“Homeland Security, Sistemi,
Metodi e Strumenti per la Security e
il Crisis Management”
Edizione IV – 2012
Master Universitario
di 2° livello
PROJECT WORK
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1. INTRODUZIONE
1.1 GLI SCENARI ANTECEDENTI LA NORMATIVA
Fin dagli anni 80 si è assistito a una proliferazione di armi non convenzionali da parte dei
paesi in via di sviluppo e di quelli Stati definiti “Canaglia”; questi ultimi, non avendo le
tecnologie adatte, iniziarono ad acquistarle singolarmente oppure ad inserirle in prodotti per
uso civile, ma impiegate realmente nella produzione di armi non convenzionali.
Il concetto del “Dual Use” nasce dal dominio degli studi strategici durante gli anni ’80; in quel
periodo la diffusa preoccupazione circa la proliferazione degli armamenti attraverso i
trasferimenti internazionali di “Prodotti e tecnologie Dual Use” portò alla formazione di alcuni
regimi di controllo nazionale e, nel 1995, di una legislazione europea sui controlli delle
esportazioni “Dual-Use”.
Un esempio rilevante di tali esportazioni fuori controllo è stato il progetto Babilonia
commissionato dall’IRAQ di Saddam Hussein alla fine degli anni ’80 ed interrotto nel 1990; le
componenti afferenti a questo progetto furono trovate al termine della guerra del Golfo dalle
Nazioni Unite e distrutte. Quello che però ha permesso la realizzazione del “Super cannone”,
come soprannominato dali Americani, è stata proprio la mancanza di una normativa per il
controllo delle esportazioni di materiali speciali ad alto contenuto tecnologico. Proprio grazie
a questo baco sulla normativa internazionale, un programma che aveva il nome in codice
“PC-2” (acronimo di “Petrolchemical COmplex –2”) in realtà prevedeva la realizzazione di due
supercannoni da 1000 mm (chiamati “Babylon”) ed un prototipo da 350 mm (chiamato Baby
Babylon).
Ma questo è solamente uno degli esempi di progetti internazionali commissionati dagli stati
descritti sopra, apparentemente inoffensivi, sviluppato tra gli anni ‘70 e gli anni ’90 (fonte:
Wikipedia - “Progetto Babilonia”).
Tra i progetti che sfuggivano al controllo vi erano anche quelli che prevedevano l’acquisto di
materiali e sistemi per il settore chimico e medico, ma che in realtà erano utilizzati per la
costruzione di armi non convenzionali chimiche, batteriologiche e radiogene (di questi
progetti non sono state trovate prove così evidenti come nel caso del progetto “Babilonia”);
tutto ciò fu un input principale e fondamentale per la trattazione delle problematiche di
sviluppo, certificazione, tracciamento e monitoraggio delle tecnologie “Dual Use”.
Questi scenari socio-politici e geopolitici che coinvolgono l’IRAN, IRAQ e i suoi confinanti
erano già conosciuti dai servizi segreti mondiali; in particolare nel 2004 dagli archivi
incustoditi della repubblica di Genova compare un dossier sulle attività svolte da Nicolò
Pollari del SISMI concernente le attività illecite dell’IRAN. Malgrado quest’ultimo fosse sotto
embargo a seguito delle guerre, interne e con i suoi confinanti, e della sua situazione poco
chiara degli sviluppi nucleari, l’IRAN ha continuato ad importare dagli USA dagli anni 1990 e
fino al 2009 (anno di interruzione delle indagini), utlizzando l’Italia come paese ponte, sia
materiali hi-tech che attrezzature Dual-Use che componenti compositi per la sua industria
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siderurgica; in realtà dalle indagini svolte tutto questo materiale era destinato alla costruzione
di ordigni atomici (Fonte: Caso IRASCO: come gli iraniani hanno befato gli USA).
Quindi, globalizzazione e apertura verso i nuovi paesi hanno condizionato anche le richieste
che provenivano dal mondo militare, dove a fronte della presentazione di tecnologie sempre
più importanti e di prodotti sempre più evoluti, sono stati integrate le esigenze dei primi con
gli sforzi nazionali nella ricerca e Sviluppo proprie del mondo civile; l’obiettivo era di essere in
linea con il trend tecnologico del settore dell’elettronica, dell’ICT e delle Comunicazioni.
Tra il 1980 e il 2000 quindi si assiste al graduale passaggio da un concetto di Dual Use
”statico”, per controllare la diffusione della tecnologia militare, ad uno “dinamico”, che si
sviluppa già con l’ottica di soddisfare sia le esigenze civili sia quelle militari.
I Vantaggi che questo cambio di pensiero comporta, hanno anche delle ripercussioni sui costi
delle Ricerche e Sviluppo oltre che sulla catena del prodotto industriale; intendendo con ciò
la semplificazione di cui ha beneficiato il Life Cycle Management (LCM) sia dal punto di vista
dello sviluppo/produzione che da quello della logistica (intero ciclo della manutenzione
ordinaria e correttiva).
1.2 GLI SCENARI SUCCESSIVI LA NORMATIVA
Il nuovo paradigma, che è stato pensato negli anni 2000 con l’emissione della prima
normativa Dual Use, è sintetizzato nella frase: la gestione delle forniture, individuate da
specifiche e caratteristiche speciali, deve essere tracciata attraverso atti formali per non
incorrere in deviazioni rispetto al loro uso consentito; in più questo permette la tracciabilità
degli stessi. Per essere poi aggiornata e attualizzata a seguito degli sviluppi tecnologici e
applicatvi, sono state emanate successive circolari europee, decreti legislativi e chiarimenti
alla normativa stessa in anni differenti, rafforzandola e rendendola oggi più vincolante per le
esportazioni (la lista dei paesi ricettori delle tecnologie è attualizzata con regolarità e tiene
conto anche delle limitazioni dovute alle specifiche situazioni geo-politiche).
Anche la modellazione del mercato dell’export per i prodotti di “alta tecnologia” è stata rivista
a fronte di queste nuove regole per tenere i considerazione anche i decreti che riguardano
embarghi e divieti di esportazione verso alcuni paesi (per alcune categorie ben identificate),
con pene a volte anche molto severe.
La circolare Europea 1334 del 2000 ha de facto sancito che “L'attuale regime di controllo
delle esportazioni di prodotti a duplice uso fissato dal regolamento (CE) n. 3381/94 (2) e dalla
decisione 94/942/PESC (3) deve essere ulteriormente armonizzato al fine di continuare a
garantire controlli efficaci.“; ma la vera forza della circolare è nello scambio delle
informazioni, nella cooperazione tra stati e nell’istituzione di un organo di controllo
comunitario.
Nel ” ALLEGATO I: ELENCO DEI PRODOTTI E DELLE TECNOLOGIE A DUPLICE USO
[di cui all’articolo 3 del regolamento (CE) n. 1334/2000]”, più precisamente nelle note
generali riguardo ai materiali di armamento, si dice che: “Per l’autorizzazione di beni
progettati o modificati per uso militare si vedano i pertinenti elenchi dei singoli Stati membri. I
riferimenti «VEDERE ANCHE ELENCO DEI MATERIALI DI ARMAMENTO» del presente
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allegato rimandano agli stessi elenchi…. “; cioè si traccia una definitiva linea di confine tra i
primi (sottoposti a restrizioni e autorizzazioni istituzionali militari) e quella categoria
contenentei i prodotti speciali di alta tecnologia chiamati “Dual Use”, dei quali se ne vuole
tracciare e monitorare la diffusione.
Con questi scenari e per rispettare questa nuova questa logica di gestistione, sono state
emesse anche le sue evoluzioni tra le quali citiamo quelle del 2003, del 2009, del 2011, e
l’ultima del 2012.
Il vantaggio più evidente è proprio per i sistemi ed i prodotti militari, che possono utilizzare
una tecnologia proprietaria del mondo civile per sviluppare alcune funzionalità e produrre
applicazioni dedicate per un utilizzo massivo nei sistemi per la difesa; già dai primi anni ’90 la
tendenza ad abbandonare le tecnologie ed i prodotti proprietari sviluppate per il mondo
militare, per altro protette da segreto militare, favorendo un utilizzo di quelle esistenti sui
mercati più commerciali (denominati prodotti “Commercial Of The Shelf” il cui acronimo è
COTS), ha spinto i produttori a rendere il loro prodotti a catalogo molto più performanti, per
avvicinarsi ai requisiti a volte molto stringenti richiesti dal mondo militare (la “temperatura di
esercizio estesa” è un esempio di tale richiesta).
Il mondo militare, per contro, ha dovuto ritoccare verso il basso le specifiche di progetto che
sono espresse nei requisiti, per incontrare il mondo del “Dual Use” (sicuramente meno
performante e meno sicuro dal punto di vista del segreto industriale); se da una parte ciò ha
comportato una riduzione notevole dei costi di sviluppo e di mantenimento dei prodotti stessi,
dall’altra ha però ridotto la tempistica di obsolescenza della tecnologia utilizzata a un periodo
all’ordine di pochi anni (dall’uscita del prodotto nuovo alla fine della produzione); questo
proprio per le logiche commerciali civili e per le continue evoluzioni tecnologiche.
Il gap di vantaggio in termini economici tra uno sviluppo militare che utilizza tecnologia
sviluppata “ad Hoc” proprietaria e uno che inserisce prodotti e sistemi “Dual Use” per alcune
funzionalità, si riduce nel corso del tempo, dovendo considerare anche la riduzione del
periodo di commercializzazione dei COTS, e i relativi costi dovuti ai ritocchi successivi al
progetto già in fase di studio, realizzazione e mantenimento.
Le industrie, infatti, rivedono più volte le scelte tecnologiche del progetto, soprattutto in fase
operativa di funzionamento del prodotto sul campo, con notevoli rilavorazioni e adattamenti
sia a livello HW che SW.
1.3 COME CAMBIA L’INGEGNERIZZAZIONE DEL PRODOTTO
Tra i diversi aspetti che hanno acquisito notevole importanza in seguito all’introduzione del
“Dual Use” nei prodotti di alta tecnologia, una particolare attenzione deve essere data alle
tecniche di “riuso”; l’utilizzo di una base di prodotti sempre più standard, sia dal punto di vista
delle marche che delle soluzioni proposte, ha permesso di ottimizzare la definizione delle
interfacce di gestione delle funzionalità.