Introduzione
2
Nel corso della sua vita Forster si reca per ben tre volte in India (1912-13, 1921-
22, 1945) e parallelamente alle esperienze biografiche sviluppa una ricca produzione
letteraria riguardante diversi argomenti relativi alla colonia britannica. Per quasi
mezzo secolo
2
Forster scrive lettere, articoli, saggi e recensioni di testi concernenti
l’India nelle sue innumerevoli sfaccettature e questa notevole produzione molto
raramente è stata presa in considerazione dalla critica. Quando si parla di Forster e di
India l’associazione immediata che si è portati ad effettuare è quella di Forster come
autore di A Passage to India, tuttavia è molto restrittivo limitare il campo di ricerca al
romanzo in questione. Pare paradossalmente non solo limitativo ma anche fuorviante
per analizzare con completezza e profondità i complessi rapporti e interessi che legano
Forster all’India lo studio di A Passage to India. La critica, che se sembra ignorare
quasi del tutto i molti scritti indiani di Forster, si è gettata al contrario a capofitto nello
studio del suo romanzo indiano e sono innumerevoli i volumi e i saggi scritti a
commento di questa opera, che, tuttavia, presenta dei limiti, individuati dallo stesso
Forster, e che non può considerarsi una sua trattazione esaustiva dell’argomento
“India”. A Passage to India è un’opera di narrativa che risponde a delle esigenze
stilistiche e artistiche che, tra le altre cose, prevedono occultazione del punto di vista
personale dell’autore sui fatti narrati. Il romanzo è indubbiamente un prodotto di una
lunga elaborazione artistica che ha però il difetto di fotografare congelandola una
precisa e solo momentanea situazione storica e sociale dell’India.
2
Il primo scritto sull’India è del 1913, l’ultimo del 1959.
Introduzione
3
Forster invece percepisce la realtà indiana come in continuo mutamento, ed
inoltre A Passage to India non vibra di quel calore umano e passione soggettiva che
caratterizzano i testi che saranno analizzati in questa tesi. Non a caso A Passage to
India, è un romanzo la cui stesura gli richiede uno sforzo protrattosi per anni e che sarà
integrato tempo dopo da The Hill of Devi, una raccolta di lettere che nasce
dall’esigenza di ristabilire l’equilibrio tra rappresentazione artistica ufficiale del
romanzo e la visione personale, privata e umana dell’India. L’India di A Passage to
India è dunque un paese “irreale” rappresentato solo in alcuni degli aspetti che
davvero interessano Forster. Sembra peraltro giustificabile l’errata interpretazione
della critica e dei lettori che, come dice lo stesso Forster
3
, apprezzano di A Passage to
India per lo più l’aspetto politico. Considerato inoltre l’enorme numero di critiche
riguardanti il romanzo indiano di Forster, del quale è stato detto praticamente tutto, si è
voluto dare più importanza agli scritti indiani dell’autore meno noti e più difficilmente
reperibili, che, se artisticamente per la maggior parte sono poco rilevanti, dal punto di
vista del contenuto hanno un valore inestimabile. Dagli scritti di Forster emerge
un’India ricca, complessa, tormentata, e difficile da interpretare, che allo stesso tempo
stimola l’autore e lo mette di fronte a un radicale ripensamento dello stile di vita
occidentale. La chiara matrice autobiografica degli scritti di Forster è un elemento
fondamentale per permetterci da un lato di vedere l’India filtrata da un punto di vista
ben definito, dall’altro di conoscere numerosi aspetti della personalità di Forster che
difficilmente riusciremmo a dedurre dalla lettura dei romanzi.
3
Nella nota 2 del capitolo 4.1 di questa tesi sono citate e commentate le parole esatte di Forster riguardanti
l’erronea interpretazione di A Passage to India.
Introduzione
4
La produzione di Forster riguardante l’India va divisa in base al genere
letterario a cui appartengono, genere che varia a seconda dell’argomento della
trattazione. Innanzi tutto occorre dire che le pagine più interessanti sono quelle meno
artisticamente elaborate e scritte non per la pubblicazione ma per amici o parenti in
quanto testimoniano senza timori di censure lo sviluppo intimo spirituale e intellettuale
dell’autore inglese nel momento del confronto con la realtà indiana. In particolare
Forster scrive due lunghi diari di viaggio (nel 1912-13 e nel 1945) e diversi gruppi di
lettere indirizzate ad amici o parenti inglesi inviate durante i soggiorni indiani. La
produzione epistolare e i diari testimoniano le esperienze e le riflessioni più intime che
riguardano la religione, la sessualità, i rapporti con gli amici e i momenti di sconforto
o di esaltazione che si alternano durante i suoi viaggi. Accanto alle lettere e ai diari ci
sono diversi saggi di stampo giornalistico scritti per la pubblicazione su testate per cui
collaborava che sono meno intime ma importanti per farsi un’idea dell’interpretazione
che Forster da della scena politica sociale e culturale del mondo indiano. Assimilabile
alla redazione di articoli giornalistici è la stesura di testi per trasmissioni radiofoniche
della BBC, aventi per lo più come argomenti la letteratura e l’arte. Una via di mezzo
tra le due forme oggettiva o personale appena citate è costituita da The Hill of Devi che
consiste di una raccolta di lettere private che sono state corredate con commenti e
rielaborate per presentare un punto di vista personale, e non il più possibile oggettivo
come in A Passage to India, pur senza addentrarsi troppo nel privato come in avviene
in altre lettere e, soprattutto, nel memoriale Kanaya
4
.
4
Il Memoriale Kanaya è un racconto mai pubblicato in vita che per la sua complessità e importanza è trattato
nella sezione specifica 2.4 di questa tesi.
Introduzione
5
Per concludere occorre indicare un’altra forma letteraria adottata da Forster per
parlare dell’India che è quella “paratestuale” delle recensioni, delle introduzioni, delle
presentazioni o delle note a commento di romanzi, esposizioni e mostre. I motivi
trattati in quest’ultima categoria di scritti sono vari e vanno da argomenti storici a
quelli religiosi a seconda di cosa stia commentando in quel momento.
Studiano le bibliografie specifiche
5
si nota non solo come siano quasi assenti
trattazioni organiche e omogenee dei testi indiani di Forster ma addirittura come gli
stessi testi primari non siano indicati con completezza da tutti i volumi bibliografici.
La bibliografia primaria di questa tesi nasce dalla comparazione dei titoli dei testi
autografi indicati in tutte le bibliografie reperite e da un’integrazione personale resa
possibile dai riferimenti contenuti in alcune raccolte di saggi di Forster. Considerata la
scarsa notorietà e la difficile reperibilità di parecchi di questi scritti sull’India non c’è
da stupirsi se la critica, come detto in precedenza, si sia occupata poco di questi
argomenti. Malgrado quanto appena detto esistono alcuni volumi che contengono
spunti di notevole interesse e che rendono possibile uno studio parzialmente guidato
delle esperienze personali e degli scritti di Forster sull’India
6
.
Nell’esporre i numerosi argomenti di questa tesi si vuole raggruppare in modo
organico intorno a dei punti chiave (il soggiorno nel Dewas, la religione, la politica,
l’arte la cultura, la storia e la letteratura) gli innumerevoli temi indiani trattati da
Forster.
5
Nella bibliografia finale di questa tesi sono stati indicati e chiosati tutti i testi bibliografici consultati.
6
Tutti i testi più importanti da questo punto di vista sono stati riportati con dei commenti specifici nella
bibliografia di questa tesi.
Introduzione
6
Oltre a quanto detto, nel primo capitolo si forniranno tutti gli strumenti
necessari per comprendere la situazione geopolitica indiana ai tempi dei viaggi di
Forster e per individuare i motivi ispiratori e le modalità dei suoi viaggi in India,
mentre nelle appendici saranno inseriti dei testi poco noti la cui lettura integrale è
funzionale alla corretta interpretazione e all’analisi del senso delle esperienze che
stano a monte degli scritti indiani di Forster.
Capitolo1 : E.M. Forster in India
7
Capitolo1 : E.M. Forster in India
1.1 Cenni di geopolitica del subcontinente indiano
Prima di analizzare le relazioni dirette che E.M. Forster instaura col mondo
indiano è necessario delineare, almeno in alcuni punti fondamentali, l’aspetto
geopolitico del subcontinente indiano e i complessi rapporti intrattenuti con la Gran
Bretagna.
La storia della presenza britannica in India risale addirittura ai tempi della
regina Elisabetta, quando i mercanti inglesi iniziarono a commerciare con gli stati
della regione indiana. Nella seconda metà del Settecento la Gran Bretagna consolida la
propria presenza in India e con veri e propri atti di forza militari che trasformano la
Compagnia delle Indie da un’associazione di carattere economico a una sorta di
organo di controllo politico e militare. L’espansionismo della Compagnia delle Indie
porta in pochi anni a consolidare la presenza politica e militare britannica in territori
come il Diwani e il Bengala dove col tempo fu addirittura introdotta una tassazione
obbligatoria da versare ai colonizzatori europei. Con il pretesto di “civilizzare”
popolazioni dalle usanze barbariche che, secondo gli inglesi, erano governate da
politici corrotti, l’India Britannica (questo è il nome con il quale si identificano i
territori sotto diretto controllo politico della corona) si espanse a dismisura per tutto
l’Ottocento. In seguito alla rivolta dei Sepoy del 1857-1858 la posizione della corona
britannica venne definitivamente ufficializzata e la British India divenne di fatto una
colonia alle dirette dipendenze della corona e governato attivamente dal parlamento
britannico. A rappresentare la figura reale britannica in loco fu istituita la carica di
Capitolo1 : E.M. Forster in India
8
viceré, e fino ai primi anni del Novecento la convivenza pacifica tra i governatori e
“l’aristocrazia” militare britannica e le popolazioni indigene indiane sembrò potersi
realizzare concretamente. Negli anni del primo viaggio di Forster in India (1912-1913)
dunque la situazione politica e sociale non presentava particolari complicazioni, anche
se questo scenario era destinato ben presto a mutare con l’avvento della prima guerra
mondiale. Nel primo conflitto mondiale l’India si rivelò fedele alleata britannica, ma
col chiudersi del conflitto alcune fasce estremiste indigene, prevalentemente
mussulmane, cominciarono a reclamare un maggiore peso politico nel governo del loro
paese non ritenendo sufficientemente rappresentativo l’organo politico assegnato alla
salvaguardia dei diritti degli indiani, il National Congress. La tensione accumulata finì
per esplodere nel sanguinoso scontro del 1919 che passò alla storia col nome di
“massacro di Amritsar” città del Punjab dove parecchie centinaia di indiani disarmati
furono uccisi dalle truppe britanniche del generale Dyer. Il 1919 fu anche l’anno della
ribalta di Mahatma Gandhi, da quel momento guida carismatica dei movimenti
indipendentisti non violenti indiani e fonte di stimolo per il National Congress. Negli
anni del secondo viaggio di Forster (1921-1922) la situazione politica era
indubbiamente molto più complessa e tesa, soprattutto nei territori della British India.
La scelta di Forster di visitare e conoscere l’India, che, come vedremo nei dettagli in
seguito, non aveva interessi politici ma personali e culturali, lo portò nel secondo
viaggio a concentrare la propria attenzione sui territori indigeni del subcontinente
come il Dewas e l’Hyderabad nei quali la presenza occidentale era molto modesta.
Negli anni Trenta e nei primi del decennio successivo la corona britannica concedette
via via nuovi poteri ai governatori indigeni, e col tempo l’India, per rimanendo a lungo
Capitolo1 : E.M. Forster in India
9
sotto l’influenza economica e amministrativa della corona, fu di nuovo governata da
organismi autonomi locali. Le concessioni che lentamente venivano elargite dalla
corona conferirono dei poteri reali al National Congress, fino ad allora primo di una
valenza politica apprezzabile. Il terzo viaggio di Forster (1945) precede di poco
l’indipendenza coloniale e la separazione del Pakistan dall’India, eventi che
sconvolsero completamente e mutarono radicalmente l’assetto del subcontinente
visitato da Forster. L’esodo di quasi 17 milioni di persone in seguito alla separazione
dei due stati vide riversarsi nei territori dell’attuale Pakistan le popolazioni intere di
centinaia di città mussulmane e parimenti in India di induisti, così che l’India, come
l’aveva conosciuta e dipinta Forster nei suoi scritti, divenne geograficamente e
socialmente irriconoscibile.
Data la complessità degli eventi che si susseguirono nella prima metà del
Novecento, periodo in cui si svolsero tutti e tre i viaggi di Forster, e durante il quale fu
sconvolto radicalmente il concetto territoriale di subcontinente asiatico, è bene,
riprendendo le stesse parole dell’autore, capire cosa egli identifichi col nome di
“India” e di conseguenza quali siano i confini geografici, e a maggior ragione culturali
ed etnici, nei quali va circoscritto il raggio della sua esperienza:
And now for India. I must make it clear that I am using this word in its old-fashioned
sense, to describe the whole sub-continent. I am not referring to the modern state of
India, nor to Pakistan. I have many links today with them both, but my experiences
were pre-partitional.
1
1
E.M. Forster, Three Countries, conferenza letta a Milano e a Roma nel 1959, ristampata per intero in Edward
Arnold, E.M. Forster: The Hill of Devi and other Indian writings, Londra 1983, edizione curata da Elisabeth
Heine, p. 289. E adesso [passiamo] all’India. Devo chiarire il concetto che uso questa parola nell’accezione più
antica del termine, per descrivere l’intero sub continente. Non mi riferisco al moderno stato dell’India ne al
Pakistan. Ho molti contatti oggi con entrambi, ma le mie esperienze risalgono a prima della divisione.
(Traduzione mia).
Capitolo1 : E.M. Forster in India
10
Il concetto è ribadito in maniera del tutto simile anche nell’introduzione a The Hill of
Devi dove afferma “[…] I Use “India” in the old, and as it seems to me the true, sense
of the word to designate the whole sub-continent”
2
.
Quella che apparentemente potrebbe sembrare una mera connotazione
geografica in realtà ha un peso ben maggiore: durante i suoi viaggi, e in particola
modo nel primo, l’itinerario percorso da Forster lo porta a valicare di molto i confini
geografici dell’India attuale. Sovrapponendo la cartina del primo viaggio (Fig.1) a
quella dei giorni nostri si nota come Forster abbia visitato luoghi che oggi
appartengono non solo all’India ma anche al Pakistan e come in quel tempo anche il
Bangladesh, il Nepal, il Bhutan, e il Kashmir facessero parte dell’India. La
precisazione di Forster si dimostra ricca di implicazioni culturali ed etniche molto
interessanti che devono essere sottolineate per comprendere la complessità
dell’esperienza indiana vissuta dall’autore. La vastità del continente indiano, come
viene inteso da Forster, fa sì che egli venga a diretto contatto con la cultura induista,
quella mussulmana, quella buddista, quella jainista e quella Sikh. In particolare
l’esperienza vissuta da Forster in India gli permette di approfondire la conoscenza
della cultura islamica e di penetrare fino alle radici di quella induista, culture che, nei
loro contrasti e nella loro inconciliabilità, saranno l’argomento principale di Passaggio
in India
3
.
2
E.M. Forster, The Hill Of Devi, Edward Arnold & Co, Londra 1953, introduzione. Uso “India” nel vecchio, e a
me sembra essere il vero, senso della parola per indicare l’intero sub-continente. (Traduzione mia).
3
E.M.Fortser, A Passage To India, Edward Arnold & Co., Londra, 1924. Il romanzo esplora i contrasti razziali e
sociali dell’India coloniale derivanti dalla problematica della convivenza delle etnie mussulmana e induista e
delle tensioni nei confronti della classe governate britannica.
Capitolo1 : E.M. Forster in India
11
1.2 Il perché dell’India
La scelta di Forster di recarsi in India non può farsi risalire né alla moda che aveva
preso piede tra l’aristocrazia culturale britannica di visitare la perla dell’impero né a
una passione innata dell’autore per la cultura asiatica. In realtà sono molteplici le
ragioni che spingono Forster a recarsi in India, e si può anzi dire che ciascuno dei tre
viaggi compiuti ha esigenze totalmente diverse. Quello che è certo è che l’idea stessa
del viaggiare da sempre aveva esercitato su Forster un fascino non indifferente, tanto
è vero che prima dell’India meta dei suoi lunghi soggiorni furono anche l’Italia, la
Grecia e l’Egitto mentre innumerevoli furono le brevi trasferte in altre capitali
europee. È lo stesso Forster a consacrare la propria passione per i viaggi affermando:
“Geography interests me. I like to see the face of the world and think about it. I enjoy
travelling and I am indeed a confirmed globe-trotter, though a trotter upon a rather
quiet globe, none o my travel having been adventurous.”
4
L’interesse per il subcontinente indiano sorge in Forster come conseguenza di
un’amicizia maturata ai tempi del college di Cambridge con Syed Ross Masood
5
, una
figura destinata a sconvolgere rapidamente e radicalmente la vita di Forster.
L’affermazione fatta da Forster
4
E.M. Forster, Three Countries, conferenza letta a Milano e a Roma nel 1959, ristampata per intero in E.M.
Forster: The Hill of Devi and other Indian writings, Edward Arnold, Londra, 1983, p. 289. La geografia mi
interessa. Mi piace vedere la faccia del mondo e riflettere su di essa. Mi piace viaggiare e in effetti sono un
rinomato giramondo, anche se ho girato in un mondo abbastanza tranquillo, non essendo stato nessuno dei miei
viaggi avventuroso. (Traduzione mia)
5
Forster conosce Syed Ross Masood nel 1906 quando questi, giovane studente che si preparava all’ammissione
a Oxford, gli fu affidato perché gli venissero impartite lezioni di latino. Per quanto riguarda l’immensa rilevanza
che Masood ebbe nella vita di Forster è di grande interesse la biografia più accreditata sulla vita dell’autore,
P.N.Furbank, E.M. Forster: A Life, Oxford University Press, Oxford, 1978. Nei due volumi della biografia sono
dedicate diverse pagine a Masood e al lungo e complesso legame sentimentale che lo unisce a Forster nel corso
di parecchi anni.
Capitolo1 : E.M. Forster in India
12
My connection with India is peculiar and personal. It started because I made friends
with an Indian, and but for him I might never have gone to his country, or written
about it. His name was Masood - he was a Moslem - who had come over to go to
Oxford; we saw a great deal of each other and travelled in Italy and France and when
he returned to India it was agreed that I should go to stay with him. This I did in 1912,
and twelve years later when A Passage to India came out I dedicated it to him. It is on
this basis of personal relationship that my connection with that strange country rests. I
didn't go there to govern it or to make money or to improve people. I went there to see
a friend. […] He showed me his country-or rather the side of it he knew-in an offhand
and arresting way.
6
lascia ben poco adito a dubbi sul ruolo predominante di Masood nell’avvicinamento
all’universo indiano. In effetti si potrebbe dire che il primo viaggio di Forster in India
abbia lo scopo di ricongiungersi al suo amico, trasferitosi nella regione islamica
indiana dell’Hyderabad dove era destinato a diventare una delle figure culturali e
politiche di riferimento della minoranza mussulmana, diventandone dapprima direttore
della pubblica istruzione e fondando poi la prima università islamica indipendente di
tutta l’India.
L’amicizia è uno dei motivi principali che spingono Forster ad affrontare i primi
due viaggi in India in quanto rappresentano lo stimolo iniziale che lo portano a
interessarsi delle culture asiatiche.
6
E.M. Forster, Three Countries, cit. Il mio legame con l’India è particolare e personale. È iniziato in seguito
all’amicizia con un indiano, e non fosse stato per lui probabilmente non sarei mai andato in questo paese, o non
ne avrei scritto. Il suo nome è Masood - era un mussulmano – giunto qui per andare a Oxford; ci siamo visti
parecchio e abbiamo viaggiato insieme in Italia e Francia e quando tornò in India stabilimmo che sarei andato a
stare con lui. Così feci nel 1912, e dodici anni dopo quando uscì Passaggio in India lo dedicai a lui. È sulla base
di relazioni personali che si basa il mio rapporto con quello strano paese. Non sono andato lì per governare, per
fare soldi o per migliorare la gente. Sono andato lì per vedere un amico. […] Mi ha mostrato il suo paese, o
meglio la parte che conosceva di esso, in modo estemporaneo e avvincente.
Ancora maggiore è l’enfasi che Forster pone nel lodare questo suo grande amico nel saggio che gli dedica su un
giornale Urdu del 1937 in occasione della sua morte e ristampato in E.M.Fortser, Two Cheers for Democracy,
Edward Arnold, Londra, 1951
Capitolo1 : E.M. Forster in India
13
In quest’ottica oltre a Masood hanno grande rilevanza numerosi altri personaggi, tra
cui spicca, ed infatti è a lui che dedicherà The Hill Of Devi
7
, Malcolm Darling
8
.
Darling è il personaggio chiave che permette a Forster di entrare in contatto col il
mondo induista (come lo è Masood per quello mussulmano) e che gli consente un
accesso privilegiato alle alte sfere politiche e culturali dello stato indigeno del Dewas
Senior; la rilevanza della sua figura e il suo ruolo fondamentale per l’esperienza
indiana, oltre che una breve storia della loro amicizia sono argomenti delineati
nell’introduzione di Elisabeh Heine a The Hill of Devi and other Indian writings
9
.
Il tanto agognato e preparato viaggio nel subcontinente indiano è motivato
parzialmente anche da fattori che esulano dal piano sentimentale e affettivo e con un
chiaro scopo pratico. Forster prima di affrontare il primo viaggio (1912) in India si
trova in una condizione di sterilità creativa molto marcata.
7
E.M. Forster, The Hill Of Devi, Edward Arnold & Co, Londra, 1953
8
Malcolm Darling è un amico di lunga data della famiglia Forster. Entrambi frequentavano il King’s College di
Cambridge. Darling faceva parte del Servizio Civile Indiano sin dal 1904 ed è uno dei punti di riferimento di
Fortser nei suoi viaggi in India. Sarà lui, in qualità di educatore inglese del Maharajah del Dewas, a presentare
Forster a Sua Altezza Tukoji Rao III.
9
Masood was not Forster's only friend resident in India in 1912. Forster had known Malcolm
Darling since they were both undergraduates at King's College, Cambridge, at the turn of the
century. Darling had joined the Indian Civil Service (ICS) in 1904, and his and Forster's
friendship appears to have quickened not long after Forster met Masood. The surviving
Forster-Darling correspondence begins in May 1907 with the letter in which Darling describes
Dewas as "the oddest corner of the world outside Alice in Wonderland", for there were two
states of Dewas, territorially entangled and ruled by two branches of one family, junior and
Senior. Darling had arrived there three months earlier to serve as guardian and tutor to the
young Rajah of Dewas Senior, then nineteen.
Tratto da E.M. Forster: The Hill of Devi and other Indian writings, cit. Masood non era l’unico amico di Forster
residente in India nel 1912. Forster conosceva Malcolm Darling da quando ancora non erano laureati al king’s
Colledge, Cambridge, a cavallo del secolo. Darling si era unito al Servizio Civile Inglese (SCI) nel 1904, e la sua
amicizia con Forster sembra essersi stretta non molto dopo che Forster conobbe Masood. La corrispondenza
rimastaci tra Forster e darling inizia nel Maggio 1907 con la lettera nella quale Darling descrive il Dewas come
“il posto più strano del mondo dopo il paese delle meraviglie di Alice”, perché c’erano due stati del Dewas,
territorialmente compresi e governati da due rami della famiglia, quello minore e quello maggiore. Darling era
giunto nel Dewas tre mesi prima per fungere da guardiano e tutore del giovane Rajah del Dewas Senior, allora
diciannovenne. (Traduzione mia).
Capitolo1 : E.M. Forster in India
14
L’India, a suo avviso, avrebbe potuto rappresentare un punto di svolta radicale
nella sua vita artistica e lo avrebbe stimolato, presentandogli una realtà completamente
diversa da quella occidentale. Come ha rilevato la critica, l’esperienza indiana di
Forster ha un ruolo imprescindibile nella maturazione umana e artistica dell’autore al
pari di quelle europee degli americani T.S. Eliot e Henry James
10
. Il momentaneo
periodo di aridità artistica dell’autore è da lui stesso chiaramente evidenziato in una
lettera del 2 febbraio 1913 in risposta al suo amico Forrest Reid dove afferma, non
senza imbarazzo e preoccupazione:
I am dried up. Not in my emotions, but in their expression. I cannot write at all. […] I
see beauty going by and have nothing to catch it in. The only book I have in my head
is too like Howards End to interest me.
11
Pochi giorni prima in un’altra lettera indirizzata a sua madre aveva indicato la
difficoltà che riscontrava nel cogliere e nel non saper fruire pienamente delle
meraviglie che stava visitando:
I want something beyond the field of action and behaviour; the waters of the river that
rises from the middle of the earth to join the Ganges and the Jumna where they join.
India is full of such wonders, but she can’t give them to me.
12
10
John Beer nella prefazione a J.K. Das, E.M. Forster’s India, Queen’s College University of Cambridge,
Cambrige 1976 scrive:
E.M. Forster wrote that his Indian friend Syed Ross Masood <woke me out of my suburban
and academic life, showed me new horizons and new civilization.>. Like the European
experience of Henry James or T.S. Eliot, Forster’s India is a pre-eminently vital part of his life
and work, and an essential factor behind his eminence.
E.M Forster scrisse del suo amico indiano Sued Ross Masood <mi ha risvegliato dalla mia vita suburbana e
accademica, mi ha mostrato nuovi orizzonti e nuova civilizzazione >. Come le esperienze europee di Henry
James e T.S. Eliot, l’India di Forster è una preminente parte vitale della sua vita e della sua opera, e un fattore
essenziale alla base della sua importanza.
11
La lettera appartiene al diario di viaggio in India del 1912-1913 ed è ristampata, nella parte citata sopra, in
P.N.Furbank, E.M. Forster: A Life, Vol. I, p. 249. Sono prosciugato. Non nelle mie emozioni ma nella loro
espressione. Non riesco a scrivere per niente. […] Vedo la bellezza passare e non ho nulla col quale catturarla.
L’unico libro che ho in mente è troppo simile a Howards End per interessarmi. (Traduzione mia).
12
La lettera è contenuta in E.M. Forster: The Hill of Devi and other Indian writings, cit., pag 192 Io voglio
qualcosa oltre il campo dell’azione e del comportamento: le acque del fiume che sorge dal centro della terra per
congiungersi col Gange e lo Jumna dove si uniscono. L’India è piena di queste meraviglie, ma non riesce a
darmele. (Traduzione mia)
Capitolo1 : E.M. Forster in India
15
Pare ovvio che uno dei motivi che spingono Forster a visitare un paese culturalmente
tanto diverso da quelli europei sia appunto il confronto con una realtà nuova e
stimolante che possa risvegliarlo dal sopore creativo nel quale si trova. L’India offre
sicuramente nuove idee, nuovi spunti di riflessioni, nuove interpretazioni della realtà e
nuovi punti di vista, ciononostante l’opera tanto desiderata e che comincia a essere
elaborata nel primo viaggio, A Passage to India, richiederà parecchi anni e un ulteriore
viaggio in India per essere portata a termine. Il secondo viaggio nasce dalla necessità
primaria di immergersi nel profondo della cultura induista così da completare il quadro
generale sociale indiano, avendo nel primo viaggio intrattenuto rapporti più che altro
con gli anglo-indiani
13
e i mussulmani, e poter terminare la lunga gestazione di A
Passage to India. Il lungo viaggio del 1921 è motivato dunque dall’esigenza di
colmare le differenze tra la rappresentazione dell’India del romanzo che stava
scrivendo e l’India reale. Parecchi anni dopo la pubblicazione di A Passage to India
Forster torna a riflettere sulla sua genesi e la sua elaborata stesura nella già citata
conferenza tenuta in Italia nel 1959
I began the book after my 1912 visit, wrote half a dozen chapters of it and stuck. […]
When I returned to India in 1921 to stay with the Maharajah I took the chapters with
me and expected that the congenial surroundings would inspire me to go on. Exactly
the reverse happened. Between the India I had tried to create and the India I was
experiencing there was an impassable gulf. I had to get back to England and see my
material in perspective before I could proceed. Perhaps the long wait was to the good
and the religious atmosphere of Dewas certainly helped to establish the spiritual
sequence I was seeking, […]
14
13
Con il termine anglo-indian, come specifica nell’introduzione a The Hill of Devi, Forster vuole indicare tutti
gli inglesi residenti in India.
14
E.M. Forster, Three Countries, conferenza letta a Milano e a Roma nel 1959, ristampata in, E.M. Forster: The
Hill of Devi and other Indian writings, cit., p. 298. Inizia il libro dopo la mia visita del 1912, scrissi mezza
dozzina di capitoli e poi mi bloccai. […] quando tornai il India nel 1921 per stare con il Maharajah portai i
capitoli con me e mi aspettavo che l’ambiente congeniale avrebbe ispirato il mio andare avanti. Successe
esattamente il contrario. Tra l’India che avevo provato a creare e l’India che stavo sperimentando c’era un abisso
incolmabile. Dovetti tornare in Inghilterra e vedere il mio materiale in prospettiva prima di poter procedere.
Forse la lunga attesa è stata positiva e l’atmosfera religiosa del Dewas di certo mi ha aiutato a concepire la
sequenza spirituale che stavo cercando […].