3
0. Introduzione
Nel seguente studio si propone l’analisi di una nozione fondamentale nella codifica di
un messaggio: il movimento. Pare interessante concentrarsi su quest’aspetto
principalmente perché nessuna lingua può farne a meno poiché tutti gli uomini
interagiscono, muovendosi, con il mondo oggettivo che in fisica è denominato spazio
(un concetto primitivo il cui significato è semplice e intuitivo, ma non può essere
spiegato). Non esiste, infatti, un codice in cui non sia espresso il moto di un oggetto, sia
esso lungo una traiettoria, verso una meta o a partire da un luogo ben preciso.
1
Come
osservano Landau & Jackendoff 1993: 217:
Fundamental to spatial knowledge in all species are the representations
underlying object recognition, object search and navigation through space. But
what sets human from other species is our ability to express spatial experience
through language.
Lo studio che segue si concentra esclusivamente sul concetto di moto finalizzato al
raggiungimento di una meta (o goal
2
), comunemente definito “Moto a luogo” nelle
grammatiche scolastiche italiane. Lo studio si basa sull’opera del linguista Dan Slobin il
quale reinterpreta e rielabora l’analisi condotta in precedenza da Leonard Talmy,
evidenziandone i pregi e proponendo delle soluzioni a quelli che egli individua come
limiti della letteratura talmiana. Passando poi all’analisi dei metodi utilizzati nella
lingua inglese per codificare lo spazio, si considera come oggetto di studio il testo
“Alice in Wonderland” di Lewis Carrol poiché, nella sua eccentricità linguistica,
presenta diversi spunti ed esempi della lingua britannica ottocentesca su cui è possibile
puntare l’attenzione e che pone il traduttore italiano davanti a difficili scelte
interpretative. Non si nasconde, inoltre, una certa passione per il “mondo delle
meraviglie” dipinto con maestria nel testo, con i suoi personaggi bizzarri e le sue
ambientazioni fantastiche.
1
Inclusa nella categoria di Spazio anche la nozione di “Luogo”, inteso come la locazione di un
oggetto o che rappresenta il contesto di un predicato verbale.
2
Tversky 2003 riprende la nozione di Landmark già introdotta da Langacker 1987, Lakoff e
Johnson 1980, ovvero l’oggetto rispetto alla quale avviene il moto. In questo senso, il moto è
inteso nei confronti di un punto, di un volume nei suoi sei lati (fronte, retro, destra, sinistra,
sopra, sotto) e di una distanza. (Places: Points, Planes, Paths and Portions)
4
Secondo il lavoro di Talmy, nella descrizione degli eventi di movimento risulta
insufficiente l’assegnazione del ruolo di soggetto e di oggetto. Lo scopo è, infatti,
descrivere la relazione tra due referenti della realtà extralinguistica rispetto allo spazio
(Herskovits 1985:345). I componenti del moto sono dunque l’oggetto in movimento
(denominato Figure), il riferimento rispetto al quale esso è concettualizzato
(denominato Ground), il verbo che indica lo spostamento e la traiettoria (path). Diventa
subito necessario chiarire una differenza tra la tassonomia riguardante il movimento
secondo la linguistica tradizionale e quella su cui si fonda il seguente testo sulla base
degli studi effettuati. Nel primo caso il movimento viene considerato principalmente
nelle sue tre forme:
• Direction (Complemento di moto a luogo secondo la grammatica italiana):
denota la direzione o il punto di arrivo di una traiettoria;
• Source/Origin (Complemento di moto da luogo secondo la grammatica italiana):
denota il luogo da cui un oggetto si muove lungo la sua traiettoria;
• Path (Complemento di moto per luogo secondo la grammatica italiana): denota
una regione attraversata o percorsa da un oggetto in movimento lungo la sua
traiettoria.
3
Qui, invece, si farà riferimento alla classificazione proposta da Svenonius. Egli si rifà a
una sola nozione di path ma basandosi sulla traiettoria del moto, identifica tre forme:
Goal Path, Source Path e Orientation Path.
4
Nel suo studio delle lingue, Talmy propone due grandi tipi linguistici in base al modo di
codificare il movimento. Esistono, infatti, lingue denominate “Verb-framed” e altre
denominate “Satellite-framed”. Si considerino i seguenti esempi:
(1) Egli entrò nella stanza correndo.
(2) He ran into the room.
La prima frase rappresenta un esempio di lingua Verb-framed, in cui il nucleo del
movimento è tipicamente codificato tramite il solo uso del verbo (entrò). Il contenuto
semantico di path, infatti, è veicolato dal morfema radicale e per questo non necessita
3
Sono fornite qui delle libere traduzioni delle definizioni date in Luraghi 2010.
4
Svenonius 2004.
Entrambe le tassonomie presentano la nozione di Place (stato in luogo) che non sarà trattata in
questa sede.
5
dell’ausilio di elementi aggiuntivi. Rientrano in questa categoria le lingue Romanze,
Semitiche, Turche ecc.
La seconda frase è un esempio di lingue Satellite-Framed, in cui il nucleo del
movimento è codificato tramite delle particelle correlate al verbo (into). Fanno parte di
questa categoria le lingue Germaniche, Slave ecc.. Slobin, inoltre, analizza i limiti di
questa tassonomia e propone una terza classe di lingue denominate “Equipollently-
framed”.
Si notino inoltre le diverse sfumature morfologiche riguardanti l’espressione della
maniera in cui avviene il movimento. Nella frase (1) si ricorre a un elemento aggiuntivo
come il gerundio correndo, mentre nella frase (2) il modo è già espresso nel verbo
principale senza ricorrere necessariamente ad altri espedienti. È questa un’altra delle
caratteristiche messe in evidenza dalla classificazione talmiana delle lingue e che sarà
trattata nel particolare in seguito.
Particolare attenzione è rivolta anche ai verbi e alle espressioni che non codificano veri
e propri eventi di movimento e che per questo sono definiti “Fictive motion”. Tra questi
rientrano anche le espressioni di percezione visiva, ampiamente trattate da Slobin e
inserite nella nozione di “Visual Path”.
Il seguente lavoro dunque attraverserà nel primo capitolo l’opera di Slobin nel dettaglio,
soffermandosi sul modo di codificare gli eventi di movimento nelle lingue secondo la
classificazione sopra citata. In seguito si porrà attenzione al modo in cui avviene il
movimento e ai differenti espedienti cui fanno ricorso i parlanti appartenenti a ceppi
linguistici diversi. Sarà evidenziato infine il carattere di movimento fittizio nelle
espressioni comuni di ogni giorno dal punto di vista semantico.
Il secondo capitolo mostrerà i limiti della letteratura talmiana riconosciuti da Slobin e
come questi sono superati dal linguista attraverso nuove proposte nel campo degli
eventi di movimento.
Il terzo capitolo, infine, si concentrerà sull’Inglese ottocentesco di Lewis Carrol tramite
l’analisi degli eventi di movimento estratti dal testo “Alice in Wonderland”, ricorrendo
a delle classificazioni condotte secondo categorie emerse nel corso di questo studio.
6
1. Classificazioni linguistiche: Talmy e Slobin
Gran parte degli studi di Slobin rilevanti per questo lavoro pone le sue basi nel
confronto tra più lingue a partire dai dati raccolti durante due esperimenti effettuati sul
piano della lingua scritta e della lingua parlata, facendo riferimento a due testi: Frog,
where are you? scritto da Mercer Mayer nel 1969 e “The Hobbit” scritto da J.R.R.
Tolkien nel 1937.
Il lavoro sul primo testo si concentrò sullo sviluppo dell’abilità di correlare gli eventi
narrati. Il testo di Meyer risultò essenziale nel perseguire questi fini, poiché rappresenta,
attraverso l’uso esclusivo delle immagini, una storia dal significato intuitivo ma con una
complessità tale da permettere l’analisi approfondita degli eventi nella dimensione
temporale, causale e spaziale (Slobin 2004:1). Le immagini furono sottoposte
all’attenzione di alcuni parlanti di età diversa (dai bambini agli adulti) le cui lingue
erano l’inglese, il tedesco, l’ebraico, il turco e lo spagnolo. Ciò che venne richiesto ai
partecipanti fu di dare una descrizione orale degli eventi rappresentati nelle immagini,
così da accumulare dati riguardo agli usi nella lingua parlata.
Figura 1 Frog, Where are you?
Mayer -650- App. IA: Picturebook
7
Figura 2 Frog, Where are you?
Le figure 1 e 2 illustrano due eventi che coinvolgono un cane e un bambino.
Immediatamente viene colto ciò che accade: in figura 1 il bambino si arrampica
sull’albero in cerca di qualcosa, mentre il cane disturba uno sciame di api nel loro
alveare. Le conseguenze sono mostrate nella figura 2, con la caduta del bambino
(causata probabilmente dal gufo uscito dall’albero) e la fuga del cane rincorso dallo
sciame. Due frammenti delle produzioni dei parlanti sono:
Inglese: The boy fell out… and the dog was being chased by the bees.
Spagnolo: Se cayó el niño y le perseguian al perro las avispas.
Nel secondo lavoro (2005), fu scelto un testo inglese, The Hobbit, al fine di
confrontarne la versione in lingua originale con le diverse traduzioni. La scelta fu
proprio guidata dall’esistenza dell’edizione del testo in una vasta gamma di lingue. In
particolare, fu analizzato il sesto capitolo poiché presenta parecchi eventi di movimento
dei personaggi e risulta interessante al fine di capire come viene codificato il moto nei
testi narrativi scritti. Nel frattempo, fu possibile scoprire le differenze nelle diverse
descrizioni del contesto e nell’espressione della maniera di movimento.