zione dei processi di sfruttamento delle risorse fossili, in quanto
era ormai evidente l'improponibilita di una forte contrazione dei
cosumi energetici che avrebbe signicato un passo indietro nelle
condizioni di vita e lavoro raggiunte.Si passo poi alla individuazione di fonti energetiche assimila-
te alle rinnovabili nate da un migliore sfruttamento delle fonti
energetiche mediante processi in cascata.Questo processo ha poi trovato una sua codica nelle leggidi molti Stati e in direttiveche vanno a proporre strategie di
intervento dal livello continentale sempre piu in dettaglio sino
al livello comunale o anche dei singoli processi produttivi comeverra illustrato nei capitoli successivi.
In questa sede si propone una procedura di valutazione dei
ussi energetici ed exergetici all'internodiunvolume di con-
trollo denito su scala comunale, tale volume e stato suddiviso
in diversi livelli di aggregazione, per poter pianicare e simu-
lare scenari determinati dalla combinazione delle possibilitadi
intervento di cui attualmente si dispone.Tale procedura e stata messa a punto elaborando una cartelladi lavoro di MS Excel 97 per simulare il comportamento di
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diverse utenze tipicamente caratterizzanti una zona urbana, le
cui interazioni sono state evidenziate mediante la possibilitadivisualizzare i risultati a diverso livello di aggregazione a secondadei dati disponibili o del livello di dettaglio richiesto nell'analisi.Per la valutazione degli scenari proposti si indicheranno delle
linee guida per aancare agli obiettivi piu \tecnici", orientati al-
l'analisi energetica ed exergetica, valutazioni di tipo economico,
sociale ed ambientale che possono concorrere in un'unica funzio-ne costo secondo le metodologie di un'analisi multiobiettivo.
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Capitolo 1Normativa nazionale ed
internazionale
Nell'arontare il problema della predeisposizione di un PianoEnergetico Ambientale Comunale PEAC bisogna porre parti-
colare attenzione all'insieme di direttive e leggi da usare come
riferimento, cercando di non limitarsi alle sole emanate per lo
specico problema ma cercando di cogliere l'essenza anche delledirettive o delle linee guida riguardanti strategie a piu ampio
respiro per poter sviluppare un progetto che sia in armonia con
le \tendenze" nazionali ed internazionali.In questo caso l'analisinon si limita a considerare solo gli aspetti decisionali tipici del
\lato oerta" ma anche le esigenze del \lato domanda".
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Questo permette di avere a disposizione una metodologia ca-pace di assorbire esperienze estere e di coordinare i risultati del-
le ricerche in tutti i settori concretamente collegati al nostro
obiettivo.
1.1 Riferimenti normativi internazionaliAlivello internazionale si puo essenzialmente fare riferimento,per quanto riguarda l'aspetto politico, alle seguenti iniziative:Risoluzione di Lussemburgo:Stipulata il 29/10/1990 con la quale L'Unione Europea si eposta l'obiettivo di stabilizzare entro il 2000 le emissioni di CO2ai livelli del 1990.Carta Europea dell'Energia:E stata adottata nel 1991 dai rappresentanti dei governi degliStati e dai rappresentanti della Comunita Europea. Tra i suoi
obiettivi primari:\conseguire la massima ecienza nella produ-
zione, conversione, trasporto, distribuzione e impiego dell'ener-
gia, per accrescere la sicurezza e ridurre al minimo i problemidell'ambiente, su una base economica accettabile"Conferenza di Rio de Janeiro:
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Tenuta neol Giugno 1992 e promossa dall'Organizzazione del-
le Nazioni Unite per Ambiente e Sviluppo UNCED, all'internodi essa e stata stipulata la Dichiarazione di Rio sottoscrit-
ta da 166 Paesi (inclusa l'Italia) che auspica (senza porre alcun
obbligo) che i paesi industrializzati riducano o contengano le
emissioni di CO2 per prevenire gravi ed irreversibilimutamenti
climatici.Per l'Italia tali risoluzioni sono state recepite all'interno delPiano nazionale per lo sviluppo sostenibile in attuazio-ne dell'Agenda XXI con Delib. 28/12/1993 pur restan-do comunque vincolante l'impegno preso con la Risoluzione diLussemburgo gia citata.Dal punto di vista scientico e importante rilevare come il
concetto secondo il quale la gestione energetica e uno strumen-
to essenziale per il miglioramento della qualita urbana sia stato
esplicitamente assunto dal \Gruppo Aari Urbani" del Diret-
torato Ambiente dell OCSE (Organizzazione per la Coopera-
zione e lo Sviluppo Economico) che ha redatto un \Manualedi casi di successo nella gestione energetica urbana" presentato
all' International Council of Local Environment Initia-
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tives ICLEI del 1994 sulle misure da adottare nelle aree urba-ne in merito al pericolo di riscaldamento dell'atmosfera (GlobalWarming).
1.2 Riferimenti normativi \strategici" nazio-nali
Si passano in rassegna i riferimenti che rappresentano le linee
guida per la fase decisionale e che danno un'idea della \direzio-ne" verso cui si devono muovere tutte le scelte fatte, senza pero
entrare in dettagli tecnici che invece sono sviluppati in riferi-menti denibili \operativi" che verranno esposti nel paragrafo
successivo.
1.2.1 Piano Energetico Nazionale PEN
Il PEN nella versione approvata dal Consiglio dei Ministri nel
1988 (e non piu aggiornata) non costituisce una fonte norma-
tiva in senso stretto, ma deveintendersi come un documentoprogrammatico che ssa alcuni obiettivi primari della politica
energetica italiana, che sono poi tradotti in strumenti di go-
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verno dalle sue leggi attuativeche sono le L. 9/91 L.10/91CIP6/92 di cui si parlera in seguito.
In questa versione gli obiettivi sono:
{ l'uso razionale dell'energia
{ la protezione dell'ambiente e della salute dell'uomo
{ la diversicazione delle fonti e delle provenienze geopoliti-
che
{ la competitivita del sistema produttivo
{ lo sviluppo delle risorse nazionali
I primi due obiettivi sono legati al PEAC, il primo infatti eda vedersi in termini di interventi che abbiano eetti positivi
alivello sia economico che ambientale, il secondo non estato
inteso come un vincolo ma come indicazione per un approccio
\anticipatorio" volto ad evitare danni ambientali.Gli altri tre obiettivi sembrano piu scollegati dalle proble-matiche di un PEAC, ma si puo facilmente capire come siano
comunque da considerare nell'ottica dell'inserimento delle azioni
svolte a livello comunale in un piu complesso quadro di insieme
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nazionale che dovra tener conto anche della \competitivita" del-
le aree urbane al momento di una distribuzione sul territorio di
iniziative energetiche, anche in previsione di liberalizzazioni nel
settore energetico.
1.2.2 Piano nazionale per lo sviluppo sostenibileAlivello nazionale l'anello di raccordo tra le politiche energe-
tiche e ambientali e rappresentato dal piano nazionale per
lo sviluppo sostenibile in attuazione dell'Agenda XXI
approvato dal Comitato interministeriale per la programmazio-ne economica (CIPE) nel quale vengono ricapitolati gli obiettivida perseguire a livello nazionale, che possono essere riassunti
impostando i piani energetici con i seguenti caposaldi:
{ riduzione dei consumi di carburanti e combustibili fossi-
li tramite il miglioramento dell'ecienza nelle attivitadiproduzione, distribuzione e consumo dell'energia
{ sostituzione dei combustibili ad alto potenziale inquinante
{crescente adamento sulle fonti rinnovabili di energia
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Per quanto riguarda la riduzione o il contenimento delle emis-
sioni inquinanti in atmosfera si fa riferimento a normativeper
i grandi impianti termoelettrici a livello nazionale, e normative
sull'inquinamento transfrontaliero a livello internazionale [1].Altri obiettivi strategici sono cos indicati nel piano:Al ne di conseguire gli obiettivi di risparmio di energia e di
contenimento delle emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti
e di gas ad eetto serra, la politica italiana si sviluppasecondo
le seguenti lineestrategiche:
{promozione dell'ecienza energeticaedellaconservazionedi energia nell'uso del calore, dell'elettricitaedeimezzidi
trasporto
{promozione dell'ecienza nella produzione di energia, tra-mite l'adozione di nuove tecnologie ad alto rendimento per
la generazione di energia elettrica, la diusione di impiantidi cogenerazione elettricita-calore,il recuperodienergia da-
gli impianti di termodistruzione dei riuti e il recuperodel
calorediscarto
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{ sostituzione dei combustibili ad alto potenziale inquinante
con combustibili a basso tenoredicarbonio e privo di zolfo
come metano
{ riduzione di emissini di inquinanti dell'aria generate da
sorgenti sse, tramite l'applicazione del principio delle mi-
gliorie tecnologiche disponibili che non comportano costi
eccessivi per la combustione e il trattamento dei fumi e
l'adozione di \tecnologie pulite" per le produzioni industriali
{promozione del rinnovo del parco auto
{programmi di investimenti per lo spostamento di quote ri-
levanti di passeggeri e merci dal trasporto individuale su
strada al trasporto collettivo, preferibilmente su ferroopermare
{promozione delle fonti rinnovabili di energia
{ attivita di ricerca, sviluppo e dimostrazione nel campodelle
tecnologie energetiche ambientalmente sostenibili
Inoltre il Piano individua nel dettaglio gli strumenti per pro-muovere gli investimenti, per la qualicazione dei dispositivi di
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uso nale dell'energia e quelli per modicare i comportamenti e
accelerare l'accetazione dei prodotti [1, 2].
1.3 Riferimenti normativi \operativi" nazio-nali
1.3.1 Legge 9 Gennaio 1991 n.9
Il titolo di tale legge recita: Norme per l'attuazione del nuovoPiano energetico nazionale: aspetti istituzionali, centrali idroe-
lettriche ed elettrodotti, idrocarburi e geotermia, autoproduzio-ne e disposizioni scali poiche aronta la regolamentazione dei
rapporti tra autoproduttori ed enti di distribuzione dell'ener-
gia elettrica, a meno di particolari situazioni urbane fortemente
coinvolte sotto questo aspetto, tale legge ha un legame piu in-diretto con il PEAC della 10/91 insieme alla quale costituisce
lo strumento operativo fondamentale per attuare gli obiettivipressati.
In particolare:
{ l'art.28 favorisce l'allacciamento alle reti di teleriscalda-
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mento attraverso la concessine di beneci scali sia pure
temporalmente limitati
{ l'art.29 promuove la realizzazione di interventi atti a rea-
lizzareilcontenimento dei consumi energetici negli edici
attraverso la previsione di agevolazioni scali per i proprie-
tari
{ l'art.31 istituisce il Marchio di Risparmio Energeticoper gli elettrodomestici prevedendone etichettatura comeda direttive CEE, e demandando all'ENEL ed alle imprese
elettriche degli enti locali la realizzazione di una campagnadi sensibilizzazione dell'utenza.
1.3.2 Legge 10/91Questa legge, che titola \Norme per l'attuazione del Piano ener-
getico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di ri-
sparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili" risulta
essere di fondamentale importanza per la redazione di qualsia-
si programma in materia energetica in quanto ssa e demanda
a provvedimenti applicativi, emessi o di prossima emissione, la
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traduzione tecnica degli intendimenti relativamente alla gestio-ne energetica, alla progettazione, messa in opera ed esercizio di
edici e impianti, alle competenze del responsabile energetico,
alla certicazione energetica degli edici.All'art.1 comma 3 con integrazione nel CIP n.6/92 si classi-cano le fonti di energia nel seguente modo:
{ fonti di energia rinnovabili il sole, il vento, l'energia
idraulica, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso
e la trasformazione dei riuti organici ed inorganici o diprodotti vegetali
{ fonti di energia assimilate a quelle rinnovabili la co-
generazione, intesa come produzione combinata di energia
elettrica e calore, se soddisfa la condizione tecnica per l'as-
similabilita denita nel CIP n.6/92, il calore di risulta, fumidi scarico ed altre forme di energia recuperabile in proces-
si ed impianti; gli scarti di lavorazione e/o di processi; le
fonti fossili prodotte esclusivamente da giacimenti minerari
isolati
{ fonti di energia convenzionali combustibili fossili com-
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merciali e altre non rientranti nelle lettere precedentiGli impianti di cogenerazione e gli impianti che utilizzano
contemporaneamente RSU o biomasse e combustibile fossile com-merciale in quantita eccedente quella strettamente necessaria alprocesso di combustione, sono assimilabili agli impianti che uti-
lizzano fonti rinnovabili quando l'energia primaria da fonti non
rinnovabili complessivamente consumata dal sistema in essame e
inferiore a quella che verrebbe consumata per ottenere la stessa
energia (elettrica e termica) con le migliori tecnologie conven-
zionali disponibili (centrale a ciclo combinato e caldaia ad alto
rendimento).All'art. 5vengono istituiti i Piani Regionali relativi all'usodelle fonti di energia rinnovabili;e prevista una suddivisionedel
territorio regionale in bacini intesi come le aree piu idonee aini della fattibilitadegliinterventi di uso razionale dell'energia
e di utilizzo delle fonti rinnovabili e che saranno individuati dalle
autorita regionali, come prescritto all'art.6.
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