INTRODUZIONE
L'opera letteraria di Federico T ozzi è ormai entrata a far parte
del canone dei maestri del primo Novecento, tanto che è ormai
consuetudine, in qualsiasi manuale di storia letteraria, trovare il suo
nome accanto a quelli di Svevo e Pirandello. Con questi, infatti,
l'autore senese compone quella triade di grandi scrittori che furono
tra i principali fautori del romanzo moderno in Italia. Eppure, il
riconoscimento del reale valore artistico di T ozzi è avvenuto in
tempi relativamente recenti. È solo a partire dagli anni Sessanta
grazie a Debenedetti che nell’ambito della critica tozziana, fino a
quel momento divisa fra chi affiancava lo scrittore alle esperienze
del frammentismo lirico e autobiografico delle riviste toscane («la
Voce» in primis) e chi ne faceva il nuovo edificatore del romanzo
naturalista, si è verificata quella che è stata definita «una
rivoluzione copernicana», che ha portato alla scoperta di T ozzi
come uno scrittore che, pur relegato entro i confini provinciali di
Siena, si dimostra aperto verso la rappresentazione delle
dimensioni più profonde e oscure della psiche umana. Questo
emerge chiaramente dal profilo dei suoi personaggi caratterizzati
da un'inettitudine alla vita e da un malessere esistenziale, che
richiamano quello che si configura come il tema dominante dell'arte
tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento, ossia la crisi
dell'individuo, tema sviluppato in quegli stessi anni nelle opere di
altri grandi scrittori europei.
Grazie alla fondamentale analisi in chiave freudiana di
Debenedetti, di Savoca e alle letture di Baldacci tese a rivelare le
«illuminazioni» del profondo insite nell'opera tozziana, sono state
gettate le basi irrinunciabili per ogni futuro discorso critico su T ozzi.
Le loro analisi costituiscono delle acquisizioni fondamentali, capaci
da una parte di superare la lettura di T ozzi in chiave naturalistica e
provinciale, e dall'altra di favorire la prolificazione delle analisi (ma
3
anche delle questioni critiche) che hanno messo in luce i caratteri
più originali e innovativi dell'opera del senese: la presenza del
motivo onirico ed espressionistico, la tendenza alla destrutturazione
del racconto, l'assenza di tradizionali gerarchie e nessi causali e
temporali nella trama, che risulta così drasticamente
ridimensionata a vantaggio dell'attenzione per i moti irrazionali e
‘inconsci’ dell'anima.
Una coscienza tormentata e la presenza di una vasta cultura
autodidatta guidano T ozzi verso l'elaborazione di una poetica tesa a
rappresentare la realtà interiore dell'uomo come dimensione
ambigua dell’esistenza in cui si agitano turbamenti, dubbi,
agitazioni, incertezze che rivelano prepotentemente la natura
critica e conflittuale dei rapporti tra l'io e il mondo esterno. In tal
senso, in completa sintonia con l'arte del primo Novecento, T ozzi
evidenzia la crisi dell'uomo moderno attraverso la messa in scena
dei rapporti interpersonali, caratterizzati, quindi, da relazioni difficili
e ambivalenti in cui agiscono perturbanti figure femminili. Nella
vicenda biografica di T ozzi così come in quella letteraria appare,
infatti, centrale la posizione assunta dalla presenza femminile e
conseguentemente dal rapporto uomo-donna, delineato in modo
estremamente personale dall'autore, attraverso un inquietante
intreccio di contenuti e uno stile visionario ed espressionistico.
Il presente lavoro, articolato in tre capitoli, si propone di
tracciare un bilancio delle figure e dei temi legati alla presenza
femminile nell'opera di Federico T ozzi, con una prospettiva che,
tenendo conto della componente culturale e autobiografica, si
focalizza esclusivamente sulla produzione romanzesca.
Nel primo capitolo il percorso autobiografico dell'artista è
delineato attraverso un analisi che tiene conto in primo luogo degli
episodi che sembrano averne segnato maggiormente
l'immaginario, capaci di suggestionare in questo modo la sua
officina letteraria: dal rapporto centrale e ambivalente con la madre
4
precocemente scomparsa, al decisivo amore giovanile con Isola,
dalla corrispondenza e poi il matrimonio con Emma Palagi, alle
avventure sentimentali romane. Il secondo capitolo si concentra
sulla rappresentazione del femminile nei romanzi Con gli occhi
chiusi, Il podere, Tre croci e Gli egoisti. L'indagine è finalizzata
all’analisi dei principali personaggi femminili e delle funzioni che
essi svolgono all'interno delle strutture narrative, nonché alla
messa in luce dei simboli ricorrenti e dei motivi più rivelanti
attraverso cui si dispiega l'imago femminile nell'opera tozziana.
L'ultimo capitolo è dedicato interamente ai frammenti del romanzo
incompiuto Adele, in cui lo scrittore racconta la storia di una
ragazza affetta da turbe isteriche. L'opera si colloca durante i primi
anni di attività dello scrittore e risulta fondamentale non solo per
una corretta lettura generale dell'evoluzione tematica e artistica di
T ozzi, ma soprattutto per il personaggio di Adele, prima
protagonista femminile dei romanzi tozziani. I caratteri narrativi che
costituiscono la femminilità di Adele consentono di fissare i temi
basilari attorno ai quali ruota la ricca e ambivalente
rappresentazione del femminile nell'immaginario tozziano: il
travestimento autobiografico, la religiosità mistica e istintiva e
l'analisi psicologica orientata verso gli spazi più oscuri e insondabili
della psiche femminile.
5
CAPITOLO PRIMO
CENNI BIOGRAFICI
1.1. Gli anni giovanili
Federico T ozzi, nato a Siena il 1° gennaio del 1883, è l'ottavo
figlio di Federico T ozzi, detto Ghigo, un contadino inurbato divenuto
gestore di una trattoria e di Annunziata Antomi, un'orfana, mite e di
salute cagionevole. I suoi sette fratelli non sopravvivono più di qual-
che settimana, tranne il settimo, una bimba che muore all'età di
quattro anni e mezzo poco dopo la nascita dell'ottavo figlio, Federi-
co, l'unico, quindi, che pur tra gli stenti riesce a sopravvivere
1
.
Le precoci perdite dei figli e la stessa debolezza dell'unico so-
pravvissuto pesano inevitabilmente sul rapporto con i genitori: Fe-
derico non può che avvertire sin dalla nascita la precarietà della
propria esistenza e dell'affetto dei propri cari. Il padre però, forse fi-
ducioso, decide di investire da subito su Federico imponendogli il
proprio nome «tanto doveva assomigliargli, appartenergli»
2
. Ghigo,
uomo forte e prestante, si allontana povero dal proprio paese per
trasferirsi a Siena, dove riesce ad arricchirsi grazie soprattutto alla
gestione della centralissima trattoria “del Sasso” e al rendimento di
alcuni poderi; nel lavoro l'uomo è aiutato dalla moglie, una donna
tanto debole e remissiva con il marito, quanto sicura e attenta nella
cura della casa e degli affari. Annunziata stremata dalle numerose
e sfortunate gravidanze comincia con le ultime a soffrire di crisi epi-
lettiche sempre più gravi, crisi che Ghigo, così rude e vigoroso non
1 Cfr. PAOLO CESARINI, Tutti gli anni di T ozzi, Montepulciano, Editori del Grifo,
1982.
2 F. TOZZI, Con gli occhi chiusi, in ID., Opere. Romanzi, prose, novelle, saggi, a
cura Marco Marchi, Introduzione di Giorgio Luti, Milano, Mondadori, 1987, p.
69.
6
capisce e alle quali si abitua col tempo.
Mentre il padre si occupa soprattutto degli affari, e non solo di
quelli lavorativi viste le numerose avventure sentimentali, Federico
vive gli anni della fanciullezza guidato soprattutto dalla madre. Lei,
infatti, lo cura personalmente quando da bambino spesso si amma-
la; insieme trascorrono le vacanze estive a Castagneto, uno dei po-
deri del padre cui T ozzi sarà sempre particolarmente legato; ed è
ancora lei che si occupa della sua educazione. S'interessa anche di
avviarlo alla dottrina cattolica conducendolo a messa per le chiese
di Siena e affidandolo ad un prete affinché lo prepari per la prima
comunione. Nonostante le umili origini, Annunziata è una “signora”
nel suo mondo gremito di rustici e avventori della trattoria: il rispet-
to dei clienti e la devozione delle contadine ci mostrano una figura
fine e delicata, amante della lettura e dell'uncinetto, una donna de-
bole fisicamente ma allo stesso tempo forte ed eroica nel sopporta-
re il male in silenzio e senza disturbo per gli altri
3
. Questa è l'imma-
gine restituitaci dal personaggio di Anna, nel primo romanzo Con gli
occhi chiusi, intensamente ispirato proprio alla madre di T ozzi.
Durante gli studi ginnasiali Federico viene espulso dalla scuo-
la, ma la madre, convinta che il figlio debba studiare (contrariamen-
te al padre che ne vorrebbe fare un abile uomo d'affari come lui),
decide di condurlo da un sacerdote perché possa conseguire la li-
cenza da privatista. Proprio mentre lo accompagna a lezione viene
colta da una crisi, stavolta mortale. La scomparsa prematura di An-
nunziata segnerà profondamente l'animo di Federico; col passare
degli anni il giovane, e poi l'uomo, ne soffrirà dolorosamente
l'assenza in modo sempre più forte, tanto che la figura materna, ca-
ricandosi di profondi significati simbolici, sarà uno dei miti più pre-
senti nell'opera del futuro scrittore.
Con la morte della madre i rapporti tra Ghigo e il figlio non
migliorano: tra loro, così diversi, regna la reciproca incomprensione.
3 Cfr. P . CESARINI, Op. cit., pp. 20-21.
7
Il padre, forse per rispetto della volontà di Annunziata, decide di far
proseguire gli studi di Federico, che dopo essere stato espulso
dall'Istituto di Belle Arti passa alle Scuole T ecniche. Ma il rendimen-
to scolastico del ragazzo (anche per il comportamento ribelle) è
modesto.
Durante i trascorsi giovanili dietro all'immagine di un Federico
giovane «teppista»
4
comincia ad intravedersi anche lo spirito
dell'artista. Tra gare di bordello, amori di contrada, fughe e bravate
fra ragazzi, Federico si appassiona alla lettura. Dobbiamo alle accu-
rate ricerche di Paolo Cesarini l'enorme quantità di informazioni re-
lative a queste precoci letture, che si caratterizzano per la vastità e
la varietà degli argomenti. A partire dal 1898, T ozzi frequenta la Bi-
blioteca Comunale degli Intronati di Siena, richiedendo in lettura
volumi di De Amicis, Petrarca, Sterne, Socrate, Foscolo, alcuni nu-
meri della «Nuova Antologia», testi di geografia, diverse opere tea-
trali, una grammatica francese, ma anche autori come Carducci,
Giacosa, D'Annunzio, Goldoni, Ibsen, Ferrari, Dante, Ovidio, Leopar-
di
5
.
1.2. I primi amori: Olga, Isola, Annalena
Nel 1900 Ghigo sposa in seconde nozze Carlotta Granai, una
donna ormai matura di trentacinque anni che non gli darà figli; la
donna è associata a lui nella conduzione della trattoria e, come An-
nunziata, viene tradita ripetutamente. Per il giovane Federico appe-
na diciassettenne, non è facile vedere un'altra donna prendere il
posto dell'amata madre, ma Carlotta è una donna buona e pazien-
te, e nonostante la diffidenza iniziale, i rapporti tra i due sono di af-
fetto e stima reciproca.
In questi anni Federico vive le prime fervide esperienze cultu-
4 Quest'immagine emerge dalla testimonianza di Domenico Giuliotti (ivi, pp.
32-34).
5 Ivi, pp. 35-38.
8
rali e politiche: si rivolge al socialismo, con un’adesione che lui
stesso definirà «per via sentimentale»
6
e conosce l'intellettuale Do-
menico Giuliotti. Uniti da un forte spirito ribelle e dall'amore per la
letteratura, T ozzi e Giuliotti stringono una profonda amicizia che du-
rerà per tutta la vita. Risalgono a questo periodo anche le avventu-
re amorose: la prima in assoluto sembra essere quella con una stu-
dentessa senese, Olga Luzzi. La relazione s’interrompe però brusca-
mente, quando durante un diverbio, T ozzi schiaffeggia la ragazza
7
.
Ma è sicuramente l'amore per Isola, una nipote di contadini al
servizio di Ghigo, a segnare maggiormente l'animo giovanile di Fe-
derico. La storia d'amore è riferita in Novale, una serie di lettere poi
raccolte e pubblicate postume, che allora T ozzi scambiava con una
certa sconosciuta Annalena. Nonostante i continui riferimenti, nelle
lettere Isola non è mai descritta completamente; di lei emergono
solo due aspetti particolari: il suo essere bugiarda e la sua sensuali-
tà. I dettagli della loro relazione sono narrati, in particolare, in una
lettera datata 30 marzo 1903, dove T ozzi si scusa di dover scrivere
di «verità atroci e ributtanti»
8
,
proprio per il desiderio di raccontare
del suo amore con Mimì
9
. Risalendo a diversi anni prima, il ragazzo
riferisce tutta la storia: dai loro primi incontri a Castagneto a quan-
do dopo alcuni anni si rivedono a Firenze, fino al tragico epilogo. La
relazione va avanti per alcuni mesi; i due si vedono di rado fino a
quando, T ozzi riceve una lettera anonima, nella quale si dice che
Isola fa «delle cose sconvenienti» a Firenze. Si reca subito dalla ra-
6 F. TOZZI, Novale, con una Premessa e Notizie biografiche di Emma T ozzi, Mila-
no, Mondadori, 1925, p. 29, ora in ID, «Opere», VI, a cura di Glauco T ozzi, Fi-
renze, Vallecchi, 1984. Tutte le citazioni tratte da Novale fanno riferimento
all'edizione elettronica [pdf] disponibile su
<http://www.liberliber.it/libri/t/tozzi/index.htm> [Opera composta e corretta e
donata al progetto Manuzio dalla Edizioni B. A. Graphis, casa editrice della
Graphiservice S.r.l. Ultima visita: luglio 2012] tratta dall'edizione cartacea del
1925.
7 La notizia relativa a questo primo amore deriva, oltre che dalla testimonianza
di Giuseppe Mazzoni, amico di T ozzi durante gli anni giovanili (P . CESARINI, Op.
cit., pp. 45-46), anche da una lettera presente in F . TOZZI, Novale, cit., pp.
15-16.
8 F. TOZZI, Novale, cit., p. 37.
9 Con questo nome inizialmente T ozzi chiama Isola in Novale.
9
gazza e la trova incinta. Lo shock per il tradimento è grande, Federi-
co si sente confuso e tradito e dopo un iniziale proposito di perdono
decide di non rivederla più.
Dalle lettere emerge quanto il tradimento, e in generale tutta
la storia con Isola, segnino profondamente l'immaginario del futuro
scrittore tanto che, nelle lettere successive alla dolorosa scoperta,
T ozzi si lascia andare a improvvisate prove letterarie, scene a tratti
deliranti, dove realtà e fantasia si confondono continuamente. Addi-
rittura T ozzi crea un finale narrativo alla situazione che sta vivendo:
immagina e descrive la visione degradante di un'Isola prostituta, or-
mai imbruttita e invecchiata, che muore nello squallore e in solitu-
dine
10
. Ma se nella vita l'esperienza con Isola termina qui, la sua
storia continua, attraverso il personaggio di Ghisola, nella “vicenda
letteraria” del romanzo autobiografico Con gli occhi chiusi.
Negli stessi anni della storia d'amore con Isola, Federico, allo-
ra neppure ventenne, intraprende una singolare corrispondenza
epistolare con una certa Annalena
11
. Dietro la misteriosa interlocu-
trice si cela una signorina senese, Emma Palagi, ragazza sensibile,
colta e fervida cattolica. Ai primi indugi di lei corrispondono la curio-
sità e l'esuberanza di Federico che le scrive, inizialmente senza ri-
cevere risposta, per «aver agio di studiare il carattere di una giova-
ne donna»
12
. Con lei il giovane si confessa: a lei parla delle proprie
letture, propone discussioni impegnate sull'arte, la politica, la filoso-
fia, racconta la proprie esperienze di vita e la storia d'amore con
Isola. Annalena è la prima (dopo Domenico Giuliotti) a cui Federico
si mostra come aspirante artista
13
. Ne deriva l'immagine di un gio-
vane scapestrato che vive alla bohème, ma che dietro l'apparente
«rozzezza degli atti esteriori» conserva «intatta la purità
10 Ivi, pp. 42-44.
11 Come si accennava sopra a proposito della storia con Isola, una scelta delle
lettere scritte ad Annalena sono state raccolte in Novale, pubblicato postumo
dalla moglie di T ozzi. Il volume contiene due gruppi di lettere: quelle del
1902-1903 indirizzate ad Annalena e quelle del 1906-1908 dirette alla stessa
donna, Emma Palagi, divenuta poi la moglie dello scrittore.
12 Ivi, p. 10.
10
dell'anima»
14
. La ragazza, da parte sua, si dimostra saggia e sensi-
bile e «come una buona mammina» diventa la sua consigliera, ac-
cogliendo confidenze in cui spesso, combinando reale e immagina-
rio, Federico si lascia andare a vere e proprie improvvisazioni lette-
rarie. Tra i due si instaura un rapporto sempre più confidenziale: An-
nalena sembra proprio colei che «senza saperlo, l’anima di Rodolfo
aspettava»
15
.
1.3. “La conversione”
Alle antiche cause su cui poggiano le incomprensioni tra Ghi-
go e Federico, (il desiderio del padre, senza corrispondenza in Fede-
rico, che continui l'attività di famiglia, le diverse convinzioni politi-
che, le ambizioni artistiche del figlio incomprensibili per il padre) se
ne aggiungono delle nuove. Una su tutte l'introduzione alla trattoria
di Rosina, una giovane cameriera. La ragazza, amante di Ghigo,
sembra avere una grande influenza su di lui, spadroneggiando, in-
troduce in trattoria dei suoi parenti con l'aiuto dei quali insidia il
rapporto, già abbastanza difficile, tra padre e figlio. Non è certo la
prima amante di Ghigo, ma di sicuro la più «pericolosa»
16
; infatti, vi-
sta l'età avanzata dell'uomo e i rapporti problematici con l'unico fi-
glio, non può non avere mire sull'eredità del trattore, per il quale la
donna diviene indispensabile.
Durante la fanciullezza, oltre alle difficoltà familiari, Federico
deve superare anche diversi problemi di salute. Il ragazzo, che non
13 La vocazione artistica di Federico emerge oltre che dallo stile letterario da lui
assunto e dalle sue continue divagazioni sparse nelle lettere, anche da alcune
sue esplicite dichiarazioni: «Io che ho diritto di chiamarmi artista» (ibid.); «Egli
ha un'idea fissa...quella che un giorno (tra un anno, due...) avrà potuto com-
porre (come egli dice) un’operuccia drammatica» (ivi, p. 17).
14 «Nella rozzezza degli atti esteriori, conservo intatta la purità della mia anima a
cui non giungono se non le armonie...» (ivi, p.10).
15 Rodolfo è uno degli pseudonimi con cui Federico si fa chiamare nelle lettere ad
Annalena. Gli altri sono Bernardo e Isola di Federico.
16 «Rosina era diversamente pericolosa. […] Ella mirava assai in alto». (P .
CESARINI, Op. cit., p. 97).
11
ha mai goduto di ottima salute, si trova nel 1904 ad affrontare due
malattie: è afflitto da una malattia venerea e successivamente da
un'altra agli occhi, che lo costringe per diversi mesi all'oscurità e
all'isolamento. Nonostante non sia provata una concreta relazione
tra i due mali, il fatto stesso di essere colpito proprio alla vista, di
vivere “con gli occhi chiusi”, subito dopo aver contratto una malat-
tia legata alla sfera sessuale, colpisce fortemente l'animo sensibile
del giovane Federico, sempre pronto a cogliere sensi simbolici e mi-
steriosi dietro le proprie esperienze di vita. All'epoca egli è ancora
diviso tra una vita disordinata con i vecchi compagni e un'indefini-
ta, eppur profonda, aspirazione verso l'ideale e l'arte. Pertanto sen-
te il periodo vissuto in semicecità e isolamento quasi come una pu-
nizione per la propria condotta di giovane scapigliato. Durante la re-
clusione, Federico ha quindi il tempo di meditare su sé stesso, tanto
che esce dalla malattia profondamente cambiato. Infatti, abbando-
na il socialismo e si allontana dalle vecchie amicizie, mentre risco-
pre Dio e si dedica rigorosamente all'impegno intellettuale, attra-
verso precisi programmi di lettura. In questo cambiamento, una
vera è propria «conversione»
17
, grande importanza ha la presenza
di Annalena (ormai nota come Emma Palagi), l'unica persona con
cui Federico mantiene i contatti durante la malattia. L'influenza del-
la ragazza, divenuta la sua consigliera più fidata, è fortissima sia
nell'avvicinamento alla religione (fin dalle prime lettere all'ostenta-
to ateismo di Federico fa riscontro la fede assoluta di Emma), che
nella rottura con le antiche frequentazioni. Così Federico si concen-
tra sulla propria vocazione letteraria vivendo in solitudine, escluso e
dalla vita familiare e da quella cittadina. Trascorre le proprie giorna-
te dedicandosi esclusivamente a vaste e rigorose letture, secondo
precise linee di ricerca: Dante, Boccaccio e gli antichi scrittori sene-
17 La svolta cattolica è raccontata dallo stesso scrittore nel suo articolo La mia
conversione pubblicato per la prima volta sulla rivista «San Giorgio», II, n.
9-12, 15 maggio-15 luglio 1913 e ora contenuto in F. TOZZI, Cose e Persone.
Inediti e altre prose, «Opere», IV, a cura di Glauco T ozzi, Firenze, Vallecchi,
1981, p. 307.
12
si con una predilezione per i mistici, i classici latini e i libri d'arte.
Frattanto la relazione sentimentale con Emma, ostacolata dai
parenti, subisce diverse interruzioni per poi riprendere nel 1906,
quando la ragazza si trasferisce a Roma per lavorare come infer-
miera al nuovo Policlinico. Il rapporto tra i due è sempre più profon-
do tanto che ora si parla di vero e proprio amore, un amore passio-
nale ma non privo di sofferenze. Federico, «era in un momento di
reale squilibrio molto somigliante alla pazzia»
18
e la donna sembra
l'unica in grado di dar pace al suo animo tormentato, di sostenere
le sue ambizioni artistiche e infondergli fiducia. Nonostante la pro-
pria onesta condotta e l'amore incondizionato, Emma però non rie-
sce a vincere completamente le paure e l'incertezza di Federico.
Dalle lettere scritte ad Emma tra il 1906 e il 1908 e contenute nella
seconda parte di Novale, emerge l'ambivalenza e la forza dei senti-
menti, estremi ed opposti allo stesso tempo, che T ozzi prova per la
donna, amata e venerata quasi come una divinità e un attimo dopo
insultata e colpita da scatti di violenza e di minaccia.
Alcuni mesi dopo il trasferimento di Emma, Federico la rag-
giunge a Roma, sperando di potersi far strada in qualche giornale.
Al viaggio e alle spese iniziali provvede la fidanzata, successiva-
mente il soggiorno romano di Federico è sostenuto dal padre che,
nonostante la costante disapprovazione verso le scelte del figlio,
decide comunque di assecondarlo. L'esperienza però si risolve in un
fallimento. Le speranze del giovane di inserirsi nell'ambiente cultu-
rale romano vengono puntualmente deluse. La frustrazione cre-
scente per il proprio fallimento non migliora lo stato d'animo di Fe-
derico che si lascia andare a sfoghi di gelosia verso Emma: egli non
sopporta il fatto che la fidanzata faccia l'infermiera, si offende per
inezie, si infuria per un articolo sulla professione infermiera che la
ragazza pubblica su una rivista femminile. Eccessi e cambi repenti-
18 Così postilla Emma nelle note alla seconda parte di Novale (F. TOZZI, Novale,
cit., p. 162).
13