Introduzione
Con il termine Diaspora si intende letteralmente “spostamento di popolazioni
dal paese d'origine ad un altro” (Johnston, 2000) o “abbandono della terra natale da
parte di un popolo che si disperde in varie parti del mondo” (Mitchell, 1997).
Diaspora deriva dal greco διασπορά, “dispersione” e dalla parola “disseminare” che
inizialmente veniva utilizzata per indicare “chi vive tra gente di religione diversa
dalla sua” (Cortelazzo, Zolli, 1985, s.v. Diaspora)
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Nell'Atlante della Migrazione a Bergamo: La Diaspora Cinese, Emanuela Casti
scrive:
L'idea di diaspora evoca un territorio d'origine, focolare di una cultura
a partire dalla quale, e per effetto di una dispersione, si è determinata la
costruzione di un insieme di comunità distanti l'una dall'altra.
Inizialmente questo termine designava l'esperienza ebraica a seguito della conquista
della Palestina da parte dell'Impero Romano e la distruzione di Gerusalemme nel 70
d. C (Keller, 1971).
La parola Diaspora oggi viene utilizzata in modo più ampio per descrivere fenomeni
lontani da quello degli ebrei di Palestina, come, ad esempio, la “Black Diaspora”
che fu conseguenza della tratta degli schiavi dall'Africa o la “Diaspora Cinese” che
approfondirò in questo elaborato.
Sono state analizzate diverse forme del fenomeno migratorio diasporico: esso può
interessare rifugiati, lavoratori e commercianti; i flussi possono avere carattere
imperialista o culturale (Cohen, 1997).
Sono molti gli elementi teorici che condizionano l'analisi del flusso migratorio e
molte sono anche le conseguenze socio-culturali di tali flussi.
Per comprendere il fenomeno della Diaspora bisogna in primo luogo definire
i concetti di Migrazione e Immigrazione.
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Da Casti E., Bernini G. “Atlante dell'immigrazione a Bergamo: la Diaspora Cinese”
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Con il primo termine intendiamo il cambiamento di residenza, che può essere
permanente o semi-permanente, di un individuo o gruppo di individui (Johnston,
2000). La Migrazione ha influenzato enormemente la cultura e la società dei Paesi
interessati da questo fenomeno ed è stata spesso fondamento di esperienze personali
profondamente epifaniche e fonte di materia letteraria. Lo studio delle migrazioni,
perpetrato soprattutto da geografi, è un elemento chiave per la comprensione del
senso dello Spazio, della Comunità e dell'Identità, in particolare per quanto riguarda
lo studio delle diaspore. Con Immigrazione intendiamo ovviamente una “forma di
migrazione in cui gli individui si spostano da uno Stato ad un altro” (Johnston,
2000). L'immigrazione permanente viene divisa dalla concezione dell'immigrato
“Sejourner”, che torna dopo breve tempo nel Paese d'origine e si sposta spesso per
motivi economici o lavorativi. Sovente l'immigrazione è forzata, come nel caso dei
rifugiati politici o delle vittime di guerre e persecuzioni, che sono costretti a lasciare
le loro case e a muoversi verso luoghi più pacifici.
La Diaspora è anch'essa una forma di migrazione, ma invece che interessare
individui o piccoli gruppi di persone, coinvolge interi popoli.
La questione della definizione di Diaspora sembra di difficile risoluzione a
causa della pluralità delle esperienze storiche, identitarie e migratorie che hanno
interessato un grande numero di comunità, immaginate (Anderson, 2009) o meno,
nel corso della storia dell'uomo.
Una delle prime possibili definizioni cerca di basarsi sulle idee di trauma, esilio e
nostalgia (Safran, 1991), ma la conseguenza è quella di costruire un'idea di Diaspora
basata sulle memorie delle comunità “diasporiche” (come quella degli Ebrei),
formulando un paradigma che può essere considerato fuorviante e riduttivo della
vera realtà del fenomeno.
Il nuovo approccio al tema Diaspora è preminentemente di tipo etnologico, con la
centralità delle condizioni e delle conseguenze socio-economiche che vanno a
formare i movimenti transnazionali. Ad esempio, gli studi sulla Diaspora Cinese
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possono essere ritenuti paralleli ai Discorsi sul Transnazionalismo
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e sui processi di
Assimilazione
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socio-culturale che hanno contribuito in tempi recenti
all'elaborazione teorica e alla comprensione “pratica” del fenomeno della Diaspora
Cinese e delle comunità che essa ha creato, producendo un sviluppo di qualità nelle
ricerche sui Chinese Overseas, generando un campo di studi maturo e indipendente.
Con Chinese Overseas o Cinesi d'Oltremare (in cinese Huaqiao) intendiamo
individui di nascita o discendenza (totale o parziale) cinese che vivono
permanentemente fuori dalla Cina.
In senso stretto, Cinesi d'Oltremare è un termine che si riferisce ai cinesi di etnia
Han, mentre in senso più ampio si può ricondurre a tutti i 56 gruppi etnici
riconosciuti in Cina, i Zhonghua Minzu (cittadini di nazionalità cinese).
Gli Huaqiao sono, secondo le ultime stime, circa 40 Milioni di persone stanziate fra
il Sud-Est Asiatico, l'Australia, l'America del Nord e l'Europa.
Per la loro grande presenza nel mondo e per la loro importanza sociale, politica,
economica e culturale, gli studi sulla Diaspora Cinese e sul ruolo delle sue comunità
di Chinese Overseas si sono moltiplicati negli ultimi anni, anche grazie all'ascesa
della Cina sulla scena mondiale.
Il fatto che studi sulla Diaspora Cinese siano “materia da geografi” porta
all'elaborazione di nuove prospettive e nuove informazioni in un'area generalmente
dominata da storici, sociologi e critici letterari. Dal punto di vista geografico
fenomeni come la Diaspora Cinese vengono analizzati in rapporto alla globalità del
territorio, dal Sud-Est Asiatico, all'Oceania, all'America, all'Europa e gli ultimi studi
in merito si focalizzano sull'attualità, cioè sugli anni successivi al 1960.
Questo parallelismo rende la Diaspora Cinese uno dei temi principali dell'area dei
“Global Studies”, cioè quel campo di studi che interessa le relazioni politiche,
economiche, sociali e culturali fra Paesi nel mondo (processi politici e culturali,
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Transnazionalismo: continuo movimento transnazionale nel quale gli immigranti sviluppano e
mantengono connessioni economiche, politiche, sociali e culturali in più di una nazione; Cit.
R.J.Johnston “Dictionary of Human Geography,” 2000.
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Assimilazione: processo tramite il quale nazioni o comunità e sub-nazioni e minoranze si
mischiano e diventano simili; Cit. R.J.Johnston “Dictionary of Human Geography,” 2000.
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impatti della globalizzazione). In “Space, Place and Transnationalism in the
Chinese Diaspora”, Laurence Ma scrive che “l'odierna concezione della migrazione
internazionale è semplicemente incapace di catturare la natura instabile e in rapido
cambiamento della migrazione globale”, e che le nuove teorie su di essa devono
approfondire la portata culturale delle emergenti società plurali, delle organizzazioni
sociali e dei Network famigliari (che non sono più basati su un unico luogo).
Gli immigranti cinesi spesso sviluppano un bagaglio culturale che sorvola i confini
nazionali. Ma enfatizza le dinamiche della popolazione dei Chinese Overseas come
un network globale fluido e flessibile e che la loro genesi deve essere posta in un
contesto storico più ampio al di là dei confini territoriali.
In questo elaborato voglio dunque approfondire l'analisi della Diaspora
Cinese nel Sud-Est Asiatico, basandomi sulla centralità economica delle comunità di
Cinesi d'Oltremare insediatesi nei Paesi dell'Asia Oceanica, sull' importanza
culturale dell' assimilazione e sulle tappe storiche che hanno portato alla
concentrazione dei cinesi in questa parte del globo. Fondamentali in questo studio
saranno l'indagine dei processi territoriali transnazionali messi in atto nel corso degli
ultimi settant'anni (come l'istituzione della SEATO e dell'ASEAN) e dei rapporti
socio-politici tra comunità di Huaqiao e Paesi ospitanti.
Nell'ultima parte ho deciso di soffermarmi sulla questione identitaria legata al
fenomeno diasporico, quindi sui processi di assimilazione o mancata assimilazione
delle comunità cinesi in Thailandia, Malaysia, Filippine, Vietnam e Singapore, sul
rapporto sociale fra comunità diverse e sulla letteratura cinese della diaspora.
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CAPITOLO 1: UNA MAPPATURA DELLA DIASPORA CINESE
NEL SUD-EST ASIATICO
1.1 Storia della Diaspora Cinese ed evoluzione del personaggio del
Migrante cinese
La storia della Diaspora Cinese interessa, ovviamente oltre alla Cina,
molteplici paesi e culture. L'origine del flusso migratorio può essere trovata nei
primi secoli d. C, anche se è difficile stabilirne la data esatta, dato che il territorio
dell'Asia orientale è sempre stato caratterizzato da una "vivacità" migratoria
peculiare.
La figura del Migrante Cinese (Chinese Overseas o Huaqiao) e la sua
evoluzione in relazione alla storia della diaspora è stata teorizzata da Wang Gungwu,
considerato uno dei più importati studiosi della Diaspora Cinese e vice rettore
dell'Università di Hong Kong fra il 1986 e il 1995.
Sebbene ci siano state migrazioni verso l'Asia meridionale da parte della comunità
cinese anche prima, è il periodo della dinastia Ming (1368-1644) che vede la
formazione di un vasto flusso verso le Filippine, Malacca e verso le isole
dell'Indonesia. Si tratta prevalentemente di "Huashang" (Wang, 1991) o "Mercanti
Cinesi", cioè mercanti che commerciavano al di fuori della Madrepatria, creando un
flusso di merci da e verso la Cina. Con il passare del tempo molti di questi migranti
si assestarono in questi paesi, che dal punto di vista commerciale fruttarono enormi
ricchezze. La cultura che crearono era spesso un ibrido di tradizione cinese e cultura
locale, come la "Peranakan" che si sviluppò in Malaysia e Indonesia. Nonostante
questo, la "Cinesità", cioè l'identità etnica cinese, rimase forte e preponderante nei
mercanti "Huashang", così come rimase forte il loro legame con la Madrepatria.
Questa tipologia migratoria è caratteristica dei flussi a partire dal terzo secolo d. C,
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sviluppatasi in particolar modo in Asia prima dell'arrivo degli europei. Infatti,
quando nel sedicesimo secolo d. C gli europei raggiunsero il Sud-Est Asiatico, le
comunità cinesi si erano già stabilite nella regione.
La caduta della dinastia Ming e l'ascesa della Dinastia mancese (e quindi
"non cinese") dei Qing nel 1644 provocò un'onda migratoria verso Taiwan e in Sud-
Est. In questo periodo la maggior parte delle migrazioni era illegale e ai cinesi, una
volta lasciato il paese, non veniva più permesso di rientrare in patria. Solo nella
seconda metà del 1800, a seguito delle Guerre dell'Oppio (1839-42; 1850-56) la
migrazione di massa venne considerata legale.
Il potere coloniale desiderava ottenere l'aiuto dei lavoratori cinesi nelle piantagioni
del Sud-Est Asiatico e in America. La seconda tipologia di migrante cinese, il
"Huagong" (Wang, 1991), ovvero Coolies cinesi , si sviluppò tra il 1840 e il 1920.
Gli "Huagong" formarono la prima forma significativa di migrazione dall'Asia verso
il Nord America e l'Australia, dove lavorarono nelle miniere d'oro e nella
costruzione delle ferrovie. La maggior parte degli "Huagong" erano contadini di
umili origini. Oltre ai braccianti, il flusso migratorio era composto da mercanti e
artigiani, ma solo in piccola percentuale.
Con la caduta della dinastia Qing (1911) e per tutta la prima metà del
Ventesimo secolo, si palesò una nuova forma di "Huaqiao", che Wang definisce
"Chinese Sejourner". Questa concezione supera l'idea di Coolie, in quanto i migranti
erano spesso professionisti guidati da un forte sentimento nazionalista e miravano a
promuovere la cultura cinese fra le comunità di Overseas, sopratutto del Sud-Est
Asiatico. Essi erano spesso associati a università in Europa e divennero i leader
politici della Cina repubblicana e successivamente comunista. Ciò che avevano in
comune con gli "Huagong" era l'intenzione di tornare in patria dopo il periodo
trascorso all'estero, ma questo fattore venne meno a seguito dei problemi economici
e politici che segnarono l'ascesa della Cina comunista all'inizio degli anni '50 del
Novecento.
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