Le nuove frontiere della comunicazione
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Le nuove frontiere della comunicazione :
dalla carta stampata al web 2.0
Premessa
I media ai giorni d’oggi non sono tanto una novità. Oramai sono entrati a far
parte della nostra vita quotidiana, sono il motore delle relazioni sociali, le
basi fondanti della nostra società.
La discussione pubblica, nell’accezione ampia del termine, si è in gran parte
trasferita dai luoghi tradizionali di incontro, come le piazze o i caffè, alle
arene mediatiche.
I mezzi di comunicazione come internet, ma anche la stessa tv, sono capaci
di offrire una conoscenza mediata degli avvenimenti, anche se accaduti
dall’altra parte del globo. Infatti una delle principali caratteristiche dell’età
della comunicazione di massa è che siamo sempre più a contatto con
rappresentazioni mediate di un complesso mondo fisico e sociale e non
soltanto con le caratteristiche oggettive del nostro ristretto ambiente
personale. La società mediale ha conosciuto in questi anni due grandi
trasformazioni:
1. continuo aumento dell’offerta, ovvero una sorta di alluvione
comunicazionale;
2. vasto e profondo mutamento dei valori di riferimento e delle tematiche di
maggiore interesse e significato collettivo.
Era il lontano 30 ottobre 1938 e Orson Welles raccontava per radio di
un'invasione di alieni che si consumava davanti ai suoi occhi. Molti
radioascoltatori - malgrado gli avvisi trasmessi prima e dopo il programma -
non si accorsero che si trattava di una finzione, credendo che stesse
veramente avvenendo uno sbarco di extraterrestri ostili nel territorio
americano. Era solo un pezzo tratto dal romanzo di fantascienza “La guerra
dei mondi”, ma dimostrò come i mezzi di comunicazione di massa
iniziassero a prendere piede, misurandone il potere e l'influenza.
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I media possiedono una forza innata e cioè poter creare una coscienza
comune globale che anni addietro poteva apparire come un pensiero utopico
ed inafferrabile.
Ma questi sono anche i mezzi che offrono alla stessa classe dirigenziale
maggiore visibilità, aumentando il loro potere carismatico e nello stesso
tempo assumendosi maggiori responsabilità nei confronti dei cittadini.
L’oggettività, l’imparzialità, dovrebbero essere assicurati dalla macchina
mediatica dell’informazione, la quale dovrebbe anche garantire un facile e
libero accesso a tutti gli utenti, proponendo sulla stessa notizia diverse fonti.
In poche parole brevi caratteristiche che permettano di mantenere un assetto
democratico nel mercato dell’informazione. Ma siamo sicuri che ciò sia
realmente così?
Con queste poche righe si è voluto inquadrare la prima parte dell’elaborato
fondato sull’importanza della comunicazione, come essenza della
socializzazione. Inoltre si tenterà di delineare il cammino che ha segnato la
nascita della comunicazione mediatica odierna ovvero il web 2.0 e le
potenzialità che tale strumento può offrire.
La comunicazione intesa come relazione può rivolgersi ad una sfera privata
ma anche pubblica, la quale sarà maggiormente di nostro interesse. Il
giornalismo perciò sarà alla base del secondo capitolo. Assistiamo in questo
momento ad una crisi del settore nel nostro paese. Il sistema capitalistico ha
assorbito anche il mondo dell’informazione. La miglior notizia, ora più che
mai, è la notizia che vende, che acquista valore sul mercato. I lettori
diventano soltanto obiettivi o target del marketing o più semplicemente
consumatori. Affronteremo la graduale trasformazione della notizia,
ripercorrendo le sue fasi, sino ad arrivare al momento della sua
smaterializzazione.
Con la conclusione di tale capitolo apriamo le porte al mondo della radio e
della tv (nel capitolo 3 e 4), la quale ha rivoluzionato le dinamiche sociali,
preparando la società alla modernità tecnologica. Modernità tecnologica che
ha trovato il suo apice con internet. Ecco il tema del quinto capitolo in cui si
individueranno due fasi fondamentali. La nascita del web, in primis, la quale
supponeva la possibilità di navigare sul web non in modo partecipativo, ma
più che altro passivo, come può esserlo la tv. La seconda fase è, invece,
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caratterizzata dal web 2.0, un internet apparentemente democratico dove
ognuno può trovare libero sfogo, in cui le relazioni diventano virtuali. Ho
utilizzato il termine apparentemente di proposito.
Attenzione a ritenere il web 2.0 l’emblema della giustizia sociale e
dell’assetto democratico all’informazione. Al suo interno nasconde diverse
insidie per gli utenti-cittadini. Contemporaneamente a questa crescita
folgorante della Rete, un altrettanto notevole sforzo di controllo, di censura
e di repressione si sta alimentando, in modo proporzionale alla dinamica
espansiva che ha caratterizzato lo sviluppo del Net. Prima la Cina, come
anche il Vietnam, e dopo l’11 settembre anche gli USA e i Paesi Europei,
hanno adottato misure restrittive e di censura. Quindi Internet risulta un
mezzo di comunicazione libero o propone solo una apparente autonomia?
Questo sarà anche il tema del sesto capitolo, preceduto da un’analisi critica
di una nuova figura di consumatore del web che racchiude l’essenza del mio
quesito, il prosumer. Il consumatore, infatti, dal semplice ruolo di utente o
acquirente, è arrivato a ricoprire un ruolo attivo nella creazione, produzione,
distribuzione del prodotto (snellendo parallelamente i costi d’azienda, ma
questo è un altro discorso).
Il settimo capitolo sarà composto da una parte statistica che ci offrirà spunti
fondamentali per il resto dell’elaborato. Dopo aver portato avanti studi sulle
ipotesi di partenza, sul campionamento da tenere in considerazione e sulla
stesura di un questionario, ho invitato gli studenti universitari a rispondere a
diversi quesiti con diverse modalità di risposta. Può apparire un lavoro
alquanto semplice, ma dietro una ricerca metodologica, dietro i semplici
risultati ottenuti, si svela un lavoro teorico notevole per tentare di produrre
tesi valide ed attendibili. La prima parte del capitolo sarà incentrata sul
percorso da seguire per produrre una ricerca sociale, evidenziando gli errori
da non commettere e i trucchi da seguire. Nella fase successiva si
sottoporranno i diversi casi a quesiti riguardanti l’uso che fanno dei nuovi
mezzi di comunicazione, come si relazionano con essi e come tramite essi si
relazionano con gli altri. I risultati ottenuti da questa ricerca verranno
criticati nel capitolo successivo, in cui l’etica sarà il punto focale della
discussione. Infatti si discuterà sull’importanza etica nella fruizione dei
mezzi di comunicazione a nostra disposizione (con le varie distorsioni
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relazionali che il mondo virtuale offre), ma ancor di più dell’etica nella
costruzione della comunicazione pubblica, o meglio dell’informazione (da
come si percepisce una notizia ci si fa un’idea sui fatti e sulla verità). Si
prenderanno come esempio vari format politici televisivi e nuove proposte
sul web.
Si apriranno, così, le porte al prossimo capitolo: media, democrazia e
mercato.
Il marketing politico, ultima frontiera della comunicazione pubblica, ne è il
protagonista. Se fino ad ora si è discusso sull’uso di internet, e dei media in
generale, da parte della popolazione, con i suoi pregi ed i suoi difetti,
caratteristico è anche l’uso che l’ambiente politico fa di tali strumenti.
Infatti se prima si discuteva di politica nelle sedi di partito, nelle sedi locali
dei sindacati, ed ancora nelle parrocchie, ora la maggioranza degli elettori
indica la tv ed internet come principale forma di informazione politica.
Lo sviluppo tecnologico e le recenti strategie di marketing hanno pervaso
anche gli spazi di governo. Verranno così trattate le diverse strategie che
società specializzate attuano per promuovere un candidato all’elettorato
(dalle campagne pre-elettorali sino addirittura a oculate scelte d’abito).
Nascono così nuove figure politiche sempre più idealizzate e sempre più
vicine ad essere dei divi. I politici con al fianco i loro news management
riescono a diventare dei leaders con un’immagine da star. Verso di loro non
più semplici elettori, ma innumerevoli fans al seguito.
Lo spettacolo si trasferisce nelle aule del parlamento, ed il parlamento si
trasferisce negli studi televisivi ed intanto la società continua a perdere per
strada una propria coscienza critica ed una sana e positiva immagine per il
suo futuro.
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1. Il mondo della comunicazione
“ Il termine comunicare è storicamente collegato alla parola comune, che
deriva dal verbo latino communicare (“condividere”, “rendere comune”),
a sua volta correlato alla parola latina communis (“comune”).
Quando comunichiamo, incrementiamo la nostra conoscenza condivisa,
cioè il “senso comune”, la precondizione essenziale per l’esistenza di
qualsiasi comunità. “
(Rosengren, 2001)
La Comunicazione oggi è un universo infinito, dal processo di interazione
socio-culturale con un fine informativo alla comunicazione che esprime un
sentimento, un’opinione, un prodotto o un agire sociale del pensiero umano.
L’evolvere della comunicazione, specie nella sua componente “tecnica”, ha
dilatato e stirato nello spazio e nel tempo la sua configurazione generale,
accelerando quantitativamente e qualitativamente trasmissione,
divulgazione, trattamento e conservazione di materiale informativo e
mediale. (Ottaviano, 2007)
Ma prima di scendere nel particolare sui cambiamenti del mondo
comunicativo negli anni, cercherò di definire il concetto sociologico di
comunicazione in modo esaustivo.
1.1 Origini e sviluppi del concetto di comunicazione
Del concetto di comunicazione se ne è sempre parlato e discusso. Non può
che essere un’attività, quella comunicativa, che si pone in rilievo negli studi
sociologici e non.
La riflessione sulla comunicazione ha origini antiche.
Si guardava al rapporto stretto esistente tra il pensiero e il linguaggio.
I primi studi risalgono alla Grecia antica, alla filosofia sofista. Infatti il
sofismo sottolinea la capacità del linguaggio di creare possibilità nel mondo
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dando rilievo alla comunicazione come costruzione sociale della
conoscenza. (Baraldi, 1998)
1
Il pensiero di Platone differisce da quello sofista. Infatti, il primo ritiene la
comunicazione fondamento di verità, mentre il linguaggio un mezzo
imperfetto, perciò tendente verso la verità senza mai raggiungerla.
Ed in ultimo Aristotele. Egli accetta la visione di Platone (la verità certa non
è raggiungibile), ma aggiunge come la comunicazione sia fondata su un
linguaggio logico ricco di strumenti logico-conoscitivi adeguati per risalire
sino alla verità sia nella conoscenza che per la conduzione degli affari
sociali.
Aristotele ha studiato anche la retorica, arte della persuasione che ha il fine
di muovere pragmaticamente le passioni del destinatario tramite l'uso di
sillogismi. (Baraldi, 1998)
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. Saper comunicare e persuadere è stato sempre
fondamentale per i detentori del potere. Il potere della comunicazione
riguardo la costruzione di una cultura dominante sarà terreno per la parte
finale del capitolo.
1.2 I differenti approcci sociologici
Il contributo più corposo allo studio dei fenomeni comunicativi, e in
particolare mediatici, proviene dalla sociologia, tant'è che, anche se i
sociologi stessi preferiscono parlare di scienze della comunicazione al
plurale, la sociologia è considerata la vera scienza della comunicazione.
Esistono diversi approcci riguardo questo tema. Si contano sociologi i quali
si sono soffermati sullo studio dei suoi elementi e di come questi si
influenzassero gli uni con gli altri così da ottenere differenti effetti. Altri
approcci, invece, portano in ogni loro teoria l’ombra dei mezzi di
comunicazione di massa. Siamo agli inizi del Novecento per arrivare sino ai
giorni d’oggi. Saranno questi gli approcci, caratterizzati da una forte
criticità, a cui ci interesseremo maggiormente.
1 All’interno di Itinerari di sociologia della comunicazione, Bonazzi, 1998, Franco Angeli, Milano)
2 Ibidem
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1.2.1 Gli elementi della comunicazione
I latini per comunicazione intendevano condivisione (comunico). Per le
teorie sociologiche l’atto comunicativo non si ferma ad un mero scambio di
informazioni, ma viene inteso come relazione, come atto sociale, creatore di
fattori emergenti, carica di simbolismi necessari per il mantenimento della
società.
Quella di cui vogliamo parlare è la comunicazione interpersonale. I suoi
elementi universali sono: contesto – comunicanti – messaggio –canale –
rumore –feedback – codifica e decodifica. (Bonazzi, 1998)
Il contesto può essere di diversi tipi, inteso nella sua dimensione temporale,
spaziale, psicologica e fisica. Queste quattro dimensioni nel tempo sono
andate a confondersi sino a de materializzarsi. Quest’analisi tende a
sottolineare come le diverse dimensioni influiscano reciprocamente sugli
effetti di una comunicazione. Infatti rilevante può essere il luogo in cui
avviene come d’opposto rilevante potranno essere i diversi ruoli sociali che i
comunicanti ricoprono in quel preciso momento.
Come comunicanti vengono intesi i soggetti partecipi al flusso
comunicativo, mentre il messaggio è l’informazione che vuole essere
trasmessa. Vedremo come il messaggio comunemente inteso come
messaggio verbale, può comprendere anche tutte le informazioni non verbali
che il nostro corpo comunica.
Il canale, invece, è il mezzo fisico mediante il quale avviene l’atto
comunicativo. Elemento che interferisce nella comunicazione è il rumore.
Esso può essere di natura fisica , come i diversi rumori della città o di natura
psicologica , come i pregiudizi.
Ed infine gli ultimi elementi sono i feedback , riscontri fisici della
comunicazione che creano l’effetto (viene sempre prodotto anche se a volte
non evidente). Rimangono gli atti di comprensione : la codifica e la
decodifica (in ordine nella creazione e nella traduzione del messaggio).
Ne risulta necessario l’uso di simboli, ovvero di significati che i
comunicanti assegnano a determinati segni. Se vi è coincidenza nei
significati che i soggetti attribuiscono agli stessi segni la comunicazione
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produrrà degli effetti e ci sarà così comprensione. Da questo pensiero
diversi studiosi hanno posto le basi sulla differenza tra linguaggio umano e
animale.
Secondo White (Monti, 2008 – pag. 98)
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ad esempio : “L’uomo differisce
dal cane e dalle altre creature – in quanto egli può e gioca un ruolo attivo nel
determinare quale valore deve avere lo stimolo vocale mentre l’animale non
può. La differenza tra il comportamento dell’uomo e quello degli altri
animali, allora, è che l’animale inferiore può ricevere nuovi valori, può
acquisire nuovi significati, ma non può crearli o concederli. Solo l’uomo
può fare questo”.
Il simbolo diviene autonomo, costruito dal suo interprete, e slegato da
qualsiasi ambiente esterno. Tali simboli possono variare tra un soggetto ed
un altro, o da un tipo di società ad un’altra anche se, grazie ai nuovi media,
questo risulta un periodo fiorente per la creazione di simbolismi comuni a
livello globale.
A livello teorico la comunicazione possiede oltre agli elementi sopracitati,
tutto un altro universo caratterizzato dal linguaggio non verbale.
Molti studiosi sono dell’opinione che ogni soggetto comunica in qualsiasi
istante. Molte volte non serve la voce per esprimere sentimenti o semplici
informazioni. Basta un gesto, un’espressione, un passo indietro o avanti ed
il nostro corpo comunica, proietta sull’ambiente esterno diversi stimoli
percepiti ed acquisiti dagli altri agenti sociali.
Diverse sono le teorie fondate sulla comunicazione non verbale. In questo
elaborato vorrei tener conto, ritenendoli i più significativi per una
comprensione accademica, l’approccio di Ekman - Friesen e la
classificazione di Duncan. (Monti, 1998)
I primi individuano 5 categorie di comunicazione non verbale :
1. Emblemi, gesti che hanno una traduzione verbale immediata (il semplice
saluto)
2. Illustratori, movimenti inerenti ad un discorso verbale che sono utili per
illustrare meglio le informazioni trasmesse
3. Dimostratori, movimenti espressivi tradotti in sentimenti
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All’interno di Itinerari di sociologia della comunicazione, Bonazzi, 1998, Franco Angeli, Milano
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4. Regolatori, gesti utili a regolare una conversazione (cenni con il capo)
5. Adattatori, gesti e movimenti del corpo rivolti verso se stessi (uso delle
mani, posizione del corpo).
Secondo Duncan, invece, la comunicazione non verbale potrebbe essere
differenziata in diversi campi.
- Cinesica : movimenti del corpo (postura, espressioni);
- Paralinguaggio : l’attenzione si focalizza sulla qualità della voce
- Prossemica : uso dello spazio;
- Olfatto e tatto;
- Uso di manufatti : trucchi, abbigliamento.
Abbiamo così preso in rassegna i diversi elementi e le diverse
caratteristiche della comunicazione intesa come interazione. E’, invece,
arrivato il momento di andare a presentare diversi approcci che possiedono
come unico comun denominatore i mass media.
1.2.2 Media e sociologia della comunicazione
Il secolo 900 ha mutato le discussioni fondate in precedenza sulla
comunicazione. Motivo preminente è sicuramente la nascita dei mezzi di
comunicazione di massa.
Da qui nascono diverse teorie ed approcci.
La prima reazione al fenomeno comunicazione di massa si ha negli Stati
Uniti tra gli anni Venti e Trenta, periodo nel quale prevale una
considerazione dei media di massa che oggi definiremo apoca-littica. La
teoria ipodermica, che si afferma nell’intervallo tra le due guerre mondiali,
è ben sintetizzata nell’affermazione del sociologo americano C. R. Wright
(1975, Mass Communication: A Sociologi-cal Approach, Random House,
N.Y.) secondo la quale “ogni membro del pubblico è personalmente e
direttamente attaccato dal messaggio”.
Tale approccio avviene nel momento del connubio tra radio e regimi
governativi. Così facendo si fece coincidere la comunicazione con la
propaganda totalitaria.
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Tale teoria considera il soggetto isolato, passivo rispetto ai mezzi di
comunicazione i quali osservano la massa come un insieme di persone
indifferenziate, senza nessuna coscienza critica autonoma.
Ancor più interessante la teoria di Laswell (Ottaviano, 2007). Anch’egli
individuava la massa come un gruppo di individui atomizzati, ma nello
stesso tempo sosteneva l’importanza della valutazione degli effetti, tale da
porre le basi per una nuova visione della massa più selezionata e
differenziata. Solo così si potranno ottenere effetti migliori. Ma Laswell è
ricordato anche per le famose 5 W.
Affermava come ogni comunicazione rispondeva a 5 domande :
Who (Chi) – Chi emette il messaggio?
Whom (A chi) – A chi lo si invia (pubblico).
Individui o gruppi sociali?
What (Che cosa) – Basta pensare all’infinità
di testi mediali
Where (Dove) – Quali mezzi
Why (Che cosa) – Quali effetti?
Questa classificazione è stato d’ispirazione e presa come modello nella
comunicazione giornalistica ricoprendo il fondamento per un buon articolo.
Dopo tali teorie esistono diversi nuovi approcci tra cui il determinismo
tecnologico, caratterizzate dall’idea che i nuovi sviluppi dei media abbiano
determinato una svolta di cambiamento negli assetti sociali (Ottaviano,
2007).
Baudrillard è un altro sociologo che ha fondato un intero principio sulla
critica dei media e delle nuove forme di comunicazione.
Per lui, le società moderne sono organizzate attorno alla produzione e al
consumo di beni, mentre le società postmoderne sono organizzate attorno
alla simulazione e all’attività di immagini e simboli. Si denota una
situazione in cui i codici, i modelli e i segni sono le forme organizzatrici di
un nuovo ordine sociale dove domina la simulazione.
Nella società mediatica e consumistica le persone sono catturate dalle
attività delle immagini e hanno sempre meno relazioni con una ‘realtà’
esterna, al punto che i concetti stessi di sociale, politica, o addirittura di
‘realtà’ non sembrano più avere nessun significato.