Costruzione di una metodologia di supporto alle decisioni per la scelta del miglior sistema
di raccolta differenziata da applicare in ambito urbano
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Premessa
Con il termine “rifiuto” si intende “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore
si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi” così come definito dall’Art.3
della Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa ai
rifiuti e ripresa anche dalla normativa italiana attraverso l’Art.10 del D.Lgs. n.205
del 2010 “Disposizioni di attuazione della direttiva 2008/98/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune
direttive” che modifica l’Art.183 del D.Lgs. n.152 del 2006 “Norme in materia
ambientale”.
Il concetto di rifiuto esiste sin dalla preistoria come armi o utensili non più utili o
resti di animali. Nel corso degli anni il termine ha iniziato ad inglobare una sempre
maggiore quantità di sostanze, oggetti o materiali e di conseguenza sono iniziati i
primi problemi legati al relativo smaltimento. Sin, quindi, dai tempi antichi si
delineò un indissolubile legame tra rifiuti e smaltimento, tanto che gli Assiri, i
Babilonesi, i Greci e i Romani cercarono soluzioni per allontanarli dalle loro città:
discutere di rifiuti equivaleva a parlare di allontanamento di questi ultimi.
In realtà, però, il problema dello smaltimento dei rifiuti, così come lo si intende
oggi, è nato in seguito al crescente sviluppo demografico e principalmente
tecnologico che si è avuto a partire dalla rivoluzione industriale. Quest’ultima ha
completamente cambiato il volto del territorio per il noto fenomeno dell’abbandono
delle campagne e il progressivo aumento demografico delle città; inoltre,
l’introduzione di nuovi materiali e le innovazioni tecnologiche hanno incrementato i
sino ad allora pochi scarti provenienti dal settore agricolo e domestico.
Il maggior incremento di rifiuti lo si ottenne, però, negli anni del dopoguerra, ossia
gli anni ‘50 e ‘60, nel cosiddetto periodo del “miracolo economico” che ha
interessato i “paesi industrializzati” dell’emisfero occidentale del pianeta. In tale
lasso di tempo si affermò sempre più la politica dell’“usa e getta” dovuta
all’introduzione della plastica (non degradabile) e degli imballaggi nella catena di
distribuzione dei prodotti alimentari e non. Ciò comportò un aumento quasi
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esponenziale di materiali inservibili dopo il loro utilizzo, tanto che ancor oggi essi
vengono eliminati “tal quale”, ossia così come si presentano.
Col trascorre del tempo, tale fenomeno ha condotto ad un più veloce riempimento
dei siti adibiti a discarica, ragion per cui è nato il problema del reperimento di
luoghi preposti a tale scopo con conseguente maggior consumo di suolo che viene
così sottratto all’ambiente e all’uomo. Negli stessi anni, inoltre, si è presa coscienza
dell’importanza che l’ambiente e le sue risorse hanno nell’ambito del ciclo di vita
dell’uomo. Nel 1987, quindi, è nato il concetto di “Sviluppo Sostenibile” con il
quale si intende che lo sviluppo della società, sia esso economico, sociale e
ambientale, non debba compromettere la possibilità delle future generazioni di
perdurare nello sviluppo stesso, preservando la qualità e la quantità del patrimonio e
delle risorse naturali (che sono esauribili).
Alla luce di tutto questo è stata definita una politica comunitaria in ambito europeo,
che mira a proteggere l’ambiente e la salute umana, a ridurre la produzione di rifiuti
e quindi a risolvere le problematiche suddette. A tal fine, sono state emanate
numerose direttive che regolamentano la materia dei rifiuti, recepite dagli stati
membri dell’Unione compresa l’Italia, attraverso vari decreti legislativi. In questi
documenti è delineata la completa linea politica che si è scelto di perseguire in tale
campo: uno dei cardini fondamentali è l’introduzione del concetto di “sistema
integrato di gestione dei rifiuti” in cui la gestione dei rifiuti costituisce un’attività di
pubblico interesse che dovrà essere svolta seguendo i “principi di precauzione, di
prevenzione, di sostenibilità, di proporzionalità, di responsabilizzazione e di
cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione,
nell'utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti, nonché del principio
chi inquina paga” (Art.2 del D.Lgs. n.205 del 2010 “Disposizioni di attuazione
della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre
2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive).
Il sistema integrato di gestione dei rifiuti racchiude in sé tutte le operazioni legate
alle materie di scarto, dalla realizzazione del prodotto al suo successivo
smaltimento, passando dalla raccolta dei rifiuti al loro trasporto, trattamento,
riutilizzo e recupero sino al completo deposito in discarica. In questo modo, si è in
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grado di intervenire su ogni singola fase mettendo in atto azioni volte ad una
cospicua diminuzione di rifiuto non riutilizzabile.
L’Europa, così come il resto del mondo, ha sposato la filosofia del “zero waste”
ossia rifiuti zero, che consiste nel riuscire a fare in modo che non vengano più
prodotti oggetti che non possano essere in qualche modo riutilizzati o recuperati.
Alla base di tutto questo risulta quindi esserci il principio del riciclaggio, ossia
“l’operazione di recupero che consente al materiale di rifiuto di essere ritrattato
per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione
primaria o per altri fini” (Art.3 della Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo
e del Consiglio relativa ai rifiuti); per conseguire tale risultato è necessario che i
rifiuti siano il meno possibile commisti tra loro indi per cui si è puntato sulla
raccolta differenziata ossia “la raccolta in cui un flusso di rifiuti è tenuto separato
in base al tipo e alla natura dei rifiuti al fine di facilitarne il trattamento specifico”
(Art.3 della Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa
ai rifiuti).
La raccolta differenziata consente di recuperare e riutilizzare i materiali costituenti
rifiuto ottenendo così due vantaggi:
la riduzione della quantità di spazzatura nelle città, poiché con il riciclo gran
parte della materia rientrerà nel ciclo di produzione e solo una piccola parte
sarà destinata alle discariche o agli inceneritori;
un enorme risparmio economico, di energia e di risorse naturali preservando
così il nostro pianeta per noi e per le generazioni future.
Il sistema della raccolta differenziata non è però così semplice da attuare, poiché i
tre attori principali ossia i cittadini, le istituzioni e le aziende che la gestiscono
dovranno impegnare risorse sociali ed economiche per conseguire risultati
soddisfacenti.
Uno dei maggiori problemi è far cambiare le abitudini radicate degli utenti che
dovranno fare attenzione ai prodotti acquistati e alla fine della loro vita utile
dovranno preoccuparsi di dove depositarli. Solitamente ogni materiale dovrà essere
depositato nell’apposito contenitore, sito in casa o in prossimità dell’abitazione,
indicato dagli opuscoli informativi forniti dalle istituzioni e dalle aziende
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competenti. Le istituzioni dovranno quindi occuparsi di sensibilizzare la
popolazione e di mettere in atto politiche adeguate al loro territorio; per far ciò è
necessario un impegno gravoso sia in termini di risorse economiche che in termini
di risorse sociali. Le aziende, infine, dovranno occuparsi della raccolta, del trasporto
e dello smaltimento dei rifiuti e dovranno mettere i cittadini in condizioni tali da
poter effettuare la raccolta.
Il lavoro di tesi si incentra sulla fase di avvio del sistema di raccolta differenziata.
Numerosi problemi sorgono per i tecnici e, in seguito, per i politici nel raffrontarsi
con le esigenze economiche, sociali e soprattutto morfologiche dell’ambito urbano
di cui si occupano, tutto ciò inficia inesorabilmente sul capire quale modalità di
raccolta risulti essere più adeguata all’area territoriale oggetto di studio.
Attualmente, tale scelta risulta essere soggettiva a causa della mancanza di uno
strumento con il quale gli specialisti del settore possano giustificare e quindi
rendere efficaci gli scenari possibili. Ciò che, infatti, guida le loro analisi è la
conoscenza del territorio e l’esperienza accumulata in tale campo. Proprio a seguito
dell’attenta analisi su questi fattori, si è pensato di dare al lavoro di tesi un aspetto
volutamente sperimentale ponendo come fine ultimo la creazione di una procedura
tecnica di supporto alle decisioni politiche riguardanti la scelta del sistema di
raccolta differenziata da applicare in ambito urbano, così da rendere il più possibile
concreta, trasparente e soprattutto efficiente la raccolta differenziata attuata. A tal
fine si adopera un potente e sofisticato strumento tecnico, ossia il software ArcGIS
della Esri che consente di mettere in relazione i dati geografici con i dati
alfanumerici del territorio in esame, permettendo così di analizzarlo ed ottenere
informazioni essenziali per l’utilizzo della metodologia.
Si è scelto di sperimentare il metodo su aree territoriali ritenute omogenee dal punto
di vista urbanistico e sociale appartenenti al Comune di Napoli, da sempre oggetto
di gravi problemi proprio in materia di rifiuti. La scelta di applicarlo ad aree limitate
piuttosto che all’intera superficie comunale, è dovuta al fatto che il territorio
napoletano è estremamente complesso e articolato sia dal punto di vista
morfologico che da quello urbanistico, basti pensare all’enorme diversità del tessuto
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edilizio del centro storico della città rispetto ad altre aree di più recente formazione,
che non consente di adottare una soluzione univoca per tutto il contesto comunale.
A tal fine vi è stata una stretta collaborazione con l’Ufficio “Sistemi Informativi
Territoriali” del Comune di Napoli che ha fornito dati geografici, alfanumerici e
statistici sul territorio comunale e con l’Ufficio “Progettazione servizi, attrezzature
e SIT” dell’azienda che si occupa della gestione dei rifiuti ossia l’Azienda Servizi
Igiene Ambientale ASIA-Napoli S.p.A. che ha reso disponibili dati grezzi e
statistici relativi alla produzione di rifiuti in città e alle modalità di raccolta
differenziata già in atto in alcune aree del territorio comunale.
Si sottolinea, inoltre, come la metodologia sia stata realizzata facendo
esclusivamente riferimento ai rifiuti urbani domestici, lasciando ad analisi più
specifiche la trattazione del prelievo dei rifiuti speciali. Oltretutto, essa considera
esclusivamente l’aspetto merceologico della raccolta e, in particolare, le relative
attrezzature adibite al conferimento delle frazioni merceologiche. Sono considerati
invariabili gli aspetti relativi al budget economico disponibile, da cui dipendono le
quantità di risorse umane e mezzi utilizzati legati essenzialmente al calendario e,
quindi, alle frequenze di raccolta delle suddette frazioni.
Naturalmente, prima di poter definire una metodologia che soddisfacesse i requisiti
suddetti si è proceduto all’analisi della materia rifiuti ed in particolare del sistema di
raccolta differenziata. La tesi consta quindi di tre parti:
Una prima parte introduttiva e teorica in cui viene spiegato in cosa consiste
la raccolta differenziata e qual’è il suo ruolo all’interno del ciclo di
smaltimento dei rifiuti; dopodiché al fine di comprendere al meglio la sua
applicazione sono stati esaminati casi di studio di ambito internazionale. In
seguito, si sono analizzati gli strumenti normativi che regolamentano la
materia in ambito europeo e nazionale, per poi passare agli enti ad essi
subordinati nell’ambito della gerarchia istituzionale. Infine è stata
analizzata la situazione attuale italiana sull’applicazione della raccolta
differenziata descrivendo il divario esistente tra Nord, Centro e Sud Italia e
le modalità di raccolta attuate in alcune città italiane.
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Negli ultimi due aspetti trattati l’attenzione si è focalizzata, data l’area di
applicazione della metodologia, sulla Regione Campania, sulla Provincia di
Napoli e sul Comune di Napoli, individuando prima le norme, gli strumenti
e le azioni intraprese da tali enti per risolvere il problema rifiuti del
capoluogo campano e poi le attuali pratiche di raccolta differenziata
presenti in alcune aree del Comune.
La seconda parte è prettamente tecnica e sperimentale. In essa sono
descritte le fasi della realizzazione della metodologia: dai problemi per il
reperimento e la costruzione delle banche dati territoriali costituenti parte
dei dati di input del metodo, al modello sperimentale preso come
riferimento per la produzione della metodologia, alla descrizione della
formulazione matematica e dei parametri costituenti la stessa, fino alla
determinazione delle modalità di raccolta di riferimento a cui comparare la
soluzione finale ottenuta dal metodo.
In seguito, al fine di verificare la validità della metodologia, è stata
effettuata prima un’operazione di calibrazione della stessa, in base alle
informazioni in possesso sulle aree omogenee di Colli Aminei e Chiaiano
attualmente sottoposte a procedura di raccolta differenziata, a cui è seguita
una fase di revisione e modifica. Dopodiché si sono individuate due
ulteriore aree omogenee, Bagnoli e Centro Direzionale per verificare la
congruenza dei risultati del metodo con le modalità di raccolta attualmente
in atto.
Infine, la terza parte è puramente applicativa. La metodologia fornisce
alcuni scenari di modalità di raccolta per due complesse zone del territorio
comunale: Fuorigrotta e i Decumani.
Come già sottolineato precedentemente, lo scopo del lavoro di tesi è fornire ai
professionisti del settore e ai politici, uno strumento tecnico e informatizzato, oltre
che chiaro e dinamico che possa essere di supporto per la scelta della modalità di
raccolta più consona all’area di studio, nella speranza di aprire nuovi itinerari e
conseguire nuovi traguardi nella ricerca di metodologie di risoluzione di tali
problemi.
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PARTE I
La Raccolta Differenziata
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Capitolo 1. La Raccolta Differenziata:
esigenze e casi di studio
1.1 La raccolta differenziata: principi e attori
La raccolta differenziata è una strategia oramai fortemente consolidata nell’ambito
delle politiche rivolte alla riduzione e alla risoluzione del problema rifiuti.
Essa consiste nel separare i rifiuti a seconda dei materiali che li compongono, in
modo tale che questi possano essere facilmente recuperati, riciclati e riutilizzati.
Tale strategia nasce dall’esigenza di conferire agli impianti di riciclaggio e recupero
dei materiali che siano di alta qualità e quindi recuperabili. Nel caso in cui questi
materiali presentino notevoli impurità, non sarà possibile recuperarli ed essi
dovranno essere destinati alle discariche.
Sebbene si pensi che la raccolta differenziata sia una procedura relativamente
moderna, divenuta oramai un’attività ordinaria per la maggior parte dei cittadini
europei e non, in realtà essa ha origini ben più lontane. Fino a mezzo secolo fa,
infatti, essa veniva praticata da alcuni privati, i quali girovagavano per le strade
della città annunciandosi a gran voce e attendendo che le massaie li raggiungessero
per portar loro ciò che avevano messo da parte, come indumenti, carta, metalli,etc.
Questi oggetti venivano pesati in modo tale da potervi attribuire, sulla base della
quantità, un valore che veniva corrisposto alla persona che li cedeva. A questo
punto, raccolti tutti questi oggetti, il privato li portava al grossista che li comprava.
Tale attività, in quegli anni era un vero e proprio mestiere che consentiva a molte
persone di vivere dignitosamente.
Attualmente questa procedura è andata sempre più specificandosi, ogni città ha un
proprio sistema di raccolta che si differenzia dagli altri per materiale prelevato, per
sistema di raccolta messo in campo, per metodologia di smaltimento, etc.
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Nel processo di riciclo è possibile distinguere tre attori fondamentali: il cittadino,
l’amministrazione comunale e l’azienda o ente che si occupa dei rifiuti.
Schema 1.1.1: Attori fondamentali del sistema di Raccolta Differenziata
Il cittadino si occupa di raccogliere e separare correttamente i rifiuti domestici;
l’amministrazione comunale si impegna a sensibilizzare i cittadini verso il suddetto
sistema di raccolta, a raccogliere i rifiuti e a mettere in campo un’attività di
monitoraggio del servizio al fine di poter ottenere i risultati auspicati; infine, vi è
l’azienda o ente che avvia il materiale al riciclo.
Una stretta collaborazione tra questi tre attori assicura l’ottenimento di una buona
raccolta differenziata. In realtà l’anello debole del procedimento, a dispetto di
quanto possa pensarsi, risulta essere l’amministrazione comunale che mettendo in
campo il maggior numero di risorse disponibili dovrà riuscire a coinvolgere i
cittadini e ad “obbligarli” ad effettuare una buona separazione dei materiali, anche
attraverso sanzioni che puniscano coloro i quali non ottemperano ai propri doveri.
Sebbene le amministrazioni comunali si siano impegnate nell’istruire i propri
cittadini, ancora oggi si riscontra come la raccolta differenziata non venga svolta nel
migliore dei modi vanificando così il lavoro fatto. Per tale ragione il Ministero
Cittadino
Azienda/Ente
Amministrazione
pubblica
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dell’Ambiente insieme con il Consorzio Nazionale Imballaggi (Conai), durante la
“1/a giornata nazionale del riciclo e della raccolta differenziata di qualità” svoltasi il
2 ottobre 2010 in 20 città italiane, ha divulgato le “10 regole d’oro” per conseguire
una raccolta differenziata di qualità:
1. Separare correttamente gli imballaggi in base al materiale di cui sono fatti
e introdurli nell’apposito contenitore per la raccolta differenziata;
2. Schiacciare lattine e bottiglie di plastica richiudendole poi con il tappo e
comprimere carta e cartone, così da ridurre il volume dei rifiuti;
3. Dividere, quando è possibile, gli imballaggi composti da più materiali, ad
esempio i contenitori di plastica delle merendine dalla vaschetta di cartone
oppure i barattoli di vetro dal tappo di metallo;
4. Togliere gli scarti e i residui di cibo dagli imballaggi prima di metterli nei
contenitori per la raccolta differenziata;
5. Sapere che la carta sporca (di cibo come i cartoni della pizza, di terra, di
sostanze velenose come solventi o vernici),i fazzoletti usati e gli scontrini
non vanno nel contenitore della carta;
6. Fare attenzione a non mettere nel contenitore del vetro oggetti in ceramica,
porcellana, specchi e lampadine;
7. Riconoscere e conferire correttamente gli imballaggi in alluminio. Oltre
alle più note lattine per bevande, separare anche vaschette e scatolette per il
cibo, tubetti, bombolette spray e il foglio sottile per alimenti;
8. Riconoscere e conferire correttamente gli imballaggi in acciaio, che
solitamente riportano le sigle FE o ACC. Essi si trovano su barattoli per
conserve, scatolette del tonno, lattine e bombolette, fustini e secchielli, tappi
corona e chiusure di vario tipo per bottiglie e vasetti;
9. Introdurre nel contenitore per la raccolta differenziata della plastica tutte le
tipologie di imballaggi. Fare attenzione a non introdurre altri oggetti, anche
se di plastica, come giocattoli, vasi, piccoli elettrodomestici, articoli di
cancelleria e da ufficio;
10. Ricordare che se ci sono imballaggi in legno, essi dovranno essere portati
alle isole ecologiche comunali attrezzate. Cassette per la frutta e per il vino,
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piccole cassette per i formaggi, sono tutti imballaggi che possono essere
riciclati.
E’ possibile notare come le azioni messe in campo coinvolgano tutti gli Enti
pubblici di ambito nazionale, regionale, provinciale e comunale.
Il problema rifiuti inficia la qualità dell’aria a causa delle esalazioni provenienti dal
loro deposito temporaneo o dal loro smaltimento in impianti di incenerimento;
inquina le acque profonde provocando danni alla flora, alla fauna e di conseguenza
all’uomo stesso; riduce la disponibilità di suolo a disposizione dell’uomo
consumando così una delle risorse più importanti per l’attività umana; può essere
causa di gravi problemi di salute.
E’ facile quindi comprendere come siano forti i motivi che spingono l’intera
comunità a perseverare nell’effettuare la raccolta differenziata. Non bisogna però
pensare che tale sistema da solo possa riuscire a risolvere questi problemi, sebbene
esso viaggi di pari passo con le nuove tecnologie che interessano l’intero ciclo di
vita del prodotto, dalla sua nascita al suo smaltimento. Per poter comprendere a
pieno l’importanza di quanto detto dovremo descrivere la raccolta differenziata e
vedere dove essa si colloca nell’ambito del ciclo produttivo.
1.2 La raccolta differenziata all’interno del ciclo di smaltimento
dei rifiuti
Qualsiasi oggetto che noi utilizziamo è ottenuto dalla trasformazione di risorse.
Esso, infatti, è il risultato di un ciclo produttivo che avviene in luoghi specifici,
come le industrie. Il ciclo produttivo è dato dal complesso di fasi e delle loro
relazioni; la fase è una parte del ciclo produttivo che ha una ben determinata finalità
e che non è scomponibile in ulteriori fasi.
La struttura di una fase è la seguente:
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Gli INPUT costituiscono i materiali in ingresso (anche provenienti da scarti di altre
fasi), gli additivi o sostanze necessarie allo svolgimento dell’operazione e infine le
fonti energetiche.
Il PROCESSO/OPERAZIONE è il processo di trasformazione della materia e
consiste nella descrizione delle modalità operative e dei macchinari che consentono
la modifica delle materie prime.
INPUT:
Fonti
energetiche
OUTPUT:
Materiale in
uscita
INPUT:
Materiale in
ingresso
PROCESSO/
OPERAZIO
NE
OUTPUT:
Scarti di
processo
Schema 1.2.1 Struttura di una fase produttiva
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Infine, vi sono gli OUTPUT ossia il materiale lavorato, che può essere un prodotto
intermedio dell’intero processo produttivo oppure il prodotto finale, e gli scarti di
lavorazione (emissioni liquide, gassose, sonore, rifiuti).
La produzione dei rifiuti comincia sin dalla trasformazione delle materie prime, ciò
è facilmente dimostrabile attraverso il 1° principio della termodinamica, ossia la
materia e l’energia non possono essere né create né distrutte ma solo trasformate.
Tale trasformazione non ha, però, un’efficienza del 100% (2° principio della
termodinamica). Inevitabilmente una parte di energia e materia viene persa creando
rifiuto.
Il rifiuto, quindi, è tutto ciò che una volta usato non può essere riutilizzato, quindi ci
riferiamo a rifiuti provenienti dalle trasformazioni industriali, agricole,
commerciali, etc. e rifiuti provenienti dall’ambito domestico.
L’enorme diversità del rifiuto costituisce uno di principali problemi da risolvere
prima di avviare la raccolta differenziata. A tal fine l’Unione Europea ha emanato la
Decisione 2000/532/CE, nella quale sono state individuate due macrocategorie di
rifiuto: pericoloso e non.
Per “rifiuto pericoloso” si intende “rifiuto che presenta una o più caratteristiche
pericolose di cui all’allegato III della 91/689/CEE” (Art.2 della Decisione
2000/532/CE , poi modificata dalla Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e
del Consiglio relativa ai rifiuti).
Oltre a questa categorizzazione, la Decisione presenta un elenco di rifiuti suddiviso
in base all’origine della loro produzione quindi è possibile distinguere rifiuti urbani
e speciali; tra quelli speciali vi sono i rifiuti prodotti da trattamenti chimici, da
estrazione di minerali, da agricoltura, da preparazione e trattamento di frutta, carni,
conserve alimentari, lavorazione di legno, carta, plastica, etc, mentre tra quelli
urbani rileviamo i rifiuti domestici, quelli provenienti dallo spazzamento delle
strade, rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, e altro ancora.
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Schema 1.2.2 Categorizzazione rifiuti
Secondo l’Art.183 del Testo unico in materia ambientale, Decreto Legislativo
n.152/2006 “Norme in materia ambientale” per raccolta differenziata si intende una
”raccolta idonea, secondo criteri di economicità, efficacia, trasparenza ed
efficienza, a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee, al
momento della raccolta o, per la frazione organica umida, anche al momento del
trattamento, nonché a raggruppare i rifiuti di imballaggio separatamente dagli altri
rifiuti urbani, a condizione che tutti i rifiuti sopra indicati siano effettivamente
destinati al recupero”.
Come è possibile constatare, tale definizione introduce dei termini che non sono
stati ancora definiti. In realtà i rifiuti oltre ad essere stati suddivisi in pericolosi e
non, oltre ad essere stati classificati in base all’origine della loro produzione, sono
anche stati raggruppati in base al contenuto di materia organica.
In tal senso distinguiamo la “frazione umida” ( o organica) dalla “frazione secca”
(non riciclabile).
Per frazione umida l’Art.183 del Testo unico in materia ambientale, Decreto
Legislativo n.152/2006 “Norme in materia ambientale” intende il “rifiuto organico
putrescibile ad alto tenore di umidità, proveniente da raccolta differenziata o
selezione o trattamento dei rifiuti urbani”.
Rifiuti
Pericolosi /
non pericolosi
Urbani / Speciali
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Per frazione secca l’Art.183 del Testo unico in materia ambientale, Decreto
Legislativo n.152/2006 “Norme in materia ambientale” intende il “rifiuto a bassa
putrescibilità e a basso tenore di umidità proveniente da raccolta differenziata o
selezione o trattamento dei rifiuti urbani, avente un rilevante contenuto energetico”.
Si prende come riferimento la putrescibilità perché questo parametro risulta essere
indice della presenza nel rifiuto di sostanze organiche, le quali decomponendosi
attraverso processi enzimatici e microbici producono gas. Tale frazione putrescibile
viene anche chiamata frazione biodegradabile proprio ad indicare che questo rifiuto
può essere degradato dagli organismi viventi.
La frazione biodegradabile è quella che, se depositata in discarica, produce i
maggiori “danni” all’ambiente circostante, poiché la sua decomposizione causa
produzione di percolato e biogas, cattivi odori, danni alla vegetazione, accumulo di
gas in spazi ristretti che può condurre ad esplosioni, etc. Naturalmente tutto ciò
risulta essere strettamente legato alle condizioni climatiche del luogo e a come
viene gestita e mantenuta la discarica stessa.
Al di là della frazione umida e di quella secca è possibile distinguere un’altra
categoria di rifiuto, ossia gli “imballaggi”. Per imballaggio si intende “il prodotto,
composto di materiali di qualsiasi natura, adibito a contenere determinate merci,
dalle materie prime ai prodotti finiti, a proteggerle, a consentire la loro
manipolazione e la loro consegna dal produttore al consumatore o all’utilizzatore,
ad assicurare la loro presentazione, nonché gli articoli a perdere usati allo stesso
scopo” (Art.218 del Testo unico in materia ambientale, D.Lgs. n.152/2006 “Norme
in materia ambientale).
Tra i materiali costituenti gli imballaggi potremo considerare la carta, il cartone, la
plastica, l’alluminio, e altro ancora.
Vi sono, inoltre, altre categorie di rifiuti che risultano avere particolari
caratteristiche di raccolta e gestione per il loro smaltimento. Questi sono i rifiuti
elettrici ed elettronici (che hanno una normativa a parte D.Lgs. n.175 del 2005),
rifiuti sanitari, prodotti contenenti amianto, oli, batterie, pneumatici, veicoli fuori
uso, etc. In tal caso la raccolta verrà fatta in maniera parzialmente diversa.
Riassumendo il materiale da “differenziare” sarà: