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Scrittura (e lettura) del desiderio.
Gli incipit di Se una notte d’inverno un viaggiatore
di Italo Calvino
Introduzione
Si legge Calvino scivolando tra le sue parole. Se ne assapora
l’armonia che le lega, il ritmo veloce, il potere evocativo di ogni
suono. Come se fosse voce di sirena, la poeticità intrinseca degli
incipit di Se una notte d’inverno un viaggiatore dà, di primo
acchito, l’impressione di un canto d’amore. Due corpi che si
amano, questo potrebbe leggere il lettore. Eppure, proprio nel
momento in cui ci si sofferma sull’immagine, se ne indagano i
contorni, si scopre un intero mondo sotto: irruento, forte, a volte
crudo. Si sente il desiderio scorrere dalla penna al foglio. È voluttà,
è corporeità, è fusione non in un abbraccio ma in una stretta, quasi
una morsa.
Il desiderio è evidentemente l’elemento chiave su cui si sviluppano
le trame degli incipit e, al di là del Viaggiatore, esso permea tutta
l’opera calviniana. Oggi più che mai, in una società materialista
dove la mercificazione e il consumo hanno assorbito tutto il
possibile, l’amore mentale, il godimento immaginario, sembrano
fari che lontani indicano una strada perduta. Ma dove porta il
sentiero sensuale tracciato da Calvino? Il fine di questo studio sarà
comprendere il significato metaforico che il desiderio riveste nei
dieci micro-romanzi, articolando l’analisi in tre diverse sezioni.
Par où commencer?, si chiederebbe Roland Barthes a questo punto.
Sicuramente non si può prescindere da un’analisi linguistica del
testo, dove parola e immagine si incontrano dando vita a un eros
quanto mai leggero e rarefatto. La valenza simbolica, forte in
Calvino, fa della tensione sensuale un possibilità di percezione del
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reale. Ma presupponendo tale simbolismo un rapporto tra un
emittente e un referente di certo non immutabili nel tempo, tal tipo
di indagine necessita di una parentesi di più largo respiro. A chi si è
ispirato Calvino? Chi sono stati i suoi maestri? Da chi ha cercato un
netto distacco? Da Ariosto a Leopardi, da Sade a Stendhal, le
diverse sfere di influenza hanno condotto a più accezioni possibili
del desiderio nel Viaggiatore. Eppure una s’impone su tutte. Una
brama che è senza fine e senza tempo, che immancabilmente trova
la sua soddisfazione – sempre immaginaria - nella donna. La figura
topica della donna-vampiro, la seduttrice, è sorgente e fine
dell’azione di tutti gli incipit. Così, mentre l’esplorazione sensuale
esercita la sua fascinazione tanto sul protagonista quanto sul lettore,
Calvino percorre i limiti del linguaggio attraverso i sensi. Gusto,
olfatto, vista, udito, tatto si fanno strumenti di scrittura (e lettura)
del desiderio.
Una volta compreso come il desiderio si collochi nel testo, bisogna
analizzare nello specifico le conseguenze che ciò ha sui singoli
incipit. Facendo della dialettica il punto di partenza dell’opera,
Calvino utilizza l’inizio del racconto – strutturalmente parlando-
per rendere omaggio a diversi tipi di letteratura. Dalla “ricerca della
pienezza” alla “fine del mondo”, ogni racconto è un intertesto in
cui il desiderio prende vie diverse, da un punto di vista tanto
psicologico quanto letterario. Di conseguenza, lo studio si
concentrerà sulla struttura dell’incipit, i riferimenti intertestuali e
intratestuali, infine la specificità del desiderio nel singolo micro-
romanzo.
Dal “romanzo nella nebbia” procedendo in avanti, l’eros prende
sempre più corpo all’interno del testo. Ma è nel “romanzo della
perversione” che la descrizione dell’amplesso si fa più precisa e
insieme più metaforica. L’ottavo incipit del Viaggiatore svela un
controllo della forma tipicamente orientale e i personaggi risultano
legati più che mai al testo di origine. Per comprenderlo pienamente
bisognerà quindi analizzare la sorgente, ovvero La chiave, in cui
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Tanizaki svela determinati retroscena che in Calvino sono solo
intuibili.
In Sul tappeto di foglie illuminate dalla luna, la meccanicità
dell’amplesso amoroso si oppone e al contempo si (con)fonde con
una sensibilità erotica e immaginaria, che si genera nella mente del
protagonista e si nutre con e dei suoi sensi. Sensi che, visti nella
prospettiva della loro assenza, svelano il significato del desiderio
nell’opera calviniana.
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1. Il desiderio nell’opera calviniana
“Jusqu’où mon désir
peut s’étendre, là j’irai…”
(Les nourritures terrestres, André Gide)
1.1 L’impalpabilità del desiderio
La storia della cultura, della letteratura e dell’arte ci mostrano come
il rapporto tra esperienza sensuale e parola sia stato sempre
problematico. In particolar modo oggi - in un presente come il
nostro, dove il corpo della scrittura diventa sempre più strumento di
trasmissione e di comunicazione del corpo carnale - risulta
necessario comprendere come l’universo del linguaggio interagisca
con il dato sensuale fino al punto da condizionarne la “lettura” e la
percezione.
1.1.1 Per una letteratura del desiderio: l’eros celato
nel linguaggio
L’universo dei sensi e il fluire del desiderio sono temi onnipresenti
e iperstimolati nella società contemporanea e appaiono con una
certa continuità nell’opera di Calvino
1
. L’autore assegna, infatti,
all’atto dello scrivere la funzione di dar forma al mondo indicando
“le proporzioni della vita, e il posto dell’amore in essa, e la sua
1
Nel suo studio su Calvino, Tommasina Gabriele scrive: “Eros, defined in Calvino’s
fictions as heterosexual love with roots, for the most part, in the tradition of pursuit of the
desired object (usually, but not always, a pursuit of the female by a male) appears in Il
castello, Gli amori difficili, I nostril antenati, Se una notte, Le città invisibili.”(Italo
Calvino. Eros and Language, Fairleigh Dickinson Univ Press, New Jersey 1994, p. 38).
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forza e il suo ritmo”
2
. È chiara la concezione di una letteratura
capace di evocare nella mente del lettore immagini straordinarie e
molteplici che se da un lato sono marcate dalla materialità propria
della parola disposta sulla pagina bianca, dall’altro sono sempre
evocazione di un universo semantico celato nel linguaggio.
Essendo la scrittura punto di transito tra realtà diverse, una interna
al testo e una a esso esterna, in molti dei racconti dell’autore ligure
essa diventa custode di quella zona opaca e sensibile in cui è
possibile cogliere la costante forza propulsiva dell’erotismo. Tale
caratteristica è particolarmente evidente in uno dei suoi ultimi
lavori, Se una notte d’inverno un viaggiatore (1981). Se, come
sottolinea Cesare Segre, nel meta-romanzo oulipiano palese e
voluto è il contrasto tra l’impegno stilistico proprio degli incipit e il
caos della cornice
3
, è importante notare come sia la cornice sia gli
incipit ivi contenuti siano legati, da un aspetto contenutistico, dalla
medesima struttura basata sulla natura umbratile del desiderio. La
ricerca continua ma vana del piacere si presenta nei microromanzi
in modo tanto ciclico (la trama principale pare essere sempre la
medesima), quanto diverso a seconda dello stile e della posizione
del racconto nello schema illustrativo costruito per coppie
oppositive.
1.1.2 Leggerezza e rarefazione: il desiderio come
immagine
Nel descrivere l’esperienza erotica o ciò che la precede - il
desiderio che cresce dentro il personaggio e ne plasma
atteggiamenti e comportamenti - Calvino ricorre all’analisi e alla
riflessione. Le parole sembrano disporsi quasi fossero immagini
all’interno di uno spazio vuoto al fine di sottolineare il giusto
2
I. Calvino rispondendo a un’inchiesta promossa da “Ulisse” su “Le sorti del romanzo”,
in A. Asor Rosa, Stile Calvino. Cinque studi, Einaudi, Torino 2001, p. 6.
3
C. Segre, Se una notte d’inverno un romanziere sognasse un aleph di dieci colori
(1979), in id., Teatro e romanzo, Einaudi, Torino 1984, p. 143.
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“rapporto a distanza” - tra il testo e il mondo - che il pensiero deve
assumere per potersi appropriare di quella particolare realtà
4
. Ecco
che nell’atto in cui la fisicità dell’individuo dovrebbe presentarsi
con maggior prepotenza nel testo, la materialità del corpo,
sottoposta a continue indagini e precisazioni, perde di peso.
Paradossalmente, il realismo correlato alla sessualità conduce così
ad una trasfigurazione irreale della stessa
5
.
Nelle Lezioni americane Calvino sostiene il linguaggio che punta
sulla levità dell’immateriale affermando che “Alla scelta delle
parole, dello stile, corrisponde una scelta di immagini, di tematiche:
la rappresentazione di un mondo che sembra conoscere la forza di
gravità solo per tenersi sospeso come una bolla di sapone oppure
quella di un mondo che sente in ogni suo atomo il peso dell’esistere
[…] E corrispondono due filosofie, o meglio due stili di pensiero: il
pensiero che deve farsi impalpabile e immateriale per inseguire la
verità in ogni sua metamorfosi […] o altrimenti il pensiero che solo
caricandosi di tutto il peso del mondo sente di poter contenere la
verità”
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. Lo stile verbale, e di conseguenza della rappresentazione e
dell’immaginazione da lui scelto, sono palesi in questa sua
propensione alla rarefazione. Siffatta tendenza, associata a un senso
di smarrimento e a una progressiva perdita della realtà, diventa
elemento fondante di ogni atteggiamento esplicitamente o
implicitamente erotico presente nei dieci incipit. La scarsa
definizione dello stato emotivo dei personaggi coinvolti nell’atto
amoroso - contrapposta all’analisi talvolta microscopica del
movimento, del gesto, del senso - non conduce però all’aridità
linguistica ma, al contrario, permette di cogliere le valenze
semantiche e sensoriali implicite nel linguaggio.
4
R. Deidier, Le forme del tempo. Saggio su Italo Calvino, Guerini Studio, Milano 1995,
p. 139.
5
M. A. Bazzocchi, Corpi che parlano: il nudo nella letteratura italiana del ovecento ,
Bruno Mondadori, Milano 2005, p. 34.
6
I. Calvino, Romanzi e Racconti. Saggi 1945 - 1985 vol. II, ed. diretta da C. Milanini, (a
cura di) M. Barenghi e B. Falcetto, Prefazione di J. Starobinski, Mondadori, Milano 2004,
pp. 2966-2967.
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Particolarmente rappresentativo di tale pensiero è ciò che Calvino
scrive in un’altra sua opera in cui è possibile cogliere una forte
tensione verso il soddisfacimento del desiderio, L’avventura di un
impiegato. Si legge, “questo è il segreto […] che in ogni momento,
in ogni cosa che faccio o dico, sia implicito tutto quello che ho
vissuto”
7
: nell’opera calviniana in generale, e nei dieci incipit del
Viaggiatore in particolare, la parola si sottrae alla rappresentazione.
La parola, dunque, non è associata a un’immagine ma si presenta al
lettore essa stessa come immagine suscettibile di essere nitidamente
sentita e percepita.
1.1.3 La valenza metaforica dell’eros come percezione
del reale
La rappresentazione di questi corpi sensuali e sensibili che
popolano il testo, o meglio i testi, del Viaggiatore si caratterizza
per un ordine della parola e una strategia di scrittura che fanno del
contesto un elemento chiave di comprensione. Quest’ultimo
permette infatti di scoprire la funzione simbolica della parola come
tensione costante verso il desiderio. Come sottolinea Tommasina
Gabriele, la valenza metaforica della sessualità nell’opera
calviniana è di importanza non secondaria in quanto “where he
introduces a love element, it functions ultimately to elaborate a
quest of wholeness rather than to develop a love story. The erotic
relationships illustrate the tension of desire as an internal psychic
force and as a way of perceiving reality […] In short, the sexual
factor is broadly metaphoric and mythic.”
8
. Calvino usa pertanto la
relazione amorosa e l’esperienza sensuale per far luce
sullapersonalità, gli obiettivi e le paure del protagonista.
9
Nel suo
7
I. Calvino, Gli amori difficili. L’avventura di un impiegato, in Romanzi e Racconti vol.
II, ed. diretta da C. Milanini, (a cura di) M. Barenghi e B. Falcetto, Prefazione di J.
Starobinski, Milano, Mondadori, Milano 2004, p. 1094.
8
T. Gabriele, Eros and Language cit., p. 37, che riprende la posizione di Marylin
Schneider in Calvino erotic metaphor and the Hermaphroditic solution (1981).
9
Benché ciò sia particolarmente veritiero per quel che riguarda gli incipit, a differenza di
quanto afferma la Schneider, Calvino sviluppa anche delle vere storie d’amore, come
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riuscitissimo tentativo di analisi del percorso calviniano anche
Mussara-Schroeder evidenzia la forte valenza simbolica insita
nell’opera calviniana. Sicuramente è di importanza non trascurabile
l’accostarsi di Calvino a una letteratura postmoderna i cui
personaggi non ambiscono a essere ritratti approfonditi di
psicologie analizzate in estremo dettaglio ma sono piuttosto
personaggi allegorici.
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In tal senso, utili sono le teorie di Peirce
proposte in Semiotica (1980) in quanto permettono di operare una
classificazione dei segni in tre categorie: le icone, che hanno un
rapporto di similarità rispetto agli oggetti cui si riferiscono; gli
indici, che si relazionano al loro oggetto attraverso un legame
temporale o spaziale; i simboli, che stabiliscono una relazione
arbitraria tra il significante e il significato. Il segno vive dunque di
una relazione semiotica con l’interpretante che gli dà significato
rifacendosi, nel caso del simbolo, a una prassi interpretativa
stabilita da una convenzione sociale che inevitabilmente risente di
una data epoca storica.
La concezione di un’interpretazione dinamica, che si presti cioè a
molteplici letture di uno stesso testo, nel caso in cui si voglia
indagare il sentiero del desiderio nell’opera calviniana, necessita
sicuramente di un lavoro di largo respiro che si estenda in un tempo
più ampio e che guardi alla storia della letteratura italiana e
internazionale. Solo così facendo sarà possibile cogliere gli
elementi costanti che caratterizzano la sensualità del testo ma
soprattutto il modo in cui tale sensualità si presenta nella pagina e
agli occhi del lettore. Autori quali Ariosto, Sade, Charles Fourier,
Giacomo Leopardi, Stendhal, Milan Kundera sono forse i soggetti
più rappresentativi di quella letteratura che ha influenzato,
seguendo vie diverse e talvolta conflittuali, il cammino di Calvino
lungo il percorso tracciato da ciò che è di volta in volta passione,
libidine, vertigine, in una parola desiderio.
appunto succede nella stessa cornice di Se una notte… dove, in conclusione, un “grande
letto matrimoniale” accoglie le letture parallele del Lettore e della Lettrice.
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U. Musarra-Schroeder, Il labirinto e la rete. Percorsi moderni e postmoderni nell’opera
di Italo Calvino, Bulzoni Editore, Roma 1996.