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0. INTRODUZIONE
Il mio lavoro si sviluppa seguendo la cronologia della vita dell’Architetto Baldessari e seguendo le sue esperienze personali e professionali.
Arte, cultura, politica, architettura, modernità, successo, viaggi, prove, incidenti e sperimentazioni: tutte queste esperienze hanno permesso a Baldessari
di diventare una figura geniale e all’avanguardia nel panorama culturale europeo fra gli anni ‘20 e ‘70 del ‘900.
Affascinata da tutto ciò che riguarda il teatro ho conosciuto la figura di Baldessari grazie al mio professore di Progettazione Architettonica, l’Architetto
Francesco Panero, e subito mi sono interessata alla sua tenacia, coerenza artistica e forte passione nei confronti della messa in scena teatrale, sempre
legata ad un discorso architettonico.
Consapevole della sua notevole esperienza europea e extracontinentale, accumulata durante i suoi viaggi, ho voluto approfondire le avanguardie e
correnti artistiche, architettoniche e drammaturgiche che lo hanno ispirato, in quanto sono state di fondamentale importanza per la definizione del suo
linguaggio, e cercando in queste le radici dei suoi lavori e scelte artistiche, provando a visualizzare e cogliere le vere intenzioni di Baldessari, per meglio
descrivere e comprendere le ragioni che lo hanno accompagnato nella sua arte: ordinate secondo la cronologia della sua vita prima incontra il Futurismo,
di conseguenza ,in seguito alla sua permanenza nella capitare tedesca, si trova a contatto con l’Espressionismo tedesco e infine si approderà ad un
Razionalismo personale.
Attraverso un percorso storico e d’arte, nella mia ricerca ho voluto analizzare solo alcuni fra i suoi progetti, tutti collegati da un filo rosso stilistico o di
intenzione. Forse mi sono soffermata maggiormente su alcuni dei suoi lavori fra i meno conosciuti o meno spettacolari, ma questo solo perché la sua
produzione è stata talmente varia e coerente che volevo riflettere sui suoi lavori meno documentati da testi specifici, in modo da offrire una ricerca
caratterizzata da un punto di vista diverso.
Mi è piaciuto anche scoprire l’uomo Baldessari, attraverso la sua corrispondenza ricchissima e cosmopolita. In lui leggiamo le vicende di un grande uomo,
onesto con se stesso e mai votato ad un successo facile o veloce: la sua esperienza ci insegna quanto sia importante seguire la propria strada con
determinazione e attraverso una grande fede in se stessi e nel lavoro. Instancabile e mai bloccato di fronte alle difficoltà che la vita gli ha riservato, a
volte accantonato dalla critica ma mai solo.
Ho quindi cercato di focalizzare e condurre il mio interesse attraverso l’analisi di alcuni dei sui lavori teatrali, capendo le intenzioni della committenza, le
esigenze delle trame e infine con l’approfondimento dei suoi bozzetti, schizzi e acquarelli da un punto di vista tecnico rispetto al segno e allo stile. Da qui
ho cercato di collegare, sempre secondo un criterio di forma e significato, alcune delle sue produzioni architettoniche, sottolineando l’estrema unicità
dell’esperienza di Baldessari.
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1. BIOGRAFIA
Personale e professionale
Luciano Baldessari, architetto, disegnatore e pittore, scenografo teatrale e cinematografico,
industrial designer e curatore di allestimenti per mostre e padiglioni fieristici.
1896 10 dicembre, nasce a Rovereto, città in provincia di Trento che diede i natali
accademici a molti artisti italiani, tra i quali Fortunato Depero, primo insegnante,
tuttavia “resistito” per poche lezioni
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, di disegno del piccolo Luciano, il quale dal 1906
si troverà in orfanotrofio in seguito alla morte del padre.
1909 anno del primo Manifesto Futurista si iscrive alla Scuola Reale Elisabettiana della sua
città, allievo di Luigi Comel
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nel corso di Disegno a mano libera.
1913 aderendo alle idee del suo primo insegnante, s’iscrive al circolo Futurista fondato da
Depero a Rovereto, al quale parteciparono tanti giovani studenti provenienti da
diverse scuole di formazione (ginnasio, istituti tecnici, magistrali, musicali, ecc.).
Anomalo e periferico, il circolo di Rovereto è discorde rispetto a quello centrale di
Marinetti e Boccioni.
1915 Balla e Depero scrissero Ricostruzione futurista dell’universo
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, il Manifesto che
prendeva le distanze dai programmi di Boccioni: il loro scopo era di allargare il campo
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Nella lettera datata 22 dicembre 1072, Luciano Baldessari scrive all’amico Giulio Carlo Argan,
confidandogli questo aneddoto sulle sue lezioni con il maestro Depero: “Nel 1909 – contavo allora
tredici anni – Depero tentava con l’ausilio di una scatola di fiammiferi di illuminarmi sulla teoria della
prospettiva: non ci riuscì e, dopo tre lezioni, mi piantò disilluso […]” (Fondo Luciano Baldessari, MART).
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Maestro di altri futuri artisti fra cui lo stesso Depero, Fausto Melotti (ingegnere, scultore e pittore),
Tullio Garbari (pittore), Giorgio Wenter-Marini (architetto e pittore).
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Confronta con capitoli 3.1 e 3.1.1.
Figura 1 - L'architetto Baldessari in una foto degli anni '50.
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d’azione dell’arte, di riuscire a promuovere e realizzare concretamente alcuni principi
esplicitati ma mai realizzati dal gruppo milanese. Bandite le distinzioni borghesi che
vogliono le arti separate, sognano una collaborazione totale fra le attività artistiche
dell’uomo: architettura, design, pittura, scenografia, grafica, giocattoli, scultura, senza
nessuna distinzione o limite fra loro. Questo stabilisce un contributo originale al
futurismo di Boccioni e Carrà, poiché ancora legati alla rappresentazione della realtà.
Depero e Balla non considerano l’arte come rappresentazione, si sentono immersi in
una nuova realtà da esplorare, sulla quale vogliono intervenire a partire dal minimo
particolare fino ad arrivare agli aspetti più totalizzanti. Vogliono ricostruire l’universo
rallegrandolo e pensano di usare l’arte come strumento di ricreazione, per ritrovare
una sensibilità e un’emozione estetica. Un’arte, sommatoria di tutte le altre arti, in
grado di ridare una dimensione di armonia alla vita. Baldessari in questo clima, si trova
a fare il pittore e in seguito l’architetto. Tuttavia l’esperienza da attivista del futurismo
di Baldessari ha breve durata, degna di nota è una serie di disegni a matita sul tema
della trasfigurazione dinamica di oggetti.
1915 è obbligato a lasciare la sua casa, i suoi studi e interessi perché sfollato a Schardenberg
- Schaerding con tutta la sua famiglia a causa della guerra.
1916 si trova a Vienna a completare i suoi studi superiori presso una Scuola Reale e ben presto ritorna in Italia per frequentare i corsi di Architettura al
Politecnico di Milano, al quale accede di diritto in seguito al suo percorso di studi e contemporaneamente segue i corsi di prospettiva scenografica
presso l’Accademia di Brera
4
.
1922 si laurea in architettura.
4
Da una lettera al fratello Mario, in data 7 febbraio 1929: con oggi frequenterò delle lezioni
(straordinarie per me) del professor, famoso come artista, Mentessi, di scenografia. Per me saranno, lo
spero, lezioni utili per lo studio architettonico-pittorico di interni. Archivio Baldessari, Mart, Rovereto.
Figura 2 -
Disegno
futurista.
Promenade.
1915. CASVA,
Centro di alti
studi sulle arti
visive, Milano.
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1923 la sua sete di esperienze però lo porta fuori dall’Italia e in un periodo in cui tutti scelgono Parigi come loro meta di esperienza, lui parte per Berlino,
dove si trova a vivere un altro periodo intenso per l’architettura e l’arte: incontra Mies Van der Rohe e Walter Gropius i quali stanno progettando e
costruendo quelle opere che caratterizzeranno gli anni dal ’22 al ’26 e che costituiranno esempi fondamentali per il movimento moderno. Altri
incontri importanti sono con Oskar Kokoschka, Otto Dix e Max Reinhardt.
1925 il Bauhaus era costituito e costruito. In quegli anni Berlino è il centro europeo dell’avanguardia artistica: espressionismo, razionalismo
architettonico e nuova oggettività. Baldessari è molto affascinato e attendo a tutto questo, da Mies e da Mendelsohn trae molta ispirazione, molto
più che da Gropius. Starà nella capitale tedesca fino al 1926. Lavorerà come scenografo teatrale e cinematografico, collaborendo con personaggi
importanti del teatro tedesco espressionista come Max Reinhardt, Erwin Piscator e Adolf Licho. Intanto si dedica anche alla pittura e al disegno,
riuscendo ad esporre per due anni (1923 e 1925) alcuni suoi lavori. L’espressionismo caratterizzerà il suo periodo tedesco e rimarrà fondamentale
per la totalità della sua produzione futura.
1926 maggio, decide di tornare in Italia e per qualche anno si stabilisce a Seveso.
1927 riceve il suo primo incarico: allestire la Mostra della Seta a Villa Olmo, presso la città di Como, capitale del tessuto pregiato in Italia. Intanto si
occupa anche dell’arredamento della Libreria Notari di Via Monte Napoleone a Milano.
1928 in quell’anno aprirà il suo primo studio milanese, in Via Santa Marta al numero 25. Negli anni successivi si occupa perlopiù di allestimenti di mostre
e allestimenti teatrali dividendosi fra Venezia, Torino e Milano. In quegli anni idea il primo manichino metallico chiamato Luminator in occasione
dell’Expo di Barcellona.
1930 si occupa dell’arredamento dell’ormai scomparso Bar Craja
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in collaborazione con gli architetti Figini, Pollini e Nizzoli, con anche lo scultore Melotti,
si apre un intenso periodo di progettazione e produzione architettonica razionalista fino al 1939.
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Oltre ad essere uno dei primi esempi di architettura moderna in Italia, costituirà il luogo di incontro
preferito degli artisti d’avanguardia.
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1939 da convinto antifascista, lascia l’Italia per recarsi negli Stati Uniti. La sua partenza
avviene a seguito della stesura del progetto per un complesso di abitazioni e uffici a
San Babila (1936-1937), nel centro di Milano, che per ragioni politiche ed economiche
non è stato realizzato. Prima della partenza la sua attività professionale si appoggia al
razionalismo, mediata comunque attraverso una rilettura personale di tale corrente
architettonica, in relazione ad altre esperienze culturali (espressionismo e futurismo),
mantenendosi sempre in autonomia professionale rispetto a gruppi e associazioni del
settore, coerente solo a se stesso: rifiuta per due volte la proposta di adesione al CIAM
(Congressi Internazionali di Architettura Moderna), e rifiuta inviti di altri colleghi a
partecipare ad altri progetti
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che non siano suoi. Oltre al progetto per San Babila, i
primi anni ’30 sono dedicati a progetti sul suolo milanese: ricordiamo il progetto per lo
stabilimento Italcima (1932-1936) e per la Città Cinematografica (1933).
Scoppia la Seconda Guerra Mondiale e Baldessari sbarcando a New York, dove però
non può esercitare la professione di architetto in quanto l’ordinamento americano
non riconosce il suo titolo di studio. Si dedica così principalmente alla scenografia e
allo studio della tecnica ad acquarello, producendo numerose opere pittoriche e
grafiche.
Resterà negli Stati Uniti fino al 1948. In questo periodo, lungo quasi 10 anni, potrà
dedicarsi alla sua passione più profonda: il teatro. Progetta, infatti, alcune scenografie,
alcune delle quali presentate ai concorsi indetti a Città del Messico. Ha occasione di
frequentare, e ritrovare, personaggi come Alexander Calder, Mies Van der Rohe,
Walter Gropius, Fernand Léger e altri che avevano lasciato l’Europa a causa della
guerra.
1948 tornato in Italia trova difficoltà ad inserirsi in quel mondo che tanto sogna e per il
quale nutre un interesse travolgente: il teatro e la scenografia. Le mete dei suoi viaggi
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Ad esempio rifiuta di intervenire nel progetto per la stazione di Firenze, invito mossogli da Giuseppe
Terragni. Vedi capitolo 3.3.2
Figura 3 - Serie di bozzetti cromatici relativi al
Museo della Seta di Como. 1927. CASVA,
Centro di alti studi sulle arti visive, Milano.
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saranno stazioni di un percorso veloce e a volte insofferente, non lineare e costellato da
magnifici incidenti
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.
1951 arriva il primo incarico: Baldessari viene chiamato per occuparsi dell’allestimento
dell’atrio e dello scalone d’onore alla IX Triennale di Milano. Con lui collaborerà
l’amico scultore Lucio Fontana, prima di una serie continuativa di collaborazioni. Nello
stesso anno entrerà a far parte della Giunta esecutiva della Triennale di Milano, per la
quale cura allestimenti ad Oslo e Helsinki nell’anno successivo.
1950 - 1956 è incaricato dall’industria Breda di progettare i nuovi padiglioni di presentazione
pubblicitaria alle Fiere Internazionali di Milano. Anche qui chiamerà a collaborare
l’amico Lucio Fontana (1953-1954), con Attilio Rossi (1954) e Umberto Milani (1954).
Nello stesso periodo realizza un altro padiglione legato alla fiera internazionale del
1953, quello della Sidercomit. Anche in questo caso Baldessari chiamerà a collaborare
al progetto e alla realizzazione Lucio Fontana e Attilio Rossi. Si occupa di importanti
mostre monografiche, allestimenti legati alla sua esperienza e formazione
espressionista. Fra le più importanti ricordiamo Van Gogh (1952), Modigliani (1958),
Rembrandt e il Seicento olandese (1954) al Palazzo Reale, Milano.
1956 - 1957 viene invitato a Berlino per progettare il grattacielo dell’
Hansaviertel, ma alcune questioni economiche lo porteranno a
stendere due progetti distinti e a vederne realizzato solo uno, il
secondo.
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[…] Io ho sempre vissuto di questi magnifici incidenti. […] io chiamo la morte di mio padre un
‘magnifico incidente’, nel senso santo della parola, perché morendo lui hanno dovuto mettermi in
orfanotrofio, e lì ho potuto studiare. Sta scritto tutto quello che sei e che devi diventare. Da La vita è un
magnifico incidente. Colloquio con Luciano Baldessari. Di Franco Raggi, in Modo, giugno 1981, n. 40,
pag. 17.
Figura 4 - Vista assonometrica del progetto per lo stabilimento
Italcima, 1932-1926. CASVA, Centro di alti studi sulle arti
visive, Milano.
Figura 5 - Schizzo per il progetto relativo alla CIttà Cinematografica, Milano, 1932-1933.
CASVA, Centro di alti studi sulle arti visive, Milano.
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1962 al 1966 è impegnato nella ristrutturazione e progettazione della casa di riposo per
ciechi di Villa Letizia a Caravate (Va), con annessa la cappella di Santa Lucia.
1963 partecipa e vince il concorso per la nuova sistemazione della Campana dei caduti di
Rovereto
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, tuttavia il progetto non viene realizzato perché non compreso dai più. Nella
città natale tuttavia progetta un condominio e nel 1961 l’Istituto tecnico Fontana.
Gli ultimi anni della sua attività professionale sono caratterizzati dall’allestimento di
numerose mostre, personali o su altri artisti e temi.
1978 riceve il premio Antonio Feltrinelli per l’Architettura, dall’Accademia Nazionale dei
Lincei. Importante il rapporto con Carlo De Angeli - Frua il quale gli proporrà alcune
importanti commissioni. Collaboratori celebri dell’architetto Baldessari, dal punto di
vista prettamente artistico, Lucio Fontana, Carlo Carrà e l’architetto Giuseppe
Terragni
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. A Milano avrà anche l’occasione di incontrare Le Corbusier.
Baldessari nasce sesto di nove fratelli, da Leopoldo Baldessari, calzolaio, e Maria Casetti,
costumista teatrale.
A New York ha per compagna Alma Griffith, cognata del regista David Wark Griffith
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.
Nel 1965 però sposa l’attrice ucraina Schifra Gorstein, dalla quale si separa dopo 5 anni.
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Campana più grande al mondo che suona a distesa. Tutte le sere suona cento rintocchi che
diffondendosi nella valle ricordano i caduti di tutte le guerre e portando un messaggio di pace. Nasce
grazie al bronzo dei cannoni degli Stati partecipanti alla Prima Guerra Mondiale, vincitori e vinti.
L’inaugurazione risale al 4 ottobre del 1925.
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Il 18 november 1932 l’architetto comasco invita il collega roveretano in quanto c’è stata una proroga
del concorso per la Stazione di Firenze. Terragni vuole concorrervi, rivolgendoti un invito a collaborare
sempre beninteso che tu abbia tempo e piacere di essere con noi (ha come collega Lingeri). Abbiti un
caro abbraccio.
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Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense. Considerato come uno dei padri
della settima arte, colui che segnò l’inizio e le regole del cinema narrativo. Celebre il suo film La
nascita di una nazione.
Figura 7 - Progetto di massima relativo al progetto per la Città
Cinematografica, Milano, 1932-1933. CASVA, Centro di alti
studi sulle arti visive, Milano.
Figura 6 - Schizzo per l'interno del Panfilo La Madonnina,
1937-1938. CASVA, Centro di alti studi sulle arti visive,
Milano.
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Nel 1982, in giugno, sposa l’architetto Zita Mosca, collaboratrice del suo studio fin dal 1967.
Nello stesso anno, nel settembre del 1982, si spegne a Milano.
Per la mente di Baldessari il verbo progettare fonde e racchiude in se l’essenza di un intero,
ogni progetto è come parte di uno stesso processo, che sia un bozzetto di scenografia, un
palazzo, uno stand espositivo, un oggetto d’uso comune, un arredamento. La sua concezione
è quella di doversi sempre confrontare con la materia architettonica, con le sue resistenze,
caratteristiche, materie, scabrosità.
La sua pittura sfiora il paesaggio reale, sfrutta la fantasia dell’elemento d’architettura per poi
immetterlo nella sfera teatrale.
Il suo interesse e la sua attività si fonda su una triade artistica: futurismo, espressionismo e
razionalismo.
Figura 9 - Schizzo a colori per l'appartamento Fossati, 1935,
piazzale Sempione, Milano. CASVA, Centro di alti studi sulle
arti visive, Milano.
Figura 8 - Schizzo a colori per l'appartamento per scapolo,
1933-1934, Milano. Indirizzo sconosciuto. CASVA, Centro di
alti studi sulle arti visive, Milano.