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INTRODUZIONE
La società occidentale contemporanea rappresenta il teatro dello svilupparsi e
dell'evolversi di fenomeni sociali differenti per intensità, diffusione e portata degli
effetti sulla vita dei singoli individui. Questi fenomeni, indipendentemente dalla loro
centralità o meno nel sistema sociale, sono di estremo interesse dal punto di vista
sociologico in quanto riescono ad esprimere, da prospettive diverse, alcune tendenze di
cambiamento che caratterizzano l'attuale contesto di modernità avanzata.
In questa trattazione si intende indagare sociologicamente un fenomeno attuale ed in
rapida ascesa: la sempre più diffusa pratica di sport da combattimento nell'ambiente
sportivo occidentale.
Lo spunto per lo studio svolto in questa sede è nato dal contatto con una realtà fino a
poco tempo fa sconosciuta in Italia: la Muay Thai, sport da combattimento originario
della Thailandia e introdotto in Europa e Stati Uniti, con grande successo, da qualche
decennio. Osservare come questa pratica abbia raccolto intorno a sé appassionati,
praticanti e non, organizzazioni sportive, eventi e una crescente commercializzazione
del settore fa riflettere sulle ragioni di tale fenomeno.
Ampliando la visuale, si può notare come sia stato tutto il settore degli sport da
combattimento, comprendente sport classici come il pugilato fino ad arrivare alle arti
marziali e ai nuovi fight sport ibridi (MMA, K1, ecc.), ad aver ottenuto negli ultimi anni
maggior affluenza di atleti, maggior visibilità e maggiori introiti.
Allora la domanda di ricerca non può che essere legata alle motivazioni che spingono il
singolo ad appassionarsi a tali attività sportive e se questa tendenza sociale in ascesa
non sia strettamente interconnessa al contesto di modernità avanzata in cui ci troviamo.
L'ipotesi di partenza è che queste peculiari attività sportive devono il loro successo al
contesto socio-culturale contemporaneo, caratterizzato dalle nuove e complesse
direzioni di sviluppo che definiscono la seconda modernità.
L'obiettivo dell'elaborato è quindi quello di analizzare, attraverso strumenti di ricerca
qualitativi (interviste face to face e analisi delle conversazioni online), le motivazioni e
il vissuto che stanno alla base della pratica di questi sport per fare emergere significati,
dinamiche di interazione con sé stessi e con gli altri, stato emotivo e altri elementi che
rendono i fight sports un esempio del manifestarsi, a livello dell'individuo, di processi
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sociali in atto in un contesto di modernità avanzata. Questo permetterà di evidenziare
continuità e discontinuità, nell'attuarsi di questa tendenza tardo moderna, tra i singoli
sport indagati, con origini storiche e culturali differenti, e tra pratica sportiva da
combattimento e scenario sociale contemporaneo.
Una prima scelta inerente alla metodologia da adottare è stata quella di concentrare
l'analisi sul singolo soggetto, come da prospettiva propria dell'approccio
fenomenologico, ovvero sulla esperienza vissuta:
“i modi in cui gli individui sperimentano il proprio mondo in quanto realtà da
interpretare con l'aiuto dei significati e dei saperi condivisi.”
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Attraverso una prospettiva qualitativa si indaga come i significati, che i soggetti
attribuiscono alla pratica, alle relazioni e ai simboli che circondano gli sport da
combattimento, cambino in base al contesto nel quale si sono formati. Questo perché
ambiente sociale e individui sono in costante interazione e le dinamiche che si creano
tra di essi procedono in entrambe le direzioni: il soggetto è influenzato dal contesto
sociale tardo moderno e la società contemporanea è determinata, in modo complesso,
dall'agire dei singoli. In quest'ottica nasce la decisione di concentrarsi nella trattazione
su due fight sport, provenienti da mondi distanti non soltanto geograficamente ma
soprattutto come contenuto simbolico, storia della disciplina e fondamenti alla base di
essa; nello specifico: pugilato e Muay Thai.
Per poter comprendere in modo approfondito il fenomeno della pratica di questi sport da
combattimento è necessario costruire delle basi teoriche solide e ben strutturate che
facciano da punto di riferimento per l'argomentazione sul tema.
Questa trattazione si struttura quindi in due parti: la prima, costituita dai primi due
capitoli, dove si esplora la società occidentale contemporanea da diversi punti di vista in
modo da comprendere, almeno in parte, le direzioni plurime verso cui si muove, e come
interpretarle grazie alla letteratura sociologica esistente. Dalle tematiche della modernità
avanzata, come il rischio, la globalizzazione, la percezione del corpo e delle emozioni,
la lente dell'analisi si concentra sullo sport come fenomeno sociale e successivamente,
più nello specifico, sugli sport da combattimento.
La seconda parte invece si occupa di indagare il vissuto degli atleti, che si dedicano alla
Muay Thai e al pugilato, da diverse angolazioni in modo da: esplicitare il collegamento
tra simboli e significati trasmessi da questi sport e le tendenze sociali e culturali; ed
1 Lupton, 2003.
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inoltre approfondire il processo di costruzione dell'identità e della scoperta del proprio
corpo nella pratica del combattimento, sempre all'interno del quadro teorico della
modernità avanzata.
Entrando più nello specifico, il primo capitolo si apre presentando il contesto
occidentale attuale come risultato di un importante cambiamento rispetto al passato: il
passaggio dalla modernità, con le sue certezze e i suoi valori, alla modernità avanzata,
concetto teorizzato da Beck a partire da due grandi evidenze in radicale contrasto con il
passato: l'emergere del rischio come tema universale e il vacillare delle certezze
dell'epoca industriale (prime fra tutte scienza e progresso).
Altro aspetto fondamentale della “seconda modernità” è la globalizzazione dei sistemi
di comunicazione, dove l'intreccio e l'entrare in contatto con altre culture porta a
conoscere, condividere e confrontarsi con valori e simboli originari di altre società.
Ma la globalizzazione non si limita alla contaminazione tra le culture: anche il rischio
diventa fenomeno globale grazie ad essa. Un rischio che si manifesta come paranoia
collettiva di fronte alle grandi minacce su scala planetaria ma anche come rischio legato
allo stile di vita del singolo. In ogni caso è l'individuo che si assume la responsabilità di
gestire le problematiche con cui entra in contatto, anche nel caso in cui non sia la diretta
causa del problema.
L'individualizzazione dei rischi si manifesta anche da un altro punto di vista: la ricerca
del rischio come fonte di piacere. Le esperienze rischiose ed estreme rappresentano un
settore del loisir sempre più diffuso e redditizio. Interrogandosi sulle motivazioni che
spingono il singolo soggetto a rischiare la propria incolumità in esperienze pericolose,
ciò che emerge è che esistono due diverse spiegazioni del fenomeno. Da un lato queste
pratiche rientrano nell'ordine sociale esistente, nel senso che esaltano quei valori e
quelle qualità di coraggio, intraprendenza, fiducia in sé stessi e capacità di mettersi in
gioco che sono oggi richieste per aver successo nella vita, in ambito lavorativo ma non
solo. L'altra prospettiva da cui si possono interpretare è quella della fuga dalla routine,
da una vita impostata e priva di sorprese. La società (ed anche lo sport) hanno raggiunto
con la modernità un livello di regolamentazione e controllo notevole, e per questo gli
individui sentono il bisogno di fuggire, di ritrovare la spontaneità, il contatto con la
natura e con l'imprevedibilità della vita. Le esperienze estreme svolgono la funzione di
valvola di sfogo, ma sono anche fonte di emozioni forti, “reali” ed intensamente legate
al momento. Lo strumento attraverso cui questo stato psico-fisico particolare si attua è il
corpo.
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Corpo ed emozioni sono un oggetto di studio estremamente difficile ma rappresentano il
tassello fondamentale per comprendere la ricerca del rischio tramite esperienze estreme.
Il corpo oggi è diventato una componente importante per il progetto d'identità
dell'individuo: entrare in contatto con le emozioni e con il proprio corpo, essere
consapevoli delle sensazioni e dei sentimenti che si provano sono aspetti della vita
sempre più valorizzati e che giocano un ruolo fondamentale nello stile di vita e nella
quotidianità del soggetto. Corpo, emozioni e rischio sono concetti chiave in un ambito
di studio particolare: il mondo dello sport come fenomeno sociale.
Il secondo capitolo introduce lo specifico oggetto di analisi di questo lavoro, i fight
sports, in particolare Muay Thai e pugilato, inquadrandoli nel più ampio contesto degli
studi sociologici riguardanti lo sport e delle tendenze contemporanee del fenomeno
sportivo, tra cui anche il successo conquistato da sport estremi e sport da
combattimento.
La modernità ha visto lo svilupparsi dello sport verso una sempre maggiore
quantificazione della prestazione e regolamentazione della pratica, dove il riferimento
teorico imprescindibile da questo punto di vista è la teoria configurazionale di Elias.
Secondo la teoria sociologica di Norbert Elias, lo sport moderno nacque con la
rielaborazione culturale di pratiche sportive antecedenti, da parte della borghesia
britannica ottocentesca, secondo i valori della modernità: la competizione, il successo
tecnicamente misurabile, l'etica della prestazione e della ripugnanza oltre determinati
livelli di violenza.
Ma nella contemporaneità non sono più la performance ed il record ad essere gli unici
elementi centrali, infatti nuove tendenze animano il mondo sportivo. La competizione
lascia il posto all'espressione di sé tramite l'attività fisica: l'uomo torna ad essere misura
delle cose e l'identità è il fine ultimo della ricerca di senso attraverso tali pratiche. Dove
per identità si intende il risultato di un processo di auto-coscienza e di riflessione sul sé
di tipo narrativo a partire dal bagaglio emotivo, esperienziale e di significati
dell'individuo.
Inoltre, se a livello micro l'individuo si appropria dell'esperienza sportiva come parte di
sé, a livello macro l'interazione tra popoli diversi e la globalizzazione rendono lo sport
oggetto di contaminazione grazie al diffondersi in Occidente di pratiche di origine
orientale (e viceversa), con il conseguente modificarsi delle une o delle altre nel contatto
con tradizioni e valori propri di società “lontane”, ed infine grazie anche allo svilupparsi
di un sistema globale intorno agli eventi sportivi e dello sport-business, oggi mercato in
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crescita.
Da questo punto di vista è possibile evidenziare come tra sport estremi e sport da
combattimento gli elementi in comune siano numerosi: entrambi devono la loro ascesa
alle tendenze sociali contemporanee e al modo di concepire il corpo e il self da parte dei
soggetti. Il corpo viene forgiato dalla dedizione a un certo sport ed esprime l'essere e il
“voler essere” del soggetto.
Gli sport da combattimento sono un settore in ascesa perché sorretto da tali spinte di
cambiamento: il bisogno di espressione, la multi-culturalità delle pratiche ed infine il
desiderio di sfidare sé stessi, di rischiare per sentirsi vivi.
I fight sport hanno origini antichissime: nascono nell'antica Grecia come simulazione
del combattimento. Oggi hanno perso la funzionalità che avevano in passato per
l'apparato bellico: sono sport da contatto competitivi dove due atleti si confrontano
tramite uno scontro corporeo, determinato da prestabilite regole d'ingaggio e tecniche di
combattimento. Queste discipline durante la modernità hanno seguito l'evoluzione verso
canoni normativi sempre più stretti, così come gli altri sport, ma attualmente risentono
della diffusione delle arti marziali in Occidente e della crescente spettacolarizzazione
dello sport. Infatti nascono nuovi fight sport ibridi, come le MMA, con un livello di
scontro fisico più d'impatto ed estremamente duro (ma appunto per questo spettacolare),
e si diffondono fight sport, come la Muay Thai, con un'estensione di tecniche da
combattimento maggiore rispetto agli altri sport da combattimento occidentali.
Il boom, negli ultimi quindici anni, di queste discipline fa da scenario ai due sport
indagati: pugilato e Muay Thai.
La storia della boxe ha origine lontane nel tempo, ma è il suo ritorno a partire dal '800
che risulta interessante, con l'affinarsi dei regolamenti, delle tecniche e l'intrecciarsi con
la storia dei paesi dove si è diffusa (Stati Uniti ed Inghilterra in particolare).
L'immaginario che circonda questo sport è legato ai migliori incontri e alle parole dei
grandi campioni: il pugile come metafora della vita, il combattere contro qualcosa, il
resistere, l'imparare ad accettare il dolore, la sconfitta, ma anche a gioire per la vittoria
conquistata con il sudore, la sfida del ring e il rispetto tra i combattenti.
All'altro angolo la Muay Thai: storia altrettanto antica e una rapida ascesa in Occidente.
I simboli, le tradizioni e i rituali di questo sport provengono dalla cultura e dalle
credenze Thailandesi. La danza sacra che i combattenti svolgono prima dell'incontro e
gli amuleti che portano hanno significati profondi e legati al credo animista: si
ringraziano gli spiriti, il maestro, i combattenti passati, il proprio popolo. Praticare
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questo sport oggi e in Italia non può voler dire le stesse cose del suo svolgersi in patria.
L'immaginario simbolico viene adattato e rielaborato dagli atleti, contestualmente alla
cultura occidentale e ai bisogni emergenti dall'attuale situazione sociale di modernità
avanzata.
Nel terzo capitolo si approfondisce l'analisi dello sport dal punto di vista dell'incontro
tra Occidente e Oriente, indagandone le ripercussioni sui due sport considerati
attraverso l'analisi dei materiali raccolti nella rilevazione empirica. Il rapporto tra le due
differenti culture è un tema fondamentale, complesso e riscontrabile nei due contesti
sociali di riferimento. Un concetto teorico particolarmente utile per comprendere
l'attuarsi della contaminazione simbolica nell'ambiente sportivo è quello dello “spazio
estetico deterritorializzato”; in pratica, la dimensione composta dai contenuti simbolici e
rituali risente del fenomeno della globalizzazione: la compressione spazio-temporale
permette una maggiore interdipendenza e connessione tra popoli e culture lontane,
producendo un bagaglio di contenuti enorme e complesso, composto da simboli, rituali
ed informazioni alle quali l'individuo può far riferimento nel processo di costruzione dei
significati. Un elemento che si intreccia allo sviluppo del SED è l'emergere del rituale
come aspetto inerente al mondo dello sport: emozioni e valori che non trovano
espressione in altre dimensioni della società riescono a manifestarsi ai margini dello
scenario sociale. Con la dislocazione dello spazio rituale, la pratica sportiva, soprattutto
nel combattimento, incanala l'espressione delle spinte più istintive all'interno di un
comportamento regolamentato e avvicina l'individuo al proprio corpo tramite la prova
fisica estrema; nelle attività agonistiche che mettono in scena lo scontro fisico a contatto
pieno tra gli atleti si attiva nella costruzione del senso da parte del soggetto un universo
simbolico particolare, quello della lotta per la sopravvivenza.
Le arti marziali sono una categoria di pratiche sportive che esplicano bene l'intrecciarsi
di simboli e significati tra i due “mondi” e la presenza di rituali nella pratica sportiva.
La Muay Thai in particolare si situa sul confine tra arte marziale e fight sport, per
questo è utile esplicitare ed approfondire come il bagaglio culturale e simbolico dell'arte
del combattimento si sia modificato e adatto nella pratica occidentale. In particolare in
Occidente la scelta di considerarla più un'arte marziale o più uno sport da
combattimento è maggiormente soggettiva e legata al vissuto dell'atleta. Estremamente
interessante notare le ripercussioni della contaminazione simbolica in Thailandia: la
pratica si declina con l'integrazione di nuovi elementi dopo essere entrata in contatto
con altri sport da combattimento occidentali, mentre la componente più tradizionale
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viene recuperata soprattutto per il turismo sportivo. Invece per quanto riguarda la
reinterpretazione degli aspetti culturali in Occidente, i significati spirituali della
gestualità, dei riti e degli oggetti sacri sono vissuti dagli atleti in modo personale e
differenziato, creando in modo autonomo diverse contaminazioni tra valori e significati
originali e proprie interpretazioni.
Anche il pugilato si confronta con il proprio bagaglio simbolico. I grandi campioni e i
valori che la boxe rappresentava ai suoi esordi nella modernità sono il terreno su cui è
costruita e praticata la disciplina oggi. Dal più profondo sentire esso appare come
rappresentazione cruda (e allo stesso tempo poetica) della vita e della condizione
precaria dell'uomo. La boxe è definita fin dalla sua nascita un'arte nobile in quanto
esprime in forma di “danza e pugni” la forza e le debolezze dell'uomo: la ricerca della
perfetta esecuzione del gesto, l'espressione di sé e di un senso profondo come in un
rituale, il saper accogliere il dolore senza cedere e il saper resistere per poi affrontare le
difficoltà della vita al di fuori del ring. In questo senso il pugile si fa icona e simbolo di
questo sport, sia nella produzione culturale sia nell'immaginario della disciplina
condiviso dagli atleti.
Dopo essersi concentrati sui due sport singolarmente, è utile esplodere il tema
dell'immaginario culturale mettendo a confronto simboli e significati attribuiti alla
pratica e alla storia di ciascuna disciplina. Entrambi hanno in comune il concetto di
“arte” ma declinato in modo diverso. Inoltre nascono tutti e due come sport poveri,
strumenti per uscire dalla miseria; con l'unica differenza che per la Muay Thai questo
avviene tutt'ora nel paese d'origine ma non in Occidente mentre per il pugilato è un
carattere importante che si intreccia con la storia europea ed americana degli ultimi due
secoli.
Il quarto capitolo si concentra sulla motivazione personale e sulla ricerca di emozioni e
di significato che spingono verso la pratica di questi fight sport.
Nello sport da combattimento, così come negli sport estremi, l'individuo è alla ricerca di
qualcosa. Il costruirsi dell'identità in modo esperienziale ed emotivo è il fulcro di questa
ricerca. Di conseguenza, corpo e riflessione sul sé sono gli elementi chiave per indagare
sociologicamente il tema. A partire dalla riscoperta del corpo attraverso l'esperienza
fisica del rischio si declina il rapporto con lo stato di flow, con il dolore e con il limite
corporeo. Lo stato di flow si attua durante il match ed è la massima espressione della
concentrazione, del contatto intimo con sé stessi e con l'avversario, in un complesso
succedersi di emozioni differenti che si compiono in una condizione catartica di
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liberazione e di superamento dei limiti. Il dolore ha un ruolo fondamentale sia durante il
flow sia nel training: esso fa emergere la forte componente fisica dell'esperienza da un
lato e dall'altro rappresenta il mezzo per comprendere i propri limiti e per acquisire
sicurezza e coscienza di sé. Analizzare il vissuto degli atleti di pugilato e Muay Thai
permette di comprendere il rapporto con il proprio fisico e come questo risulti strumento
per provare emozioni forti e particolari stati d'animo, ad esempio durante lo svolgersi di
un incontro sul ring.
Corpo ed emozioni intervengono anche nella percezione di sé stesso del soggetto e nel
processo di costruzione dell'identità. L'esperienza emotiva contribuisce a formare la
personalità e la coscienza di sé del singolo, integrando tutte le attività e gli avvenimenti
di cui è stato partecipe in un'unica auto-narrazione volta a trarre il senso complessivo e
il significato per il soggetto. L'atleta è consapevole del ruolo che lo sport gioca nella sua
vita e ne elabora un senso del tutto personale, concentrandosi sul concetto di self, di
sfida con sé stessi e di fiducia nelle proprie capacità. Fare sport da combattimento non è
una semplice attività del tempo libero ma è parte integrante delle scelte e del percorso di
vita dell'individuo.
La costruzione della propria identità avviene anche grazie all'interazione con l'altro, che
può essere avversario, compagno o maestro. L'avversario riveste un duplice significato:
da una parte è lo specchio dell'atleta stesso, in quanto rappresenta i propri limiti e le
proprie debolezze da superare per svolgere al massimo incontro, dall'altra esso
identifica l'incognita insita nel combattimento,cioè la componente sconosciuta e
imprevedibile da affrontare. Lo sfidante non è solitamente un oggetto di ostilità ed odio,
anzi, è il compagno con cui si condivide quello specifico stato di flow: la sensazione che
prevale è di condivisione e di rispetto reciproco. Nel rapporto con i compagni il
confrontarsi crea un clima di vicinanza ed empatia reciproca; in questo senso
l'interazione non contribuisce solo a definire il soggetto in relazione ad altri ma anche a
sviluppare un ambiente sereno per lo scambio di idee e opinioni, contesto che risulta
fondamentale per il processo di rielaborazione dell'esperienza sportiva da parte del
singolo. Infine l'allenatore, o maestro, non è solo colui che trasmette le conoscenze
tecniche e prepara fisicamente l'atleta ma nell'insegnamento comunica i valori e i
principi insiti nella disciplina, nonché accompagna il soggetto in un percorso personale
di crescita e scoperta del sé.
Per ricondurre le fila dell'argomentazione, lo studio del vissuto degli atleti che si
dedicano a questi due sport, se messi a confronto, permette di ricomporre elementi in
12
comune e di diversità riguardo tematiche estremamente attuali, come la contaminazione
culturale, le emozioni legate al rischio, il rapporto con il proprio corpo e con sé stessi, il
processo narrativo di costruzione dell'identità. Ed infine, questo permette di inquadrare i
risultati dell'analisi nel contesto post-moderno in modo da evidenziarne elementi di
continuità ed eventuali tendenze contrastanti nella pratica degli sport da combattimento.
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1. RISCHIO E PIACERE NEL CONTESTO CONTEMPORANEO
1.1 Il rischio nel contesto occidentale attuale
Attualmente interrogarsi sul rischio ed, in generale, sui fenomeni sociali che si
dispiegano e caratterizzano la nostra società, calata nel contesto Occidente e nel ben più
vasto sistema globale, significa sempre confrontarsi con le interpretazioni teoriche
riguardo il passaggio dalla modernità alla situazione sociale odierna. Tutti i maggiori
autori contemporanei hanno una propria idea di come si differenzia e definisce la
società contemporanea in contrapposizione all'epoca moderna. Un concetto molto
diffuso è quello di “post-modernità”, termine usato frequentemente ma di cui non è
possibile rintracciare una definizione univoca tra i diversi autori.
Nell'attuale dibattito sociologico riguardo l'attuarsi ed evolversi della società
occidentale, sotto la definizione di post-modernità vengono compresi tanti e differenti
aspetti che la caratterizzano, accumunati dal fatto di rappresentare elementi di “rottura
all'interno della modernità.”
2
L'idea da cui nasce la riflessione sociologica sul mondo
contemporaneo è quella di essere di fronte a cambiamenti epocali e al costituirsi di
nuovi ordini e meccanismi socio-culturali.
Un contributo importante in questo senso è quello di Bauman, il quale analizza il
passaggio dalla modernità alla società post-moderna. L'ordine viene identificato come la
pietra angolare su cui si fondava la società moderna, dove il cercare di fornire una
garanzia di sicurezza “esigeva il sacrificio della libertà, e in primo luogo della libertà
umana di procurarsi il piacere.”
3
Ma i tempi sono cambiati e all'ordine si è sostituita
“un'epoca di deregulation”
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: la libertà individuale regna incontrastata e rappresenta il
valore supremo rispetto al quale confrontare ogni altro principio. Questo non significa
che non vi siano più i valori e i contenuti morali del periodo storico precedente, ma solo
che ora è il singolo soggetto che deve mobilitarsi autonomamente per ricercarli e
soddisfarli a proprie spese.
In pratica Bauman definisce il mondo post-moderno come:
“un mondo pieno di movimento, ma di un movimento disordinato, dove un
cambiamento di posto non è diverso da un altro, e dove comunque non è possibile
2 Beck, 2000.
3 Bauman, 2002.
4 Ibidem.
14
decretare differenze in quanto non è più possibile inscrivere una dimensione temporale
in una distanza spaziale, […] Dove manca il canone non può esserci innovazione, né
può esserci eresia dove manca l'ortodossia.”
5
Bauman visualizza il passaggio tra le due epoche come un cambiamento radicale il cui
risultato è la post-modernità, dominata da tendenze opposte rispetto al passato e centrate
sul movimento, sulla liquidità delle forme sociali e sull'indeterminatezza dei significati.
Tuttavia non è l'unica prospettiva teorica importante riguardo la società attuale, ed il
termine “post-moderno” è ormai entrato nel linguaggio comune per denominare la
situazione contemporanea, indipendentemente dalla condivisione o meno dell'approccio
di Bauman. Si consideri il termine nella sua accezione più generale e aspecifica nel caso
di un eventuale utilizzo nel proseguire della trattazione.
Un'interpretazione molto rilevante all'interno del dibattito sociologico, ed estremamente
importante in questa sede in quanto fondante lo svilupparsi di questo percorso di
ricerca, è quella espressa da Beck. L'autore parla di 'Seconda modernità' per intendere
un cambiamento strutturale, non soltanto una “crisi del moderno” ma una vera e propria
riconfigurazione delle dinamiche e degli elementi alla base del sociale.
Beck, quindi, interpreta il cambiamento come il costruirsi di una nuova modernità: “una
modernità che si sta liberando dalla sagoma della società industriale classica per darsi
una nuova forma: la forma di quella che chiamo 'Società (industriale) del rischio'”
6
. La
'società del rischio' può essere analizzata da due diverse angolazioni. Innanzitutto il
primo elemento di cesura, secondo l'autore, è l'invertirsi del dominio della logica di
produzione della ricchezza sulla logica di produzione di rischi. Questi ultimi, con la loro
universalizzazione e la centralità acquisita nel dibattito sia scientifico sia dell'opinione
pubblica, diventano “minacce globali, sovranazionali, indipendenti dall'appartenenza di
classe, con un'inedita dinamica sociale e politica”
7
, (nonché con dei ritorni economici
non trascurabili). L'altra faccia della medaglia è che “la società industriale affermandosi
si destabilizza. […] Gli uomini vengono affrancati dalle forme di vita e dalle certezze
dell'epoca industriale della modernità […] Il sistema di coordinate con cui vita e
pensiero sono legati nella modernità industriale, assi di famiglia e professione, la fiducia
nella scienza e nel progresso, comincia a vacillare, ed emerge un nuovo chiaroscuro di
5 Bauman, 2002.
6 Beck, 2000.
7 Ibidem.
15
opportunità e rischi”
8
.
Beck si concentra sull'emergere di rischi globali e sul modificarsi della loro percezione,
nonché sul processo di individualizzazione, inteso come “variazione e differenziazione
di stili e forme di vita, in contrasto col pensiero che sta dietro le categorie tradizionali
delle società dei grandi gruppi: classi, ceti e stratificazione sociale”
9
.
Ma la 'Seconda modernità' si rivela anche in altri ambiti, strettamente interconnessi con
i precedenti; in particolare il concetto di globalizzazione rappresenta un fulcro
fondamentale per lo studio della sfera culturale, dei processi di creazione di significato e
dei meccanismi identitari contemporanei. All'interno di un quadro internazionale in
rapida espansione, un nuovo sguardo globale permette di cogliere importanti
opportunità di profitto, di sviluppo e di investimento a livello economico e politico, ma
non solo. Si accresce la disponibilità di contenuti culturali a cui poter attingere e da
manipolare nell'auto-costruzione del sé, grazie al progresso continuo del sistema globale
di trasporti e di comunicazioni. Questa “rivoluzione permanente dei sistemi della
comunicazione”
10
porta non solo ad un'eccedenza di riferimenti simbolici disponibili ma
anche a un diverso approccio ad essi da parte dei soggetti. La produzione simbolica si fa
più anarchica e plurale, non essendo più gerarchizzata dall'ordine istituzionale dello
stato nazionale quanto piuttosto dal “'regime della spettacolarizzazione', che ha la
capacità non solo di catturare l'attenzione […] ma anche, e soprattutto, di invertire i
significati.”
11
In questo senso si può parlare del costituirsi di uno “Spazio estetico deterritorializzato”
(SED), spazializzazione plurima della produzione simbolica costituita da immagini e
suoni, sensazioni ed emozioni che si propongono ai soggetti come fonti malleabili,
affettivamente connotate ed instabili, per la costruzione della propria identità.
Alcuni studiosi, come Featherstone, hanno osservato la globalizzazione senza
riconoscervi quella tendenza all'uniformità culturale declamata al nascere degli studi sul
mondo globalizzato.
“Il processo di globalizzazione, quindi, non sembra produrre uniformità culturale;
piuttosto ci rende consapevoli di nuovi livelli di diversità. […] Sincretismi ed
8 Ibidem.
9 Beck, 2000.
10 Magatti, 2009.
11 Ibidem.