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INTRODUZIONE
Nel mondo di oggi si tende a credere che la maggior parte dei pericoli per la salute
umana, correlati all’alimentazione, siano dovuti ai composti chimici come ad
esempio i pesticidi contenuti negli alimenti. In realtà una parte consistente di rischio
è attribuibile ad agenti biologici che possono venire a contatto con l’uomo in vario
modo. Le fonti di tali agenti possono essere rappresentate da alimenti derivati da
animali infetti o contaminati durante il processo di lavorazione, di conservazione o
anche di preparazione domestica. Molti sono gli agenti biologici che possono
contaminare gli alimenti: virus, batteri, parassiti. Negli ultimi anni sono stati
identificati nuovi agenti emergenti tra i quali appunto Campylobacter ed è aumentato
il numero delle patologie correlate ad essi. Tra le cause di tale incremento possiamo
annoverare: i cambiamenti demografici e comportamentali come l’aumento del tasso
di suscettibilità (per esempio dovuto all’invecchiamento), il consumo di alimenti che
potrebbero essere facilmente contaminati (ad esempio carne non sufficientemente
cotta) e il consumo di alimenti nella ristorazione collettiva; la diffusione su larga
scala di alimenti derivanti da processi industrializzati; il commercio globale; i viaggi
internazionali e gli allevamenti intensivi dove l’enorme quantità di liquami
rappresenta un serbatoio per agenti patogeni in primis per Campylobacter. In questa
tesi analizzerò gli organismi del genere Campylobacter e le varie fonti animali,
ambientali e di manipolazione degli alimenti che essi possono contaminare.
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1. TASSONOMIA
1.1 Storia della tassonomia
Con il termine Campylobacter si indicano batteri gram-negativi appartenenti alla
famiglia delle Campylobacteraceae, insieme all’altro genere Arcobacter. La storia
del genere Campylobacter inizia nel 1886 con la prima descrizione fatta da Theodor
Escherich. Il primo isolamento risale al 1913 quando McFadyean e Stockman
isolarono un organismo Vibrio-simile da feti abortiti di ovini.
Il genere Campylobacter è stato creato nel 1963 quando Sebald e Vèron vi
introdussero due specie Vibrio-simili, Vibrio fetus e Vibrio bubulus, che chiamarono
rispettivamente Campylobacter fetus e Campylobacter bubulus.
Nel 1973 Vèron e Chatelain pubblicarono uno studio sulla tassonomia degli
organismi Vibrio-simili includendo quattro distinte specie nel genere
Campylobacter: Campylobacter fetus, Campylobacter Coli (isolato da feci di
maiale), Campylobacter jejuni (isolato da feci bovine, da colture di sangue di esseri
umani affetti da gastroenterite e da feci ovine) e Campylobacter sputorum.
Quest’ultimo comprendente due sottospecie: C. sputorum sottospecie sputorum
(isolato da sputo di pazienti affetti da bronchite) e C. sputorum sottospecie bubulus
(isolato da vagina e sperma bovini). L’ avanzamento tecnologico avutosi negli anni
ottanta rese disponibili nuove ed adeguate procedure di isolamento portando, in quel
periodo, ad un rinnovato interesse nella ricerca su Campylobacter. Come
conseguenza molteplici organismi, tra i quali proprio i campilobatteri, furono isolati
da una larga varietà di fonti umane, animali e ambientali e gradualmente vennero
descritte nuove specie. Le analisi tassonomiche, fino ad allora basate su procedure di
diagnosi microbiologica laboratoriale, subirono un miglioramento con l’introduzione,
sempre negli anni ottanta, della filogenesi basata sull’rRNA. I primi studi di
filogenesi basati sull’rRNA vennero pubblicati negli ultimi anni ottanta dimostrando
che il genere Campylobacter era estremamente eterogeneo e composto da tre distinte
linee filogenetiche. Negli anni successivi vennero fatte revisioni della tassonomia e
della nomenclatura del genere Campylobacter e dei batteri correlati.
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La linea filogenetica del genere Campylobacter è oggi nota come la suddivisione
epsilon dei Proteobacteria. All’interno di questa linea distinguiamo tre clusters di
omologia con l’rRNA. Al primo appartengono le specie: Campylobacter fetus,
C. hyointestinalis, C. concisus, C. mucosalis, C. sputorum, C. jejuni, C. coli, C. lari,
C. upsaliensis, Wolinella curva, Wolinella recta e Bacteroides ureolyticus.
Al secondo appartengono le specie: Campylobacter nitrofigilis, C. cryaerophila,
Arcobacter butzleri e A. skirrowii. Al terzo appartengono le specie: Helicobacter
pylori, H. mustelae, Campylobacter cinaedi, C. fenneliae, Wolinella succinogenes,
Flexispiaria rappini e altri ceppi CLO( Organismi Campylobacter-simili ).
Successivamente si è avuta una classificazione rivista del genere Campylobacter
prendendo in considerazione i risultati filogenetici derivanti da tecniche di
ibridizzazione DNA-rRNA e dati pubblicati sul genotipo e fenotipo di questi
organismi. Al genere Campylobacter vennero ristrette quelle specie appartenenti al
cluster di omologia contenente Campylobacter fetus, la specie tipo del genere.
Wolinella curva, W. recta e Bacteroides garcilis vennero inclusi nel genere
Campylobacter rispettivamente come Campylobacter curvus, C. rectus e C. gracilis.
Bacteroides ureolyticus venne considerato un parente stretto di Campylobacter ma il
suo status tassonomico non venne modificato. Il nome Arcobacter venne proposto
per gli organismi appartenenti al secondo cluster di omologia. Infine Campylobacter
cinaedi e C. fenneliae furono trasferiti nel genere Helicobacter come Helicobacter
cinaedi e H. fenneliae , rispettivamente. Wolinella succinogenes rimase l’unica
specie del genere Wolinella. Da allora sono state inserite numerose altre specie di
Campylobacter, Arcobacter e di Helicobacter .
Infine i generi Campylobacter e Arcobacter furono inclusi nella famiglia delle
Campylobacteraceae vista la condivisione di caratteristiche fenotipiche e
genotipiche.
1.2 Studi di tassonomia
Negli studi tassonomici, ovvero quelli atti alla classificazione degli organismi
viventi, è di fondamentale importanza l’integrazione con la filogenesi. Quando si
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parla di filogenesi ci si riferisce ad uno studio rivolto alle sequenze di geni, di
proteine, ecc. , con l’obiettivo di individuare la storia evolutiva di un insieme di
specie. Una volta risolti i collegamenti evolutivi, in funzione della parentela esistente
tra gli organismi studiati, è possibile procedere alla classificazione e alla
nomenclatura degli organismi considerati. Per poter costruire un albero filogenetico è
necessario avere dati con un certo grado di variabilità, che consenta di fare dei
confronti. In generale, gli studi per le indagini tassonomiche del genere
Campylobacter sono stati condotti utilizzando in primis le analisi di similarità di
sequenza del gene per l’rRNA 16S. Il DNA nucleare codificante per gli RNA
ribosomiali è stato ampiamente utilizzato perché presenta un elevato grado di
conservazione. Con questa tecnica è stato costruito l’albero filogenetico della
famiglia delle Campylobacteraceae e dei batteri correlati riportato nella Fig.1.
Il progresso negli studi sull’intero genoma di Campylobacter ha reso questa tecnica
utile nel supportare la classificazione tassonomica.
I sets di dati costituiti da un singolo gene o da un ristretto numero di geni
concatenati, hanno un’elevata probabilità di errore nell’inquadramento filogenetico.
Una buona affidabilità può venire quindi dall’inclusione nell’esame di un largo
numero di geni selezionati, scelti all’interno delle sequenze dell’intero genoma.
Attualmente sono state ottenute sequenze genomiche complete e incomplete per sette
specie del genere Campylobacter : C. coli, C. concisus, C. curvus, C. fetus, C. jejuni,
C. lari e C. upsaliensis. I genomi sono stati sottoposti ad analisi comparative ed è
stato così possibile selezionare markers filogenetici, cioè geni ortologhi scelti in
base a specifiche caratteristiche come avere esattamente una copia in ognuno dei
ceppi considerati, non mostrare alcun segnale “rumoroso” (dovuto cioè ad eventi di
ricombinazione o di trasferimento genico orizzontale) ecc. . È stato così selezionato
un set di 60 geni di base che potrebbero essere usati per stimare la filogenesi del
genere Campylobacter.
La Figura 2 riporta la filogenesi basata sull’intero genoma.
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Figura 1. Albero filogenetico della famiglia delle Campylobacteraceae e dei batteri correlati.
Figura tratta da Campylobacter, a cura di Irving Nachamkin, Christine M. Szymanski e
Martin J. Blaser, 2008.
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Figura 2. Filogenesi di Campylobacter basata sull’intero genoma. Figura tratta da
Campylobacter, a cura di Irving Nachamkin, Christine M. Szymanski e Martin J. Blaser,
2008.
C. fetus sottospecie fetus
C. curvus 525.92
C. concisus 13826
C. lari RM2100
C. upsaliensis RM 3195
C. coli RM2228
C. jejuni sottospecie doley 269.97
C. jejuni sottospecie jejuni HB93-13
C. jejuni sottospecie jejuni 81-176
C. jejuni sottospecie jejuni 260.94
C. jejuni sottospecie jejuni CG8486
C. jejuni RM1221
C. jejuni sottospecie jejuni NCTC 11168
C jejuni sottospecie jejuni 84-25
C. jejuni sottospecie jejuni CF93-6
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La comparazione dell’intero genoma ha consentito di chiarire, grazie al crescente
numero di genomi interamente sequenziati, quali ceppi comprendere all’interno di
una specie e quali invece distinguere in specie differenti.
Alcuni studiosi hanno dimostrato che il valore soglia del 70% di riassociazione
DNA-DNA corrisponde al 69% di DNA conservato e al 95% di identità
nucleotidica media (ANI, Average Nucleotide Identity). Quest’ultima è una misura
della relazione evolutiva basata sulla similarità di sequenza di geni ortologhi.
È stato così possibile verificare, per esempio, per i ceppi di Campylobacter jejuni
un range compreso tra il 95.24% e 99.68% di ANI, con valori maggiori per la
sottospecie C. jejuni jejuni rispetto alla sottospecie C. jejuni doley .
La prima specie più strettamente imparentata con C. jejuni è C. coli e la seconda è
C. upsaliensis. In contrasto, è stata verificata una maggiore divergenza evolutiva tra
specie appartenenti al genere Helicobacter rispetto a qualsiasi altre specie del genere
Campylobacter.
Inoltre i valori di similarità ottenuti hanno consentito di rilevare l’effetto che
l’ecologia ha avuto su questo gruppo di organismi. È noto che l’ambiente è uno dei
maggiori fattori agenti nel modellare l’evoluzione del contenuto genico di un
organismo. Differenze genomiche più ampie potrebbero essere il risultato di
un’evoluzione differenziale degli stessi ceppi in ambienti differenti.
Per esempio, i valori di similarità intraspecifica dei ceppi di Campylobacter jejuni
( fatta eccezione di Campylobacter jejuni sottospecie jejuni CG8486, il cui genoma
non è stato ancora completamente sequenziato ) vanno a partire dal 74% ; il corrente
dato è indicativo del fatto che questo è un organismo ecologicamente versatile.
Queste differenze sono probabilmente determinate dall’ampio range di ospiti che il
batterio colonizza come esseri umani, pollame, oltre ad un’ampia varietà di specie di
uccelli selvatici.
Numerosi geni sono stati esaminati per fini tassonomici e di identificazione degli
organismi. Per esempio il gene groEL che codifica per la proteina GroEL,
appartenente alla famiglia delle chaperonine, necessarie per il corretto ripiegamento
di molte proteine.
Dagli inizi del 2000 si è avuto lo sviluppo di schemi per la tipizzazione di sequenze
multilociche, che sono stati utilizzati per molte specie di Campylobacter. Da allora
questo tipo di analisi rappresenta l’approccio più realistico per studiare la diversità e
l’evoluzione delle specie.