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Il ruolo cruciale dell’innovazione tecnologica nello stimolare la
produttività e la crescita economica è stato ampiamente riconosciuto da
economisti e politici. Nel breve periodo, caratterizzato da profonde incertezze
sulle prospettive economiche a livello globale e finanze pubbliche limitate,
sostenere l’innovazione tecnologica è un compito arduo. Più che mai è
necessaria una strategia definita per ciascun Paese così da sfruttare i suoi
vantaggi comparati e potenziale innovativo. «Le politiche a sostegno delle
attività di ricerca e innovazione delle imprese hanno diverse motivazioni, tra le
quali quelle che hanno carattere più generale sono: il riconoscimento della
centralità assunta della “conoscenza” come fattore alla base della crescita e
competitività dei sistemi economici; la presenza di varie tipologie di fallimento
di “mercato” e di “sistema” nei processi di generazione e diffusione delle
conoscenza; la necessità di far fronte a ritardi strutturali e tecnologici di
particolari tipologie di imprese, settori industriali e aree territoriali in un
contesto competitivo caratterizzato da forti e crescenti divari nelle capacità
tecnologiche e nella dotazione di capitale umano.
Fondamentale è riuscire a quantificare o quantomeno individuare gli
effetti di queste politiche. La valutazione dell’impatto degli incentivi
all’innovazione è tuttavia un’operazione estremamente complessa e ricca di
difficoltà metodologiche. Essa richiede altresì la predisposizione di sistemi di
monitoraggio ad hoc, e l’utilizzo di dati sia di tipo amministrativo, sui
finanziamenti erogati dalle diverse istituzioni, sia economici e tecnologici
relativi alle strategie e prestazioni delle imprese destinatarie degli incentivi.
Un aspetto importante della valutazione degli effetti delle politiche di
incentivo all’innovazione riguarda la verifica della presenza o meno, e
dell’entità, di “effetti addizionali” del finanziamento pubblico sugli
investimenti tecnologici delle imprese. Questo è il terreno su cui si è cimentata
la gran parte della letteratura. La maggior parte degli studi empirici si è
concentrata in particolare sulla stima degli effetti del finanziamento pubblico
sulle attività di Ricerca e Sviluppo (R&S) delle imprese, utilizzando sia dati
aggregati che dati a livello settoriale e di impresa. I risultati di questi studi non
sono univoci e in qualche misura dipendono dalla metodologia utilizzata, la
disponibilità e qualità dei dati, e il livello di aggregazione dell’analisi.»*
Scopo del presente lavoro è quello di indagare quali sono le principali
politiche a sostegno della R&S in Europa, individuarne gli effetti tramite una
meta-analisi degli studi empirici di valutazione delle politiche di sostegno alla
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R&S in ambito europeo, specificare quali sono le principali problematiche a
riguardo e le soluzione prospettate per risolverle.
Nella meta-analisi l’obiettivo-guida è stato la ricerca della risposta a
questa domanda: gli incentivi pubblici alla R&S e innovazione, sono efficaci,
quindi determinano un effetto di addizionalità, ossia le imprese investono di
più grazie a questi, oppure un effetto di spiazzamento, quindi l’incentivo
diminuisce gli investimenti privati?
A questo proposito è stata effettuata una lunga ricerca sul rapporto tra
finanziamenti pubblici e privati in cinque paesi Europei, Italia, Germania,
Francia, Regno Unito, Finlandia, attraverso lavori di autori che utilizzando
metodi econometrici o analitici hanno studiato l’effetto degli investimenti
pubblici nella R&S. I lavori sono stati messi a confronto indicando il metodo
econometrico impiegato nell’analisi, gli strumenti politici utilizzati dai paesi
(sussidi diretti o crediti d’imposta) e i risultati. Dai dati è stato possibile
rilevare una maggioranza di studi, 15 studi su 22, che affermano che gli
investimenti pubblici in R&S generano effetti di addizionalità. Quindi in
generale attraverso la maggior parte della letteratura contemporanea è possibile
dedurre che gli incentivi per la R&S sono efficaci e stimolano gli investimenti
privati. Per la Germania, la Francia e la Finlandia tutti gli articoli considerano
positivamente le politiche per la R&S poste in essere in questi paesi,
indipendentemente da quali siano gli strumenti utilizzati. Addirittura in
Germania, non sono previsti strumenti diversi dai sussidi pubblici e uno studio
sulla Finlandia afferma che nonostante le imprese ricevano meno sussidi in
confronto agli altri paesi europei avanzati, le politiche e i progetti intrapresi dal
settore pubblico sono efficaci e hanno un impatto significativo sia
sull’innovazione che sulla crescita economica. Stessa cosa però non può dirsi
per l’Italia, dove tutti i lavori, tranne uno, non ritengono le politiche pubbliche
in grado di stimolare investimenti innovativi da parte delle imprese. I lavori
che presentano esiti negativi riguardano incentivi come i sussidi diretti, mentre
l’unico lavoro con esito positivo concerne il credito d’imposta.
Questi risultati hanno portato degli importanti spunti di riflessione. A
prescindere dalla difficoltà di comparazione reale di questi studi essendo
diversi tra loro sia negli strumenti utilizzati sia nell’obiettivo perseguito, è
necessario chiedersi se lo strumento sussidio pubblico per la R&S sia difettoso
di per sé, quindi in particolare in Italia occorrerebbe modificare lo strumento o
addirittura tagliare questo tipo di fondi a favore di una minore pressione
fiscale, oppure bisognerebbe prendere spunto da paesi europei come la
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Germania dove questo è il principale strumento utilizzato, e dove gli
investimenti in R&S presentano esiti positivi. Forse la soluzione migliore
sarebbe quella di individuare quali sono gli ostacoli reali che nel nostro paese
non fanno ottenere i risultati potenziali, e lavorare su quelli, in modo tale da
garantire la loro massimizzazione. Questo può essere affermato proprio perché,
sono stati confrontati Paesi, molto diversi tra loro, caratterizzati da una diversa
condizione economica che potrebbe deviare i risultati, ma appunto, il problema
non è lo strumento di per sé, ma il contorno e su quello bisognerebbe lavorare,
continuando a puntare su motore per la crescita così importante come lo sono
la R&S e l’innovazione.
Proprio per cercare di individuare quali sono i principali ostacoli
all’innovazione, nella seconda parte dello studio, attraverso un’analisi
empirica, sono state messe in evidenza le principali difficoltà affrontate dalle
imprese europee in base ai dati raccolti dal CIS (Community Innovation
Survey). In questo sondaggio effettuato dall’Eurostat, ogni tre anni circa, alle
imprese viene richiesto di classificare determinati fattori che ostacolano
l’innovazione, “Hampered innovation activity” in ordine di importanza. E’
stata impostata un’ equazione di regressione multipla dove sono stati messi in
relazione i 14 indicatori CIS, il PIL, le infrastrutture e variabili esplicative del
capitale umano, come le risorse umane impegnate nella scienza e nella
tecnologia, il numero di dottorati, il numero di domande di brevetti, con la
crescita economica. Ci sono dei fattori che hanno mostrato una significatività
statistica accettabile evidenziando una correlazione negativa con la crescita
economica. Sono risultati maggiormente ostacolanti per le imprese europee i
costi di innovazione troppo alti, la scarsa domanda di beni e servizi innovativi e
la mancanza di informazione sulla tecnologia e sul mercato. Non stupisce che
proprio recentemente l’Unione Europea abbia posto in essere politiche relative
a questi temi.
Analizzando i dati CIS sono state messe in luce anche le principali
difficoltà presentate dalle imprese italiane.
Da queste analisi è stato possibile concludere che l’importanza della
Ricerca e sviluppo e innovazione è ampiamente riconosciuta. Ciò viene
confermato sia a livello nazionale che europeo. I vantaggi relativi agli
investimenti in questo settore fanno si che anche in un periodo difficile come
quello attuale venga dato spazio a questo tipo di politiche. Ma questo spazio è
sufficiente? Guardando i principali partners internazionali sembra di no. Una
riflessione importante riguarda la necessità di una maggiore comparabilità
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degli studi, a questo scopo sarebbe importante inserire nei sondaggi e nelle
statistiche che rappresentano una tra le più importanti fonti di dati comparabili,
come il CIS, delle domande relative anche ad altri punti, come per esempio le
tempistiche di erogazione degli incentivi, in modo da far si che vi siano dati
che possano rappresentare la base di diverse e nuove riflessioni che possano
portare in gli Stati Europei e in particolare l’Italia a porre in essere politiche per
la R&S realmente efficaci.
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Introduzione
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Il progresso tecnico è considerato fattore fondamentale per lo sviluppo.
Il cambiamento tecnologico risulta determinante per la produttività di lungo
periodo e indispensabile per assicurare la competitività di un paese sia a livello
aziendale sia a livello macroeconomico. La capacità innovativa di un paese si
traduce in beni, servizi, organizzazione del processo produttivo di qualità
sempre più alta.
Sono le innovazioni di prodotto e di processo a sostenere la crescita di
lungo periodo, aumentando la produttività complessiva del sistema. Per i paesi
che già utilizzano l’insieme di tecniche di produzione più efficienti dal punto di
vista economico, il miglioramento e il superamento di queste tecniche è il
fattore determinante per la crescita. Per gli altri, lontani da questa “frontiera
tecnologica”, il progresso deriva in larga misura dall’imitazione, meno
dall’attività di ricerca e sviluppo.
Tuttavia l’investimento in R&S soffre della possibilità di fallimenti di
mercato
1
: la presenza di esternalità positive, particolarmente elevate nelle
attività di R&S; i vincoli finanziari; le diseconomie presenti nelle aree
svantaggiate e in ritardo di sviluppo. Proprio per questo vi è l’intervento
dell’operatore pubblico, che attraverso strumenti di sostegno della R&S, il
finanziamento della R&S delle imprese, il sistema di proprietà intellettuale,
commesse pubbliche e premi per le invenzioni, cerca di stimolare la R&S.
Negli ultimi decenni una grande quantità di letteratura ha sottolineato
l’importanza del sostegno alla R&S nella promozione dell’innovazione, del
cambiamento tecnologico e della crescita economica
2
. E’ fondamentale però
per i policy makers essere in grado di valutare se tali politiche rivolte allo
sviluppo della R&S ottengono o meno gli effetti desiderati.
L’intervento pubblico ha un impatto atteso sull’innovazione misurabile
in termini di crescita della produttività del paese. Questo può avvenire
attraverso vari canali, per esempio, integrando e quindi stimolando le spese
private in R&S. Al contrario alcuni studiosi ipotizzano che il finanziamento
pubblico sostituisca e non si aggiunga a quello privato, in quanto le imprese
private possono approfittarsi degli incentivi pubblici. Proprio per questo molti
1
Per fallimenti di mercato si intende situazioni in cui l’equilibrio di mercato è
socialmente inefficiente ad esempio perché comporta una produzione sub-ottimale di un certo
bene: cioèil benessere di una società migliorerebbe se si producesse una quantità maggiore di
quel determinato bene. Per certi tipi di fallimento di mercato, l’intervento pubblico nella
formula di un contributo o un sussidio può contribuire a ristabilire un livello di produzione
socialmente ottimale.
2
In particolare Romer (1990), Lucas (1988), Barro (1990).
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studi
3
si chiedono: gli investimenti pubblici in R&S hanno un effetto di
complementarietà sugli investimenti privati, quindi stimolano questi ultimi,
oppure hanno un effetto di spiazzamento, quindi vanno a sostituire gli
investimenti privati e di conseguenza non determinano ulteriori investimenti in
R&S? Nel caso del prevalere di effetti di spiazzamento l’impatto delle politiche
sarebbe minimo o nullo.
Scopo del presente lavoro è quello di indagare quali sono le principali
politiche a sostegno della R&S in Europa, individuarne gli effetti tramite una
meta-analisi della letteratura internazionale, specificare quali sono le principali
problematiche a riguardo e le soluzione prospettate per risolverle.
Il lavoro introduce le politiche per il sostegno della R&S e innovazione
nel contesto europeo, analizzando quali sono i principali strumenti di
intervento proposti in questo settore. Una volta identificati i diversi filoni degli
interventi di sostegno, il lavoro, attraverso la raccolta e l’analisi della
principale letteratura contemporanea, compara le politiche di cinque tra i paesi
avanzati europei. L’analisi è complessa data l’eterogeneità degli studi esistenti,
ma molto interessante visto che si giunge a importanti conclusioni sul ruolo dei
fattori di incentivazione e freno delle politiche, che possono essere applicate
anche alle problematiche riscontrate nel nostro paese.
Nell’ultimo capitolo si è voluto esplorare empiricamente il ruolo dei
fattori di freno dell’innovazione tra paesi europei. Allo scopo è stata impostata
una regressione lineare utilizzando i dati del Community Innovation Survey,
relativi ai fattori ostacolanti l’attività di R&S e innovazione in Europa. In
particolare è risultato che le problematiche delle quali le imprese hanno
risentito di più sono i costi di innovazione troppo alti, la scarsa domanda di
beni e servizi innovativi, e la mancanza di informazione sulla tecnologia e sul
mercato. Proprio in base a questi spunti sono stati messi in luce quali
provvedimenti sono stati presi dall’Ue per affrontare queste difficoltà.
Infine lo stesso lavoro è stato svolto per l’Italia. Per questo, sono state
individuate le principali carenze del sistema di R&S e innovazione del nostro
Paese così come comunicate dalle imprese italiane attraverso il CIS 2010, e
presentate le ultimissime politiche tra le quali l’ultimo “Decreto Sviluppo 2.0”
convertito in legge nel dicembre 2012.
3
Cerulli (2010); Cerulli, Potì (2008); Czarnitzki, Lopes Bento (2011); David, Hall,
Toole (2000); De Blasio, Fantini, Pellegrini (2011); Garcia-Quevedo (2004); Lee (2011);
Pianta (2003); Van Reenen (2011) ecc.
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Lo studio conclude con alcune riflessioni riguardo l’importanza delle
politiche pubbliche per il sostegno della R&S e l’innovazione, con alcuni
spunti di riflessione specifici per l’Italia.