INTRODUZIONE
La sicurezza è un tema che suscita grande preoccupazione perché
attiene alla vita personale e sociale di tutti. Il problema della sicurezza
delle città, dalle grandi metropoli sino ai più piccoli centri urbani, ha
sollecitato negli ultimi anni un’attenzione crescente da parte degli
studiosi, degli analisti, degli organi di informazione, delle singole
comunità.
Il contesto italiano ha conosciuto, contrariamente a quanto è avvenuto
in altri paesi europei, uno scarso allarme sociale ed una percezione
ridotta di insicurezza relativamente alla devianza ed alla delinquenza
giovanile. In altri paesi europei, infatti, il connubio “violenza giovanile-
insicurezza urbana” è stato ampiamente diffuso e sostenuto ed ha
rappresentato uno dei campi di discussione più difficili da gestire.
Nel nostro paese i temi della insicurezza urbana si sono, almeno fino ad
un periodo recente, decisamente concentrati su altre figure del pericolo,
e precisamente gli immigrati, dei quali si percepiva il dato etnico e la
notevole differenziazione culturale. Prima degli anni Novanta, infatti, la
condizione giovanile era interpretata come scarsamente problematica
sul piano della pericolosità e dell’allarme sociale. Dalla metà degli anni
Novanta, invece, il discorso pubblico e l’attenzione istituzionale si sono
gradualmente allontanate da una idea del giovane come soggetto
immaturo, che metteva a rischio soprattutto se stesso (una visione che
rimane tuttavia forte nel contesto italiano) per assumere una percezione
che lo considera come un soggetto pericoloso anche per gli altri.
Oggi, al contrario, l’analisi delle forme del divertimento giovanile nello
spazio pubblico e della percezione di questo comportamento in
maniera problematica rappresenta una delle tematiche fondamentali del
dibattito socio-politico. Nel contesto italiano, infatti, esso è la spia di
4
una profonda trasformazione nel leggere e nel percepire i
comportamenti giovanili e di come le politiche locali di sicurezza
rappresentino un contenitore in cui si affermano nuove ipotesi di lettura
della criminalità ed in cui si esprimono nuove sensibilità collettive
verso questi fenomeni. Lo spazio pubblico, dunque, costituisce il luogo
per eccellenza in cui leggere ed analizzare queste trasformazioni.
L’analisi della notte, come luogo privilegiato delle culture del
divertimento giovanile rappresenta un terreno su cui emerge in tutta la
sua evidenza il legame con la costruzione dei temi dell’insicurezza
urbana: “Questa ossessione della notte finisce per trasformare, al di là
dell’onestà delle loro motivazioni, un problema circoscritto in una
guerra mitica che, lungi dal risolverlo, tende, al contrario, a riprodurlo e
amplificarlo”.
Riflettere sull’organizzazione degli spazi, in relazione con i temi del
divertimento notturno e con le trasformazioni nei comportamenti
giovanili e sulla conseguente ricaduta sul livello di sicurezza di chi vive
questi spazi pare essere oggi sempre più una inevitabile necessità per le
politiche pubbliche locali.
Il tema dei conflitti tra giovani ed altri universi sociali per la fruizione
di piazze e strade nelle ore serali e notturne sembra costituire, negli
ultimi tempi, sia nel dibattito pubblico che nelle campagne dei mezzi di
informazione, uno dei problemi fondamentali della sicurezza urbana.
Il presente lavoro, infatti, tenta di analizzare la questione del
divertimento notturno, legato alle tensioni ed ai conflitti per l’utilizzo
dello spazio pubblico tra gruppi sociali con differenti stili di vita ed al
conseguente aumento del senso di insicurezza che questi conflitti
tendono a determinare.
Nel primo capitolo si analizza il concetto di sicurezza con particolare
attenzione alla tematica della sicurezza urbana in quanto, oggetto della
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presente riflessione è il conflitto che viene a determinarsi, nei contesti
urbani, tra le diverse generazioni a causa dei loro differenti stili di vita
ed il conseguente sentimento di insicurezza che viene a generarsi.
Il primo capitolo analizza, dunque, il contesto all’interno del quale si
realizzano tutti i fenomeni che verranno esposti nei successivi capitoli
della trattazione.
Il secondo capitolo sofferma la sua attenzione sullo stile di vita che i
giovani assumono nel contesto urbano e che è, appunto, percepito dagli
adulti come una delle cause dell’insicurezza delle città.
Un elemento centrale in tutti i confronti in tema di sicurezza urbana è il
conflitto sulle modalità di uso degli spazi pubblici, conflitto originato
anche dalla difficoltà di vivere il proprio quartiere o la propria città,
percepiti come estranei, ostili, irriconoscibili in assenza di politiche di
condivisione. In particolare, nel conflitto intergenerazionale che viene a
determinarsi, lo stile di vita dei giovani viene considerato dagli adulti
come fonte del degrado dello spazio urbano.
Nel terzo capitolo, attraverso l’approfondimento delle conflittualità che
riguardano la città di Bologna, si cercano di analizzare le problematiche
emergenti legate alla difficile convivenza, nello stesso spazio urbano,
tra le differenti generazioni che popolano la realtà cittadina.
Il conflitto viene a crearsi tra una popolazione residente sempre più
anziana da un lato, e una presenza crescente e massiva di city users
(prevalentemente giovani studenti e immigrati) dall’altro lato.
Il quarto capitolo individua alcuni possibili interventi, attraverso
l’analisi di alcuni casi concreti, per la risoluzione delle problematiche
relative alla costruzione di un sentimento diffuso di sicurezza nel
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contesto urbano: l’obiettivo è la convivenza pacifica dei differenti stili
di vita delle generazioni che abitano la città. Tolleranza zero, politiche
di sicurezza situazionale, urbanistica degli spazi difendibili,
protagonismo delle vittime, privatizzazione del bene della sicurezza,
sono quindi alcune delle parole del lessico prescrittivo con cui si vuole
contrastare il disordine criminale e il degrado delle città.
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CAPITOLO PRIMO
LA SICUREZZA URBANA
La sicurezza è un tema che suscita grande preoccupazione perché
attiene alla vita personale di tutti. Zygmunt Bauman, in Voglia di
comunità, parte da questo assunto: ”La comunità ci manca perché ci
manca la sicurezza”.
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Quindi senza sicurezza non c’è comunità. Partiamo da questa
consapevolezza di uno strettissimo legame tra la dimensione
comunitaria e le questioni della sicurezza.
Il problema del sentimento di insicurezza dei cittadini rappresenta,
dunque, una tematica sempre più urgente: oggi la gente chiede
sicurezza e manifesta una crescente paura. Il senso di insicurezza è
alimentato dallo scarto esistente tra l’aspirazione di vivere al riparo
da aggressioni ai propri beni ed alla propria incolumità e la realtà:
difficile da misurare, trattandosi di vissuti individuali.
La domanda di sicurezza cresce in tutto il mondo e ad essa occorre
dare una risposta analizzandone con attenzione le cause per evirare di
dare risposte non idonee a controllare l’insicurezza. Il carattere
repentino della sua crescita spinge a porsi qualche domanda sulle sue
ragioni.
È a partire dagli anni ’70 che la paura della criminalità e domanda di
sicurezza si impennano diventando uno dei principi organizzatori
della vita urbana. La criminalità sembra porsi, oggi, come il problema,
una sorta di causa prima all’origine di gran parte delle patologie e
delle difficoltà della vita quotidiana.
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1
Z.Bauman, Voglia di comunità, Laterza, Roma-Bari 2001
2
G.Amendola, Ambiguità, varietà ed indeterminatezza della domanda di sicurezza, in: G.Amendola (a cura di),
Paure in città. Strategie ed illusioni delle politiche per la sicurezza urbana, LiguoriEditore, Napoli 2003
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L’insicurezza comincia ad essere considerata non solo come una
conseguenza di altri fattori o come patologia sociale ma come criterio
di organizzazione della vita sociale.
Oggi l’uomo europeo sta riscoprendo quella paura che sembrava aver
accantonato negli ultimi cinquanta anni. Dopo esserci illusi di aver
costruito la società della sicurezza grazie alle tecniche revisionali, al
Welfare, alla scienza ed alla ragione, ci siamo accorti di essere invece
entrati in un mondo segnato dal rischio e dall’insicurezza che
sembrano costituire il tratto caratterizzante della nostra epoca.
3
Una opinione diffusa individua l’origine dell’insicurezza
nell’esplosione della microcriminalità ma studi più recenti
evidenziano la difficoltà di mettere in correlazione diretta dati
statistici sulla criminalità e indicatori inerenti il tema della
insicurezza. Una prima conclusione è, dunque, possibile: il picco della
criminalità non corrisponde a quello dell’insicurezza.
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Una
valutazione attenta dei dati sulla criminalità, infatti, fa emergere che a
fronte di una percezione di crescente insicurezza, si assiste ad una
contrazione delle attività illegali.
Si dà per consolidata la distinzione ormai generalmente accettata tra
“insicurezza oggettiva o reale” (che fa riferimento ai tassi ufficiali di
criminalità) e “insicurezza percepita”, intesa come allarme sociale per
il diffondersi (reale o percepito) della criminalità o dei fenomeni di
disagio. La percezione soggettiva è influenzata maggiormente da
alcune tipologie di reati particolari (aggressioni fisiche, furti, rapine,
scippi, truffe ecc…) che hanno un impatto sulla persona e sulla sua
incolumità e inviolabilità e meno, ad esempio, da fenomeni di
criminalità di diversa specificità come le infiltrazioni mafiose
nell’economia, il traffico internazionale di stupefacenti, la corruzione,
3
G.Amendola,op.cit., p.7
4
Cfr.,L.Pepino, Esiste un’alternativa alla società della paura?,in: Animazione Sociale, Febbraio 2006, pp.15-16
9
ecc. Questi ultimi fenomeni criminosi creano meno allarme sociale
perché non sono visibili ed anzi appaiono più difficilmente leggibili in
quanto diffusi a livello transnazionale, mentre ciò che balza agli occhi
o rende esposti al rischio di diventare vittime di reati influisce in modo
rilevante sulle aspettative di sicurezza, specialmente nelle fasce più
deboli della popolazione.
Al di là quindi delle statistiche sul numero in diminuzione dei reati,
non va trascurato il peso, dominante, dei reati che minacciano
l’intimità, il domicilio, l’incolumità delle persone, riassunti nelle
definizioni di “microcriminalità” o di “criminalità comune”. Ilvo
Diamanti argutamente nota che “per la gente “comune” questi reati,
commessi negli ambienti di vita quotidiana, costituiscono, la vera
“macro‐criminalità”. Il senso di insicurezza è, quindi, cresciuto
perché i reati di gran lunga più diffusi ci insidiano direttamente, da
vicino. Personalmente. Noi, la nostra casa, i nostri cari”.
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A questo punto è utile sottolineare come il senso di insicurezza sia
cresciuto quando la nostra società ha abbandonato i suoi connotati
inclusivi per diventare tendenzialmente escludente facendo prevalere i
processi di esclusione e differenziazione su quelli di integrazione ed
inclusione. Si comprende, quindi, che la domanda di sicurezza
rappresenta il sintomo di un malessere profondo ricollegato al
problema dell’insicurezza dei tempi; la paure dalla criminalità deve
essere letta all’interno della più ampia inquietudine di massa.
6
Siamo di fronte a ciò che fino a qualche decennio fa era considerato
un paradosso: la paura diffusa del crimine è relativamente
indipendente dall’andamento reale dei reati. Per questo motivo è utile
analizzare la domanda sociale di sicurezza partendo dal sentimento
che la genera in quanto ciò che la determina non è il pericolo definito
5
Per una sicurezza partecipata, Città di Paderno Dugnano, Marzo 2008, www.comune.paderno-dugnano.mi.it
6
Cfr.,G.Amendola, op. cit., p.8
10
in termini oggettivi ma le percezioni del rischio e del pericolo. Il
fattore principale del senso di insicurezza sta nella crisi sociale e nella
diffusa incertezza sul futuro.
La criminalità è considerata dai cittadini come un dato quotidiano e
normale delle moderne società, essa non è più considerata un fatto
eccezionale legato a situazioni particolari di deprivazione socio-
economica ed è un fenomeno indeterminato e pervasivo. Il crimine è
spesso caratterizzato dalla casualità e dalla gratuità del gesto che,
quindi, non trova spiegazione: chiunque, ovunque, in qualsiasi
momento.
Nessuno è più al sicuro perché il crimine è imprevedibile e
caratterizzato da indeterminatezza causale.
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Oggi, a causa della rottura dei tradizionali paradigmi di causalità, si
afferma un modello di disordine dove chiunque può diventare vittima
o criminale e si parla di “delinquenza d’esclusione”. La città
contemporanea si presta bene a fornire uno scenario plausibile ad
inquietudini di varia natura e la questione riguarda la sua dimensione
socio-spaziale: gli aspetti su cui si dovrebbe concentrare
maggiormente l’attenzione sono in particolare quelli legati alla forma
fisica della metropoli contemporanea e ai suoi differenti ambienti.
8
Essa è un luogo di iperstimolazione per eccellenza in quanto
costituisce una fonte inesauribile di sollecitazioni derivanti dalla
natura eterogenea dei modi di vita e delle modalità di relazione sociale
presenti sul territorio. Questi aspetti vengono, infatti, esaltati dai
fattori di differenziazione, dalla loro natura sempre più frammentaria e
dalla impossibilità di ricondurli entro schemi classificatori.
Il senso di insicurezza che si genera nell’ambiente delle città è uno
stato emozionale che appartiene, come ha notato Francesco Indovina,
7
Cfr.,Ibid,pp 10-12
8
A.Mela, Le paure e gli spazi urbani, in: G.Amendola (a cura di), op. cit., p.80
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a “quella insicurezza vista e percepita come situazione collettiva…,
come costruito sociale che non deriva direttamente da una reale
situazione di pericolo nella quale la popolazione si viene a trovare, ma
è piuttosto uno stato d’animo alla costruzione del quale partecipano
diversi fenomeni”.
9
Un senso di insicurezza diffuso fra tutti gli
abitanti e che riguarda chi vede il suo spazio occupato da un estraneo
che, come ha notato Giandomenico Amendola, non chiede più
integrazione, ma è portatore di un’identità e di una richiesta di
protagonismo nella città
10
; che riguarda chi sviluppa una domanda
urbana a largo spettro che non è soddisfatta dalle porzioni di città
nelle quali è relegato; che riguarda il nuovo inurbato perché trova
sempre meno un’aria di città che rende liberi.
11
Il sentimento di insicurezza diviene un problema a sé e con il rapporto
Bonnemaison del 1982 sull’insicurezza urbana in Francia esso viene
assunto come problema autonomo da affrontare con strumenti
specifici.
Nei pressanti interrogativi circa la percezione, la diffusione e la
padronanza del rischio nella società contemporanea – postmoderna,
tardomoderna, o della seconda modernità, a seconda del punto di vista
al quale si aderisce – va colto l’eco delle diverse concezioni della
sicurezza urbana, intesa sia in senso oggettivo, quale “situazione che,
in modo obiettivo e verificabile, non comporta l’esposizione a fattori
di rischio”, che in senso soggettivo, quale “risultante psicologica di un
complesso insieme di fattori, tra cui anche indicatori oggettivi di
sicurezza ma soprattutto modelli culturali, stili di vita, caratteristiche
di personalità, pregiudizi, e così via”. Le amministrazioni locali sono
direttamente chiamate a garantire questo bisogno primario di
9
F.Indovina, Postfazione. Una città sicura,come?, in: Archivio di studi urbani e regionali, n. 68/2000
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G.Amendola, Gli effetti fisici della nuova domanda in città, in: Urbanistica Dossier n. 33/2000
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M.Pavarini, Introduzione. L’aria della città rende (ancora)liberi? Dieci anni di politiche locali di sicurezza, in:
L’amministrazione locale della paura. Ricerche tematiche sulle politiche di sicurezza urbana in Italia, Carocci,
Roma, 2006
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