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Parte I
Nella prima parte di questa tesi (che va dal capitolo 1 al capitolo
6), si analizzeranno in particolar modo i concetti di pratica del
“saper fare”, di “cultura materiale” e di “tradizione inventata”,
portando come esempio l’arte tessile in Sardegna e in Salento.
Si parlerà anche della divisione tra arte e artigianato e si
valicheranno i confini per analizzare qualche esempio di tessuto
indiano e la loro implicazione simbolico – culturale.
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Cap.1: La cultura come ergologia e gesto
Secondo l’Enciclopedia Treccani l’ ergologia è quel “ramo dell’etnologia che ha per oggetto
lo studio della cosiddetta cultura materiale, ossia il complesso delle manifestazioni culturali
dei popoli esostorici nei riguardi dell’insediamento e dell’abitazione, del vestiario e degli
ornamenti, dei metodi per la produzione del fuoco, dell’illuminazione, del riscaldamento
ecc…L’ergologia. abbraccia inoltre lo studio delle ‘tecniche’, delle armi e degli attrezzi, dei
mezzi di trasporto terrestre e di navigazione, e di tutte le produzioni industriali dell’umanità
primitiva, avendo soprattutto riguardo alla loro tipologia, ai sistemi di fabbricazione e
all’origine, distribuzione e storia.”
Nel corso di questo scritto verrà presa in esame l’arte della tessitura come tecnica e come
cultura materiale, dal punto di vista del gesto e del suo ritmo, nonché dal punto di vista della
tradizione e dello sviluppo culturale in diversi contesti sociali e industriali italiani; ma per ora
introduciamo il concetto generale di gesto e tecnica del corpo, partendo dall’ampio studio a
cui Mauss ha dedicato nel suo saggio “Le tecniche del corpo” (1950).
Con l’espressione “tecniche del corpo” Mauss intende “i modi in cui gli uomini, nelle diverse
società, si servono, uniformandosi alla tradizione, del loro corpo.” *
Ogni tecnica ha una propria forma ed è legata a propri strumenti che si diversificano l’un
l’altro a seconda dei popoli, dell’epoca e della società. Parimenti ogni società ha abitudini
proprie che corrispondo ad atteggiamenti del corpo.
Scrive l’autore: “La posizione delle braccia, quella delle mani mentre si cammina
costituiscono una idiosincrasia sociale, e non semplicemente il prodotto di non so quali
congegni e meccanismi puramente individuali, quasi interamente psichici (…). In tutti gli
elementi di cui si compone l’arte di utilizzare il corpo umano, dominavano i fatti di
educazione. La nozione di educazione poteva sovrapporsi alla nozione di imitazione (…) Il
bambino, l’adulto imitano atti che hanno avuto esito positivo e che hanno visto compiere con
successo da parte di persone in cui hanno confidenza e che esercitano un’autorità su di loro.
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* M. Mauss 1950 (trad.it.1965) “Le tecniche del corpo”, tratto da “Teoria generale della magia”, Biblioteca Einaudi,
(pag.385)
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L’atto si impone dal di fuori, dall’alto, sia pure un atto esclusivamente biologico riguardante il
loro corpo. L’individuo trae dall’atto eseguito davanti a lui o insieme a lui la serie di
movimenti di cui esso si compone. E’ appunto, in questa nozione di prestigio della persona
che compie l’atto ordinato, autorizzato, sperimentato, in rapporto all’individuo che la imita,
che si riscontra l’elemento sociale. Nell’atto di imitazione che segue si trovano l’elemento
psicologico e quello biologico. Ma il tutto, l’insieme, è condizionato dai tre elementi
indissolubilmente uniti.” *
Navigando in internet si possono trovare molti corsi che ripropongono antichi mestieri e
antiche arti, in chiave di riscoperta della tradizione, dei materiali, delle tecniche, della
manualità e della gestualità, sottolineando come la forbice temporale (e dell’innovazione
tecnologica) si allarghi sempre di più, allontanandoci da quei saperi che venivano all’epoca
tramandati oralmente dalle anziane, membri della propria famiglia o “maestre” riconosciute
come tali dalla società che stabiliva e confermava il prestigio delle più esperte a cui si
affidavano le proprie figlie e nipoti.
Riscoprendo quindi le tecniche del corpo nella tessitura, si trovano corsi come quelli proposti
dallo Studio Aphorisma della provincia di Firenze (http://www.studio-
aphorisma.com/corsi_tessitura_programma_2010.html), nella descrizione del corso leggiamo:
“Quest’anno l’attività corsistica dello Studio Aphorisma rivolge una particolare attenzione al
tema della memoria e del corpo nella pratica della creazione tessile alla luce delle nuove
istanze emergenti dal mondo contemporaneo. Tessere al telaio vuol dire rivivere memorie e
conoscenze di antichi mestieri; lo scopo di questo corso è quello di offrire ai partecipanti un
tema di riflessione e di lavoro intorno al significato dell’attività tessile, alla sua funzione
educativa e di memoria che si manifesta attraverso il lavoro della tessitura e su come questa
attività sia andata via via trasformandosi fino ai nostri giorni. Il ritmo delle battute, l’azione
tattile sui materiali, la creazione di nuovi intrecci a partire dalle materie e sensibilità tattilo-
visive, tutto ciò induce il tessitore a mettere in relazione il proprio corpo con il tempo remoto
e col tempo presente.”
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* M. Mauss 1950 (trad.it.1965) “Le tecniche del corpo”, tratto da “Teoria generale della magia”, Biblioteca Einaudi,
(pp.388-390)
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Come descrive Mauss, anche i promotori di questo corso parlano di tecniche del corpo,
ritmicità e ripetitività dei gesti, a cui si aggiunge, in un’analisi storico - culturale, la ricerca di
un contatto (sempre attraverso i 5 sensi, in particolare il tatto e la vista, legati al ritmo e alla
tecnica della tessitura) che possa riproporre elementi di un passato che a noi è dato solo di
ricordare, riformulare e mettere in relazione con il tempo presente.
La tessitura è un’arte, una tecnica, una forma culturale, che ben esemplifica le teorie di
Mauss, non solo per il concetto di tecnica del corpo, ma anche per il fatto che fu a lungo
legata alla diffusione e trasmissione orale; è inoltre esemplificatrice di società e luoghi che
hanno definito uno stile particolare, etnico, come possono essere il tappeto sardo o la tessitura
del Salento, e che hanno anche creato delle economie interne ben specifiche, in particolare per
il mondo femminile, definendo sia i rapporti sociali, sia i ruoli e le differenze di genere, non
uguali per tutte le società che hanno conosciuto la tessitura stessa.
Le tecniche del corpo sono quindi forme di riconoscimento collettivo e identitario, ma anche
modelli per la società, a cui si avvale il singolo individuo nel processo di identificazione
all’interno del gruppo e di formazione personale per la sua quotidianità.
Mauss scrive ancora:
“Non dovevo fare altro che riferirmi alla divisione degli atti tradizionali in tecniche e in riti,
che io ritengo fondata. Tutti questi modi di agire erano delle tecniche, le tecniche del corpo,
appunto. Abbiamo commesso l’errore fondamentale di ritenere che esistano delle tecniche
solo quando ci sono strumenti. (…) Io chiamo tecnica un atto tradizionale efficace (e voi
vedete che, sotto questo aspetto, esso non differisce dall’atto magico, religioso, simbolico).
Occorre che sia tradizionale ed efficace.
E’ in questo che l’uomo si distingue, prima di tutto, dagli animali: per la trasmissione delle
sue tecniche e, molto probabilmente, per la loro trasmissione orale (…) il corpo è il primo e
più naturale oggetto tecnico e, nello stesso tempo, mezzo tecnico dell’uomo.” *
Mauss ci fa comprendere che la tradizione è composta da atti, gesti, azioni del nostro corpo
sull’ambiente, azioni condivise dal resto della comunità, creando un continuum fra un gesto e
l’altro e arricchendolo così di senso non solo pratico (l’azione determina un risultato, un
prodotto) ma anche simbolico e identitario.
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* M. Mauss 1950 (trad.it.1965) “Le tecniche del corpo”, tratto da “Teoria generale della magia”, Biblioteca Einaudi,
(pag.392)
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Lo strumento più efficace per questo scopo è appunto il nostro corpo, che viene utilizzato e
strumentalizzato (a volte anche modificato) in modi tali da distinguerci dal mondo animale, il
quale “sfrutta” il corpo solo da un punto di vista biologico e non individualistico e culturale.
Mauss stesso, infatti, ammette che la tecnica vista come atto tradizionale efficace non
differisce dalla magia, dal rito religioso o simbolico che sia.
Leroi-Gourhan, nel suo saggio “Il gesto e la parola”(1965) descrive in modo dettagliato l’arte
e la tecnica primitiva, lo sviluppo del gesto e della tecnica sia a livello strumentale che
simbolico-artistico.
Nel libro l’autore delinea due delle sue tesi principali, la prima secondo cui l’uomo non
discende direttamente dalla scimmia, ma sarebbe una specie a sé; la seconda invece sostiene
che il cervello non è l’organo centrale e fondamentale nella storia dell’evoluzione umana, in
quanto si è sviluppato grazie a condizioni corporee e ambientali determinanti, legate alla
modalità di ricerca del cibo e di scoperta del territorio. Per questo motivo l’autore riconosce
fin dalle prime pitture rupestri una vera arte, legata al simbolismo della dicotomia
Maschio/Femmina, da sempre presente quindi nella natura e nella cultura umana. Come
legare però il concetto di gesto, di simbolo e di società (che ci porta così dal concetto di
Natura a quello di Cultura)?
Citando Leroi-Gourhan: “Il gesto tecnico è creatore di forme imitate dal mondo inerte e
pronte a essere animate. (…) L’uomo è uomo solamente se lo è fra gli altri, rivestito di
simboli della sua ragion d’essere. Il sommo sacerdote e il vagabondo, nudi e rigidi, sono solo
cadaveri di Mammiferi superiori in un tempo e uno spazio senza significato perché non
costituiscono più il sostegno di un sistema simbolicamente umano. (…) La vita degli animali
è tesa sul filo della specie genetica, la vita dei gruppi umani non può affrontare la sostituzione
dell’ordine etnico a quello genetico se non con il pretesto di un tempo, di uno spazio e di una
società completamente simbolici.” *
In questa breve citazione vediamo già i principali temi ben sintetizzati: l’uomo si distingue
per la creazione dell’utensile, per il gesto con questo applicato, per il simbolo legato ad esso,
per la sua capacità di addomesticare il tempo e lo spazio (ovvero l’esser riuscito a creare un
tempo e uno spazio umani).
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* A. Leroi-Gourhan 1965 (trad.it. 1977) “Il gesto e la parola”,volume secondo “la memoria e i ritmi”, Einaudi editore,
(pag.364)