6
L’acqua pura si considera neutra per eccellenza poiché contiene ioni
idrogeno e ioni idrossido in uguale misura.
Se una soluzione acquosa presentasse una concentrazione di ioni idrogeno
superiore alla concentrazione degli ioni idrossido allora si direbbe acida,
viceversa si può chiamare basica od alcalina quella soluzione in cui è superiore
la concentrazione degli ioni idrossido.
Nelle soluzioni acquose la concentrazione degli ioni idrogeno varia entro
limiti molto estesi, infatti non e’ inusuale passare da 1 a 1410− moli/litro; non
e’ allora difficile capire perché si e’ introdotta una unità di misura più comoda
per indicare il grado di acidità delle soluzioni: il pH.
Passando in scala logaritmica definiamo:
( ) [ ]( )+−≅−= HLogaLogpH 1010
Equazione 2 definizione di pH
Quindi con pH di una soluzione vogliamo esprimere il logaritmo decimale
dell’attività degli ioni idrogeno cambiata di segno.
Una delle forme più semplici per effettuare una neutralizzazione e’ quella di
usare acidi e basi forti, infatti, considerando un mescolamento perfetto
possiamo scrivere le seguenti equazioni di stato:
( )
( )
+−=
+−=
bbabb
b
abaaa
a
xFFCF
dt
dx
V
xFFCF
dt
dx
V
Equazione 3
dove:
V è il volume del fluido dentro il reattore
Xa è la concentrazione molare di acido nel reattore
Xb è la concentrazione molare di base nel reattore
Fa è la portata volumetrica di acido
Fb e’ la portata volumetrica di base
Ca è la concentrazione molare di acido nell’ influente acido
Cb è la concentrazione di base nell’influente basico.
7
L’acido forte, e la base forte in acqua sono completamente dissociati e
quindi sussistono le relazioni
−+
−+
+→
+→
AHHA
OHBBOH
Equazione 4
Inoltre per il bilancio delle cariche vale la:
[ ] [ ] [ ] [ ]−−++ +=+ OHAHB
Equazione 5
e dette ora
[ ]
[ ]+
−
=
=
Bx
Ax
b
a
Equazione 6
si può ottenere
[ ] [ ]( ) 0
2
=−−+ ++ wab KxxHH
Equazione 7 concentrazione ioni idrogeno per acido forte base forte
da cui arriviamo a scrivere
( ) ( )
−−−+
−=
2
4
log
2
10
ababw xxxxKpH
Equazione 8 pH per acido forte base forte
L’ Equazione 8 esprime il valore di pH di una soluzione in funzione della
concentrazione molare di acido e base forte.
Nel caso di un reattore a mescolamento perfetto allo stazionario possiamo
esprimere le concentrazioni dell’acido e della base in funzione delle portate in
entrata e delle loro concentrazioni. Infatti vista l’ Equazione 4:
ba
bb
b
ba
aa
a
FF
CF
x
FF
CF
x
+
=
+
=
Equazione 9
8
Se consideriamo però anche la presenza di un acido debole le equazioni si
complicano, infatti, oltre ad esserci una costante che descrive la
dissociazione elettrolitica dell’acqua vi è la costante della dissociazione
dell’acido debole:
[ ][ ]
[ ]HAC
HACK
ACHHAC
a
+−
−+
=
+↔
Equazione 10 dissociazione di un acido debole
e dette ora
[ ][ ]
[ ]+
−
=
=
Bx
ACHACx
b
a
Equazione 11
considerando il bilancio delle cariche
[ ] [ ] [ ] [ ]−−++ +=+ OHACHB
Equazione 12
possiamo ottenere
[ ] [ ] ( ) [ ] ( )( ) 0
23
=−−−+++ +++ awwababa KKKxxKHxKHH
Equazione 13 concentrazione ioni idrogeno
L’Equazione 13 può essere scritta nella forma
0
101
14
1010 =
−
+
−
−
−
−
+
pH
a
pK
a
xpHpH
b
x
Equazione 14 pH per acido debole base forte
Di nuovo abbiamo una relazione che lega il valore del pH in funzione delle
concentrazioni all’interno del reattore ma in questo caso dobbiamo
accontentarci di una forma implicita.
E’ bastato complicare appena di poco il modello per incontrare delle
difficoltà, dal punto di vista computazionale, notevoli.
Problematiche inerenti il controllo del pH
Il modello più semplice per il controllo di pH consiste nel considerare un
singolo influente ed un singolo effluente il cui pH viene regolato attraverso la
portata di un agente titolante, in ambiente isotermo ed in condizioni di
9
perfetto mescolamento. Anche in queste condizioni però il controllo risulta
difficoltoso.
Per capire le difficoltà intrinseche in questo problema sono necessarie
alcune considerazioni.
In un sistema in cui il pH e’ compreso tra 1 e 14, la concentrazione degli ioni
idrogeno varia tra 1 e 1410− moli/litro inoltre un elettrodo per la misura del
pH può avere una risoluzione di 0.01 pH e questo significa che attorno alla
neutralità può rispondere ad una variazione di sole 9102 −⋅ moli/litro.
Si capisce quindi che il primo problema che si incontra e’ quello di
implementare un sistema di controllo che possa gestire la variabile manipolata
in un campo molto esteso ed al medesimo tempo che abbia una risoluzione
altissima; in generale per un attuatore invece, più grande è l’intervallo di
valori regolabili minore è la precisione.
Il secondo problema, non meno importante, è l’estrema non-linearità del
processo. Il guadagno infatti diventa grandissimo in prossimità della
neutralità, che è proprio il set-point più probabile, per poi diminuire
drasticamente quando si va verso i limiti del campo di variabilità.
Si può stimare che, nel caso di neutralizzazione acido forte base forte, il
guadagno allo stazionario a pH 0 si avvicina a 1 mentre se si lavora attorno a
pH 6 si arriva ad avere un guadagno di circa 10.000.
Per questi motivi il controllo che si riesce ad ottenere e’ in genere di non
buona qualità a meno che non sia possibile portare a termine il compito
prefissato in più stadi. Dividendo infatti l’intervallo di regolazioni in intervalli
più piccoli si vengono ad attenuare i problemi evidenziati.
Maggiore e’ il numero degli stadi di regolazione più fedelmente ci si
approssima ad un processo lineare e minore e’ il campo di operabilità richiesto
alle valvole di regolazione.
Il prezzo da pagare diventa il costo economico associato alla costruzione ed
all’esercizio di un impianto più complesso.
10
Capitolo 1 L’impianto
Impianto idraulico
L’impianto e’ composto da tre serbatoi, un reattore e due pompe
peristaltiche.
I serbatoi sono utilizzati per contenere l’influente acido, la base usata come
agente neutralizzante e l’effluente in uscita dal reattore.
Le capacità sono rispettivamente 108 litri per il serbatoio dell’influente e
della base mentre il terzo, per l’effluente in uscita può contenere 230 litri.
Il reattore, in vetro con camicia, ha forma cilindrica ed ha una capacità di
12 litri con un’altezza utile di 36 cm circa.
Si è cercato di valutare la cross section misurando l’innalzamento di livello
versando una quantità nota di liquido.
Figura 1 sbocco reattore
11
La presenza della camicia rende però incerta la misura e quindi la sezione si
è potuta solo stimare in 330 cm^2.
Il reattore è mantenuto in agitazione con di un agitatore a tre eliche mosso
per mezzo di un motore elettrico munito di controllo di velocità.
Il raccordo di scarico del reattore, mostrato in Figura 1, è fissato ai tubi in
PVC per mezzo di un accoppiamento con interferenza infatti il diametro
interno dei tubi è 28 mm mentre il diametro esterno del raccordo di scarico
è di 28,8 mm. La differenza di 0,8 mm è sufficiente a garantire la tenuta
idraulica.
Il livello del liquido dentro il reattore è fissato per mezzo di un sifone che
permette al liquido che supera la sua altezza, di defluire verso il serbatoio di
scarico.
Scegliendo l’altezza del sifone si determina l’altezza di sfioro e quindi il
volume di liquido nel il reattore. Lo scarico è costituito da tubi aventi grande
diametro interno per evitare che le perdite di carico influenzino, se non in
piccola misura, il volume di liquido dentro il reattore.
12
T
T
T
Trimer Digitale
RS232
Attuatore Influente Acido
Soluzione Tampone Influente Acido
Sifone
Serbatoio di Scarico
Seriale-Parallelo
Seriale-Parallelo
Multiplexer
pH
Temperatura
IBM Compatible
Figura 2 schema d’impianto
13
Le pompe peristaltiche sono azionate da motori elettrici regolati in velocità
che permettono il controllo dai 6 ai 600 giri al minuto.
Sulla pompa usata per la regolazione è montata una testa pompante
Masterflex siglata XX80 0000 03 ed è compatibile con il tubo siglato
Masterflex 96400-16 che garantisce una portata pari a 0.8 mL/giro e quindi
una portata massima di 0.48 L/min.
Si è riusciti a trovare un tubo compatibile che ha caratteristiche molto
simili pur costando molto meno e quindi si è adottato quest’ultimo.
Figura 3 funzionamento pompe peristaltiche
La pompa che muove l’influente monta invece una testa di tipo easy load
siglata Masterflex Easy XX80 ELO 04 schematizzata in Figura 3.
Tale tipo di testa permette il caricamento veloce del tubo oltre che
supportarne di diversi tipi.
E’ usato un tubo siglato Masterflex 6402-15 che garantisce una portata di
1.7 millilitri/giro e quindi una portata massima di 1.02 L/min.
14
Elettronica di controllo
SCHEDA SERIALE-PARALLELA
Tra la parte di acquisizione-condizionamento dati, che usa un protocollo
parallelo, ed il calcolatore, che invece usa un protocollo seriale, troviamo le
schede siglate LX875 descritte nella rivista Nuova Elettronica numero
127/128.
Figura 4 lato componenti scheda seriale-parallela
Il compito di questa scheda è quello di impostare i propri canali di output
digitali in funzione dell’ordine comunicatole attraverso la porta seriale del
calcolatore e di comunicare, sempre attraverso quel canale, lo stato dei suoi
16 canali di input.
Si può constatare quindi come il collegamento al pc avvenga con soli tre fili
siglati TXD, RXD, SG vale a dire Trasmitt/Data - Receive/Data -
Signal/Ground.
A questi tre fili è possibile collegare in parallelo da un minimo di 1 fino ad un
massimo di 64 schede infatti queste ultime sono provviste di un commutatore
15
dipswitch a 6 cifre che permette di assegnare ad ognuna un indirizzo
rendendole univocamente distinguibili.
Figura 5 lato piste scheda seriale-parallela
Come si può osservare nelle Figura 4 e Figura 5, lo schema elettrico di
questa interfaccia seriale-parallela risulta molto semplice in quanto la
maggior parte delle connessioni si concentrano o partono dall’integrato IC3
un MC 144691
II segnale TXD di trasmissione dei dati presenti sul piedino 2 del
Connettore d’uscita del computer sarà applicato tramite la resistenza R5 sui
due NAND siglati IC1/B e IC1/C posti in antiparallelo in modo da ottenere un
efficace trigger in grado di pulire e squadrare perfettamente il segnale
ricevuto.
I due diodi al silicio DS1 e DS2 applicati dopo la resistenza R5 ci servono
per trasformare i livelli logici presenti sull’uscita di una seriale RS 232 in un
livello logico TTL.
1 Vedi il file Mc14469rev0.pdf
16
Tali diodi svolgono anche funzione di protezione. Infatti, i livelli logici RS
232 sulla linea di trasmissione risultano i seguenti:
Livello logico 0 = 12 volt negativi
Livello logico 1 = 12 volt positivi
mentre per un integrato TTL occorrono due ben diversi livelli
Livello logico 0 = 0 volt
Livello logico 1 = 5 volt positivi
Pertanto dopo aver convertito il livello logico RS 232 in un livello logico TTL
ed avere ripulito il segnale con i due Nand IC1/B IC1/C lo si potrà applicare
sul piedino ricevente 19 di IC3 (Rl).
II segnale di trasmissione presente sul piedino 21 sempre di IC3 (TRO)
uscendo anch’ esso a livello logico TTL si dovrà convertire in un livello logico
seriale RS 232 e a questo provvede il circuito composto da 1C1/A TR2 TR1.
Come visibile in figura dal collettore di TR1 il segnale così convertito sarà
applicato sul piedino 3 del connettore seriale presente nel computer.
L’integrato IC3 (Motorola MC 14469) per poter funzionare necessita di una
frequenza di clock che otterremo realizzando con il NAND 1C1/D un
oscillatore a quarzo.
II quarzo da utilizzare per questo progetto dovrà avere una frequenza di 2.
4576 MHz perché tale frequenza applicata sul piedino 10 di IC2, un integrato
divisore C/Mos CD 4040, ci permetterà di ottenere sui piedini d’uscita 6, 5, 3
e 2 le seguenti tre frequenze:
piedino 6 = 307 200 Hertz
piedino 5 = 153 600 Hertz
piedino 3 = 76 800 Hertz
piedino 2 = 38 400 Hertz
Perciò se collegheremo tramite il dip switch S2 una di queste frequenze al
piedino 1 di IC3 potremo selezionare le segmenti velocità di trasmissione:
piedino 6 = 4 800 baud (contatto N 1)
piedino 5 = 2 400 baud (contatto N 2)
piedino 3 = 1 200 baud (contatto N 3)
17
piedino 2 = 600 baud (contatto N 4)
ma, attuando le opportune modifiche, e possibile ottenere un overclock sino
a 9600 baud.
Sulla scheda oltre al dip switch della velocità ne esistono altri due, inseriti
per poter assegnare alla scheda un indirizzo di riconoscimento (S1) e
scegliere il modo operativo (S3).
S1 come già precisato serve per assegnare ad ogni scheda uno specifico
indirizzo e per ottenerlo sarà sufficiente aprire o cortocircuitare a massa i
piedini corrispondenti.
Ad ogni piedino è associato ad un numero e l’indirizzo voluto si ottiene
sommando il numero caratteristico di ogni piedino lasciato aperto.
Tabella 2 valore binario dell’indirizzo
Piedino Valore
1 1
2 2
3 4
4 8
5 16
6 32
Se cortocircuiteremo a massa tutti i piedini otterremo l’indirizzo 0 mentre
se lasciamo aperti solo i piedini 4, 5 e 6 otterremo l’indirizzo 7.
L’ultimo dip switch siglato S3 dispone di 4 levette, ognuna delle quali
rappresenta un diverso modo operativo per la scheda:
MODO 1 = SOLO RICEZIONE (contatto 1 su ON) la scheda può solo
ricevere dati dal computer
Possiamo cosi controllare le linee da CO a C6 con una parola binomia ma non
avremo alcuna risposta dalla scheda.
Per accedere alle uscite CONTROL OUTPUT bisogna trasmettere prima
l’indirizzo assegnato alla
scheda quindi l’ordine corrispondente alle linee C0…C6
18
MODO 2 = RICEZIONE TRASMISSIONE (contatto 2 in posizione ON) la
scheda trasmette al computer le 16 linee di ingresso (data input, status
input), dopo la ricezione dell'indirizzo e del control-out dal computer
MODO 3 = SOLO TRASMISSIONE (contatto 3 in posizione ON) dopo la
ricezione di un indirizzo, la scheda risponde inviando al computer il DATA
INPUT e lo STATUS INPUT ma non è possibile intervenire sulle linee di
comando C0…C6.
MODO 4 = LIBERO (contatto 4 su ON oppure tutte su OFF) In questo
modo la gestione delle trasmissioni e gestita a livello hardware dalle linee di
controllo:
VAP = Indirizzo valido
CS = Control data ricevuto
SEND = Per abilitare la TX dalla scheda, applicare un impulso positivo a
questa linea.
Si può utilizzare questo modo operativo per interfacciare sistemi lenti Ad
esempio un dispositivo di misura che risponde in 10 secondi:
1° Si trasmette l'indirizzo (e il controllo)
2° L'uscita VAP attiva il sistema esterno
3° Quando il dispositivo è pronto, attiva SEND
4° II computer riceve le 16 informazioni, ecc
Facciamo ora qualche piccola considerazione sulla interfaccia RS232 e sul
formato delle parole
che il computer e la scheda si scambiano
La RS232 rispetta uno Standard internazionale per lo scambio di dati tra il
computer e/o dispositivi simili.
I dati vengono inviati in uscita in forma seriale, cioè se ogni bit occupa una
frazione di tempo a stato logico O oppure 1.
La trasmissione e di tipo asincrono vale a dire che non viene inviato il CLOCK
e le parole possono essere trasmesse in qualsiasi istante sulla linea.
I livelli di tensione utilizzati vanno da +/- 3 volt a +/- 12 volt per le due
condizioni.
19
La velocità di trasmissione e regolata da! BAUD-RATE che indica quanti bit
vengono trasmessi in un secondo.
Ogni singola parola è composta da varie informazioni :
1° 1 bit di START sempre O che indica l'inizio della parola E utilizzato per
sincronizzare il ricevitore.
2° Seguono i bit che rappresentano l’informazione vera (DATA) che possono
essere 5-6-7, oppure
8 bit, trasmessi sequenzialmente dal meno significativo al più significativo.
3° 1 bit di parità (se richiesto) per il controllo dell’errore della parola
trasmessa (la parità e un controllo che si fa sugli stati logici 1 trasmessi, può
essere pari oppure dispari)
Se la parità e dichiarata Pari, allora il numero dei bit a 1 della parola più
quello della parità deve essere un numero Pari, il contrario se è dichiarata
Dispari (in inglese ODD = DISPARI, EVEN = PARI).
Se la Parità è dichiarata NONE (nessuna) allora non viene effettuato il
controllo.
4° Chiude la sequenza uno STOP, sempre rappresentato a stato logico 1 che
può durare 1, 1,5 oppure 2 bit
La definizione come sopra (1,8,1.1) relativa ai bit è chiamata FORMATO
della parola mentre l'indicazione del formato insieme alle modalità di scambio
dei dati e la velocità si chiama PROTOCOLLO di COMUNICAZIONE.
La nostra scheda lavora con:
START BIT: 1
DATA BIT: 8
PARITÀ: PARI (EVEN)
STOP BIT: 1
VELOCITÀ: 600-1.200-2.400-4.800-9.600 BAUD
NESSUNA LINEA DI CONTROLLO (HAND-SHAKE)
La parola di INDIRIZZO trasmessa deve avere il bit 7=1, cioè per
indirizzare
0 ... trasmettere O + 128 = 128
20
1 ... trasmettere 1 + 128 = 129
10 ... trasmettere 10 + 128 = 138
63 ... trasmettere 63 + 128 = 191
127 … trasmettere 127+128 =255
La parola di CONTROLLO, invece, deve sempre avere il bit 7=0, cioè
trasmettere sempre e solo 7
linee della CONTROL OUT.
Per calcolare l’ordine da inviare è sufficiente tenere conto della Tabella 3
che assegna ad ogni canale un valore caratteristico e quindi inviare la somma
di tutti e soli i numeri delle linee che si vogliono attivare.
Tabella 3 valore binario dei canali
Canale Numero
C0 1
C1 2
C2 4
C3 8
C4 16
C5 32
C6 64
C7 128
Cosi, ad esempio, per portare a 1 le uscite numerate CO e C2 dovremo
trasmettere dal computer il numero 05 (in notazione binaria 00000101) che
corrispondente alla somma di 1 e 4.