2011.
3
L’opera originalmente scritta in francese, che citiamo nel primo capitolo nella sua edizione italiana, uscì
postuma come Anonimo nel 1984. L’autore, che è molto facile identificare in Valentin Tomberg, nato nel
1900 in Russia, deve fuggire in Estonia alle violenze della rivoluzione bolscevica. Rifugiato durante la
guerra in Olanda, abbandona la Società Antroposofica, dove molto giovane occupava già un eminente ruolo
INTRODUZIONE 7
Wojtyla che li conservava addirittura sulla sua scrivania privata, ma sono stati apprezzati al
punto tale che non solo von Balthasar ne ha scritto la prefazione, ma anche Spaemann
4
vi ha
collaborato con un saggio introduttivo. L’interesse di Spaemann per quest’opera trapela con
evidenza dal suo saggio e spiega il perché egli l’abbia fatta conoscere al suo amico, l’allora
cardinal Ratzinger
5
. Ecco dunque chiarite le connessioni di amicizie all’origine di una così
speciale ‘sponsorizzazione’ per un libro che nel suo titolo parla di Tarocchi, anzi di
Meditazioni sui Tarocchi.
Il vasto e profondo fenomeno all’origine di questo piccolo ‘scandalo’ curiale viene
rivelato nel sottotitolo di queste «Meditazioni», che sono definite come «un viaggio
nell’ermetismo cristiano». È dunque l’interesse per l’ermetismo, per questo fenomeno
spirituale complesso e mal conosciuto, che ha spinto verso quest’opera teologi e fini
intellettuali come von Balthasar e Spaemann, ma anche illustri accademici specialisti della
questione, perfino cattedratici incaricati di studiare specificamente questo tema. E questo lo
vedremo nel primo capitolo
6
. Ci chiederemo dunque cosa, a loro dire, essi abbiano scoperto
di così affascinante e non solo. Ci interrogheremo pure sul cosa è mai stato , ma soprattutto
cosa ha detto e ha da dire ancora oggi l’ermetismo cristiano. E forse intuiremo in quali
ambiti della loro missione ben due Papi abbiano potuto trovare queste «Meditazioni» fonte
di ispirazione. Ispirazioni che vogliamo proprio sviluppare in questa tesi.
L’autore ha voluto tracciare per i postumi l’itinerario da percorrere per incontrare il
Maestro vero e unico. La Via è la Sua, e noi siamo incamminati su un percorso che è, sì,
di conferenziere e di saggista, in seguito alla sua conversione al cattolicesimo. Alla fine della sua vita scrive
questa opera grandiosa, come lascito intellettuale e spirituale, rivolta i suoi «amici d’oltretomba». Costoro ,
come indicato nel nono capitolo del libro, sono degli «ermetisti» , che mai abbandonano l’Unico Maestro, il
Figlio di Dio, che «è la Via» e camminano su questa Via nella dimensione della «larghezza, lunghezza e
della profondità» insieme a Lui, senza sosta, senza riposo, senza sapere dove posare la testa. Quanto alla
scelta dell’anonimato, come l’A. spiega, appartiene ad una tradizione che ha per scopo di dare alle
meditazioni offerte un carattere di oggettività transpersonale, che superi le singole esperienze individuali per
esprimere verità archetipiche.
4
Illustre rappresentante della teologia tedesca contemporanea, è legato da uno speciale vincolo di
amicizia con Papa Ratzinger, essendo stato suo allievo-collega ai tempi della carriera universitaria di
quest’ultimo. Per questo motivo egli fa parte del circolo degli ex allievi del Papa che regolarmente si
incontrano con lui per discutere di questioni di teologia.
5
Al corrente di questo fatto, l’editore della versione italiana fece recapitare all’allora Prefetto per la
Congregazione della Fede i due volumi dell’opera di Tomberg , e ne ricevette i complimenti scritti.
6
Vedremo come nel dopoguerra fu creata alla Sorbona di Parigi la prima cattedra «di Storia
dell’Esoterismo Occidentale» e come essa fu attribuita ad Antoine Faivre. Solamente dopo ne sorsero altre,
una ad Amsterdam e un’altra a Exeter in Inghilterra. Fu lo stesso professor Faivre, entrato in possesso del
manoscritto di Tomberg e colpito della sua qualità, a farlo pervenire a Balthasar. In effetti, come vedremo
nel testo, Faivre ebbe a scrivere un lungo saggio sul significato spirituale dell’opera e il suo collocamento
nell’intera storia del cristianesimo.
INTRODUZIONE 8
assolutamente da percorrere nel foro della nostra propria unicità e irrepetibilità che quindi
soggiace alla nostra soggettività sovrana, ma la Via è unica ed è una sola! Le tappe su
questa Via unica sono obbligate, nessuna di esse può essere saltata, nessuna di esse è inutile
o trascurabile o superflua. La Sapienza eterna ha fissato questi appuntamenti spirituali
attraverso passaggi tracciati e segnati come grandi archetipi e dunque hanno un carattere
oggettivo. Questi gradini sulla Via vengono presentati come «Meditazioni» nei ventidue
capitoli di questo libro di «viaggio». Ognuno è in relazione con ciascuno dei ventidue arcani
maggiori dei Tarocchi. Durante la lettura si cammina con l’autore che coscientemente guida
il lettore verso una profonda conversione interiore.
Quindi ancora fatti biografici, quelli dei lettori che si intrecceranno in un immenso
arazzo contemplabile solo con il senno del poi, come dicevamo all’inizio di questa
introduzione. In effetti il lettore percorre il «viaggio» sulla Via insieme a tutti gli ermetisti
di tutti i tempi e di tutte le latitudini, con gli «amici dell’oltretomba», come li chiama
l’autore e per i quali lui ha scritto quest’opera. Ed ecco le conversioni. Tantissime le
testimonianze di profonde conversioni dopo la lettura di quelle «Meditazioni»
7
. Ma
siccome, come abbiamo detto, le tappe sul cammino, sulla Via, hanno un carattere
oggettivo, una di esse contempla il ruolo oggettivo della Chiesa Cattolica con la dimensione
di realtà ontologica dei Sacramenti. Dunque le conversioni confluiscono nella Chiesa
Cattolica e in nessun’altra Chiesa o setta cristiana e in nessun’altra religione. È questo
processo di trasformazione profonda che il lettore ha la possibilità di fare e che fa di questo
libro un potente strumento di nuova apologetica per una Nuova Evangelizzazione. La tesi
che presentiamo tenta di estrarre alcuni dei concetti teologici presenti in questo lavoro che
non hanno potuto sfuggire agli illustri lettori che ci hanno preceduto
7
Questa è stata l’esperienza, concretizzatosi nel Battesimo, di chi scrive. Anche cfr.
corjesusacratissimum.org/valentin-tomberg; anche cfr. www.meditationsonthetarot.com; e
cfr. http://www.tarothermeneutics.com/tarotliterature/MOTT/valentintomberg1.html; inoltre
www.valentintombergprojekt.com
CAPITOLO I
Storia e definizioni:
una diagnosi della situazione
1. Che cos’è l’ermetismo? Alcune considerazioni generali: un monismo
pragmatico - magico
Per poter giungere a rintracciare il ruolo dell’ermetismo nella genesi della
dottrina cristiana, nello svolgere della sua stessa storia e quindi potere arrivare a
parlare di «Ermetismo Cristiano», dobbiamo tentare una identikit dell’oggetto del
nostro studio. Per fare ciò partiamo da una definizione a vasto raggio dell’ermetismo,
per poi focalizzare la nostra attenzione sulla realtà storica e concettuale
dell’ermetismo cristiano in quanto realtà che oggi può avere un ruolo per la teologia e
nella ‘Nuova Evangelizzazione’.
La parola stessa di ermetismo può avere tre accezioni fondamentalmente molto
diverse. Può designare in una accezione accademica una dottrina fondata sugli scritti
che si possono far risalire all’epoca greco-romana e/o anteriore, scritti attribuiti a
Ermete Trismegisto
8
(nome dato dai greci al dio egizio Thot). Può anche indicare una
dottrina tenuta occulta dagli alchimisti del Medioevo e del Rinascimento
9
Infine, in
una dimensione molto generica e francamente popolare, assume un senso comune con
il carattere di ciò che è difficile da comprendere.
8
E. TRISMEGISTO, Corpus hermeticum. Testo greco e latino a fronte, traduttore V. Schiamone,
Milano 2001.
9
.
F. BONARDEL, La voie hermétique, Paris 2002.
CAP. I: STORIA E DEFINIZIONI 10
Inizialmente guardiamo all’ermetismo da un punto di vista filosofico. Insieme al
cattedratico della Otto-Friedrich-Universität di Bamberg, Ralf Liedtke
10
, ingegnere e
grande studioso di ermetismo, rintracciamo immediatamente in esso «una filosofia
della non identità e della differenza», aspetto che sarà quello basilare per noi quando
parleremo della Nuova Evangelizzazione, nel suo ruolo per una gnoseologia rinnovata
post-positivistica. Che cosa intendiamo con ciò? Liedtke, da scienziato e non soltanto
da filosofo, dimostra come l’apparato ermetico stia all’opposto di una filosofia
razionale di stampo aristotelico basata sull’esclusione dei contrari, ove una cosa non
può essere il suo contrario. Invece proprio nell’ermetismo si viene ad evidenziare un
legame che si crea tra termini non identitari e, attraverso tale legame si stabiliscono
delle identità. Proprio questo è il problema fondamentale posto dall’ermetismo alla
filosofia. L’approccio filosofico si trova in esso confrontato con un corpo di dottrine
estremamente composito – sedimentato a livello filosofico grosso modo tra il I e il II
secolo a.C. e il V d.C. – che presenta delle qualità, degli stili e dei contenuti alquanto
diversificati. Inoltre tale corpo è composto da diversi testi e non solo dal Corpus
Hermeticum attribuito a Ermete Trismegisto, che ne costituisce comunque il testo base.
Questo venir confrontato con un insieme dottrinale estremamente composito che,
come vedremo, non è soltanto una filosofia, obbliga le varie discipline del sapere a
indagarlo con paradigmi specifici. La filosofia si chiede con una certa preoccupazione
se abbia a che fare con una dottrina nel senso classico della filosofia greca, o piuttosto
con una gnosi, visto che si tratta di un apparato sviluppatosi nell’epoca in cui le gnosi
si sono propagate nel bacino mediterraneo, o ancora se abbia a che fare con una
mistica (alcuni arrivano a sostenere che si tratti di una religione). In effetti vi è
nell’ermetismo un po’ di tutto ciò. Si è dunque profilata la necessità di trovare una
coerenza in quello che si rivela essere un sistema più che una materia delimitabile con
criteri classici, che a un primo approccio si presenta sotto la forma di un sincretismo di
varie materie che normalmente sono separate. La prima difficoltà è dunque
metodologica e spiega forse in parte il relativo ostracismo dei filosofi classici, i quali
non sanno bene da che parte studiare questo fenomeno, poiché non si trovano di fronte
10
R. LIEDTKE, Die Hermetik. Traditionelle Philosophie der Differenz, Paderborn 1996, citato in
J. IWERSEN, The epistemological foundations of esoteric thought and pratics, in Journal of
Alternative Spiritualities and New Age Studies, vol. 3. 2007.
CAP. I: STORIA E DEFINIZIONI 11
ad una filosofia comunemente intesa. Vi scoprono infatti venature mistiche e
gnostiche, e oltretutto in quest’ultimo caso si tratterebbe di una gnosi non dualistica,
somigliante a una religione con adepti e iniziati ma in assenza di una chiesa.
Di fronte al quadro generale fin qui abbozzato e, prima di procedere, è necessario
sollevare la problematica relativa al carattere assolutamente peculiare dell’ermetismo a
livello della genesi storica del suo corpo di dottrine e questo prima di qualunque altro
giudizio di valore. A causa della complessità nell’individuare la fonte storica
dell’ermetismo, abbiamo assistito alla moltiplicazione delle ipotesi e delle prese di
posizione al riguardo. La comunità scientifica sta giungendo oggi ad alcuni punti fermi
che tengono però conto di queste sue molteplici fisionomie. Tra questi punti condivisi
dagli studiosi c’è l’affermazione che l’ermetismo sia essenzialmente «una tradizione»
nel senso più proprio del termine, cioè la trasmissione di un sapere iniziatico
miticamente e storicamente fondato sugli Hermetica e sulla Tavola Smeraldina, il cui
breve e imprescindibile testo non possiamo riportare qui per intero, ma del quale non
possiamo neanche astenerci dal citare la parte che ne costituisce il fondamento.
Il vero senza menzogna, è certo e verissimo. E poiché tutte le cose sono e provengono
da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica
mediante adattamento. Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l'ha portata nel
suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il fine di tutto il mondo è qui. La
sua forza o potenza è intera se essa è convertita in terra. Separerai la Terra dal Fuoco, il
sottile dallo spesso dolcemente e con grande industria. Sale dalla Terra al Cielo e
nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori. Con
questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l'oscurità fuggirà da te.
È la forza forte di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa
solida. Così è stato creato il mondo. Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi
adattamenti, il cui metodo è qui. È perciò che sono stato chiamato Ermete trismegisto,
avendo le tre parti della filosofia di tutto il mondo. Ciò che ho detto dell'operazione del
Sole è compiuto e terminato
11
.
Da questo testo emerge un altro punto cardinale, atto a definire meglio il sistema
ermetico espresso con la formula: «Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò
che è in alto è come ciò che è in basso, per fare i miracoli della cosa una». Si tratta del
suo «monismo», generalmente in relazione con le pratiche magiche, poiché vi è la
credenza che l’Uno deve e può essere sperimentato. Deriva da esso la convinzione che
il Divino e la complessità del mondo materiale non possano essere compressi e
compresi dal solo intelletto. Così che la vicinanza tra l’ermetismo e la magia si può
11
E. TRISMEGISTO, Corpus…, op. cit.
CAP. I: STORIA E DEFINIZIONI 12
ricondurre ad una comune valutazione sulla materia: il mondo materiale naturale, che
l’ermetismo non può vedere non permeato dalla presenza del Divino. Questa vicinanza
(non compenetrazione indifferenziata) tra il mondo naturale e quello divino, con
quest’ultimo che permea e/o irrompe in quello naturale e rende arbitraria una loro
separazione, sarà per noi una linea guida e il filo conduttore che ci porterà dalla radice
di questa posizione, che caratterizza l’ermetismo più antico, fino alle esigenze più
moderne della Nuova Evangelizzazione. L’intima trama di questo filo rosso la
identifichiamo con l’elemento di oggettività che lega (o non lega) tra di loro il mondo
materiale con quello non materiale. In questa tematica della magia e delle sue valenze
che possono assumere il carattere della oggettività, Ralf Liedtke
12
individua bene la
linea di confine discriminante che ha reso molto arduo poter parlare di ermetismo
cristiano. Occuparsi di ermetismo cristiano ci permetterà di determinare i criteri
intorno a questo tema della magia, rivisitandolo alla luce della dialettica gnoseologica
post kantiana. In effetti se, come abbiamo detto, l’ermetismo presenta una visione del
mondo monista, nel nostro studio proveremo a mostrare come l’ermetismo corrisponda
ad una forma di conoscenza a pieno titolo e con un diritto gnoseologico di
cittadinanza, che acquista dignità quando è valutata sulla base dei suoi propri meriti. In
questo modo avremo la possibilità di andare oltre il monismo panteistico, poiché, in
questa prospettiva epistemologica, l’ermetismo ci presenta una forma di pensiero
particolarmente attento alla congruenza tra i fenomeni materiali e le idee spirituali
(cioè immateriali) connesse a tali fenomeni naturali. Credere nell’unità della materia e
dello spirito implica, ovviamente, includere la mente umana con i suoi sforzi
conoscitivi; in questo senso abbiamo parlato del ruolo dell’ermetismo per la
gnoseologia. In questa misura la storia del pensiero ha operato un riavvicinamento tra
l’ermetismo e l’esoterismo. Riavvicinamento che approfondiremo ora nello studio
storico dell’ermetismo fino ai nostri giorni e al suo posizionamento nei confronti della
New Age. Questo studio storico ci permetterà inoltre di definirne altri di quei punti
fissi raggiunti dai vari studi sull’ermetismo.
12
R LIEDTKE, Die Hermetik …, op. cit.
CAP. I: STORIA E DEFINIZIONI 13
2. Un excursus alle radici e allo sviluppo storico: le due trasmissione esperienziali
del monoteismo trascendente.
Poiché esiste un indiscutibile parallelo tra l’epistemologia dell’ermetismo antico
e medievale e sistemi esoterici recenti come l’antroposofia, o anche una lettura
moderna dei tarocchi, si pone la questione sulla trasmissione delle idee nella storia
dell’esoterismo. Essendo le cosmologie risposte contestuali creative degli uomini, se
ne può osservare la genesi come tentativi di armonizzazione storica con una speciale
attenzione alla loro ambientazione
13
. Come l’egittologo Jan Assmann rileva, il primo
ricordo di una concezione affine all’ermetismo si colloca in Egitto nel tredicesimo
secolo a.C. Emerge come una crisi dell’antico politeismo egizio e raggiunge un picco
con la rivoluzione religiosa di Akhenaton, che introduce il culto monoteista del Sole.
Rivoluzione però che non dura a lungo. Questo primo tentativo di privilegiare un dio
solo ‘contro’ gli altri dèi si scontrava con la dominante mentalità politeista
estremamente sofisticata dell’Antico Egitto, tanto più che l’esistente e articolata
cosmogonia non aveva niente da invidiare a quella nuova visione del mondo dai
contorni più essenziali, oggi diremmo più astratti, che addirittura includono una
nozione di «trascendenza» ancora estranea al pensiero coevo. In questo contesto
ambientale si sviluppa, in un secondo passaggio, una nuova teologia inclusiva,
monista, e appunto trascendente, dove la più alta forma della divinità era nascosta e
indecifrabile, cioè non-figurativa e impersonale, allorché le altre divinità e le forze
cosmiche personalizzate potevano essere interpretate come incorporazioni particolari
dell’incomprensibile e inconcepibile Unità. Questa Unità non è altro che la totalità del
cosmo
14
. Abbiamo chiaramente a che fare con una posizione sofisticata ed elitaria, che
in germe contiene i monoteismi che le succedono, i quali come sappiamo prendono
prima la forma di enoteismi, in cui un dio è ‘solo’ più forte di altri. In Egitto abbiamo
invece con Akhenaton un trascendentalismo ante rem, un «Ur-trascendentale». Dopo
aver visto in primo luogo che con l’ermetismo abbiamo a che fare con un monismo,
che esso in oltre assume una dimensione ‘magica’ implicita in questo monismo,
fissiamo ora un terzo punto: l’ermetismo promuove un divino trascendente,
13
Cfr. J. ASSMANN, La memoria culturale. Scrittura, ricordo e identità politica nelle grandi civiltà
antiche, Torino 1997.
14
IDEM, Mosè l’egiziano decifrazione di una traccia di memoria, Milano 2000
2
. Tutta l’opera di
Assmann sottolinea come il ricordo sia l’elemento unificatore dalle tradizioni.
CAP. I: STORIA E DEFINIZIONI 14
distanziandolo con ciò dal panteismo. Accade così – e questo aspetto è spesso
sottovalutato, ma noi lo vogliamo particolarmente sottolineare – che nella civiltà egizia
antica questa concezione trascendente del divino viene tenuta nascosta per secoli, cioè
la sua trasmissione rimarrà esoterica. Viene tramandata in effetti esclusivamente nelle
sedi dei Misteri, rimane quindi appannaggio di un’elite spirituale, rimane appunto
esoterica nel senso primario della parola, cioè storicamente si riferisce ai sacri misteri
presenti in tutti i paganesimi (come anche nel cristianesimo). Questa teosofia dei
misteri attribuita alla filiazione Thot, Ermete Trismegisto, Orfeo, Pitagora, Platone, i
neo pitagorici (Apollonius), i neo platonici (Plotino)
15
emerge a livello di divulgazione
essoterica, cioè viene trascritto ciò che era solamente trasmesso oralmente o per via
dei Misteri, all’incirca solamente poco prima della nascita di Cristo. Quindi oggi,
come abbiamo appena visto, la maggioranza degli studiosi collocano l’origine
dell’ermetismo in un passato molto remoto, benché siamo in assenza di fonti
documentate scritte. Solamente le recenti ricerche più rispettose delle ermeneutiche
contestuali hanno permesso di chiarire questo processo di trasmissione misteriologica
(cioè all’interno delle scuole e delle sedi dei Misteri) dell’ermetismo
16
, mostrando
come, dopo essere stata negata, derisa e considerata ingenua, era invece corretta la
«vecchia» tesi rinascimentale che rivendicava all’ermetismo un’origine antichissima.
Sulla base di questi recenti studi viene quindi considerato il monoteismo
dell’ermetismo primordiale, che rimane soltanto esoterico, come strettamente
imparentato a quello di Mosè, che, come vedremo diventa essoterico. Per monoteismo
essoterico intendiamo una conoscenza di Dio diffusa non nelle sedi dei Misteri bensì
patrimonio di un intero gruppo di popolazione. In questa luce nuova si tratta di
ripensare la diffusione del monoteismo trascendente, che viene concettualizzato
storicamente dal popolo d’Israele grazie e attraverso la sua storia e le sue esperienze
relazionali con un Dio unico e trascendente, ma che viene anche tramandato come
conoscenza carsica attraverso l’ermetismo prima della nascita di Cristo, per emergere
poi pubblicamente al tempo della sua nascita. Focalizzando l’attenzione sulle
differenze intercorse nei destini della loro diffusione storica, si può allora comprendere
meglio come sono stati proprio questi due percorsi ad avere determinato gli accenti e
15
ANONIMO, Meditazioni sui Tarocchi, 2 voll., Caldonazzo 2005
2
.
16
G. FOWDEM, The Aegyptian Hermes. Citato in C. MORESCHINI, Storia dell’Ermetismo Cristiano,
Vago di Lavagno (VR) 2000.
CAP. I: STORIA E DEFINIZIONI 15
le specificità di questi due diversi monoteismi e possiamo osservare che la loro
diversità è fondamentalmente legata alla loro storia. Il come l’uno si distanzi dall’altro
è soggetto a ipotesi che si possono riassumere sotto grandi capitoli. Uno di essi, ad
esempio, consiste nel vedere dietro il Mosè biblico l’esistenza del dimenticato Mosè
egizio, che aveva (o avrebbe) conosciuto il monoteismo attraverso la rivoluzione
teologica di Akhenaton (Amenofi IV) ad Amarna, nel XIV secolo a. C.
17
. Assmann
mostra che molti Salmi biblici echeggiano inni egizi arcaici, specie il 104 simile
all’antico inno «Tu fai la notte spingendo le fiere ai margini della selva a ruggire
reclamando la preda, così illumini il giorno sprizzando la luce dell'alba, quando l'uomo
si avvia al lavoro. Come sei sapiente, Signore del tempo», oppure il 145 simile
all’arcaico «Dio apre la mano e sazia ogni animale». Akhenaton maledì tutti i culti e le
magie riferiti ai tanti dèi minori, come abbiamo visto, identificando il supremo, l'Uno,
con il Sole. Il ruolo di Mosè fu di radunare il popolo ebraico per permettere una
manifestazione essoterica al dio Aton, capovolgendo i riti egizi per imprimere nei gesti
del nuovo popolo da lui guidato il diniego delle leggi precedenti. Nuovo popolo per il
quale, come sappiamo, il culto dell'ariete diventò il male maggiore, quando era stato
invece venerato proprio dagli egizi. Un altro capitolo guarda a questa differenziazione
da un punto di vista socio-cultural-antropocentrico. Il suo interesse, benché per certi
versi affascinante, ha la precarietà delle mode storiografiche: su di esso però non ci
attarderemo.
Ovviamente l’altro grande capitolo per comprendere la diversificazioni di questi
due monoteismi primordiali è quello classico spirituale metafisico. Tale capitolo
purtroppo viene trascurato dagli studiosi che abbiamo finora considerato e che si
limitano all’approccio positivistico. Ma essendo nell’ambito di uno studio di teologia,
noi lo possiamo invece prendere seriamente in considerazione e dargli la dignità che
gli spetta. Lo faremo in modo originale e nuovo, poiché nuova è anche la nostra
prospettiva che tiene conto di questa parentela dei monoteismi egiziano ed ebraico.
Vedremo in seguito come Benedetto XVI esorta a riaffermare serenamente la totalità
della nostra fede, in effetti proprio sulla base di questa totalità possiamo contemplare
come siano proprio gli elementi di questa fede a chiarificare il dilemma storico di
17
J. ASSMANN, Mosè l’egiziano…, op. cit. IDEM, Potere e salvezza. Teologia politica nell’antico
Egitto, in Israel e in Europa, Torino 2002.
CAP. I: STORIA E DEFINIZIONI 16
questa esplosione essoterica del monoteismo in un specifico popolo del mediterraneo:
quello ebraico. In quel popolo prevalse una ben diversa mentalità, non più elitaria, cioè
non più esoterica! Crediamo, in effetti, secondo le Sacre Scritture, che Dio in persona
ha chiamato Mosè fuori dalla corrente della tradizione egizia, per affidargli la guida di
un popolo da Lui eletto, differenziandolo dal popolo egizio. Il monoteismo da quel
momento diventa la questione di un popolo, che sperimenta attraverso ‘eventi storici’
la Verità di quel Dio. Popolo che proprio questo Dio trascendente guiderà verso due
traguardi: uno sarà una sempre maggiore e migliore conoscenza di Lui; l’altro
realizzerà una purificazione eugenetica
18
, che avverrà attraverso l’imposizione di leggi
morali e sessuali uniche nel mediterraneo, francamente innovative e in netta rottura
con le pratiche sessuali dei riti di Baal. Anche se non ci soffermeremo su questo
argomento è però interessante sottolineare il fatto che attraverso tale purificazione
generazionale il dono divino elargito per pura Sua Grazia, cioè l’Immacolata
Concezione, poté essere accolto da una creatura. Purificata attraverso le generazioni
che l’hanno preceduta, l’anima di Maria ha potuto così divenire «capace»
19
di spirito
fin nel fisico (in modo essoterico) e quindi concepire il Figlio di Dio. Perciò avvenne
la cosiddetta «distinzione mosaica», affinché attraverso le generazioni, grazie alla
didattica e alla guida divina, un essere umano potesse collaborare al mistero
dell’Incarnazione e che esso potesse compiersi. In effetti il dogma dell’Immacolata
Concezione ispirandosi a Duns Scoto esprime bene il concetto qui sostenuto, cioè che
a Dio «conveniva» che Maria nascesse ‘fuori’ dalla corrente del peccato originale
20
.
Il paradigma notevole, che per il nostro lavoro consideriamo cruciale in questo
concatenamento di eventi, sta nell’avere sottolineato come ciò che rimase appannaggio
occulto di pochi nella tradizione egizia, per emergere solamente dopo mille anni di vita
carsica, divenne invece patrimonio storico di un popolo e poté manifestarsi
esteriormente nel contesto di quel popolo e solamente lì. Osserviamo inoltre che
alcune religioni hanno poi, nel corso dei secoli, distinto il dio del bene da quello del
male, come Plutarco, Marcione e Mani, mentre altri ammettono un unico Dio da cui
tutto promana, il bene come il male, come Platone o Zoroastro. L'Egitto era fra questi
18
Cfr. S. SAND, L’invenzione del popolo ebraico, Milano 2010.
19
CCC., Città del Vaticano 1992. Il primo capitolo del Catechismo è intitolato L’uomo è «capace»
di Dio, in quanto nell’uomo esiste una vocazione, si potrebbe dire inscritta nel suo DNA, che lo attira
a Dio. Vocazione che l’uomo esercita, o no, in relazione all’esercizio, o non, della sua libertà.
20
PIO XI, Bolla Ineffabilis Deus, DENZ – SCHONM, n. 2803.
CAP. I: STORIA E DEFINIZIONI 17
ultimi, ma soltanto sul piano esoterico, dal momento che la religione del popolo era
altra. Mosè invece guidò il popolo verso questa conoscenza di Dio: il governante
dell'universo è Uno, l'Essere che impartisce l'esistenza agli enti, vede tutti senza che
nessuno lo veda ed è proprio questa medesima conoscenza che risale agli Egizi del XII
secolo a.C.
Indipendentemente da molte questioni sollevate è fondamentale per il nostro
tema l’avere concettualizzato meglio quel passaggio oscuro dell'Età del Bronzo,
denominato appunto «distinzione mosaica», che vede le religioni «primarie», fondate
sul culto e sul sacrificio rituale, prima affiancate e poi contrastate dalle «secondarie»,
fondate sul Libro e sulla Rivelazione. Ne deriva una concezione paradossale del
monoteismo come «contro religione», tesa a contrapporre non tanto l'unico Dio ai
molti dèi, quanto il vero Dio ai falsi dèi che affollavano i Pantheon politeisti
21
. Come a
questo proposito non ricordare l’intuizione di Wilhelm Schmidt (condivisa dal grande
Chesterton) sui primitivi e la loro credenza nell’Essere Supremo, di come il
politeismo, un tempo diffuso in tutto il mondo, oggi pressoché ristretto all’Asia e
all’Africa, non è la forma originaria di religione, ma una deformazione di essa?
22
Contrariamente alle affermazioni di molti studiosi del secolo passato, l’idea oggi viene
per lo meno ripresa in considerazione anche sotto la luce delle nostre riflessioni.
3. La «Rivelazione» ermetica, pragmatica e devozionale verso una materia
‘buona’
A questo punto ci è possibile comprendere meglio ciò che avevamo accennato al
primo punto di questo capitolo: l’ermetismo non può essere considerato alla stregua di
un classico monismo, nonostante il suo coinvolgimento nella sfera magica, poiché la
sua dimensione trascendente lo impedisce! Ecco che possiamo cominciare ad intuire
ciò che intendiamo quando parliamo della sua natura non limitatamente razionalistica,
bensì, come vedremo, di una sua natura poggiante sulla potenza dell’analogia. Ora
però, quando si afferma che l’ermetismo è una Rivelazione, vediamo cosa questa
quarta definizione implica per giungere ad una maggiore comprensione. A questo
proposito osserviamo come nell’antichità del Medioriente, culla del cristianesimo, le
21
Cfr. J. ASSMANN, Non avrai altro Dio. Il monoteismo e il linguaggio della violenza, Bologna
2007.
22
Cfr. G. MIHELCIC, Una religione di libertà, Roma 2003, pp. 85-107.