INTRODUZIONE
1. INTRODUZIONE
1.1 I BIOMATERIALI
I biomateriali, tradizionalmente definiti come materiali utilizzati in dispositivi medici, sono
stati usati dall’uomo fin dall’antichità, ma recentemente il loro grado di sofisticatezza è
aumentato significativamente. I biomateriali prodotti oggigiorno incorporano spesso elementi
biologicamente attivi di derivazione naturale ed hanno un ruolo importante nella medicina ma
anche in altre applicazioni non biomediche.
1.1.1 Definizione e classificazione
Durante gli anni ’60 e ’70 è stata sviluppata una prima generazione di materiali da
utilizzare in dispositivi medici all’interno del corpo umano; questi sviluppi hanno posto le
basi nel campo dei biomateriali
[1]
. L’obiettivo dei biomateriali era di fornire buone
prestazioni meccaniche, compatibili con i tessuti circostanti nel sito d’impianto, e di essere
“bioinerti”, cioè non interagire con l’organismo ospite per prevenire il rigetto biologico.
Tuttavia col progredire delle conoscenze in biologia e nelle scienze dei materiali, l’approccio
alla progettazione ed utilizzo dei biomateriali è cambiato
[2]
: dagli anni ’80 è stata sviluppata
una seconda generazione di biomateriali, denominati bioattivi, ovvero capaci di esercitare
un’azione controllata nei confronti dell’ambiente fisiologico, e bioriassorbibili, cioè in grado
di degradarsi in maniera controllata e venire sostituti dai tessuti dell’organismo
[3]
. Nel 1991,
in occasione della II International Consensus Conference on Biomaterials tenutasi a Chester
(U.K.), è stata proposta una definizione di biomateriale, sulla quale attualmente esiste il più
ampio consenso, che lo descrive come “un materiale concepito per interfacciarsi con i sistemi
biologici per valutare, trattare, aumentare, dare supporto o sostituire un qualsiasi tessuto,
organo o funzione del corpo”. Questa definizione di tipo funzionale si presta a diverse
interpretazioni: quella più restrittiva limita il concetto di biomateriale ai soli materiali
strutturali, mentre una più ampia e generalmente accettata include i materiali, soprattutto
polimerici, usati come componenti di sistemi per il rilascio controllato di farmaci o come
supporto di molecole bioattive. Dal 2000 è in corso lo sviluppo di una terza generazione di
biomateriali progettati per stimolare specifiche risposte cellulari a livello molecolare
[4]
.
Alessandro Pirosa - Tesi di Laurea
2
Attualmente i biomateriali sono spesso progettati per mimare, almeno in parte, le proprietà
chimico-fisiche dei tessuti biologici. Sempre più la natura, infatti, ispira non solo i materiali
da produrre ma anche il modo in cui fabbricarli: mentre i materiali sintetici sono tipicamente
prodotti su scala millimetrica o maggiore e poi fresati per avere caratteristiche su scala micro-
o nano-metrica, i materiali naturali spesso presentano già una organizzazione micro-
nanostrutturata che facilita l’ottenimento di sistemi complessi
[5]
. Il principale fattore limitante
lo sviluppo di nuovi biomateriali è la biocompatibilità, cioè la capacità di un materiale di non
provocare, da parte del sistema vivente nel quale è impiegato, reazioni sfavorevoli che ne
possano pregiudicare l’utilizzo (vedi §1.1.2).
I materiali attualmente utilizzati per applicazioni biomediche possono essere classificati, da
un punto di vista chimico, come segue
[6]
:
Figura 1.1 - Classificazione dei biomateriali da un punto di vista chimico.
Metalli (acciai inossidabili, titanio e leghe, leghe di cobalto, leghe Ti-Ni a memoria di
forma): circa il 30%. Sono utilizzati in applicazioni ortopediche (protesi di arti, chiodi e
viti), per valvole cardiache e contenitori di pacemaker, in odontoiatria (protesi dentarie e
amalgami). Hanno buone proprietà meccaniche e di resistenza all’usura ma sono
suscettibili alla degradazione per corrosione, un processo che causa il rilascio di ioni,
composti chimici o particolati che potrebbero essere dannosi per l’organismo.
INTRODUZIONE
Ceramici (ossidi di alluminio, alluminati di calcio, ossidi di titanio, carboni, vetri
bioattivi): circa il 5%. Le ceramiche sono materiali composti da elementi metallici e non
metallici legati da legami ionici e/o covalenti; vengono utilizzate in applicazioni di
chirurgia maxillo-facciale, ortopedia e impianti dentari. Hanno buona biocompatibilità e
inerzia chimica ma, sebbene siano abbastanza resistenti alla corrosione, sono suscettibili
ad altri tipi di degradazione causata dall’ambiente fisiologico, sono molto fragili e difficili
da lavorare, hanno scarse proprietà meccaniche, soprattutto in compressione e flessione.
Polimerici sintetici (Tabella 1.1): circa il 45%. Sono materiali organici composti da grandi
macromolecole costituite da molte unità ripetenti, dette monomeri, legate covalentemente
tra loro. Sono i materiali più utilizzati in applicazioni biomediche, infatti, trovano largo
impiego in ortopedia, impianti emocompatibili, oftalmologia, ricostruzione di tessuti
molli, suture e adesivi. Le loro proprietà dipendono dalla composizione, struttura e
arrangiamento delle molecole che li costituiscono. In generale mostrano una buona
biocompatibilità, sono facili da lavorare, possono essere modificati chimicamente e/o
fisicamente per immobilizzare cellule o molecole bioattive al loro interno o sulla
superficie. Tuttavia possono rilasciare sostanze dannose per l’organismo (monomeri,
catalizzatori, additivi, ecc), assorbire acqua o biomolecole dai tessuti circostanti e a volte
sono difficili da sterilizzare senza alterarne le proprietà strutturali.
Materiali di derivazione biologica (Tabella 1.2): circa il 5%. La loro sintesi avviene per
opera di catalizzatori enzimatici attraverso reazioni di polimerizzazione a crescita di
catena di monomeri attivati che si formano all’interno delle cellule a seguito di processi
metabolici complessi. Sono utilizzati in combinazione con materiali sintetici, specialmente
in dermatologia come materiali eparinizzanti, rivestimenti e/o per funzionalizzare
superfici, sono anche alla base di prodotti per la sutura di ferite e per il trapianto di pelle e
arterie. Sono caratterizzati da buona bioattività e rinnovabilità, bassa tossicità, sebbene in
certi casi possano provocare risposte immunitarie e presentano, spesso, difficoltà di
trattamento e conservazione.
Compositi (metalli rivestiti con ceramici, matrici rinforzate con fibre): circa il 15%. I
materiali compositi sono costituiti da più materiali semplici differenti. Essi sono utilizzati
in ortopedia e impianti dentari. Hanno buona biocompatibilità e inerzia chimica ma
possono presentare una scarsa coesione tra i componenti e difficoltà di lavorazione.
Alessandro Pirosa - Tesi di Laurea
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Tabella 1.1 - Polimeri sintetici utilizzati in applicazioni biomediche e farmaceutiche.
Polimeri sintetici Principali applicazioni
Poliesteri alifatici
Poli(acido lattico), poli(acido glicolico), e loro
componenti
Usati in suture, rilascio di farmaci e ingegneria
tissutale. Biodegradabili, spesso copolimerizzati per
regolare il tempo di degradazione.
Poli(idrossibuttirati), poli(ε-caprolattone) e loro
componenti
Biodegradabili, usati come matrici per il rilascio di
farmaci. Le loro proprietà possono essere variate con
modifiche chimiche, copolimerizzazione e miscele.
Poliammidi (nylon) Suture, membrane per emofiltrazione.
Polianidridi
Biodegradabili, usate in ingegneria tissutale e per il
rilascio di molecole bioattive.
Poli(orto esteri)
Polimeri a superficie erodibile, rilascio di farmaci,
oftalmologia.
Poli(ciano)acrilati
Biodegradabili, secondo la lunghezza della catena
alchilica.
Polifosfazeni
Possono essere modellati con funzionalità versatile dei
gruppi laterali. Utilizzati in film e idrogeli.
Applicazioni in rilascio di farmaci.
Poliuretani termoplastici
Buone proprietà meccaniche. Modellati da vari
materiali di partenza. Usati in dispositivi medici
impiantati in modo permanente (protesi, innesti
vascolari), cateteri e rilascio di farmaci. Candidati
principali per il cuore artificiale.
Polietilene Materiale ortopedico.
Poli(idrossietil metacrilato)
Idrogeli usati come lenti a contatto morbide, rilascio di
farmaci.
Poli(tetrafluoroetilene) (Teflon®)
Copolimeri usati per impianti dentali e sostituzioni
ossee.
Polidimetilsiloxilani Innesti vascolari, suture, rivestimenti.
Polivinilcloruro
Tubi, cateteri, ricostruzione di tessuti molli, valvole
cardiache.
Polistirene Substrati per colture cellulari.
Poli(etilen ossido) Copolimeri utilizzati in applicazioni biomediche.
Poliacrilati Protesi dentali e maxillofacciali, cementi per ossa.
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Tabella 1.2 - Polimeri naturali utilizzati in applicazioni biomediche e farmaceutiche.
Polimeri naturali Principali applicazioni
Proteine e polimeri basati su proteine
Collagene
Albumina
Assorbibili, biocompatibili, non tossici, disponibili in
natura, materiali elastici usati come impianti e in
Ingegneria tissutale. Suture assorbibili, microsfere per
rilascio di farmaci. Usate in microincapsulazione di
farmaci.
Poliamminoacidi
Non tossici, non antigenici e biocompatibili. Usato come
trasportatori di farmaci oligomerici.
Polisaccaridi e derivati di origine vegetale
Carbossimetilcellulosa
Immobilizzazione cellulare per combinazione di
congelamento ionotropico e formazione di complessi
polielettrolitici, rilascio di farmaci membrane da
membrane.
Cellulosa solfato
Componenti di complessi polielettrolitici per
immunoisolamento.
Agarosio
Usato come materiale di supporto in analisi clinica e
come immobilizzante della matrice.
Alginati
Eccellenti nella formazione di gel, biocompatibili. Usati
nell’immobilizzazione della matrice per cellule ed
enzimi, rilascio controllato di sostanze bioattive,
microcapsule iniettabili per trattamento di malattie
neurodegenerative e deficienze ormonali.
Polisaccaridi di origine umana/animale
Acido ialuronico
Eparina e glicosaminoglicani
Eparino-simili
Eccellente lubrificante, potenziale agente terapeutico.
Proprietà trombolitiche e anticoagulanti. Usato in
chirurgia, usati per congelamento ionotropico e
formazione di capsule.
Chitina e suoi derivati
Polisaccaridi microbici
Biocompatibile, non tossica, capace di formare gel e
film, policatione naturale. Usati in sistemi a rilascio
controllato.
Destrano e suoi derivati
Eccellenti proprietà reologiche, espandenti plasmatici,
largamente usati come trasportatori di farmaci.