termine. Entro subito nel vivo della comunicazione parlando degli
organismi competenti, a livello nazionale e locale. Associando i
significati di comunicazione e di turismo, cerco di capire come è
strutturata oggi la comunicazione turistica, quali sono i suoi mezzi per
promuovere l’immagine turistica di una località ed infine distribuirla
al suo pubblico obiettivo.
Il secondo capitolo presenta l’iter storico della comunicazione turistica
italiana, dimostrando come, con l’avanzare della moderna tecnologia,
siano cambiati i suoi mezzi ma anche i suoi principi di base. Si parla,
inoltre, dell’incisività degli attuali cambiamenti, dei loro risvolti
economici per poi focalizzare il discorso in ambito lombardo.
Il terzo capitolo è il fulcro della mia tesi. In continuità con la Lombar-
dia, presento uno degli ultimi progetti realizzati di comunicazione
turistica: il circuito delle Città d’arte della Pianura Padana, che
promuove l’immagine di dieci città, esaltando di ciascuna le qualità
innate, spesso latenti, ma che, agli occhi del turista, appaiono sicura-
mente le più interessanti. Concentrandomi sul turismo a Cremona, ne
presento le caratteristiche, in termini di pubblico obiettivo, di risorse
sfruttabili nella città, di vari tipi di turismo praticabili, di mezzi con
cui si esplica l’attuale attività di promozione del marchio “Cremona”.
Allo scopo di avere un quadro il più possibile completo della situazio-
ne, ho ritenuto appropriato descrivere alcune delle maggiori difficoltà
incontrate dall’attuale turismo cremonese. La città ha conosciuto
un’evoluzione nel tempo dei modi e delle iniziative di promozione
turistica, in concomitanza con la diversificazione delle esigenze del
turista di oggi. Considerati i problemi attuali, per procedere ad un
razionale piano di sviluppo è fondamentale identificare le priorità da
attuare in una realtà turistica come Cremona.
Il quarto capitolo ha la finalità di paragonare la comunicazione
turistica italiana a quella inglese, per vedere se ci sono punti di
contatto e, in caso affermativo, in che termini. Ho voluto ampliare
l’orizzonte di riferimento per dimostrare la validità della comunica-
zione turistica attuale e per costatare quanto sia già “globalizzata”.
Per ottenere le informazioni necessarie a questo studio, mi sono
avvalsa della ricerca bibliografica, che, oltre ad essere un prezioso
repertorio di opinioni, mi ha permesso di visionare e confrontare dati
statistici. Ho dato un particolare rilievo all’analisi di opuscoli illustrati
e di annunci di pubblicità turistica su stampa, in quanto spesso costi-
tuiscono la prima fonte di informazioni sulla località per il potenziale
turista e quindi la sua prima forma di contatto con la medesima. Ho
letto ed analizzato molto spesso siti Internet, perché in molti casi
forniscono i dati più aggiornati. E’ stata molto interessante la lettura di
articoli dal quotidiano locale, “La Provincia”, per la raccolta di
opinioni sulla comunicazione turistica da parte degli esponenti più
direttamente coinvolti in ogni singola manifestazione. Ho ottenuto
informazioni più specifiche e dettagliate sulla comunicazione turistica
a Cremona da diversi colloqui con persone competenti, come l’attuale
presidente dell’APT cremonese, l’avv. Alfeo Garini. Per quanto
riguarda il piano di comunicazione, ho parlato con la dott. Nicoletta
Filiberti, responsabile dell’ufficio comunicazione del comune di
Cremona. Moltissime informazioni sul Circuito delle Città d’arte sono
scaturite dal colloquio con la dott. Lucia Bertolotti Quaini, collabora-
trice dell’assessorato al turismo del comune di Cremona e con il dott.
Ottavio Zambardi, responsabile dell’agenzia di pubblicità che ha
stampato il materiale illustrato. Molto utile si è rivelata la mia conver-
sazione con persone di competenza dell’APIC, l’associazione promo-
zione iniziative culturali della provincia di Cremona, con il dott.
Rafaldi, responsabile del settore turismo-attività produttive della
Regione Lombardia, e con Luigi Baldani, assessore al turismo del
comune di Cremona. Ho ritenuto molto utile la mia visita all’ultima
edizione della BIT (Borsa Internazionale del turismo) di Milano,
tenutasi nel mese di febbraio 2001, per partecipare alla presentazione
dell’immagine di Cremona e della Pianura Padana in ambito interna-
zionale.
CAPITOLO PRIMO
La comunicazione turistica e i suoi attori
1.1 IL CONCETTO DI TURISMO
L’interesse destato dal turismo in cultori di varie discipline, come
l’economia, la sociologia, la psicologia sociale, l’ecologia umana, la
statistica, l’urbanistica, la geografia e la sua continua evoluzione
hanno determinato il succedersi di varie definizioni. Tra queste, spicca
quella dell’economista A. Bertolino, che considera il turismo come
uno spostamento dal luogo di abituale residenza in uno o più località
di soggiorno, al fine di soddisfare determinati bisogni di diporto, con
conseguente trasferimento di redditi a puro scopo di consumo. Il
geografo economista B.Nice definisce invece il turismo come un
fenomeno di circolazione a scopo di diporto di uomini e di redditi, fra
luoghi diversi e su distanze più o meno grandi
1
.
Non è facile stabilire con esattezza la data di inizio del turismo, poiché
molti viaggi effettuati in età classica non presentavano i fondamentali
requisiti del diporto o dell’interesse culturale. Presso alcune civiltà
(egizia, greca, romana), si riscontra, tuttavia, qualche tipo di sposta-
mento, da parte di persone appartenenti alle classi superiori (per
motivi religiosi, di studio, sportivi, di cura termale ecc.), che meglio si
avvicina al nostro concetto di viaggio turistico.
In periodo medievale, oltre ai pellegrinaggi dei cristiani verso i luoghi
1
Da: P.Innocenti, “Geografia del turismo”, La Nuova Italia scientifica , Roma, 1990, pag.12 e seg.
santi, assunsero importanza quelli dei musulmani verso la Mecca;
dopo la fondazione delle prime università si aggiunsero i viaggi di
studiosi e di studenti, favoriti, nei loro spostamenti, dalla conoscenza
del latino, e quindi quelli degli artisti chiamati dalle varie corti. E’
questo il periodo in cui, nei maggiori centri europei, comincia ad
affiancarsi, agli alloggi offerti in affitto da privati e alle foresterie
delle istituzioni religiose, un’organizzazione ricettiva di tipo alber-
ghiero, la cui esistenza è anche testimoniata dal sorgere di vere e
proprie arti.
Dal Cinquecento in poi, si hanno molti esempi di viaggi a fini cultura-
li, oltre che per motivi commerciali e militari, testimoniati da attente
descrizioni. Alcuni di questi possono essere ricondotti al Grand Tour,
che dalla Francia passò in Gran Bretagna, divenendo di moda per ogni
giovane gentiluomo di questo Paese, desideroso di conoscere l’Europa
continentale.
Sono la rivoluzione industriale con il conseguente affermarsi della
civiltà urbana, di nuove e più moderne comunicazioni a provocare
modificazioni veramente profonde nel turismo.
Risale all’Ottocento la comparsa, per la prima volta, nella letteratura
inglese, del termine tourist ( = turista), che può ricollegarsi al verbo
inglese to tour ( = girare, andare in giro).
Nella lingua italiana l’aggettivo turistico sarebbe comparso, per la
prima volta, nel 1904, in occasione dell’inaugurazione, a Bologna, di
una fiera “turistica”.
Per un’estensione del turismo dalla élite dotata di mezzi finanziari, e,
in certi casi, di mezzi di trasporto individuali ad una massa sempre più
vasta di persone occorre attendere il periodo infrabellico. Solo allora il
turismo divenne un’attività sociale.
Addentrandosi meglio nel fenomeno turistico, si scopre che esso è
formato da varie fasi. Il geografo del turismo Toschi propose, nel
1947, uno schema interpretativo in cui si distinguono tre momenti
fondamentali:
• Il momento attivo: corrisponde all’istante in cui il singolo potenzia-
le turista decide di partire dal luogo di abituale residenza, in con-
formità a un impulso di carattere psicologico, portando con sé una
quota del proprio reddito.
• Il momento passivo: corrisponde all’istante in cui il soggetto, ormai
divenuto turista, si rivolge all’attrezzatura ricettiva della meta pre-
scelta, che perciò deve organizzarsi per sopportare tale “pressione”,
in altre parole per consentire il pernottamento.
• Il momento della circolazione: corrisponde allo spostamento dal
luogo abituale alla meta. Si colloca in una posizione intermedia tra
quello attivo (dell’irradiazione) e quello passivo (della ricezione)
realizzandosi come questi momenti nello spazio geografico, con-
traddistinto quindi da elementi naturali e antropici.
La classificazione più generale che esiste è tra turismo proprio, che si
realizza per diporto o per motivi culturali, dando luogo, nella meta
prescelta, a uno o più pernottamenti; e turismo improprio, che si
realizza per altri motivi, non dando luogo a pernottamenti (escursioni-
smo).
Nel turismo proprio sono compresi:
• Il turismo naturalistico: è molto difficile, nei Paesi di più antica
civilizzazione, trovare paesaggi naturali costituiti dai soli elementi
della natura, perciò il cosiddetto turismo naturalistico si realizza
esclusivamente in alcune aree di alta montagna o in qualche tratto
costiero.
• Il turismo climatico: il clima, inteso come combinazione dei diversi
elementi meteorologici, può influire sulle scelte dei potenziali turi-
sti, spesso alla ricerca di condizioni climatiche migliori o almeno
diverse da quelle del luogo di abituale residenza.
• Il turismo balneare: solitamente inteso come quel particolare tipo
di turismo rappresentato dal momento vissuto, in determinati pe-
riodi e in determinate località, in riva al mare. Ai bagni marini si
ricorse, in origine, a solo scopo terapeutico; la nascita del turismo
balneare si fa coincidere peraltro con la nascita delle prime instal-
lazioni specializzate.
• Il turismo lacuale: le attrezzature utilizzate sono molto simili a
quelle presenti nel turismo balneare, tanto che le due espressioni
sono spesso intercambiabili. Le differenti categorie di laghi, dal
punto di vista dell’origine, estensione, posizione geografica, fanno
sì che varie siano le sottocategorie di turismo che vi si possono
praticare.
• Il turismo rurale e l’agriturismo: la constatazione che molte forme
di turismo, lungi dal favorire il riposo, finiscono per ripresentare i
difetti di quella vita frenetica e alienante propria delle aree più in-
tensamente urbanizzate, ha contribuito a rilanciare il turismo rura-
le, nel quale può essere compreso, assieme alla tradizionale villeg-
giatura e al soggiorno di studio ecologico, il più attuale agrituri-
smo. Quest’ultimo si presenta come una sorta di turismo alternati-
vo, che consiste in quel complesso di attività di ricezione e ospitali-
tà esercitate dagli imprenditori agricoli, singoli o associati, e dai
loro famigliari, attraverso l’utilizzazione della propria azienda, in
rapporto di connessione e di complementarità rispetto alle attività
agricolo-zootecniche, che debbono comunque rimanere principali
in termini di reddito. Molti paesi europei hanno preceduto l’Italia
nel lancio di questo particolare tipo di turismo, regolamentato solo
negli ultimi anni grazie ad una legge quadro (legge 5 dicembre
1985, n.730) e ad alcune leggi regionali. Oltre che sugli esercizi
ricettivi tradizionali (alberghi, residences, ecc.), il turismo rurale è
imperniato su particolari tipi di attrezzature ricettive, approntati
dagli imprenditori agricoli: si tratta, in genere, di locali siti
nell’abitazione principale degli imprenditori nonché di edifici, o
parti di essi, esistenti nel fondo e non più necessari alla conduzione
del medesimo. In Italia, dove vari masi altoatesini sono da tempo
parzialmente destinati alla locazione, molte delle recenti leggi re-
gionali in materia hanno indicato in 12 il numero massimo di po-
sti–letto che possono essere offerti dalle aziende agrituristiche.
• Il turismo sportivo: è il sottotipo di turismo attivato dalle manife-
stazioni dei vari sport. Ciò implica due tipi di spostamento: quello
generato dagli atleti e quello dei tifosi. Interessante è il caso dello
sci, che ha determinato l’affermarsi di particolari periodi di sog-
giorno, detti settimane bianche, durante i quali sono assicurati vit-
to, alloggio e assistenza nell’apprendimento delle diverse tecniche
sciistiche.
• Il turismo culturale: se la cultura è intesa un po’ riduttivamente
come l’immagine che ogni collettività dà di se stessa, grazie
all’arte, alla letteratura, alla musica, alle manifestazioni teatrali,
cinematografiche, folcloristiche, religiose, ecc., il turismo culturale
è molto eterogeneo. Dipenderà poi dalla forma mentis del turista se
il viaggio turistico a fini culturali si tradurrà o meno, per lui stesso,
in un accrescimento di conoscenze.
Fra i sottotipi di turismo culturale possiamo ricordare:
o Il turismo archeologico;
o Il turismo d’arte;
o Il turismo generato dagli spettacoli,
o Il turismo generato dal “ricordo”, vale a dire nei luoghi legati a
personaggi letterari, delle arti, storici.
• Il turismo religioso: il fatto che tutte le civiltà, dalle primitive alle
attuali, abbiano espresso i propri sentimenti nei riguardi delle divi-
nità, ha determinato lo spostamento, verso i centri religiosi, di
gruppi più o meno consistenti di pellegrini. Il pellegrino si distin-
gue per una serie di aspetti: anzitutto, l’intento principale del suo
viaggio, che è quello di osservare e affermare un credo religioso e
ritemprare le proprie energie spirituali, in secondo luogo, la mode-
stia delle esigenze, poiché il turista per motivi religiosi non è do-
minato dall’idea dello svago e dalla fretta; in terzo luogo, la marca-
ta periodicità degli spostamenti, dipendente dal calendario religioso
e dal tipo di culto che vi si svolge.
• Il turismo enogastronomico: la capacità del ristoro di produrre
effetti euforici nella persona mediante sensazioni di gradevoli sa-
pori e di diffuso conforto determina il manifestarsi di questo tipo di
turismo. I caratteri che più contano, in questo campo, sono la tipici-
tà della cucina, in pratica l’arte di confezionamento delle singole
vivande, e la genuinità, quasi che il turista voglia sentire il sapore
del territorio in cui sta per consumarle. Intrasferibile da un Paese
all’altro, perché strettamente connessa all’ambiente, la cucina è
spesso valorizzata, oltre che da strutture pararicettive fisse, dalle
numerose sagre e feste popolari che si organizzano soprattutto nei
centri minori.
Altri tipi di turismo proprio sono definibili in base agli impulsi che li
generano. Tra questi i più rilevanti sono:
• Il ritorno degli emigrati nei luoghi d’origine;
• I viaggi di nozze;
• Il turismo industriale (visite ai grandi stabilimenti),
• Il turismo commerciale, determinato da alcune iniziative promo-
zionali come le fiere, nel momento in cui trae visitatori non interes-
sati agli affari,
• Il turismo di esplorazione, che mira alla scoperta di realtà alla
moda, anche lontane,
• Il turismo ludico, imperniato sui grandi parchi di divertimento o
simili, che attraggono visitatori di tutte le età.
Sulla base delle caratteristiche temporali, è bene distinguere:
• Turismo di breve periodo, con al massimo quattro pernottamenti
consecutivi;
• Vacanza, con almeno cinque pernottamenti consecutivi;
• Soggiorno, quando i pernottamenti si concentrano tutti nel mede-
simo luogo;
• Turismo festivo e feriale, secondo i giorni utilizzati;
• Turismo di fine settimana, estivo, invernale, delle stagioni inter-
medie.
In stretta connessione col distribuirsi del movimento si configura una
tipica stagionalità del turismo, che ha forti implicazioni di carattere
economico-finanziario. Soprattutto a fini tariffari, in alcune località
turistiche, si distinguono periodi di alta, media e bassa stagione.
Sulla base delle modalità di organizzazione, abbiamo il turismo
individuale e organizzato, mentre dal punto di vista delle categorie di
persone che attivano i flussi turistici, si può contrapporre il turismo
elitario a quello di massa, il turismo famigliare a quello della terza età.
Nel turismo improprio compaiono:
• Il turismo per motivi di salute. In certi casi, l’esigenza di curare
certe malattie ha condotto all’affermazione del turismo climatico, il
quale ha determinato il sorgere, nelle stazioni terapeutiche, di par-
ticolari attrezzature ricettive e complementari. Il più importante è il
termalismo.
• Il turismo congressuale è attivato da persone che s’incontrano con
lo scopo di scambiarsi informazioni, in un luogo appositamente
organizzato, diverso da quello di residenza o di lavoro.
• Il turismo d’affari ha luogo ogni volta che un soggetto si sposta dal
luogo di abituale residenza, per esercitare la propria attività profes-
sionale, traendo dal luogo di soggiorno un reddito maggiore di
quello che spende con i suoi consumi.
• Turismo di famiglia, diplomatico, scientifico, di studio sono altri
tipi di turismo che rientrano nel turismo improprio.
I poli nei quali si matura quella spinta che induce una parte più o
meno numerosa degli abitanti a trasformarsi in turisti, sono solitamen-
te rappresentati dalle maggiori città, contraddistinte da livelli di vita
elevati e da una notevole propensione alla spesa turistica. Tuttavia la
crescita culturale e reddituale degli abitanti dei centri minori e delle
campagne dei Paesi più evoluti sta provocando cambiamenti rispetto a
questa linea di tendenza, tanto che, per identificare la ricerca, da parte
degli abitanti in questione, dell’effetto città, si parla oggi di inversione
turistica.
Grazie alla circolazione, il turista si sposta dal luogo di abituale
residenza verso la meta prescelta. I modi in cui la circolazione turisti-
ca si realizza sono principalmente due: sotto forma di trasferimento,
vale a dire senza soste intermedie e, conseguentemente, senza disse-
minazione di alcuna parte del reddito spendibile lungo l’itinerario e
sotto forma di scorrimento, con soste intermedie, che consentono di
identificare, secondo i casi, una sorta di escursionismo di transito, con
esclusione di qualsiasi tipo di soggiorno, o di turismo di transito, con
pernottamenti molto limitati.