Capitolo 1 L’edilizia scolastica
Politecnico di Bari, CdL Magistrale in Ing. dei Sistemi Edilizi 2
1. L’EDILIZIA SCOLASTICA
1.1 L’EVOLUZIONE DELL’EDILIZIA SCOLASTICA
La qualità del sistema scolastico è strettamente connessa alla crescita culturale del
Paese, al superamento delle disparità economiche e sociali, alla formazione di cittadini
che sappiano interpretare criticamente ed agire responsabilmente negli attuali e futuri
contesti. La scuola rappresenta la principale agenzia formativa del Paese. Ad essa
compete infatti, la lettura consapevole dei bisogni educativi che si esprimono nei diversi
territori; bisogni attraverso i quali si orienta la crescita di una comunità verso obiettivi
di cambiamento anche in un’ottica ambientalista. Con l’autonomia scolastica, nata
dall’attuazione del titolo V della Costituzione, l’Istituzione scolastica ha maggiori
opportunità di assumere questo ruolo dinamico rispetto al territorio. Se l’educazione
risulta fondamentale per l’evoluzione della società, anche le strutture devono essere
adeguate. Non si possono scordare eventi come quello di San Giuliano di Puglia dove
durante un terremoto crollò una scuola elementare nella quale morirono ventisette
bambini e una maestra, ma bisogna tenere conto degli innumerevoli edifici chiusi
perchØ non agibili oppure ragazzi costretti a studiare nei piani terra degli edifici di civile
abitazione. Questo degrado che si presenta sotto i nostri occhi oggi non è nato
all’improvviso, determinando in alcuni casi edifici irrecuperabili. Nell’edilizia
scolastica, l’approccio formale della progettazione architettonica è da sempre testimone
del mutamento delle condizioni sociali e dell’evoluzione dei principi educativi. I
precursori dell’introduzione della scuola dell’obbligo furono i tedeschi, infatti in
Germania, l’introduzione della scuola dell’obbligo risale al trattato di Weimar (1919),
anche se, già nel 1717, le Autorità prussiane avevano introdotto un programma
d’istruzione obbligatorio che però, i Land tedeschi iniziarono a seguire nel XIX° secolo.
Le scuole furono, in seguito, distinte tra scuole femminili e maschili. La Rivoluzione
Industriale portò la necessità di forze lavoro tecniche e scientifiche specializzate che
verso la fine del XIX° secolo determinò un incremento di edifici scolastici nelle città in
piena espansione; non si trattava di nuove costruzioni, bensì della conversione di vecchi
edifici a nuove funzioni. Con l’introduzione della scuola dell’obbligo si stabilirono per
la prima volta regolamenti per la progettazione e gli arredi; la scuola si distingue come
tipologia architettonica indipendente. Tale sviluppo tipologico subì un arresto con
l’avvento della prima guerra mondiale; ma neanche nel dopoguerra, negli anni venti, si
ebbe un esplosione di costruzioni scolastiche dato che non ne sussisteva la necessità.
Capitolo 1 L’edilizia scolastica
Politecnico di Bari, CdL Magistrale in Ing. dei Sistemi Edilizi 3
Nei tessuti urbani ad alta densità caratterizzati da una limitazione di spazio, i progettisti
cercano di applicare i principi della tipologia scolastica ad edifici a piø piani. Nella metà
degli anni ’30, in concomitanza con l’affermarsi di regimi autoritari in Italia, Germania
e Spagna, si diffondono anche nuovi ideali: l’ubbidienza e la devozione allo Stato
influenza i caratteri culturali e pone come priorità l’allenamento ginnico e nuovi ideali
educativi. Si chiudono le scuole della riforma, mentre sorgono nuove scuole con
rigorosi corpi di fabbrica decorati dalle insegne del potere statale. La seconda riforma si
fonda in concomitanza con il secondo dopoguerra. In seguito a numerosi congressi
inerenti l’edilizia scolastica, torna di attualità l’idea dell’aula all’aperto, metafora della
liberazione dalle regole autoritarie. Si costruiscono ampie tipologie a padiglione con
aule caratterizzate da illuminazione bilaterale e flessibilità nella disposizione degli
arredi. Ad eccezione di alcuni singoli edifici l’architettura scolastica rimane a carattere
impersonale senza elementi tipici. Nella metà degli anni ’60, l’organizzazione
gerarchica verticale della tipologia scolastica viene messa definitivamente in dubbio. In
nome della “democrazia” si propone una struttura orizzontale e un nuovo tipo di edificio
scolastico. Un modello integrativo di vari tipi di scuole applicato ad un unico edificio e
metodi didattici alternativi sono diffusi da progetti inglesi e statunitensi. Individuali
metodi pedagogici e la naturale tendenza degli scolari al lavoro in piccoli gruppi si
espressero nella creazione di aree centrali collettive come la biblioteca o le aule di
gruppo che rappresentavano il cuore pulsante della scuola. Misure economiche
restrittive portano alla realizzazione di progetti scarni qualitativamente non conformi a
ciò che in quel momento era necessario e possibile. I vantaggi del processo di
prefabbricazione e le tecnologie costruttive economiche e rapide furono presto
dimenticate mentre la scuola pluridisciplinare, assunse ben presto un’immagine
negativa. Dalla metà degli anni ’90, si riafferma la tendenza alla progettazione di edifici
cubici compatti che, a prescindere dalla loro rigida soluzione di pianta, offrono
un’ampia molteplicità di relazioni spaziali. Negli anni attuali sono quasi sempre vecchi
edifici riutilizzati, mentre sono pochi gli edifici di nuova costruzione.
1.2 IL PROBLEMA DELLE SCUOLE IN ITALIA
L’edilizia scolastica nel nostro Paese rappresenta una vera e propria emergenza
nazionale. Lo stato e la qualità degli edifici scolastici di un territorio rappresentano un
indicatore di quanto una comunità investa nel benessere, la sicurezza e la formazione
dei cittadini piø giovani. Le competenze in materia di edilizia scolastica, stanno in capo
Capitolo 1 L’edilizia scolastica
Politecnico di Bari, CdL Magistrale in Ing. dei Sistemi Edilizi 4
agli enti locali, che devono operare alla riqualificazione del patrimonio anche attraverso
il contributo di finanziamenti da parte dello Stato. Nel tempo, questo trasferimento di
risorse è stato molto esiguo e insufficiente rispetto al bisogno reale, bisogno ancora oggi
non quantificabile finchØ non sarà terminata l’Anagrafe scolastica, il censimento di tutti
gli edifici scolastici, iniziato nel 1996 ed ancora non terminato. L’anagrafe viene
istituito da ogni Provincia per rendere maggiormente reperibili le informazioni e piø
precise. Gli edifici vengono divisi secondo:
• Monitoraggio attività didattica, con il numero di alunni, di classi, numero di
posti per classe, numero di posti per portatori di handicap e la tipologia della
scuola;
• Monitoraggio sull’edilizia scolastica, con il numero di edifici, data di
costruzione, interventi di carattere edilizio su edifici esistenti, interventi sugli
impianti ecc;
• Anagrafe dell’edilizia scolastica;
• Monitoraggio ecosistema scuola, viene dato con parere di Legambiente;
• Monitoraggio vulnerabilità sismica.
Tutti i dati raccolti possono essere fondamentali per interventi successivi che devono
essere attuati sugli edifici, ma anche rispetto al problema dei terremoti e di vulnerabilità
sismica. Non avendo a disposizione questi dati molte volte si interviene sugli edifici
senza conoscerli in modo approfondito con problemi che si riscontrano nelle fasi
operative o dopo. Occorre superare l’approccio di intervenire prevalentemente sui casi
di emergenza per arrivare ad una programmazione degli interventi e della manutenzione
ordinaria e straordinaria, prevedendo anche un piano di riqualificazione per la messa in
sicurezza, la bonifica e la sostenibilità degli edifici. E’ pratica consueta intervenire solo
quando i problemi sono evidenti, questo è dovuto anche alla mancanza di fondi da parte
degli enti, ma anche mancata prevenzione e poca attenzione per edifici nei quali la
presenza di persone è elevata e specialmente di bambini. Le operazioni di
riqualificazione consentirebbero di considerare l’edilizia scolastica una delle grandi
opere pubbliche nazionali, dando oltretutto in tempi di crisi economica, occupazione e
miglioramento territoriale di un patrimonio edilizio diffuso in maniera capillare in tutto
il Paese. Il problema delle scuole non passa inosservato alla gente che esprime anche
commenti molto duri. Vengono riportati alcuni commenti rilasciati da studenti che
Capitolo 1 L’edilizia scolastica
Politecnico di Bari, CdL Magistrale in Ing. dei Sistemi Edilizi 5
descrivono le condizioni delle loro scuole, per privacy non vengono riportati i nomi
delle scuole, anche se si trovano tutte nella regione Puglia
1
.
Primo commento: La nostra scuola è di epoca fascista. E quando dico epoca fascista
intendo dire che da allora quasi nulla è stato fatto per migliorare la struttura. Non
abbiamo uscite di sicurezza, i vetri delle nostre aule sono sottilissimi ed è già capitato
che si siano rotti improvvisamente a causa delle intemperie o della temperatura,
(naturalmente noi eravamo in classe). Il preside ci ha detto che per legge prima del 2004
non può essere fatta alcuna modifica, perchè i fondi stanziati non coprono le spese.
Siamo 1500 studenti in una scuola definita dal quotidiano locale: una delle piø
pericolose in caso di terremoto.
Secondo commento: Il liceo artistico L. è una "scuola" di 4-5 piani e i ragazzi
continuano ad iscriversi anche se l’edificio è stato costruito per una palazzo. Quindi non
ci sono le scale anti-incendio, le rampe per i disabili, non c'è la palestra, non ci sono gli
attrezzi adatti per disegnare, le porte anti-panico o porte anti-incendio, da non
dimenticarsi i buchi sul soffitto.
Terzo commento: l’edificio è in situazioni impossibili, il pozzo luce al centro della
balaustra è pericolante, come misura preventiva è stato messo solo del nastro
bianco/rosso per fermare il passaggio degli studenti da quel punto. Spesso e volentieri si
sono verificate cadute di vetri di varie dimensioni dal pozzo luce.
Quarto commento: La succursale del liceo sta cadendo a pezzi infatti presenta vari
problemi:
1. Cadono i calcinacci;
2. Ci sono solo due uscite delle quali una è strettissima;
3. La palestra è stata dichiarata inagibile;
4. Per fare ginnastica bisogna andare nella "palestra" all’aperto e di inverno in una
comunissima aula;
6. Quando piove cade acqua anche nell’aula professori.
Quinto commento: Ciao, sono un ragazzo del quinto superiore, voglio solo rendere noto
alcuni dati che vi faranno capire quanto la scuola italiana si preoccupa dei suoi alunni. Il
mio istituto è stato costruito la bellezza di sei anni fa, alla vista lascia sbalorditi anche i
piø scettici, ma entrateci dentro, rimarrete scandalizzati.... Crepe sui muri, nei bagni
1
Libro bianco dell’edilizia scolastica in Puglia, dal sito “Studenti.it”
Capitolo 1 L’edilizia scolastica
Politecnico di Bari, CdL Magistrale in Ing. dei Sistemi Edilizi 6
uscite d’emergenza chiuse o rotte, umidità nei laboratori, la palestra che nei giorni di
pioggia è accessibile solo con uno yacht o chi non ne possiede uno con un canotto.
Questi sono solo alcuni dei commenti che vengono fatti dai ragazzi; tenendo conto che
molte volte tendono ad esagerare nel descrivere alcuni problemi che hanno riscontrato
nella scuola, bisogna considerare il fatto che tutti noi siamo stati a scuola e tutti
sappiamo che le condizioni degli edifici scolastici non sono ottime. Ricordiamo che i
ragazzi sono alla base della società, per formare i ragazzi ci vuole lo studio, per poter
studiare ci vogliono delle strutture adeguate.
1.3 POLITICHE NAZIONALI
I dati che vengono riproposti in questo paragrafo derivano da “Ecosistema Scuola” che
è una delle piø complete indagini sull’edilizia scolastica del nostro Paese. Dopo piø di
dieci anni di ricerche viene effettuata una riflessione strutturata su come si è evoluto il
problema della qualità dell’edilizia scolastica nella dimensione territoriale e nazionale.
Quello che non è cambiato in questi anni, ovvero quei nodi problematici che rimangono
irrisolti, per esempio il mancato completamento dell’Anagrafe scolastica. Dopo il caso
di Rivoli del 2009, un accordo in Conferenza unificata Stato-Regioni aveva dato una
ripartenza all’Anagrafe scolastica, allargando il censimento anche agli aspetti non
strutturali, con l’intento di completare il tutto alla fine dello scorso anno. Ad oggi, nulla
si muove anche se non si sono capiti quali sono gli ostacoli che portano ad una
gestazione del completamento del monitoraggio dei 42.000 edifici scolastici italiani, di
ben 14 anni. Connesso a questo, c’è l’altro nodo problematico irrisolto intorno
all’edilizia scolastica: la programmazione. Senza la consapevolezza dei bisogni
d’intervento nei nostri edifici scolastici, non si riesce a pianificare una politica nazionale
unitaria, che sulla base anche delle indicazione della legge 23/’96, legge Masini,
definisca competenze, tempi e modalità di trasferimento di risorse fra Stato ed EE.LL..
Quello delle risorse, rimane, uno dei nodi caldi da affrontare. Le regioni che
storicamente hanno piø capoluoghi di provincia fra le prime posizioni della graduatoria
di Ecosistema Scuola, come la Lombardia, il Piemonte, l’Emilia Romagna e la Toscana,
sono anche quelle che hanno fondi raddoppiati e triplicati rispetto alla media nazionale
di investimenti riguardanti la manutenzione degli edifici scolastici, sia straordinaria
(42.491€ ad edificio), che ordinaria (11.129€ ad edificio). Questo significa che non si
può pensare di riqualificare il nostro patrimonio edilizio scolastico senza un serio piano
nazionale d’investimenti, che affronti anche fenomeni che costantemente sono ricorsi
Capitolo 1 L’edilizia scolastica
Politecnico di Bari, CdL Magistrale in Ing. dei Sistemi Edilizi 7
nei diversi anni dell’indagine: le differenze di investimenti fra Amministrazioni, che
hanno portato allo sviluppo di singole buone pratiche che non hanno fatto sistema
nazionale, in cui la forbice fra qualità dei servizi e degli edifici scolastici del Sud, i cui
capoluoghi di provincia affollano tradizionalmente la parte medio bassa delle classifiche
annuali dell’indagine, e del Centro – Nord, è sostanzialmente rimasta sempre presente.
A tal proposito, è stato interpretato come un buon segnale d’impegno da parte del
Governo, la delibera Cipe che un anno fa ha stanziato un miliardo di euro, poi ridotti a
773 milioni a seguito della parte destinata alle scuola abruzzesi dopo il terremoto, ma
che purtroppo ad oggi, ancora non sono stati trasferiti agli enti locali per una concreta
ricaduta negli interventi territoriali. Rimane invece, una buona pratica virtuosa da
seguire, la modalità di cofinanziamento attivata all’interno del protocollo d’intesa
sottoscritto per il triennio 2007/2009 fra Miur ed Inail, declinato in un bando annuale, in
cui si invitano gli enti locali proprietari degli edifici a presentare progetti per gli
adeguamenti in materia di sicurezza e abbattimento delle barriere architettoniche nelle
scuole secondarie di primo e secondo grado. Lo stanziamento che per il triennio
2007/2009 è stato di 100 milioni di euro e che per effetto del meccanismo di
cofinanziamento ha triplicato l’entità finanziaria degli investimenti reali, ha avuto
concrete ricadute nell’adeguamento alla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro
(626/’94) delle scuole. Confrontando infatti, i dati di Ecosistema Scuola relativi alle
certificazioni in possesso delle scuole riguardanti la legge 626, nell’arco di tempo che
va dal 2005 al 2009, sono stati riscontrati buoni passi in avanti: il certificato di
prevenzione incendi, ad esempio, passa, dal 26,44% del 2005, al 43,10% del 2009,
mentre gli impianti elettrici a norma sono presenti nel 81,91% delle scuole, mentre nel
2005 in un piø modesto 69,93% e le prove di evacuazione vengono ormai fatte nel
95,37% delle scuole, il 20% in piø rispetto al 2005. Questo dimostra come
finanziamenti e procedure presenti, se sono chiari e condivisi, rappresentino la chiave
per innescare politiche nazionali virtuose in edilizia scolastica, politiche che ancora,
dopo dieci anni di indagine, possono essere sostanzialmente definire “bloccate”, come
era stato scritto nel primo rapporto di Ecosistema Scuola del 2001.
1.4 POLITICHE DEGLI ENTI LOCALI: PASSI AVANTI E PASSI INDIETRO
Gli enti locali hanno cercato di migliorare il sistema delle strutture scolastiche, anche se
il lavoro è ancora molto lungo. Nel rapporto di Legambiente vengono riportati alcuni
esempi di miglioramento, come Brescia, che nel primo rapporto risultava fra le
Capitolo 1 L’edilizia scolastica
Politecnico di Bari, CdL Magistrale in Ing. dei Sistemi Edilizi 8
amministrazione che investivano maggiormente nella manutenzione straordinaria, ha
sempre di fatto, mantenuto negli anni un buon livello di qualità dei propri edifici
scolastici, posizionandosi nella graduatoria fra i primi venti capoluoghi di provincia,
mentre altri comuni, come Prato e Terni che nel primo rapporto stavano in coda alla
graduatoria, sono ormai diversi anni che sono fra le amministrazioni piø virtuose in
edilizia scolastica, segno di un investimento molto deciso fatto per superare un’iniziale
svantaggio. Come detto precedentemente, i principali passi in avanti si sono fatti
nell’ambito delle buone pratiche nel campo della sostenibilità come riscontro di
politiche territoriali piø strutturali, in cui sono stati inclusi sia i servizi che l’edilizia per
le scuole. Oggi, le Amministrazioni dichiarano di fare la raccolta differenziata della
carta nell’ 86,92%, a fronte del 39,16% del 2001 e di utilizzare fonti di illuminazione a
basso consumo in quasi il 50% degli edifici (nel 2005 erano poco piø del 37%) ed altre
forme di risparmio energetico per circa il 25% degli edifici, dato triplicato rispetto al
2005. Piø timidi, invece, sugli interventi strutturali relativi all’utilizzo di criteri di
bioedilizia per la costruzione di nuove scuole, appena lo 0,34%, e di fonti di energia
rinnovabile, in cui gli investimenti sono non la regola, ma l’eccezione, tanto che la
media delle scuole che possiedono questo tipo d’infrastruttura è ferma negli ultimi anni
sempre intorno al 6%. Una situazione che dimostra una tendenza a lavorare in chiave
sostenibile sull’edilizia ed i servizi scolastici, ma che ancora procede troppo lentamente
con alcune situazioni di piccolo arretramento, come l’interamente biologico che nelle
mense scolastiche cede sempre piø il posto ai pasti parzialmente biologici. Per quanto
riguarda la qualità delle mense, riteniamo inoltre, un buon risultato il dato raccolto per
la prima volta quest’anno, riferito all’utilizzo dell’acqua del rubinetto, che viene
proposta nel 67,27% delle mense. Percorsi verso la sostenibilità degli edifici e dei
servizi che andrebbero comunque sempre piø strategicamente motivati, non solo per far
bene all’ambiente ed educare al suo rispetto, ma anche per innescare quei circuiti
virtuosi che in alcuni casi, come nel campo della sostenibilità energetica dell’edificio,
farebbero molto bene alle casse degli enti locali, che potrebbero ridurre i costi di
gestione ed utilizzare a scopo produttivo i tetti dei propri edifici scolastici, per rinvestire
i proventi nella qualità dell’istruzione e dei servizi.
Oltre a questi miglioramenti bisogna tener conto di fenomeni negativi che già dieci anni
fa erano presenti. Se le politiche nazionali in materia, fra finanziamenti mai affidati e
programmazione orfana dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica, risultano non riuscire a
fare un determinante passo in avanti, è invece interessante leggere cosa è accaduto in
Capitolo 1 L’edilizia scolastica
Politecnico di Bari, CdL Magistrale in Ing. dei Sistemi Edilizi 9
questi anni a livello territoriale. Mettendo infatti, a confronto l’analisi relativa la qualità
dell’edilizia scolastica fatta nella prima indagine di Legambiente del 2001, si
riscontrano alcuni cambiamenti, sia attinenti una maggiore sensibilità e cura delle
specifiche politiche per l’edilizia scolastica, sia come riflesso di altre politiche
territoriali portatrici di risposte a nuovi bisogni; come ad esempio le politiche legate
all’ambiente ed alla sostenibilità. I problemi rimangono in molti come per esempio
l’anagrafe degli edifici, che rimane sempre molto datata l’età delle nostre scuole, il cui
60% risulta costruito prima del 1974. Questo giustifica anche la necessita che hanno le
Amministrazione di investimenti molto per gli interventi di manutenzione straordinaria:
esse denunciano, infatti che quasi un 50% di edifici scolastici hanno goduto di interventi
di manutenzione straordinaria negli ultimi cinque anni, ma che ancora piø del 30%
necessita di interventi di manutenzione urgenti, spesso non solo per la vetusta degli
edifici, ma anche per la scarsa qualità e funzionalità con le quali sono costruite le scuole
piø recenti. Il mantenimento di un patrimonio edilizio scolastico così problematico,
spesso risucchia tutte le risorse a disposizione, che si ridimensionano per la
manutenzione ordinaria, alla quale vengono destinati una media nazionale per edificio
di 11.129€, con forti differenziazioni fra le diverse realtà territoriali. Rimane inoltre, un
significativo dato di inefficienza rispetto alla gestione delle risorse, sostanzialmente
rimasto invariato negli ultimi dieci anni, quello del numero di edifici scolastici in affitto,
sempre intorno al 5%, un indicatore di spreco ed inadeguatezza strutturale che le
Amministrazioni non riescono a contenere. Una delle inadeguatezze strutturali piø
allarmanti e condizionante la formazione dei ragazzi, è l’assenza di strutture per lo sport
che oggi, come nel 2001, non sono presenti in piø del 40% delle nostre scuole.
Un capitolo dell’indagine fondamentale è quello relativo al rischio ambientale. In dieci
anni, si sperava che un serio monitoraggio delle condizioni ambientali in cui si trovano
gli edifici scolastici, entrasse a regime. Invece si riscontra che ancora sono molte le
Amministrazioni che non compilano questa parte del questionario, segno della non cura
delle rilevazioni ambientali, piuttosto che dell’inesistenza dei problemi. Ancora una
volta, le regioni piø virtuose, sono la Toscana e l’Emilia Romagna, i cui capoluoghi di
provincia rispondono piø puntualmente alla richiesta dei dati sul rischio ambientale. La
maggior parte dei comuni, rilevano la presenza in prossimità degli edifici scolastici di
antenne cellulari, 13,56% a meno di un Km dall’edificio, e di fonti di inquinamento
acustico per il 9,47% . Da sottolineare, inoltre, il dato allarmante che ci viene dal
confronto con l’indagine del 2001, che vede gli edifici scolastici situati a meno di un km
Capitolo 1 L’edilizia scolastica
Politecnico di Bari, CdL Magistrale in Ing. dei Sistemi Edilizi 10
dalle industrie ancora intorno al 7%, chiara indicazione che in questi anni non è stata
fatta alcuna azione di delocalizzazione degli edifici scolastici rispetto ad aree così a
rischio. Un analogo discorso, può essere fatto per i dati che raccolti rispetto alla
presenza di amianto negli edifici scolastici, il cui dato ci viene restituito solo da una
parte delle Amministrazioni, mentre altre dichiarano di non avere affatto casi ne
sospetti, ne certificati, situazione inverosimile per un Paese che ha piø della metà delle
scuole costruite prima degli anni 70. Un’ultima segnalazione rispetto i nodi irrisolti, va
fatta per il servizio di scuolabus che nel primo dossier risultava disponibile per quasi il
70% delle scuole e che oggi si trova addirittura dimezzato, dato non positivo che ci fa
leggere come in questo lasso di tempo siano cambiati sia gli stili di vita rispetto alla
mobilità urbana, sempre meno collettiva e piø individuale, sia la difficoltà dei comuni,
sottoposti a continui tagli di risorse, a mantenere alcuni servizi scolastici. Un problema
che si è tenuto nascosto negli anni è la mano della malavita nelle costruzioni delle
scuole. L’allarme di lavori non tenuti sotto controllo dagli enti locali proprietari degli
edifici, ci ritorna da una valutazione fatta dopo il terremoto in Abruzzo e dai racconti
dell’ultimo Rapporto sulle Ecomafie. Nel primo caso, si ha il tragico esempio della Casa
dello Studente dell’Aquila, che possiamo equiparare per valore sociale ed educativo ad
un servizio scolastico: l’edificio e crollato perche mal costruito, mancavano alcune
condizioni strutturali. Il secondo caso ci parla di come gli appalti legati alla costruzione
e manutenzione delle scuole rientrino fra gli appetiti della malavita: per la costruzione
dell’Istituto Superiore Comprensivo “Euclide” di Bova, appaltato dalla provincia di
Reggio Calabria e affidato ad una ditta con implicazioni mafiose, in una intercettazione
telefonica uno degli imprenditori mafiosi invita il titolare dell’impresa di calcestruzzo a
mettere meno cemento e piø sabbia nell’impasto. Sempre in Calabria, una partita di
scorie tossiche, vengono smaltite illegalmente e finiscono a Crotone nell’impasto del
manto stradale dei cortili di tre scuole della provincia, a cui sono stati immediatamente
messi i sigilli. I problemi fin ora elencati sono molti e irrisolti negli anni.
1.5 LO STATO DEGLI EDIFICI
Gli edifici molte volte non sono in condizioni ottimali dal punto di vista strutturale. I
dati che verranno elencati sono ricavati dal “X rapporto sulla sicurezza nelle scuole” di
cittadinanza attiva. Cittadinanzattiva onlus è un movimento di partecipazione civica che
opera in Italia e in Europa per la promozione e la tutela dei diritti dei cittadini e dei
consumatori. La Campagna “IMPARARESICURI” ha scelto questo come suo motivo
Capitolo 1 L’edilizia scolastica
Politecnico di Bari, CdL Magistrale in Ing. dei Sistemi Edilizi 11
conduttore fin dalla prima annualità: la difesa del diritto alla sicurezza e alla salute di
tutti coloro che ogni giorno frequentano le scuole italiane, quasi dieci milioni tra
studenti, insegnanti, personale non docente. Da dieci anni Cittadinanzattiva cerca di
esaminare i risultati delle scuole italiane trovando i miglioramenti e i peggioramenti.
L’ultima pubblicazione è il X rapporto sulla sicurezza nel quale si analizzano i
cambiamenti che si sono avuti in questi dieci anni. Questa indagine, non statistica, è
condotta su un campione di 111 edifici scolastici di diverse zone del Paese e vuole
contribuire a tenere alto il livello di attenzione sui diversi aspetti legati alla non
applicazione di diverse normative, tra cui quella sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e,
contemporaneamente, segnalare quanto ancora si debba e si possa fare per contribuire a
far crescere nel nostro paese, negli amministratori e nei tecnici locali, negli operatori
della scuola, negli studenti e nelle famiglie la cultura della sicurezza.
Sono state rilevate complessivamente in 15 scuole con problemi di lesioni poste in
diverse zone. In 5 scuole le lesioni sono presenti sulla facciata interna, in 14 su quella
esterna, in 5 in altre parti dell’edificio. Il problema maggiore è il distacco di intonaco
come si vede dal grafico.
Tab. 1.1 – I distacchi di intonaco
Tab. 1.2 – Presenza di segnali di fatiscenza
Capitolo 1 L’edilizia scolastica
Politecnico di Bari, CdL Magistrale in Ing. dei Sistemi Edilizi 12
Nel rapporto vengono riportati anche i giudizi del responsabile del servizio di
protezione e prevenzione sullo stato di manutenzione dell’edificio. Dai giudizi si evince
che lo stato delle scuole è nella maggior parte dei casi buono o discreto; che però gli
interventi vengono effettuati molte volte in maniera tardiva.
Oltre a questi piccoli effetti risolvibili con semplice manutenzione a volte si presentano
crolli e altri problemi molto gravi. Per esempio per rimanere nella regione Puglia, il
crollo del tetto del I circolo didattico De Amicis a Massafra (TA) del 17 Aprile 2012; Il
crollo è avvenuto nel tardo pomeriggio e per fortuna non vi era nessuno nell’edificio.
Oppure a Manduria (TA) il 21 Maggio 2012, crollò il pavimento in un’aula
inghiottendo un escavatore.
Un altro problema che negli anni si è fatto finta di non vedere è quello relativo alle
barriere architettoniche.
Tab. 1.3 – Le barriere architettoniche
Nel 2012 non è possibile che ancora il 18% delle mense non è accessibile per i portatori
di handicap. Le mense sono degli spazi importanti come anche i laboratori (13%).
Nella tabelle vengono riportate in ordine decrescente i risultati per l’abbattimento delle
barriere architettoniche. Si vede come la Puglia si trova ben al di sotto della media
nazionale. All’ultimo posto la Calabria.