I
Introduzione
Il lavoro che qui mi accingo a presentare, tratta la “DEVELOPMENTAL
PSYCHOPATHOLOGY”, un recente contributo scientifico che racchiude
al suo interno gli apporti teorici di molte discipline scientifiche.
La multidisciplinarietà della Psicopatologia dello Sviluppo, infatti, ne
rappresenta la caratteristica peculiare.
Non solo, la Psicopatologia dello Sviluppo evidenzia l’importanza del
prendere in considerazione non la malattia, ma l’individuale e unico
percorso evolutivo della persona, in quanto considera tutti i disturbi
psicopatologici come un esito evolutivo proprio della storia di una data
persona.
Si tratta di un modello che allarga radicalmente la nostra visione della
realtà, fornendo un quadro di riferimento entro il quale tutti i contributi
teorici delle diverse discipline, non contrastano e non competono, ma
interagiscono proprio per arrivare ad una comprensione più ampia dello
sviluppo, normale e patologico.
Questa disciplina evidenzia anche l’importanza dei processi che si
verificano nel corso del tempo, ovvero in tutte fasi dello sviluppo,
andando a coprire tutte le età, dall’infanzia, all’adolescenza, fino all’età
adulta.
Questo lavoro si apre con una frase di Kierkegaard, che ho incontrato nel
corso della ricerca del materiale e che esprime, a mio parere, non solo
l’importanza delle prime relazioni, ma anche l’importanza della figura di
attaccamento, la madre, che permetterà al bambino di nascere e crescere,
adattandosi a ciò che per il bambino sarà di fondamentale importanza,
aprendo la strada verso l’individuale e unico percorso di sviluppo del
bambino stesso.
Il lavoro si suddivide in 6 capitoli.
II
Nel primo capitolo spiego che cos’è la Psicopatologia dello Sviluppo,
attraverso un excursus delle origini e delle aree d’interesse, evidenziando
anche tutte le discipline che forniscono il loro contributo, nonché le
trattazioni teoriche dei principali autori.
Il secondo capitolo è dedicato alla “Teoria dell’Attaccamento” di
Bowlby, che rappresenta il pilastro non solo concettuale e teorico, ma
anche pratico, e soprattutto un modello d’indagine utilizzato dalla
Psicopatologia dello Sviluppo nel campo dello studio di tutte le relazioni
umane, e che all’interno di questa Tesi ritroveremo come riferimento
principale di tutti gli argomenti trattati.
Proprio nel terzo capito ho trattato le relazioni e i disturbi delle relazioni,
in quanto un punto teorico essenziale della Psicopatologia dello Sviluppo
è rappresentato dall’assunto secondo il quale i disturbi nascono ed
evolvono sempre all’interno di un contesto di relazioni sociali e spesso le
problematiche relazionali sono indicatori di disturbi individuali e le
diagnosi di questi disturbi si concentrano spesso sulle relazioni.
L’importanza delle relazioni viene approfondita nel quarto capitolo,
evidenziando l’esito strettamente traumatico che può derivare da una
relazione disfunzionale e quindi patologica. Qui il concetto di trauma
relazionale viene amplificato e visto come precursore dei disturbi di
personalità.
Il quinto capitolo rappresenta per me un argomento “speciale”,
evidenziato anche dal paragrafo dedicato all’ esperienza personale
maturata con questa tipologia di disturbo. L’argomento trattato riguarda
i disturbi autistici, attraverso la lente della Psicopatologia dello Sviluppo,
ed evitando accuratamente di seguire le etichette diagnostiche dei sistemi
nosografici, sottolineando, invece, l’importanza dei percorsi individuali
di sviluppo. Questi disturbi rappresentano la disfunzione del sistema
relazionale per eccellenza.
III
Infine, il sesto, ed ultimo, capitolo espone le mie conclusioni e riflessioni
su questa disciplina, partendo da tutto ciò che è stato esposto nei capitoli
precedenti, e tracciando anche le prospettive future.
1
Capitolo 1
La Psicopatologia dello Sviluppo
1.1 – Le Origini
La Psicopatologia dello Sviluppo è una disciplina scientifica il
cui scopo è di chiarire l’interazione tra gli aspetti biologici, psicologici,
sociali e ambientali nel determinare lo sviluppo normale e anormale
durante tutta la vita.
Se l’orientamento classico della Psicopatologia si basava sul
modello bio-medico, ritenendo cioè che per qualsiasi disturbo mentale si
potesse rintracciare una causa anatomo-funzionale, la Psicopatologia
dello Sviluppo sposta l’attenzione verso un nuovo modello d’intervento,
bio-psico-sociale
1
, che sottolinea come i fattori che determinano un
disturbo psichico siano molto più complessi e radicati su diversi livelli.
Il modello biomedico sostiene che per ogni malattia esisterebbe
una causa biologica primaria e, quindi, oggettivamente identificabile e
richiede che la malattia sia trattata come una identità indipendente dal
comportamento sociale, pretendendo che le deviazioni comportamentali
siano spiegate sulla base di processi somatici, ossia biochimici e
neurofisiologici, disturbati.
Il modello proposto dalla Psicopatologia dello Sviluppo allarga
radicalmente la nostra visione della realtà, utilizzando il concetto di
salute nella sua visione più ampia, considerata cioè come una condizione
di benessere fisico e psicologico, che deve essere valutata a partire dal
contesto socio-culturale di appartenenza dell’individuo, tenendo conto di
una multifattorialità di elementi, biologici, psicologici e sociali, ma
1
Engel, The Need for a New Medical Model
2
sposta, soprattutto, l’attenzione su una diagnosi che deve considerare
l’interazione di questa pluralità di elementi
2
.
Piuttosto che competere con teorie già esistenti, la prospettiva
della psicopatologia dello sviluppo fornisce un ampio quadro integrativo
entro il quale diverse discipline possono arrivare alla comprensione più
ampia del funzionamento e dello sviluppo individuale.
In una delle prime affermazioni circa gli obiettivi della
psicopatologia dello sviluppo, Cicchetti sostenne che “la psicopatologia
dello sviluppo dovrebbe colmare campi di studio, durante il ciclo di vita,
e aiutare nella scoperta di nuove e importanti verità sottostanti i
processi di adattamento e disadattamento, e diventare il mezzo migliore
per prevenire e intervenire sulla psicopatologia”
3
.
I ricercatori e i teorici nel campo della psicopatologia dello
sviluppo hanno l’obiettivo di riunire tutti i contributi relativi allo studio
dei singoli soggetti ad alto rischio di sviluppare disturbi mentali e quelli
che hanno già manifestato tali disturbi.
Gli psicopatologi dello sviluppo non aderiscono ad una
particolare teoria, piuttosto cercano di integrare diverse discipline
scientifiche a più livelli di analisi. Essi sforzano di arrivare ad una
valutazione globale dei processi biologici, psicologici, sociali e culturali,
e di come l’interazione di questi livelli possa influenzare le differenze
individuali, la continuità o la discontinuità dei processi di adattamento e
disadattamento, e le vie attraverso il quale è possibile raggiungere uno
sviluppo normale o patologico.
2
Art. 1 statuto OMS
3
D. Cicchetti, “Development and Psychopathology, vol.1, Theory and Method”, di
D.Cicchetti e D.Cohen, 2
nd
ed., da http://books.google.it/books.
3
Questo comporta un’attenzione per la comprensione delle
trasformazioni e riorganizzazioni che si sviluppano nel tempo, per
l’analisi dei fattori di rischio e di protezione, dei meccanismi che operano
sia all’interno che all’esterno dell’individuo, di come nuove competenze
e funzioni possano modificare l’espressione di un disturbo o creare nuovi
sintomi, e al riconoscimento che fattori di stress possano creare nuove
difficoltà biologiche e psicologiche a seconda del periodo di sviluppo in
cui questi eventi si presentano.
Per esempio, varie difficoltà avranno un peso diverso e un
significato diverso per ogni singolo individuo, in base anche al contesto
culturale in cui vive e anche in base alla storia personale del soggetto.
L’integrazione dell’esperienza, a sua volta, influenzerà l’adattamento o il
disadattamento.
Inoltre, la psicopatologia dello sviluppo è una disciplina
applicabile all’indagine dei punti di transizione di tutto il ciclo di vita.
Dall’infanzia all’età senile, ogni periodo della vita ha una sua agenda di
sviluppo che contribuisce all’organizzazione dello sviluppo individuale.
La patologia viene concepita come un processo esteso nel tempo
e in quanto tale osservabile solo tenendo conto dei suoi aspetti temporali.
Poiché la psicopatologia dello sviluppo è un approccio
multidisciplinare, oltre ai fattori biologici, genetici, psicologici, sociali e
ambientali legati allo sviluppo, pone l’accento sul fatto che possono
esistere diversi percorsi di sviluppo per uno stesso risultato
psicopatologico.
Infatti, anche se non è presente nei vocabolari di psicopatologia,
il concetto di percorso è diventato centrale: individui con origini diverse
possono avere problemi simili e diversi fattori di rischio possono essere
associati a diversi problemi, definendo il primo come principio di
equifinalità, e il secondo come il principio della multifattorialità.
4
La psicopatologia, ponendo l’accento sul carattere
fondamentalmente evolutivo e relazionale del comportamento deviante,
viene a costituirsi come valida alternativa agli approcci descrittivi
tradizionali.
Non solo: questa disciplina scientifica studia le deviazioni e le
modificazioni delle traiettorie nel percorso dello sviluppo riuscendo in
questo modo a riconoscere e prevedere le conseguenze.
La psicopatologia dello sviluppo riconosce che spesso la
normalità sfuma nella patologia e che adattamento e disadattamento
possono assumere significati diversi a seconda delle fasi dello sviluppo, e
che anche la psicopatologia di un individuo può avere gradazioni
differenti.
Questa concettualizzazione ha dimostrato di essere importante
non solo per migliorare la classificazione diagnostica dei disturbi
mentali, ma anche perché richiama l’attenzione sull’importanza
dell’indagine del processo e perché viene data importanza e centralità al
singolo individuo.
Il paradigma della Psicopatologia dello Sviluppo ha contribuito a
migliorare direttamente i sistemi di classificazione, che pur avendo
allargato i confini nosografici delle descrizioni diagnostiche (i 5 assi del
DSM IV TR prevedono una valutazione di un disturbo in grado di
raccogliere il maggior numero di informazioni) risultano ben lontani da
una esaustiva descrizione psicopatologica, risolvendo diversi limiti:
In primo luogo risolve il problema dell’etichettamento, in
cui la devianza veniva considerata inerente all’individuo e
come tale caratterizzata da cronicità e staticità;
In secondo luogo agisce sul carattere di discontinuità che
veniva ad assumere il comportamento patologico rispetto
a quello normale;
5
Infine la caratterizzazione del disturbo in termini
relazionali piuttosto che individuali.
Un altro importante aspetto del paradigma della psicopatologia
dello sviluppo è la prospettiva relazionale dell'adattamento. Infatti, le
relazioni interpersonali sono fondamentali per lo studio della
psicopatologia in generale, e lo sono ancora di più nell’ambito della
psicopatologia dello sviluppo.
La rivoluzione che la psicopatologia dello sviluppo comporta
nello studio delle relazioni sta nel fatto che più che considerare i disturbi
relazionali come fattori di rischio, questi siano dei veri e propri
precursori della psicopatologia individuale.
I disturbi delle relazioni possono rappresentare l’inizio di un
percorso che condurrà probabilmente al disordine. In quest’ottica
qualsiasi disturbo individuale avrà inizio dal disturbo relazionale ad esso
correlato e tutto ciò in contrasto con i sistemi di classificazione
nosografica (DSM e ICD) che relegano i disturbi relazionali ad una ben
definita categoria diagnostica, i disturbi dell’attaccamento
4
.
Anche le relazioni possono mediare l’impatto dei fattori di
rischio e in altre situazioni e contesti le relazioni stesse possono
rappresentare uno dei fattori di rischio più potenti.
È molto difficile affermare che un determinato stile di rapporto
genitoriale può condurre alla patologia in modo diretto, ma è certo che le
esperienze relazionali diventano un contesto cruciale dove si manifesta la
patologia: la psicopatologia dello sviluppo ipotizza che i disturbi
relazionali siano invece i precursori dei disturbi infantili più importanti,
ma anche i precursori dei disturbi di personalità dell’età adulta.
4
L. A. Sroufe, S. Duggal, N. Weinfield, E. Carlson, Relationships, Development, an
Psychopathology.
6
Partendo dalle fobie sociali e arrivando ai disturbi psicotici,
passando attraverso l’intera gamma dei problemi che si sviluppano
dall’infanzia all’età adulta, i disturbi delle relazioni risultano un criterio
importante per le classificazioni psicopatologiche
5
.
Quando sono presenti disturbi psicologici, è molto probabile che
siano presenti anche dei disturbi relazionali.
In questo ambito teorico la ricerca ha preso avvio dalla teoria
dell'attaccamento di Bowlby
6
ed ha contribuito al delinearsi di un
sistema di classificazione delle relazioni di attaccamento tra madre e
bambino.
La teoria dell’attaccamento proposta da Bowlby è uno strumento
utile per organizzare le informazioni relative alle prime esperienze
precoci e alle relazioni primarie, sostenendo che particolari esperienze
relazionali possono essere precursori di psicopatologia proprio per il loro
effetto nei primi mesi di vita.
L’attaccamento può essere definito come la regolazione diadica
delle emozioni, che rappresenta il punto di partenza per la prospettiva
della psicopatologia dello sviluppo.
Le implicazioni per lo sviluppo della personalità e per la
psicopatologia, della teoria dell’ attaccamento sono di fondamentale
importanza, tanto che gli psicopatologi dello sviluppo utilizzano il
concetto di attaccamento, non tanto per spiegare il comportamento sulla
base delle caratteristiche dello sviluppo dell’attaccamento stesso, ma
utilizzano questo concetto come strumento fondamentale sugli studi delle
relazioni, sottolineando come le primissime relazioni giochino un ruolo
decisivo per lo sviluppo di un buon funzionamento psichico.
5
L. A. Sroufe, S. Duggal, N. Weinfield, E. Carlson - Relationships, Development, and
Psychopathology. op. cit.
6
J.Bowlby, Attaccamento e perdita, vol. 1,2 e 3, Bollati Boringhieri.
7
La psicopatologia dello sviluppo ha contribuito notevolmente a
comprendere i rischi, i disordini e l’adattamento di tutto il ciclo di vita,
derivando da un’apertura rispetto alle conoscenze del passato e in
combinazione con la volontà di rimetterle in discussione.
Ha il merito di aver integrato l’apporto derivante da diverse
discipline, troppo spesso tenute in considerazione solo se isolate tra di
loro, promuovendo così un nuovo sapere scientifico e un netto progresso
delle nostre conoscenze.
8
1.2 - Un Approccio Multidisciplinare
La psicopatologia dello sviluppo iniziò la sua ascesa dagli anni
‘70, partendo dagli studi epidemiologici su famiglie con disturbi ma
senza la presenza di disturbi nei genitori, dagli studi sugli stili di
attaccamento sicuro-insicuro e dagli studi su bambini portatori di
handicap.
La psicopatologia dello sviluppo deve la sua nascita ad un
insieme di diverse discipline
7
:
l’embriologia;
la genetica;
le neuroscienze;
la sociologia;
la filosofia;
la psicologia clinica;
la psicoanalisi;
la psicologia dello sviluppo.
Tutti questi approcci hanno raffigurato la psicopatologia come
una distorsione o una deviazione del funzionamento normale: partendo
proprio dallo studio del funzionamento normale delle variabili
biologiche, psicologiche e socio-ambientali, secondo la prospettiva della
Psicopatologia dello Sviluppo, si può arrivare ad una migliore
comprensione dei fenomeni psicopatologici.
La ricerca in embriologia ha fornito una base empirica per le
teorie organiche sulla nascita e sullo sviluppo che risultano molto
importanti per comprendere i processi di adattamento e disadattamento.
7
S. L. Toth, D.Cicchetti, The Historical Origins and Developmental Pathways of the
Discipline of Developmental Psychopathology.
9
Per esempio, le teorie di Hans Spemann
8
sui principi di differenziazione
nello sviluppo e sull’organismo attivo e gerarchicamente integrato hanno
influenzato anche altre discipline scientifiche, come la genetica e la
neurologia, portando Santiago Ramon y Cajal
9
a dimostrare che le cellule
nervose possiedono delle strutture terminali che si mettono in contatto
con altre cellule nervose fornendo così la dimostrazione che il sistema
nervoso è un sistema gerarchicamente integrato.
Un apporto essenziale arriva anche dalla Neurobiologia dello
Sviluppo, che si occupa dei fattori che regolano lo sviluppo dei neuroni,
della loro complessa organizzazione e di tutto il cervello, ma molti
contributi arrivano anche dalla Genetica Molecolare sulla comprensione
delle malattie neurologiche, che ha permesso agli scienziati di
comprendere la base genetica di alcune patologie.
Anche la Psicologia dello Sviluppo ha fornito il suo contributo
grazie agli studi nei campi della coscienza, delle attività cognitive e
percettive, nel campo emotivo e nel campo sociale, che hanno fornito
una base empirica sulla quale la Psicopatologia dello Sviluppo può
scoprire nuove verità sull’adattamento e sul disadattamento e scoprire
anche future terapie.
Infine, molti contributi derivano dalla Psicologia Clinica e dalla
Psichiatria, fungendo da legame tra variabili genetiche e variabili
ambientali, tra variabili psicologiche e variabili sociali.
8
Hans Spemann è stato un biologo tedesco insignito del Premio Nobel per la medicina e
fisiologia nel 1935 per la scoperta dell'effetto oggi noto come induzione dell'embrione, ovvero
l'influenza esercitata da varie parti dell'embrione che dirige lo sviluppo di gruppi di cellule
all'interno di particolari tessuti ed organi.
9
Santiago Ramon y Cajal è stato un medico, istologo e patologo spagnolo, premio Nobel per la
medicina nel 1906. Si avvalse del metodo di Golgi, dell'organizzazione delle cellule nervose
può essere considerato il fondatore della moderna neuroanatomia. Attraverso la Teoria del
Neurone teorizzo che l’unità di misura del sistema nervoso fosse appunto il neurone,
sostenendo che i neuroni tra loro fossero contigui ma non continui a rete diffusa.