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INTRODUZIONE
“Roma non è stata costruita in un giorno” dice un famoso detto popolare. Nulla di più
vero. Roma è una città che ha avuto un’evoluzione urbanistica fin da tempi remotissimi, e che
ancora oggi è in fase di sviluppo. Ma se questa moderna fase di crescita è sotto gli occhi di
tutti, meno visibile è lo sviluppo topografico ed urbanistico dell’antica Roma, di quell’Urbe
che aveva il suo centro socio-politico e giuridico nel Foro, oggi area archeologica di grande
prestigio per la Capitale e meta di milioni di turisti italiani e stranieri.
Non si fraintendano queste parole: tutti sappiamo quanto, e in che modo, siano visibili
i singoli monumenti presenti nell’area del Foro romano e dei Fori imperiali. Ciò che intendo
dire è che è poco comprensibile e leggibile - dal mio punto di vista - all’occhio del semplice
visitatore e turista dell’area archeologica, la cronologia edificatoria delle due aree forensi
romane. Ad un occhio poco esperto, infatti, i Fori possono apparire come una serie di
monumenti ed edifici antichi differenti (ma talvolta anche molto simili tra loro) ammassati in
una qualsiasi zona della città; il visitatore potrebbe avvertire un senso di smarrimento.
In suo aiuto per fortuna accorrono persone, di certo competenti in materia storico-
archeologica, preposte a guidarlo in questa “selva oscura” di monumenti, spiegando anche in
maniera chiara ed esaustiva la storia dell’area e di ogni singolo edificio e costruzione.
In tal modo, però, il senso di smarrimento e spaesamento sono allontanati dal
visitatore in maniera momentanea, cioè solo per il tempo che si ha a disposizione durante la
visita guidata. Ma alla fine del percorso, e in un immediato futuro, cosa rimarrà in fatto di
conoscenza al visitatore? Cosa rimarrà nella sua mente? Poco o niente, perché raramente
rimarranno impressi al visitatore dati storici ed archeologici e nozioni cronologiche, al
contrario della magnificenza e dello splendore di ogni singolo edificio. E soprattutto, non
rimarrà impresso in lui un quadro completo di come sia andato evolvendosi l’antico Forum.
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Lo ricorderà così come l’ha visto, e con lo stesso senso di confusione che avrebbe avuto
visitando anche da solo l’area.
Come cercare allora di ripristinare questo gap comunicativo e conoscitivo? In che
maniera, e attraverso quali mezzi, si possono aiutare i futuri visitatori dell’area archeologica
dei Fori di Roma a destreggiarsi all’interno di quell’intricato percorso archeologico nel quale
monumenti di qualsiasi tipologia ed epoca si trovano in stretta connessione spaziale l’uno con
l’altro?
Una valida risposta è offerta dall’utilizzo delle più recenti tecnologie digitali, le
cosiddette ICT (Information and Communication Technology), e in particolare della Realtà
Virtuale.
In effetti la visione diretta di un modello tridimensionale - per quanto possibile fedele
e conforme ai più recenti dati di studio e scavo - di tutta l’area archeologica e dei suoi
monumenti, offrirebbe all’utente una maggior trasparenza e, soprattutto, visibilità di dati e un
più facile e durevole apprendimento degli stessi da parte dell’utente rispetto a quando questi si
trova ad apprenderli ascoltandoli durante la semplice visita guidata dell’area.
Molti sono stati i passi effettuati in questo senso da diverse istituzioni con la
realizzazione di differenti progetti
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, uniti dallo stesso obiettivo di chiarezza esplicativa e
comprensibilità di una pagina di archeologia, urbanistica e storia ancora dibattuta e discussa
da molti studiosi e competenti in materia, ossia quale fosse la visione complessiva di Roma
nella realtà di oltre 2000 anni or sono.
Partendo proprio dall’analisi di questi progetti, e di altri similari dedicati ad altri
luoghi e monumenti di una certa rilevanza storico-archeologica, si è cercato di realizzare un
progetto nel quale potessero confluire sia vecchie che nuove conoscenze, inerenti sia le
scienze umanistiche sia le più moderne tecnologie informatiche, ormai quest’ultime divenute
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Tra questi, saranno analizzati in particolare Virtual Rome, elaborato dall’ITABC del CNR, e Rome
Reborn dell’UCLA. Tuttavia ad essere analizzate nel corso della trattazione saranno anche
applicazioni multimediali, meno scientificamente corrette, ma che comunque propongono ottime
modalità di divulgazione dei dati storico-archeologici, d’immersività e di intrattenimento (i-MiBAC
Voyager, Virtual History Rome e Rome MVR Time Window).
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strette collaboratrici delle scienze umanistiche, in particolare della storia dell’arte e
dell’archeologia.
Sono molte infatti le applicazioni digitali, in particolare ricostruzioni 3D, divulgate sul
Web e talvolta attivate presso musei o altre strutture, ma tuttavia ancora poco conosciute dal
grande pubblico.
Questo lavoro pertanto si prefigge anche lo scopo di porre all’attenzione di tutti che
ormai è una vera e propria realtà il fatto che il patrimonio culturale, materiale e immateriale
che sia, e le ICT sono due mondi ormai in stretta collaborazione e che sempre di più andranno
ad aiutarsi l’un l’altro.
Si spera che a partire da questa continua e ormai costante compartecipazione si possa
arrivare ad una nuova definizione di museo; attualmente infatti l’articolo 101 del Codice dei
Beni culturali e del paesaggio definisce il “museo” come «una struttura permanente che
acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di
studio». Una definizione ormai desueta nella quale invece andrebbe aggiunto un nuovo
enunciato nel quale il museo venga definito «strumento di comunicazione»
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, inteso come
risultato dell’utilizzo delle moderne tecnologie informatiche.
2
FELICORI M., Il museo e la Realtà Virtuale: la cultura tra materiale e immateriale, in Notizie dal
Cineca, n°49, 2004, p. 11
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CAPITOLO 1
BREVE STORIA DEL SITO
Redigere una storia completa del Foro di Roma, nella sua duplice divisione in Fori
Imperiali e nell’impropriamente detto Foro romano
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è un compito tanto arduo per la copiosità
di documentazione a tal riguardo. Oltretutto è un argomento del quale si è molto parlato,
scritto e discusso, e riguardo al quale sarebbe meglio rimandare e reindirizzare il lettore a
materiale ben più scientifico di questa trattazione.
Pertanto mi limito in questo successivo paragrafo a dare solo una breve e concisa serie
di informazioni riguardo quest’area archeologica dal punto di vista urbanistico, seguendo un
ordine cronologico; nel paragrafo che lo segue ho lasciato invece maggiore spazio ad una
trattazione più specifica riguardo la storia degli scavi archeologici nonché dei vari progetti di
valorizzazione che in quest’area si sono susseguiti nel corso del tempo.
3
Sarebbe piuttosto logico utilizzare il termine repubblicano o meglio ancora, visto che la sua genesi
ha inizio già in fase monarchica (VIII-VII secolo a.C.), sarebbe utilizzare l’antica denominazione di
Forum Magnum.
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1.1 NASCITA E ABBANDONO DEL FORO
1.1.1 Dal X al IV sec. a.C.
Partiamo innanzitutto dal principio. Che cosa è un Forum?
Con questo termine i Romani indicavano la piazza principale della città, situata al
centro di essa e dalla quale essa in un certo senso si sviluppava e si diramava nella sua
estensione (qui nascevano infatti le vie principali della città, il cardo e il decumano). Era per
certi aspetti il corrispondente romano dell’agorà greca, in quanto centro politico, sociale e
giudiziario dell’Urbe; ma era anche luogo di mercato.
Quest’area ha avuto un incessante sviluppo urbanistico in un arco temporale
largamente esteso, che parte dal X-IX secolo a.C. e arriva alla sua conclusione al IV-V secolo
d.C., quando l’Imperium era ormai in crisi ed era da tempo cominciata quella spoliazione di
quegli stessi monumenti che fino a pochi secoli prima erano funzionali, potremmo dire, anche
all’estetica dell’Urbe
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.
FIG. 1: TOPOGRAFIA DELLA ROMA PRIMITIV A E DELLA ZONA DOVE FU IMPOSTATO IL FORUM
(N. JAHRB. F. PHIL. 1904, 25)
4
Tuttavia l’ultimo monumento onorario innalzato al suo interno, la colonna di Foca, risale all’inizio
del VII sec. d.C..
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Come si può notare dalla pianta proposta (FIG. 1) , la zona dove fu impostato il Foro
era una vallata che divideva i colli Capitolinus e Palatium, la quale era percorsa da un fiume,
il Velabrum, le cui acque terminavano in una palude che ricopriva la metà meridionale
dell’area e raggiungeva il Tiber. Qui, nella fase protostorica della città (X-IX secolo a.C., fase
Laziale IIa), le gentes latine avevano deciso di stabilire la propria necropoli o sepolcreto,
tuttora visibile dopo gli scavi di Boni
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(1902-1905) nell’area compresa tra la Regia e il tempio
di Antonino e Faustina, presso la Via Sacra.
A partire dalla fine del IX secolo a.C. (fase Laziale IIb) il sepolcreto arcaico fu
gradualmente abbandonato e fu impostata una nuova necropoli presso il colle Esquilino; nella
valle si stabilì allora una comunità proto-urbana, sulla cui origine ancora oggi gli archeologi e
gli storici dibattono
6
. Qualsiasi tesi si adotti resta il fatto che, in poco meno di due secoli, si
formò una comunità organizzata e governata da un re.
Stando alla tradizione
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, i primi lavori di bonifica dell’area furono intrapresi proprio da
uno dei famosi sette re di Roma, Tarquinio Prisco, e si conclusero sotto il regno di Tarquinio il
5
Per questo personaggio, vedi § 1.2.
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Ci sono infatti due diverse scuole di pensiero riguardo la nascita di Roma:
1. teoria sinecistica: propone la nascita del centro protourbano di Roma mediante sinecismo (dal
greco συνοικισμóς), ossia attraverso l’unione dei villaggi di quei populi Albenses dispersi per il
cosiddetto Septimontium, che non è da confondere con i famosi “sette colli di Roma” perché
«…Septimontium nominatum ab tot montibus quos postea urbs muris comprehendit…»
(VARRONE, De Lingua Latina, liber V, 41).
2. teoria della fondazione “romulea”: concilia la tradizione mitologica della fondazione della
città da parte di Romolo con le scoperte archeologiche di Andrea Carandini avvenute sulle pendici
settentrionali del Palatino nel 1988. Tale teoria propone la fondazione della città ex novo, secondo il
rito etrusco, senza però mettere in discussione l’esistenza di un eventuale centro protourbano nato
per aggregazione. A dimostrazione di ciò sarebbe il rinvenimento sul Palatino del sulcus
primigenius, cioè il muro che proteggeva e definiva il pomerium, il confine sacro della futura città
di Roma. Tale tesi prende anche il nome di teoria della Roma quadrata a causa della forma
quadrangolare che presenta il mons Palatium e, di conseguenza, il sulcus primigenius.
Una terza teoria (a mio parere la meno plausibile) e tanto cara agli storici e studiosi internazionali,
propone invece la nascita di Roma a partire dal secondo quarto del VI secolo a.C. (575 a.C.) e il
conseguente governo di Roma solamente da parte dei Tarquini.
7
TITO LIVIO, Ab Urbe Condita, liber I, par. 38,6: «…et infima urbis loca circa forum aliasque
interiectas collibus conualles, quia ex planis locis haud facile euehebant aquas, cloacis fastigio in
Tiberim ductis siccat…»