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INTRODUZIONE
Il mio elaborato ha l’intento di presentare un tema che
oggigiorno dovrebbe risultare uno degli argomenti che
più coinvolgono il panorama interculturale del nostro Paese.
Ho potuto costatare con mano quanto poco le persone sappiano in materia e
questo mi ha lasciato non poco esterrefatta. Sono dell’opinione che
questo sia un tema che non debba interessare unicamente noi educatori,
o aspiranti tali, ma dovrebbe essere conosciuto da una quantità di
persone sicuramente maggiore, considerando la sua rilevanza.
Gli stessi mass media non ne parlano di frequente: a un
primo sguardo può sembrare un argomento di poco
interesse e di scarsa intensità, vista la limitata consapevolezza
che c’è in giro a riguardo, invece è un tema importante.
Ormai la nostra società è costituita da un miscuglio di razze, culture ed etnie
sempre più numerose: sono in continuo aumento le cosiddette “famiglie
miste”, ovvero costituite da persone di provenienza differente, cresce la
presenza di bambini adottati provenienti da Paesi lontani, i posti di
lavoro che gli italiani facilmente rifiutano perché ritenuti poco
proficui e di bassa manovalanza, sono sempre più spesso
occupati da stranieri, piuttosto che da nostri connazionali.
Tutto questo ha una spiegazione, una causa, un inizio, un’evoluzione?
In questo momento le persone sono ormai troppo abituate a guardare al
fenomeno dell’immigrazione da un punto di vista estremamente aggressivo,
insensibile e senza cognizione di causa, ma qualcuno di noi ha mai
provato a pensare come potrebbe essere e cosa potrebbe significare
“stare dall’altra parte”? È come quando un allievo diventa insegnante:
passare dallo stare davanti alla cattedra al sedersi dietro, cambia
nettamente la prospettiva, si è costretti a prendere in considerazione
fattori nuovi, prima sconosciuti e ci si pone interrogativi differenti.
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È una sorta di gioco di ruoli che aiuta ad ampliare il proprio
orizzonte visivo: avere una visione il più estesa possibile del mondo,
a mio parere, è l’unico mezzo esistente per poterlo viverlo a pieno.
Devo ammettere che non era questo l’argomento che inizialmente avevo
scelto per il mio elaborato, ma l’evolversi dello stesso mi ha portato a
scoprirlo prima, conoscerlo poi e amarlo alla fine. La passione che con
stupore ho scoperto di avere per quest’argomento mi ha portato a preferirlo
rispetto ad altri per la conclusione del mio triennio universitario.
Indubbiamente le difficoltà nello stilare la tesi non sono state poche, poiché
io stessa mi sono stupita di quanto poco conoscessi in merito, ma anche per
questo motivo sono fiera della scelta che ho fatto: mi ha permesso di
addentrarmi in un territorio ancora vergine ai miei occhi.
Che cosa voglio evidenziare con le pagine che seguono? L’obiettivo
principale è descrivere una situazione odierna, ma che pochi sanno essere
presente nel nostro territorio da molti anni, sia dal punto di vista generale,
sia specificatamente relativa ai minorenni. Vorrei tenere sempre presente
che si parlerà di ragazzi che prendono in mano la loro vita come fossero
adulti temprati, che si fanno carico di certe difficoltà che giovani della loro
età non dovrebbero nemmeno sapere. In aggiunta a tutto ciò, la tesi ha il
compito di mostrare la prassi che lo stato italiano ha stabilito per prendersi
cura di questi minori e quali figure sono previste per il sostegno morale e
psicologico. Per riuscire in questo intento, l’elaborato parte da un’analisi del
flusso migratorio degli ultimi anni, fornendo dei numeri precisi di tale
fenomeno. In seguito introduco le differenti tipologie di stranieri che si sono
venute a creare come conseguenza del vertiginoso aumento improvviso
delle immigrazioni in Italia. Poi mi soffermo ad analizzare in breve le leggi
vigenti in materia di protezione dei minori, per introdurre infine il tema
principale dell’elaborato: i minori stranieri non accompagnati.
L’argomento si apre con una definizione chiara e lineare di cosa voglia
significare l’espressione “minore straniero non accompagnato” e con la
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spiegazione della condizione giuridica del minore in questione seguite da un
cenno riguardante l’evoluzione della normativa, allo scopo di comprendere
al meglio cosa comporti il vivere quella determinata situazione.
In seguito presento il fenomeno dal punto di vista sia quantitativo sia
qualitativo per poi tentare di capire quale possa essere la motivazione che
spinge dei ragazzi tanto giovani a compiere un viaggio in solitaria.
Descrivo esperienze reali di viaggi e poi presento
le figure che, per legge, sono incaricate di tutelare il minore.
La tesi infine termina con l’analisi di alcune delle difficoltà che
possono insorgere in un intervento educativo con questi giovani.
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1. INFORMAZIONI SUL FENOMENO
MIGRATORIO MINORILE IN ITALIA
1.1 Definizione di “fenomeno migratorio” e alcuni cenni
riguardo l’immigrazione nel nostro Paese
Fra le tante citazioni possibili, prendo in considerazione quella offerta da
F. Mosca, operatore presso l’Osservatorio sull’Immigrazione della Provincia
di Ferrara, il quale afferma: “…La migrazione è il movimento di gruppi
consistenti di esseri viventi, animali o umani, che abbandonano il luogo
d’origine per spostarsi ad altre località. Per gli uomini avviene
prevalentemente sotto lo stimolo di motivazioni economiche. (…)
L’emigrazione può essere internazionale, interna, volontaria, coatta o
forzata, organizzata, permanente, temporanea o stagionale. (…)
L’Italia è tra gli stati che in maggior misura hanno contribuito ad alimentare
il flusso migratorio intercontinentale (…)”. (www.welfare.it)
Con il termine “immigrazione” ci si riferisce a ogni movimento
migratorio individuale o di massa, quindi un trasferimento di persone
in un Paese diverso da quello d'origine. (www.welfare.it)
Le principali motivazioni del movimento migratorio sono:
o economiche, nate dalla necessità di cercare migliori condizioni di
vita;
o lavorative, per il bisogno di trovare un impiego e/o per migliorare il
proprio posto di lavoro;
o politiche, quindi sfuggire da situazioni dittatoriali, persecuzioni,
oppressioni, guerre, genocidi, pulizia etnica;
o religiose, per avere la possibilità di praticare il proprio culto
religioso;
o derivate da disastri naturali, quali possono essere tsunami, alluvioni,
terremoti, carestie;
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o personali, per una scelta ideologica, o, ad esempio, il fidanzamento
con un partner residente in un altro Paese;
o di tipo sentimentale, sentire l’esigenza della riunificazione familiare;
o di tipo criminale: che può comprendere il tentativo di fuga dalla
giustizia del proprio Paese, evitare un arresto, o il desiderio di
ottenere risultati migliori dalla propria attività malavitosa;
o per l’istruzione, poter frequentare una scuola e conseguire un titolo
di studio, garantire ai propri figli un'istruzione più approfondita,
apprendere una lingua straniera. (E. Cimmino, 2010, capitolo 3)
I flussi migratori hanno sempre giocato il ruolo di grandi protagonisti nella
storia mondiale. Per quanto riguardo l’Italia, si può affermare che abbia
cambiato identità nel corso degli anni: è passata dall’essere una terra di
grandi emigranti a territorio ospitante differenti etnie.
1.2 Cenni storici sul fenomeno migratorio
La grande dispersione di italiani nel mondo è cominciata in seguito all’unità
d’Italia: l’ondata migratoria era diretta maggiormente verso i Paesi d’oltre
oceano, ma anche molti Paesi del Nord dell’Europa erano mete ambite.
Questo grande flusso si riduce progressivamente a partire dagli
anni venti del novecento fino a esaurirsi quasi completamente
con lo scoppio della seconda guerra mondale, l’avvento della
quale portò la chiusura di molti canali migratori: iniziò, quindi, ad
essere complicato trovare degli sbocchi per i potenziali emigranti.
Nello stesso periodo, però, lo scenario migratorio internazionale si
stravolge: nuovi popoli e nuovi Paesi diventano i protagonisti dei movimenti
migratori. Attualmente i flussi partono in prevalenza dal terzo mondo e
vanno soprattutto verso i Paesi del Nord America e dell’Europa, di
conseguenza, molti dei Paesi che erano stati luoghi di emigrazione per
decenni, tra cui l’Italia, si trovano ad essere meta di immigrazione.
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Il cambiamento principale avvenne agli inizi degli anni ‘70, con l’insorgere
della crisi petrolifera, periodo nel quale l’Italia si trovò di fronte
uno scenario completamente nuovo e cominciò quindi a misurarsi,
sul piano culturale e politico, con un numero sempre crescente di
uomini e donne di culture, usi, costumi e religioni assai differenti.
È possibile suddividere in varie fasi l’immigrazione in Italia:
- la prima, corrispondente agli anni settanta appunto, nella quale si
assiste, usando le parole di Silvestrini, a un dualismo, cioè la presenza
simultanea di principi o elementi distinti, tra immigrazione cattolica e
islamica, in prevalenza da Paesi africani. Si assiste all’ingresso di
venditori ambulanti, braccianti agricoli e edili, etc.;
- nella seconda fase, che coincide con gli anni novanta, i protagonisti
dell’immigrazione sono le nazionalità dell’Est Europa, e quindi Paesi
come Polonia, Romania, Moldavia, Ucraina, gli albanesi e i cinesi;
- nella terza e ultima fase, ovvero i giorni nostri, gli anni successivi al
duemila, le nazionalità prevalenti del flusso migratorio sono quelle
dell’Europa dell’Est. (A. Silvestrini, 2008)
La presenza straniera in Italia ha avuto un rapido incremento negli ultimi
vent’anni e, di conseguenza, è stato altrettanto rapido l’aumento del numero
di minori stranieri. Il nostro Paese ha assistito alla crescita di stranieri in
tempi brevi e a ritmi notevolmente intensi, ugualmente celere è stato il
passaggio da una migrazione di singoli lavoratori a una migrazione di
carattere famigliare. La descrizione di tale fenomeno risulta più
comprensibile se si presta attenzione al grafico sottostante.