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1. Le fonti normative sulla libertà di circolazione e di
soggiorno dei cittadini dell'Unione europea
1.1 Dal Trattato di Roma alle strategie di Lisbona
I Trattati istitutivi dell'Unione europea
E' il 1957 quando l'osmosi culturale dei palazzi capitolini del
Campidoglio fiorisce nella nascita della Comunità Economica
Europea (CEE). Il Campidoglio romano, considerato la prima piazza
moderna di Roma
1
è anche scenario dell'ormai tramontato progetto di
Costituzione europea.
Il Trattato di Roma, padre di un nuovo percorso istituzionale europeo
che da luogo alla nascita della CEE, entra in vigore il 1° gennaio 1958
ed è sottoscritto il 25 marzo del 1957 da sei paesi europei: Belgio,
Francia, Italia, Lussemburgo, Germania e Olanda
2
; la Comunità
Economica Europea (CEE) è istituita dal trattato allo scopo di
promuovere, mediante la formazione di un mercato comune e
l'armonizzazione delle legislazioni economiche nazionali, la crescita
stabile e duratura del continente europeo garante di pace e prosperità.
1 Tuttitalia, enciclopedia dell'Italia antica e moderna, Lazio Ed. Sadea Sanzoni
Firenze-Vol. I, pag. 302.
2 SIVANA SCIARRA – BRUNO CARUSO, Il lavoro subordinato, G.
Giappichelli Editore Torino, pag. 3.
2
Va subito ricordato che in seguito al Trattato sull'Unione europea
firmato a Maastricht il 7 febbraio del 1992 (TUE) la denominazione
dell'organismo è mutata, la Comunità Economica Europea (CEE)
diviene Comunità europea (CE); con il Trattato di Lisbona firmato il
13 dicembre del 2007 ed entrato in vigore 1° gennaio 2009 viene
nuovamente sostituita la denominazione in Unione europea (UE).
L'utilizzo del nuovo termine sembrerebbe voler rafforzare il legame
tra i numerosi e poliedrici paesi europei, le cui culture sempre più
spesso si dimostrano profondamente diverse. L'Unione europea
corrisponde ad una nuova fase politica, cd. dell'edificazione europea,
avviata nel 1993 dal Trattato di Maastricht
3
.
L’unionis cui tende la politica europea dagli anni 50' ad oggi, ha
condotto alla formazione di un’Europa contrassegnata da
innumerevoli sfumature, nella quale le ambizioni di organicità
s’individuano solo se si rimane distratti e assorti nell'idea che esista un
percorso unico e statico per essere e diventare paesi dell'Unione
europea. L'arduo percorso è fatto di tappe, graduali punti di
convergenza che talvolta si trasformano in veri e propri obblighi
reciproci.
Il Trattato di Lisbona 2009 ha recentemente modificato e integrato il
Trattato della Comunità europea (TCE) che viene rinominato Trattato
sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) e contiene le regole
di funzionamento delle istituzioni dell’Unione; analogamente ha
riformato il Trattato sull’Unione europea (TUE), la cui
3
http://www.eda.admin.ch/eda/it/home.html Dipartimento Federale Affari Esteri
(Svizzera).
3
denominazione rimane invece immutata e che contiene norme
essenziali, valori e principi fondamentali dell'Unione.
L’art. 3 TUE (ex art. 2 TCE) indica un complesso di scopi che
l’Unione europea deve raggiungere:
<<1. L'Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e
il benessere dei suoi popoli.
2. L'Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza
e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera
circolazione delle persone insieme a misure appropriate per
quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l'asilo,
l'immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro
quest'ultima.
3. L'Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo
sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita
economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia
sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena
occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di
tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente. Essa
promuove il progresso scientifico e tecnologico.
L'Unione combatte l'esclusione sociale e le discriminazioni e
promuove la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne
e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti
del minore.
Essa promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la
solidarietà tra gli Stati membri.
Essa rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e
linguistica e vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del
patrimonio culturale europeo.
4
4. L'Unione istituisce un'unione economica e monetaria la cui
moneta è l'euro.
5. Nelle relazioni con il resto del mondo l'Unione afferma e
promuove i suoi valori e interessi, contribuendo alla protezione
dei suoi cittadini. Contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo
sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto
reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo,
all'eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani, in
particolare dei diritti del minore, e alla rigorosa osservanza e
allo sviluppo del diritto internazionale, in particolare al rispetto
dei principi della Carta delle Nazioni Unite.
6. L'Unione persegue i suoi obiettivi con i mezzi appropriati, in
ragione delle competenze che le sono attribuite nei trattati>>.
Al fine di raggiungere dei così ampi e pregevoli fini la cui rilevanza
sempre più sovente esula dall'ambito economico, il Trattato sul
funzionamento europeo dedica l'intera parte terza alla
regolamentazione delle "Politiche e Azioni interne dell'unione". E'
importante porre l’accento su come le azioni in origine avessero
rilevanza puramente economica, e solo con il passare del tempo
furono presi in considerazione altri ambiti; l'unica azione di natura
sociale prevista sin dall'origine dai trattati, era contenuta all'art. 4
[lettera h] del TUE e si riferiva appunto alla "politica nel settore
sociale comprendente un Fondo sociale europeo" .
L'elenco di azioni in campo sociale è esteso nel 1987 con
l'introduzione dell'Atto unico europeo (AUE) embrione dell'unione
politica europea. Con esso si diede voce all'accresciuta sensibilità nei
riguardi di problematiche che interessavano e toccavano i cittadini in
5
quanto tali, e non più nella loro qualità di lavoratori
4
. Fu proprio
l’Atto unico europeo a tentare di riequilibrare il <<deficit sociale>>
della Comunità
5
.
L’Atto unico europeo (AUE), firmato a Lussemburgo il 17
febbraio1986 ed entrato in vigore il 1° luglio del 1987 amplia le
competenze in materia sociale e ne implementa gli obiettivi:
<<promuovere il miglioramento dell’ambiente di lavoro, tutelare la
sicurezza e la salute dei lavoratori>>; introduce una <<politica
europea di coesione economica e sociale per controbilanciare gli
effetti della creazione del mercato interno sugli Stati membri meno
sviluppati e per ridurre il divario tra le diverse regioni>>.
L’Atto unico europeo ha preparato il terreno per l’integrazione politica
e l’unione economica e monetaria realizzate dal Trattato di Maastricht
del 1992
6
.
Gli strumenti a disposizione dell'Unione europea al fine di perseguire
gli scopi ex art. 3 TCE, possono essere così sintetizzati:
- Il primo strumento consiste nell’instaurazione di un mercato interno,
al quale spesso si è attribuito forzatamente il ruolo di risolutore di
problematiche esterne al campo dell’economia;
- Il secondo strumento consiste nella creazione di un unione
economica e monetaria;
4
LUIGI DANIELE, Diritto del mercato unico europeo, Milano Giuffrè Editore
2006, pag. 4.
5
SIVANA SCIARRA – BRUNO CARUSO, Il lavoro subordinato, cit. pag. 10.
6
LUIGI DANIELE, Diritto del mercato unico europeo, cit. pag. 3.
6
- Il terzo strumento consiste nella realizzazione di politiche e azioni
appartenenti all'unione; il cui carattere in origine marcatamente
economico sfuma sempre più con il passare del tempo ed in
particolare con il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
Il Mercato interno come definito dall'art. 26 TFUE è quello <<spazio
senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera circolazione
delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali secondo le
disposizioni dei trattati>>. Quest’articolo sancisce le quattro libertà
fondamentali, già trattate dai padri fondatori dell'Unione europea nel
1950 e alle quali attribuirono l'arduo compito di eliminare gli ostacoli
all'integrazione economica; altresì ritennero per lungo tempo che
l'armonizzazione dei sistemi sociali potesse derivare dagli
automatismi del mercato e quindi dalla semplice unione del mercato.
Affinché si parli di Unione europea, non possono essere tralasciati
altri due aspetti: la Cittadinanza europea (introdotta dal Trattato di
Maastricht) e la difficile problematica delle politiche occupazionali, il
cui interesse si configura solo con l'introduzione del Trattato di
Amsterdam nel 1999.
Il Trattato di Amsterdam, nato 1° maggio del 1999 in conformità a
una specifica disposizione contenuta nel Trattato di Maastricht,
introduce un nuovo titolo interamente dedicato alle problematiche
occupazionali, con il quale pur ribadendo che la responsabilità è posta
principalmente a carico degli Stati membri, si tenta di introdurre un
coordinamento anche a livello europeo. Il Trattato di Amsterdam
inserisce un capitolo dedicato al mondo del lavoro, nel quale le
politiche sociali, fino a quel momento relegate in un protocollo
allegato al TUE, entrano a pieno titolo nelle politiche comuni (oggi
“Politiche e Azioni interne dell'unione”), essendo altresì cadute tutte
7
le obiezioni britanniche.
In questo contesto di integrazione politica europea che sposta le sue
linee direttrici in ambito politico occupazionale, l'Italia si trova a
realizzare un testo che ne segnerà l'avvenire: Il libro bianco sul
mercato del lavoro in Italia; redatto il 1° ottobre del 2001 da un
gruppo di lavoro coordinato da Maurizio Sacconi e Marco Biagi, cui
hanno partecipato Carlo Dell'Aringa, Natale Forlani, Paolo Reboani,
Paolo Sestito. Nella presentazione del testo, firmata dall'allora
Ministro del Lavoro Roberto Maroni sono prospettate due direzioni
che l'Italia si prefigge di percorrere, la sfida europea di:
<<garantire un aumento sostanziale del tasso d'occupazione, di
migliorare la qualità del lavoro e di ottenere una più solida
coesione sociale [...] con un tasso del 70% intorno al 2010>>, e
<<[...] Nella definizione di nuove ipotesi di regolazione abbiamo
assunto congiuntamente i criteri della flessibilità e della
sicurezza superando quella sterile contrapposizione tra approcci
ideologici che ha determinato la paralisi o il fallimento di molte
riforme
7
>>.
Le politiche sociali europee.
I padri fondatori della Comunità non ritennero necessario introdurre
nel Trattato di Roma disposizioni per il miglioramento delle
condizioni sociali, né tanto meno introdurre strumenti di intervento in
materia. Il Trattato di Roma del 50’ prevedeva talune e scarne norme
in materia di sicurezza sociale e talune norme riguardanti il divieto di
7
MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI, Il libro bianco
sul mercato del lavoro in Italia, 1 ottobre 2001 Roma.
8
discriminazione di sesso.
L‘assenza di interesse dei firmatari su tal tema derivava dalla fiducia
riposta nei meccanismi di mercato e dai sicuri effetti benefici, per i
singoli Stati, derivanti dall’integrazione economica europea.
Gli anni 50’- 60’ sono colmi di prosperità e benessere, ricordati per
essere gli anni più vicini alla realizzazione del Welfare State o Stato
del Benessere; durante il loro perdurare le risorse crescenti erano
accantonate per la protezione sociale, redistribuendo così i frutti dello
sviluppo
8
.
La protezione sociale è convenzionalmente definita dal Sistema
europeo di Statistiche integrate sulla Protezione Sociale (SESPROS)
come:
<<tutti gli interventi di organismi pubblici o privati destinati ad
alleggerire il carico rappresentato dalla evenienza di rischi o
bisogni per le famiglie e le persone quali la malattia/assistenza
sanitaria, invalidità, vecchiaia, vedovanza, famiglia/infanzia,
disoccupazione, abitazione ed esclusione sociale non altrimenti
classificata>>.
Ciascuno Stato membro comunica periodicamente i dati concernenti le
spese per la protezione sociale all'Eurostat, così che si operi un
confronto tra PIL e spesa sociale. Senza pretese di esaustività è
possibile sottolineare come l'Italia destini una percentuale del PIL per
tali spese al di sotto la media europea, insieme a Irlanda, Spagna,
8
MAITE BAREA – GIANCARLO CESANA, Il Welfare in Europa, Società
editrice Fiorentina 2003 pag. 6.
9
Grecia e Portogallo
9
.
Il sistema di protezione sociale generatore di diritti sociali è per
struttura e natura alla mercé delle tempeste ideologiche e delle
repentine decisioni di taglio alla spesa, oggi denominata spending
review. La grave crisi dei Paesi sviluppati, dovuta all'aumento dei
bisogni indotto dall'invecchiamento, dal progresso tecnologico e dalle
conoscenze, ha sortito tra gli specialisti di finanza pubblica un grande
dibattito su quale sia il ruolo dello Stato.
Joseph Eugene Stiglitz, Premio Nobel per l'economia statunitense nel
2001, sostenitore della critica alla globalizzazione liberista, ha
costatato come la globalizzazione è un processo inevitabile e ha
affermato che è possibile farla funzionare in direzione del benessere
dei paesi più arretrati e dei cittadini dei paesi avanzati attraverso un
mix di politiche di solidarietà e di intervento delle istituzioni
internazionali
10
. Stiglitz afferma perentoriamente:
<<E' sufficiente dire che certe deficienze del mercato sono
sufficientemente importanti da giustificare l'intervento dello
Stato. Il fatto che tale intervento sia imperfetto, dimostrando
certamente incompetenze e sprechi, dovrà ricordarci
l'imperfezione umana. Gli errori umani esistono tanto nel settore
privato, quanto in quello pubblico, con una differenza: gli errori
del settore pubblico sono pagati da tutti, mentre quelli del settore
privato solo da alcuni (azionisti, dipendenti, amministratori) ...
Questa differenza porta ad una conseguenza: il settore privato
9
Dati 2005 Eurostat: http://epp.eurostat.ec.europa.eu.
10
Joseph E. Stiglitz, La globalizzazione che funziona, EINAUDI 2007.