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INTRODUZIONE
Sin dalle origini l’essere umano ha dovuto saper convivere con una realtà più
grande di lui: l’ambiente.
La presenza di siti molto differenti da un punto di vista climatico-biologico ha
tuttavia permesso alla specie umana di svilupparsi ed evolversi, superando con
intelligenza e laboriosità gli ostacoli naturali in funzione della propria sopravvivenza.
L’impianto terrazzato costituisce il mezzo attraverso cui l’uomo nel tempo ha
dominato una tra le variabili naturali a lui più difficili da gestire, il rilievo in
pendenza.
La funzione primaria del terrazzamento è la trasformazione dal pendio in piano,
affinché al terreno stesso possano attribuirsi differenti destinazioni d’uso.
Da un punto di vista morfo-ambientale, il sistema terrazzato ha permesso una
miglior gestione idrica, pedologica e produttiva di un ambiente declive.
Gli effetti positivi sopracitati hanno dato origine nel tempo a processi più o
meno complessi, in grado di trasformare o avvalorare una singola realtà geografica
quale un’area terrazzata in un modello di gestione del territorio.
La capacità ed operosità umana di interagire con l’ambiente, avvalendosi di
tecniche quali il terrazzamento (atte alla creazione di un terreno favorevole alla vita
vegetale), mi ha indotto a voler scoprire ed indagare sui paesaggi terrazzati nella
Marca Trevigiana, in particolar modo abbracciando una fascia estesa oltre sessanta
chilometri, da Borso del Grappa a Fregona, quasi ai confini del Pordenonese.
Il seguente lavoro è articolato in quattro livelli, che focalizzano via via
l’attenzione da elementi generali sino ad analisi mirate.
Una prima parte introduce il concetto di terrazzamento, esaminabile attraverso
un’ottica pluridisciplinare.
Sviluppatisi a partire dal XIII secolo fondamentalmente per esigenze di difesa
del terreno, con il passare dei secoli i sistemi terrazzati sono il frutto di necessità
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primarie, ossia il poter cibarsi e, a partire dalla fine del XV secolo, veri propulsori di
società e culture.
L’introduzione di colture intensive e in conseguenza di nuove tecniche agricole
(quali il drenaggio e il recupero di acqua piovana, depositi di cibo o materiale) ha
contribuito, in un primo momento, alla fortuna dei terrazzamenti in grado, nel loro
piccolo, di garantire autosufficienza agli abitanti delle località circostanti. Tuttavia,
l’utilizzo massiccio di soluzioni artificiali (insetticidi e fertilizzanti) alla lunga ha
compromesso la funzione dei terrazzamenti che, anche grazie alle spese di
manutenzione, sono stati progressivamente abbandonati o sostituiti, deturpati o
eliminati, vittime dell’uomo e delle sue pretese e lasciati a sé stessi, fagocitati in
seguito da un naturale rimboschimento.
I paesaggi terrazzati ancora in auge sono principalmente gestiti da privati, i
quali ne salvaguardano la storia più che il valore economico e produttivo, vive
testimonianze di una cultura passata in cui le differenze univano la gente e quel poco
che la terra produceva era un dono da spartire.
Di natura più tecnico-statistica è la seconda parte di questo progetto, che
analizza in generale il panorama delle aree terrazzate in Veneto, rielaborando la
«Carta dei paesaggi terrazzati del Veneto», edita nel 2007 in seguito al progetto
Venter, coordinato da Mauro Varotto.
Avvalendosi di tabelle che specificano i diversi parametri con cui classificare i
terrazzamenti, ad esempio l’estensione per provincia o l’intensità del terrazzamento a
seconda dell’inclinazione, è stato possibile definire un quadro d’insieme dei
terrazzamenti nel territorio veneto.
A chiudere la presentazione e il confronto delle schede di analisi,
rispettivamente utilizzate nel Progetto ALPTER e nel Progetto Venter.
Il terzo capitolo è anch’esso suddiviso in due sezioni: la prima consiste in un
inquadramento geografico delle aree in esame, ossia la fascia settentrionale della
provincia di Treviso (comprendenti le Prealpi Trevigiane) e il comune di Borso del
Grappa; la seconda racchiude una documentazione fotografico-analitica dei
terrazzamenti ivi trattati.
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L’opera di identificazione di muri a secco e terrazzamenti, oltre ad una prima
consultazione online dei P.A.T. e P.A.T.I. (Piano di Assetto del Territorio/Piano di
Assetto del Territorio Intercomunale) di parte dei comuni in esame, è stata resa
possibile grazie ai dati riportati dal Progetto Venter, ai quali ha fatto seguito una
lunga ricerca personale in loco.
La disponibilità di alcuni residenti limitrofi e/o proprietari delle aree terrazzate
descritte ha giovato alla realizzazione del presente lavoro, ancor più arricchendo la
mia conoscenza personale del territorio e delle tradizioni nel Grappa e nell’alto
trevigiano.
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Capitolo Primo
Il concetto di terrazzamento: focus multidisciplinare
1.1 - Inquadramento geo-storico
I terrazzamenti artificiali a fini agricoli caratterizzanti una buona parte dei
versanti alpini sono una realtà pluricentenaria. Nonostante la loro esistenza e
diffusione siano opera di una certa datazione, i paesaggi terrazzati non sono mai stati
oggetto di una cospicua analisi pluridisciplinare, spaziante dalla storia alla botanica,
dall’archeologia all’ingegneria e architettura tradizionale.
La mancanza di casi di studio e ricerche approfondite in merito sembrerebbe
essere collegata alla “naturalità” con la quale i terrazzamenti caratterizzano il
paesaggio e i territori montani.
Lo studioso Sereni identifica da sempre l’esistenza dei terrazzamenti come
mezzo per una «riduzione del suolo agrario in campi tendenzialmente orizzontali e di
conveniente ampiezza» (SERENI, 1961). Per consuetudine l’evoluzione e l’adozione
dei terrazzamenti si sono manifestate in maniera distinta nel tempo: inizialmente con
un’agricoltura di tipo estensivo fu ritenuto di fondamentale importanza assicurare la
difesa dei terreni in funzione di una lavorazione ottimale in un suolo sano (grazie alla
costruzione di ciglioni, ossia scarpate senza muri al margine di un dislivello).
Al passaggio verso un’agricoltura intensiva sono aumentate e si sono rafforzate
le opere di terrazzamenti, con l’ausilio di molteplici tecniche: le lunette (muri di
pietra a secco per il sostegno degli alberi); i gradoni (serie di ripiani a geometrie
irregolari sostenuti da ciglioni o muri a secco); le terrazze (successioni di ripiani
regolari costruiti con pietra comune) e le costruzioni di terrazze (realizzati con
materiali di un certo pregio e ricercatezza).
Malgrado esperti come Sereni considerino i terrazzamenti più come possibile
investimento nel mercato che soluzione al sovrapopolamento contadino, i modelli
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interpretativi caratterizzanti i paesaggi terrazzati sono esigui e trattano per lo più casi
legati al secondo dopoguerra.
La documentazione in materia identifica le città come soggetti attivi e/o passivi
nelle opere di realizzazione dei terrazzamenti.
Gli insediamenti monastici ad esempio giocano un ruolo diretto di promotrici
nei confronti di questo sistema artificiale di costruzione dei terreni. Per contro, in
ambito strettamente agrario, i paesaggi terrazzati sono, in primis, fertile base per la
coltivazione agricola e, in secundis, terreno adibito all’attività edilizia-commerciale
(mercati di scambio e smercio dei prodotti coltivati in loco, specialmente frutta,
ortaggi, agrumi, olio e vino). L’importanza del diretto coltivatore è stata sicuramente
quella di adattare e costruire una comunità in terreni con particolari condizioni
litologiche, geomorfologiche, climatiche ed economiche. La fase di realizzazione dei
singoli terrazzi, le geometrie, le tecniche costruttive e le diverse tipologie prodotte
sono oggetto di uno studio tutt’ora in corso, che individua operazioni eseguite da
intere comunità piuttosto che da piccoli interventi promossi da singoli coltivatori.
La costruzione dei terrazzi sono un problema storico-geografico, in effetti essi
rispondono ad esigenze multidisciplinari, pluridiffuse e frutto di continui
aggiornamenti nel tempo (DESPOIS, 1959, p. 105).
Proprio la complessità legata alla realizzazione dei terrazzamenti ha spinto alla
creazione di una serie di strumenti in grado di rendere sempre più efficace
pluridisciplinarmente l’indagine in loco: citiamo le schede tipologiche-descrittive
applicate agli elementi caratterizzanti i paesaggi terrazzati liguri.
L’adozione di una metodologia d’indagine mediante schedatura affronta in
maniera capillare le molteplici componenti caratterizzanti il macrotema dei
terrazzamenti artificiali ad uso agricolo.
La complessità di questo fenomeno è racchiusa in sei insiemi fondamentali,
ognuno formato da specifici elementi.
La prima tematica tratta i “Fattori di realizzazione, elementi e caratteri dei
terrazzamenti”, a cui fanno capo aspetti fisici-morfologici, agronomici-economici,
tecnici-ergonomici, demografici-insediativi, sociali-culturali.
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Il secondo gruppo concerne i “Caratteri materiali dei processi di terrazzamento
artificiale dei pendii”, ossia i caratteri costruttivi dei manufatti territoriali, le tipologie
a scopo economico, la diffusione geografica delle aree terrazzate, l’intensità, lo stato
di conservazione e la condizione in cui si trovano i terrazzamenti. Ad uno studio sugli
aspetti costruttivi bisogna aggiungere la misurazione delle singole opere terrazzate e
della quantità di materiale impiegatosi nella costruzione.
Il terzo insieme considera i “Caratteri materiali dei terrazzamenti”, dalle
tipologie costruttive a quelle culturali, dai sistemi di accesso e trasporto dei prodotti
ai sistemi di utilizzo dell’acqua.
La quarta tematica racchiude la “Dimensione territoriale dei sistemi terrazzati
artificiali”, ossia la misurazione dell’estensione e dell’intensità superficiale e,
soprattutto, l’incidenza paesaggistica che le aree terrazzate hanno nel territorio
circostante.
A ciò si lega uno delle problematiche più sentite dagli studiosi, il quinto aspetto
oggetto di studio, lo “Stato e condizioni d’uso dei paesaggi terrazzati” ovvero la
conservazione dei terrazzamenti, nel tempo vittime di abbandono, degrado o riutilizzo
in campo edilizio. La rinaturalizzazione di questi territori rende infatti lo spazio tanto
più fragile quanto più si era in esso manifestato il lavoro dell’uomo, in quanto ogni
trasformazione artificiale comporta uno stravolgimento su ciò che un tempo era
totalmente deserto. Citiamo ad esempio il processo di degradazione dei muri di
sostegno dei terrazzamenti: per quanto esso restituisca al pendio il proprio profilo
originale potrebbe risultare dannoso poiché la formazione di vegetazione instabile su
materiale in erosione porterebbe la caduta di queste masse abbandonate verso valle.
L’ambito finale di interesse si occupa del “Lessico tecnico e terminologia
locale” in materia di pratiche costruttive, pratiche agronomiche e strutture materiali
del terrazzamento. Lo studio di un fenomeno diffuso in diverse aree comporta
l’indagine storico-culturale dello stesso, la ricerca di testimonianze di coloro abitino
in un’area sottoposta a terrazzamenti e l’interpretazione del lessico specifico con la
collaborazione di linguisti, glottologi ecc.
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La capillarità dei paesaggi terrazzati nel tempo è aumentata e ciò ha richiesto
uno studio su diversi livelli di conoscenza: vi sono aree storiche ben conosciute ed
analizzate (Canale di Brenta, Val d’Aosta, Alpi Marittime, Valtellina) soprattutto in
merito al valore estetico-scenografico ed organizzativo; per contro vi sono zone
recentemente studiate o del tutto non ancora esaminate.
1.2 - Nascita e sviluppo dei terrazzamenti: esigenze sociali e
applicazione scientifica
La trasformazione da paesaggio a territorio, da un’area selvatica, incontaminata
ad un’entità abitata è una delle opere più complesse che l’uomo possa realizzare,
frutto di esigenze terrene e concezioni relative al rapporto individuo-ambiente.
I bisogni materiali scaturiscono da variabili storico-geografiche e sociali
(sviluppo della popolazione, particolari eventi che hanno caratterizzato la storia del
luogo), la percezione spaziale si forma attraverso le considerazioni riguardanti la
fisicità e l’estetica di un luogo.
Secondo Rapoport la quotidianità e le scelte giornaliere che l’uomo attua per un
sereno vivere derivano principalmente dal legame di realtà e idealità che rendono un
luogo selvaggio in un habitat domestico (RAPOPORT, 1990).
Chouquer aggiunge che questo binomio materiale-spirituale è alla base tanto
della costruzione quanto del possibile abbandono, ricostruzione e valorizzazione di
un’area terrazzata (CHOUQUER, 2001). La messa in opera di un terrazzamento è un
processo che spinge la collettività ad un preciso obbiettivo, seguendo un iter
contestuale deciso unanimemente: tutto ciò nel tempo ha consolidato un ventaglio di
diverse modalità di rappresentazione dei terrazzi.
Nelle Alpi e nella penisola iberica assistiamo ad uno sviluppo estremo di certi
versanti, in contrasto con la presenza di infrastrutture coperte e confuse dalla
vegetazione. Le terrazze alla base dei versanti sono nascoste dal verde o adattate
lungi i pendii, allo stesso modo dei terrazzamenti nella parte alta dei versanti. Tra gli
apparati più importanti vi sono quelli per la comunicazione e per il trasporto,
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recupero dell’acqua ed irrigazione: la loro presenza è celata all’interno dei muri di
sostegno del terrazzamento. Essi infatti ospitano vie idriche, gallerie e canali, rampe,
scale interne atte alla funzione del drenaggio e conseguente innaffiamento, ma anche
postazioni di caccia, deposito per gli utensili o dispense per il cibo (come
testimoniano alcuni casi in Aragona e nel Var).
Vi sono poi particolari realizzazioni dei muri di sostegno, le cosiddette terrazze
“erbose” o, in ambito collinare, i ciglioni (in francese ribes, rides) sostenuti da
arbusti, generalmente siepi.
Nonostante nel tempo si siano sviluppate nuove opportunità realizzative nel
consolidamento dei pendii, la costruzione dei paesaggi terrazzati è, per antonomasia,
legata all’utilizzo della pietra a secco, che «identifica i luoghi da dove estrarre la
pietra, materiale che trasformato renderà possibile il mutamento del suolo da terreno
di coltura a centro culturale residenziale» (AMBROSI, 1990, pp. 19-20).
Il recupero dei terreni in pendenza e l’organizzazione degli spazi sono la chiave
per creare dapprima una fertile base terrena-lavorativa e in seguito culturale, che nel
tempo possa creare attività, offrire servizi ed unire sentimenti diversi in un luogo
comune.
Gli ultimi progressi della tecnica dei terrazzamenti si datano a partire dalla metà
del XIX° secolo. In particolar modo negli ultimi trent’anni esperti quali geografi,
archeologi e storici hanno sempre cercato di rispondere ai grandi interrogativi che
ruotano attorno a questo tema; nel tempo si sono però moltiplicate le incertezze
riguardanti i presupposti e l’evoluzione delle tecniche del terrazzamento.
Sono stati ritrovati reperti geoarcheologici di opere in pietra a secco
appartenenti al Neolitico; in altre epoche (Età del Bronzo nel Vicino Oriente e in
Italia, era classica in Grecia, Alto Impero in Grecia, Alto Impero in Gallia) sono le
opere catastali e i documenti a testimoniare gli scavi e gli studi. A partire dalla fine
del XV° secolo fino al XX° secolo circa si intensificano a livello regionale i dati
riguardanti queste attività, in particolar modo lo sviluppo di differenti colture
(castagno, agrumi, olivi, gelsi) in seguito all’intensificazione demografica e il
proliferarsi di praterie artificiali.
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Le numerose crisi che hanno colpito il settore agricolo in quel periodo si sono
ripercosse anche sul processo di terrazzamento a fini agricoli, il tutto uniformando i
terreni ai modelli geomorfologici e di utilizzo del suolo: terrazzamenti pedemontani,
sostegni di rinforzo, doline (spianamento di formazioni carsiche), frutteti,
terrazzamenti funzionali per opere di drenaggio.
Resta il fatto che ogni piccola modifica interessante l’utilizzo dei terreni si è poi
trasmessa sul lavoro dell’uomo e sullo stretto legame uomo-ambiente e uomo-uomo.
De Reparaz cita il modello della “paysannerie tradizionale”, ossia piccole
società rurali, tendenti ad un’economia chiusa, in cui vi è un fortissimo rapporto tra la
terra e il lavoratore e tra i lavoratori stessi (DE REPARAZ, 1990). La condizione di
assoluta solidarietà, rispetto e dedizione per il lavoro ne fanno il modello privilegiato
per l’adozione e la permanenza dei terrazzamenti, oltrepassando l’adozione di leggi
tradizionali, regolamenti e contratti privati.
Gli elementi principali per il corretto funzionamento di questo microsistema
sono i rapporti sociali (l’aiuto, la fiducia e il legame affettivo-lavorativo reciproco tra
i singoli individui), la forte dedizione e concretezza nel lavoro (frutto della
consapevolezza di determinate norme tecniche basilari atte a garantire una
conoscenza del terreno e conseguente pianificazione costante.
Il modello della “paysannerie” è determinante nel definire i paesaggi terrazzati
delle realtà fisiche e socio-culturali, in cui i molteplici particolari materiali ed
immateriali si fondono in un unico insieme, caratterizzato dall’indivisibilità e, come
disse Chouquer, dalla «concretudine» (CHOUQUER, ibidem, 2001).
La realtà del sistema dei terrazzamenti subisce un declino a partire dalla metà
del XX° secolo. Espansione, rinaturalizzazione, valorizzazione e abbandono sono le
condizioni in cui essi versano (problematiche che gli esperti stanno studiando e a cui
cercano di porre rimedio). Le cause sono dovute ad elementi naturali (deterioramento
per erosione, instabilità idrogeologica) ma anche artificiali (progetto di disperato
recupero dell’integrità pedologica, aumento degli incendi, infestazione dei terreni). Il
tutto ha comportato una rivalutazione di queste aree, a seconda delle differenti
esigenze che spingono l’uomo a riutilizzarli. La pietra a secco, se erosa, può essere un
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materiale degradato da buttare ma anche un oggetto di gusto retrò-artigianale; l’esilità
di un terreno può essere il motivo per coltivare un particolare tipo di uva in grado di
produrre un vino particolarmente pregiato e d’eccezione il tutto secondo la visione
che la qualità di un prodotto e le sue garanzie si riconoscano dalle caratteristiche
intrinseche del luogo.
Il mantenimento delle opere di terrazzamento e l’immagine di un territorio
sembrano riflettersi nell’animo di chi un tempo ci viveva, quasi a voler far affiorare
l’identità culturale e collettiva che negli anni si è formata e ha formato quei luoghi.
La trasformazione comporterebbe quindi la radicalizzazione delle tradizioni passate e
la cancellazione di un vissuto.
1.3 - Fasi di costruzione di un terrazzamento e principali modelli nel
territorio italiano
Haussmann in merito tende ad uniformare la necessità di un terrazzamento con
l’obiettivo di creare un suolo fertile in un terreno sicuro geomorfologicamente
(HAUSSMANN, 1986, p. 487).
Despois identifica il processo di terrazzamento come il solo a garantire una
stabilità e sicurezza al terreno: a suoli più fragili e tendenti all’erosione si apportano
materiali più spessi, in grado di combattere l’erosione e trattenere l’umidità in
profondità (DESPOIS, 1956, p. 43).
La costruzione di un’area terrazzata inizia con l’attività di spietramento e
stesura del terreno. La preparazione pedologica è alla base per un corretto impianto di
terrazzamento e risponde a cause naturali quanto al lavoro umano, in effetti le
caratteristiche intrinseche influenzano il tipo di coltura su cui lavorare e viceversa.
Inoltre la terra non sempre presente in loco doveva essere trasportata come
testimoniano alcuni casi in Francia meridionale (nel 1600 e 1700).
Le operazioni di drenaggio richiedono cure fondamentali per assicurare una
corretta e completa ripartizione idrica sull’intera superficie terrazzata. Una delle
soluzioni è costruire un ripiano di pietre alla base del terrapieno in maniera da
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permettere l’infiltrazione dell’acqua verso la terrazza inferiore contenendo eventuali
spinte geomorfologiche. Un ulteriore sostegno è applicare uno strato di terra umida
sempre alla base del muro, in grado di arginare possibili spinte sotterranee anche se il
terreno è umido. Al fine inoltre di garantire l’afflusso idrico possono essere inseriti
dei canali interrati o superficiali.
La realizzazione di un terrazzamento prevede particolare attenzione alla fase di
edificazione del muro di sostegno. In effetti le pietre che lo compongono devono
aderire perfettamente costituendo un impianto solido su ogni frangente in grado di
garantire sicurezza e di essere saldo al terreno. Le fondamenta venivano in alcuni casi
create con l’aiuto di esplosivo in maniera da potervisi posizionare pietre di
grandissime dimensioni spinte il più profondamente possibile.
A seconda delle differenti esigenze e al grado di pendenza del versante, le
dimensioni dei muri di sostegno possono variare da pochi centimetri a qualche metro;
è fondamentale garantire in ogni modo adattamento al terreno, evitando che
movimenti di carattere geomorfologico compromettano l’integrità del sistema e
soprattutto permettendo all’acqua di correre lungo tutta la superficie terrena del
terrazzamento. Al termine della costruzione, grazie anche a dei contrafforti in pietra,
il muro viene leggermente inclinato verso l’esterno per contrastare le pressioni
sotterranee. Per quanto riguarda le estremità laterali l’apposizione di un supporto
perpendicolare al terrazzo o la sua graduale scomparsa nel terreno sono le soluzioni
più diffuse.
Come accennato in precedenza le dimensioni dei manufatti variano a seconda
dei fattori geomorfologici (quali la pendenza del versante, le diversità pedologiche)
ma anche dalle esigenze d’utilizzo e dai materiali disponibili. In effetti la
realizzazione del muro sarà tanto più gravosa e complessa più le pietre in uso sono
piccole e più i pendii sono ripidi (ci sono casi di pendenza al 60%).
Eseguiti i lavori di edificazione del muro, gli addetti alla manodopera dovranno
in seguito verifica re la stabilità dei manufatti: la manutenzione e i costi per le
riparazioni sono necessari a garantire l’integrità di un sistema fragile, sottoposto ad
agenti atmosferici che ne indeboliscono l’assetto.