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CAPITOLO 1
IL MODELLO PRESTATIVO DEL GIOCO DEL CALCIO
1.1 Definizione ed analisi della Prestazione
Se ci poniamo il compito di definire la prestazione, anzitutto ci si accorge che sia nella lingua
comune, che nel linguaggio scientifico con il concetto di "Prestazione" si definiscono
contenuti diversi. Però, sembra che ci sia un ampio consenso sul fatto che la prestazione
sportiva è il risultato di una azione o di un'attività sportiva. Ma, affinché un'azione sportiva
venga considerata una prestazione, si presuppone che essa corrisponda a criteri di qualità
stabiliti o riconosciuti, cioè che venga considerata "buona" dagli interessati, o che la sua
realizzazione sia collegata ad uno sforzo soggettivo. "Prestazione sportiva è il risultato di una
azione sportiva, che soprattutto nello sport competitivo trova il suo riflesso in una misura (o
punteggio), che viene attribuito all'azione motoria secondo regole prestabilite.
Il gioco del calcio viene incluso nella categoria degli sport aciclici nei quali si ha una forte
combinazione tra le capacità coordinative (equilibrio, combinazione motoria, trasformazione,
fantasia motoria, anticipazione, orientamento, differenzazione spazio temporale ) e organico-
muscolari quali la forza, la velocità, la
rapidità e la resistenza generale e specifica.
In particolare, l’asse forza–velocità
riguarda quelle discipline come il gioco del
calcio in cui la potenza riveste un ruolo
fondamentale (figura 1). Nel calcio la forza
ha una grande rilevanza quando il giocatore cerca di sollevare il corpo alla massima altezza
per colpire la palla, oppure per calciare in porta, ma anche nei cambi di senso e direzione. Nel
Figura 1: F, forza; V, velocità; R, resistenza
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giocatore di calcio vi è una relazione tra la capacità di sviluppare tensione muscolare e di
eseguire un movimento il più velocemente possibile.
Il calcio, come la maggior parte dei giochi sportivi, è caratterizzato da movimenti di tipo
"intermittente", cioè compiuti a varie velocità intercalate da pause più o meno prolungate e
abbinate a tutta una serie di atti motori specifici (salti, corse all'indietro, dribbling, tiri, ecc...).
Nell’ambito della fisiologia dell’esercizio fisico il gioco del calcio viene classificato come
un'attività con caratteristiche anaerobiche e aerobiche "alternate" (Thomas 1976). Questo
deriva dal fatto che questa attività sportiva richiede, nei ~90 minuti di gioco, una continua
alternanza d' impegni metabolici di tipo anaerobico
(alattacido-lattacido) e aerobico e una stretta interazione
tra le capacità organico-muscolari e coordinative
specifiche del gioco del calcio. Studi specifici hanno
permesso di conoscere, con buona approssimazione alla
realtà, la quantità di lavoro svolto da un atleta durante
una gara e le percentuali approssimate dei diversi tipi di
impegno metabolico richiesto. Nella fattispecie è noto,
infatti, che le distanze medie percorse da un calciatore durante una partita di calcio si aggirano
sui 10.500 m con differenze che vanno dai 9 ai 14 km circa (Tabella 1). Seppure questo
parametro è un importante strumento di riferimento nella valutazione dello sforzo atletico del
calciatore di calcio durante la gara non possiamo trascurare elementi come:
- il tipo di lavoro espletato in partita come scatto, velocità, cammino veloce o normale, etc...
- ruolo del giocatore
- livello tecnico delle squadre partecipanti alla partita.
In letteratura, diversi autori hanno studiato il modello prestativo del gioco del calcio al fine di
studiare le attività svolte durante una partita “tipo”. Gli autori evidenziano che solo il 5%
Tabella 1: distanze medie percorse
da un calciatore durante una partita
di calcio
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circa degli scatti raggiunge una distanza di circa 60 m, mentre la maggioranza degli stessi è
inferiore ai 20 m (J. Bangsbo 1996). Oggi, grazie alle nuove tecnologie esistenti, si è in grado
di definire con esattezza il modello prestativo di un calciatore. Se per esempio prendiamo
come modello di riferimento la corsa, i parametri saranno rappresentati dalla qualità e dalla
quantità di corsa che il calciatore è in grado di compiere durante tutto l’arco della partita. A
tale proposito è necessario tenere in considerazione le diverse caratteristiche del giocatore, il
ruolo che ricopre e i movimenti che compie
durante tutta la partita (tabella 2).
Il tanto conosciuto, quanto spesso dimenticato,
modello prestativo di gioco, ci ricorda che il
calciatore effettua circa 195 sprint della
lunghezza compresa tra i 10 ed i 15 metri
(Cometti, 1995), correndo per circa il 25% del
tempo totale di gioco ad oltre il 120% della
propria velocità aerobica massimale (Bisciotti e
coll., 2000). Oltretutto il fatto che il calcio moderno richieda sempre di più azioni veloci ed
esplosive, è sottolineato dalla constatazione che il numero degli "scatti brevi" effettuati nel
corso dei 90’ di gioco, è andato progressivamente aumentando, dai 70, registrati in studi
effettuati nel 1947, siamo arrivati ai 145 del 1970, sino a raggiungere, come già citato, il
ragguardevole numero di 195 (Dufour, 1990). Occorre inoltre considerare che il tipo di corsa
che il calciatore deve giocoforza adottare, è fatto di un susseguirsi di fasi accelerative e
decelerative. Le diverse velocità di qui sopra sono state rilevate in diverse occasioni (varie
partite) e mediate tra vari ruoli che rivestono i giocatori. Dall’ analisi percentuale della corsa
in partita, si è arrivati alle seguenti conclusioni:
per il 17 % del tempo di gioco totale i giocatori stanno fermi;
Tabella 2
Andature Km/h
Sosta 0
Cammino 4
Jogging 8
Corsa a bassa velocità 12
Corsa a moderata
velocità
16
Corsa a alta velocità 21
Sprint 30
Corsa all’indietro
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per il 40% camminano;
per il 35% corrono a bassa velocità;
per l’8% corrono ad elevata velocità;
per lo 0,6% compiono sprint.
Se andiamo invece ad analizzare le diverse corse che si svolgono nel corso della partita,
possiamo definire il calcio come una disciplina di tipo aerobico-anaerobico, ove la parte
aerobica è rappresentata soprattutto dai periodi di recupero.
I difensori e gli attaccanti percorrono all’incirca la stessa quantità di km di corsa, con una
maggiore velocità ed un maggiore numero di sprint rispetto ai centrocampisti.
Gli attaccanti sono quelli che effettuano il maggior numero di colpi di testa; i difensori
compiono invece più contrasti.
Per ogni giocatore vengono fatti in media 30 passaggi e 15 intercettazioni.
I giocatori d’elite stazionano o camminano per più
della metà dell’incontro; corrono di più durante il
primo tempo rispetto alla ripresa, ma la distanza
percorsa ad alta velocità rimane mediamente invariata;
svolgono più corsa ad alta velocità rispetto ai giocatori
di livello inferiore.
Se osserviamo un giocatore durante tutta la partita,
notiamo che esso compie varie tipologie di corsa: in
linea, con curve, con cambi di direzione, ecc…. Ciò ci porta a dedurre che le varie
esercitazioni di corsa nel calcio dovranno porre l’accento su queste caratteristiche, ovvero:
corsa in linea, con cambi di senso, cambi di direzione e quant'altro.
Uno dei ruoli che vengono studiati a parte è quello dei portieri perché vengono considerati a
parte, essendo un ruolo nettamente differente per la peculiarità della prestazione.
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Il concetto tradizionale di allenamento calcistico deve essere esteso anche a tutti quei fattori
che influenzano la prestazione del giocatore e che contemporaneamente incrementano lo
sviluppo della prestazione nel contesto della squadra:
Tecnica (capacità coordinative e capacità cinetiche).
Condizione (forza, velocità, resistenza e flessibilità).
Capacità psichiche.
Fattori di salute, costituzionali e di predisposizione.
Capacità tattico-cognitive.
Capacità sociali.
Un allenamento di tipo generico “puro” dovrebbe essere applicato solo in occasione di
allenamenti rigenerativi, integrativi, compensativi, ecc…
Come accade nei giovani calciatori, anche gli adulti devono svolgere allenamenti che non
siano troppo sbilanciati in nessuna direzione. Tale considerazione è spesso valida per
l’allenamento della forza, ove frequentemente si privilegia il potenziamento di determinati
distretti e l’ incremento di determinati parametri, trascurando quello che è lo sviluppo
armonico dell’ organismo e la necessità di applicare con successo i miglioramenti
condizionali alla pratica del gioco.
Il modello prestativo del gioco del calcio mostra come durante una partita, la frequenza
cardiaca è, per una considerevole frazione del tempo di gioco, tra l’80% e il 90% della
frequenza cardiaca massima, indipendentemente dal livello dei giocatori; questo indica che, in
media, si lavora intorno alla soglia anaerobica (Stolen et al. 2006). È interessante rilevare,
inoltre, come per i calciatori, il massimo consumo di ossigeno, la frequenza cardiaca e la
produzione di lattato diminuiscano nel secondo tempo; questo determina, di conseguenza, una
riduzione della distanza media percorsa e, in particolare, una diminuzione dei metri percorsi
ad alta intensità (Stolen et al. 2006; Ferretti 2008). Appare quindi utile proporre allenamenti