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INTRODUZIONE
La vasta produzione di fumetti in tutti il mondo rende sempre più necessaria la loro
traduzione in altre lingue, in conseguenza della sempre più crescente domanda da parte
degli appassionati del genere. Ciò che però rimane nell’ombra sono le fasi che portano
al risultato finale, ossia il fumetto tradotto. Comprendere l’attività del traduttore, le
scelte che man mano ha dovuto compiere, è un buon modo per poter dare un giudizio
obiettivo al suo operato. Il fumetto, alla stessa stregua di un romanzo, può essere
considerato a tutti gli effetti un’arte narrativa. La differenza sostanziale tra un romanzo
e un fumetto sta nell’utilizzo da parte del fumetto di immagini che, assieme al testo,
narrano la vicenda. Nel fumetto è l’immagine a farla da padrona, mentre il testo ricopre
uno spazio minore e ciò per mette una maggiore scorrevolezza e rapidità di lettura.
La presenza dell’immagine comunque non è sempre un vantaggio ma, anzi, spesso
rappresenta un vero e proprio ostacolo durante il processo di traduzione. Lo scopo di
questa tesi è proprio quello di far luce sugli aspetti del fumetto che ne rendono difficile
la traduzione, delineando il ruolo del traduttore di fumetti, le competenze che deve
possedere, le strategie che deve attuare col fine di comprendere le ragioni delle sue
scelte.
Il presente lavoro è suddiviso in tre capitoli.
Il primo capitolo rappresenta una sorta di introduzione all’oggetto preso in esame. In
questo capitolo si tratterà delle origini del fumetto e della sua evoluzione nel tempo, dei
rapporti con la società e delle diatribe tra chi lo considera una minaccia e chi ne mette in
risalto le buone qualità; si parlerà del linguaggio proprio del fumetto e delle sue
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relazioni con altri linguaggi, in particolare quello del cinema, e si concluderà con una
descrizione con tanto di esempi di quelle che sono le caratteristiche fisiche del fumetto
che lo rendono una forma di narrazione unica.
Il secondo capitolo invece tratterà della questione della traduzione, di cui si cercherà di
dare una definizione. Verranno descritte le competenze che ogni buon traduttore deve
aver acquisito nel corso della sua formazione, le principali differenze tra traduttore
letterario e traduttore di fumetti, e infine si passerà al nodo centrale della questione:
l’analisi della traduzione del fumetto.
Nel terzo e conclusivo capitolo verrà preso in esame uno dei fumetti più famosi al
mondo, Asterix, di cui ne verranno descritte le peculiarità che l’hanno reso un genere
letterario unico nel suo genere. Dopo la presentazione dell’albo in generale, delle sue
caratteristiche, degli autori e del loro talento, l’analisi si concentrerà su un albo in
particolare, Asterix e la zizzania, dal quale sono state tratte immagini di vignette che, chi
più e chi meno, hanno comportato difficoltà nella traduzione. Vedremo come nei diversi
casi si è comportato il traduttore e quali tecniche ha messo in atto.
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CAPITOLO 1
FUMETTO: genesi e struttura
1.1 Cenni Storici
Forma letteraria che si avvale dell’utilizzo di immagine grafica e scrittura, il fumetto
affonda le sue radici nel XIX secolo e più precisamente nel 1827, anno in cui il maestro
di scuola svizzero Rodolphe Töpffer realizza i Sette racconti per immagini, che
verranno successivamente riuniti in volumetti di formato oblungo e dati alla stampa nel
1833.
1
Il fumetto è per Will Eisner un’arte sequenziale e per arte sequenziale egli intende:
mezzo di espressione creativa e disciplina diversa da ogni altra: una forma artistica e
letteraria che si basa sul “mettere insieme” disegni – o immagini – e parole per narrare
una storia o rendere in forma drammatica un concetto.
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Il fumetto allora, in quanto arte sequenziale, può essere fatto risalire ad altre forme
artistiche su cui figurano immagini in sequenza, come i graffiti nelle caverne degli
uomini primitivi o i dipinti sui vetri istoriati delle chiese medioevali sino alle xilografie
tedesche e alle “storie a episodi” dell’incisore inglese William Hogarth.
Antesignani del fumetto possono essere considerati pure alcune raffigurazioni
nell’antico Egitto, come i murali all’interno delle tombe dei faraoni o i rotoli di papiro
nelle tombe di personaggi di famiglie non faraoniche. In queste raffigurazioni venivano
1
Cfr. il sito http://www.girodivite.it/antenati/xx1sec/fumetto1.htm
2
W. Eisner, Fumetto e arte sequenziale, Torino, Vittorio Pavesio Productions, 1997.
5
raccontate, attraverso una sequenza di immagini incorporata con dei testi, la vita del
defunto oltre la morte.
3
Tuttavia è con l’avvento dei mass-media, ed in particolar modo dei giornali, che il
fumetto, così come viene inteso oggi, comincia a diffondersi su larga scala figurando
nei quotidiani sotto forma di strisce che raccontano storie a episodi.
La prima di queste storie compare per la prima volta il 5 Maggio 1895 in un
supplemento domenicale del quotidiano New York World di proprietà di Joseph
Pulitzer. Si tratta di The Yellow Kid: personaggio inventato da Richard Felton Outcault,
considerato il padre del fumetto americano. Inizialmente in bianco e nero, il
personaggio del racconto, intitolato Down Hogan’s Alley, era un bambino calvo, sporco
e con le orecchie a sventola che indossava un camicione su cui figuravano delle scritte.
Non era inserito in una vera e propria striscia (come lo saranno invece i fumetti
successivi) ma in un’unica scena invasa da personaggi popolareschi dei sobborghi di
New York.
Le scritte, oltre che sul camicione del bambino, figuravano anche su cartelli, insegne e
lanterne. È solo a partire dal 1896 che Outcault comincerà ad utilizzare i balloons, che
diverranno in seguito il tratto caratteristico dei fumetti.
Sempre nello stesso anno, a causa di un errore di alcuni tipografi, il camicione venne
colorato di giallo: episodio che valse al personaggio l’attributo “yellow” (giallo in
inglese). Comincia così l’ascesa di The Yellow Kid, che approda al supplemento
domenicale a colori del New York Journal di Randolph Hearst, riscuotendo in breve
3
A. Imbasciati, C. Castelli, Psicologia del fumetto, Rimini; Firenze, Guaraldi, 1975, p. 29.
6
tempo un enorme successo e divenendo così il punto di partenza della futura produzione
di massa dei comics
4
negli USA.
Sempre nello stesso periodo il fumetto approda in Europa e in modo particolare in
Francia e in Italia.
La bande dessinée, termine con cui viene indicato il fumetto in Francia, ha anch’essa
origini ottocentesche. Precursori del fumetto francese possono essere considerate infatti
le “images d’épinal”: fogli educativi illustrati pubblicati a partire dal 1820 dal tipografo
Jean Charles, in collaborazione con molti disegnatori illustri come Caran D’Ache.
5
Il fumetto moderno tuttavia nasce quasi contemporaneamente ai comics statunitensi. Tra
il 1889 e il 1896 il professore di scienze Georges Colomb fa pubblicare su alcuni
settimanali, e successivamente in volumi, le Histories en Image che raccontano la vita
della famiglia Fenouillard.
Uno dei più grandi successi in campo fumettistico la Francia lo otterrà negli anni
cinquanta, e più precisamente il 29 ottobre 1959, quando, sul numero 1 della rivista
Pilote, dal genio narrativo di René Goscinny e dal talento artistico di Albert Uderzo,
nasceranno le avventure di Asterix il Gallico
6
.
In Italia, è soprattutto nel mondo dei ragazzi che il fumetto trova il suo pubblico. Due
saranno le riviste che pubblicheranno storie a fumetti: l’Illustrazione dei Piccoli, edito a
Torino da Picco e Toselli e che farà conoscere soprattutto il fumetto francese, e il
Corriere dei Piccoli, supplemento del Corriere della Sera, che farà conoscere i comics
statunitensi.
4
Il termine comic (comico) fa riferimento al contenuto umoristico che caratterizzava le strisce.
5
Cfr. http://www.girodivite.it/antenati/xx1sec/fumetto1.htm, cit.
6
Asterix sarà oggetto di analisi del capitolo III.
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Il primo numero del Corriere dei Piccoli viene pubblicato il 27 dicembre 1908 sotto la
direzione di Silvio Spaventa Filippi. Questo supplemento, destinato ai ragazzi,
pubblicava principalmente fumetti statunitensi ed era caratterizzato dall’assenza di
balloons che venivano sostituiti da didascalie in ottonari posti sotto ogni vignetta.
Altra caratteristica del “corrierino” (come verrà chiamato successivamente) riguardava
l’italianizzazione dei nomi dei personaggi originari per essere adatti al pubblico di
bambini cui si rivolgeva: così, ad esempio, Buster Brown di Outcault divenne Mimmo;
Happy Hooligan di Frederick Bur Opper diverrà Fortunello; Jiggs e Maggie di George
McManus saranno Arcibaldo e Petronilla e così via…
Sin dalla prima edizione del corrierino diversi artisti e illustratori italiani si
cimenteranno nella realizzazione di racconti disegnati. Difatti è proprio nel primo
numero che compare il primo personaggio a fumetti: il negretto Bilbobul di Attilio
Mussino. Figura di spicco è altresì Antonio Rubino, pittore, scrittore e poeta, che diede
vita a personaggi come Pino e Pina e Quadratino.
Anche l’Italia conoscerà i suoi fasti in campo fumettistico a partire dalla seconda metà
del Novecento, grazie a fortunatissime serie come Tex Willer, Capitan Miki, Blek
Macigno, Zagor e Mister No. Queste ultime due, datate rispettivamente 1961 e 1975,
sono il frutto del lavoro di una delle figure di spicco nell’ambito dell’editoria del
fumetto italiana: Sergio Bonelli.
1.2 Fumetto e società
Scrive il critico Gaetano Strazzulla:
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I fumetti sono uno dei fenomeni più vistosi e caratteristici della società contemporanea.
Tipico prodotto della cosiddetta civiltà dell’immagine, hanno un peso rilevante nella vita
culturale del nostro tempo, incidono notevolmente sulla formazione psicologica e
ideologica dei giovani e contribuiscono a fornire all’uomo della strada modelli, suggestioni
e reazioni emotive sui quali egli costruisce una propria immagine della società in cui vive.
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A questo punto è bene porcisi una domanda: può il fumetto arrivare a plasmare la mente
e a condizionare addirittura la vita dell’uomo? Su questo punto i pareri sono discordanti.
Per dare una risposta alla questione, diverse discipline sono scese in campo analizzando
ognuna vari aspetti del fenomeno.
Il principale contributo ci viene fornito dalla sociologia. I primi studi sociologici sul
fumetto comparvero negli Stati Uniti a partire dagli anni Venti e misero subito in
evidenza il rapporto che intercorre tra fumetto e società.
Riguardo al suddetto rapporto tuttavia si ebbero profonde divergenze: da un lato vi
furono coloro che si preoccuparono maggiormente dell’influenza che la lettura del
fumetto avrebbe avuto sui lettori e di conseguenza sulla società; dall’altro coloro che
posero l’accento sugli aspetti del fumetto che più rispecchiavano la società che lo
produceva e lo consumava.
8
L’accusa principale rivolta al fumetto è stata quella di essere l’artefice della corruzione
dei costumi di tutta la società. I sostenitori di questa tesi (che per la loro visione
estremistica Umberto Eco definirebbe “apocalittici”
9
) vedevano nel fumetto un
portatore di valori negativi, uno strumento in grado di plagiare la mente umana.
Wertham, ad esempio, nella sua opera The seducton of the innocents (1954) sosteneva
che la crisi sociale risiede nel disorientamento dei giovani provocato dall’eccessiva
7
G. Strazzulla, Fumetti di ieri e di oggi, Bologna, Cappelli, 1977, p. 7.
8
E. Detti, Il fumetto fra cultura e scuola, La nuova Italia , Firenze, 1984.
9
U. Eco, Apocalittici e Integrati, Milano, Bompiani, 1964.