6
Introduzione.
La Comunicazione, nella Politica, ha sempre avuto un’importanza fondamentale.
Spesso sottovalutata, essa negli ultimi decenni è molto cresciuta, con l’aumento del
peso e della centralità dei media nella società e nella Politica stessa.
In Italia, da oltre 15 anni, un fenomeno in particolare mostra quanto e come tutto
questo sia vero.
L’ascesa ed il successo politico di Silvio Berlusconi sono qualcosa di strettamente
correlato alla Comunicazione. Il quattro volte Premier è riuscito a far diventare un
partito senza identità e senza storia il primo partito d’Italia, a mettere insieme (e far
votare dagli elettori) coalizioni che mettevano insieme nemici storici, a far passare
nell’immaginario collettivo teorie tra le più varie (e che, prima di lui, in pochi
avrebbero proposto), a far credere a tutte le sue promesse, anche quelle che
apparivano irrealizzabili (e poi effettivamente rimanevano irrealizzate).
Tutto questo è riuscito. Grazie alla sua abilità comunicativa, che nessuno può mettere
in dubbio (il successo come imprenditore televisivo, al di la di vari aspetti “annessi e
connessi”, lo dimostra). Ma anche grazie al suo enorme potere mediatico. Che ha
usato, in tutta la sua esperienza, e molto bene.
Analizzeremo, in questo lavoro, questo fenomeno, nel suo sviluppo e nelle sue
conseguenze, che vanno ben al di la di quanto si potrebbe pensare, facendo precedere
quest’analisi da una più generale sul rapporto tra Politica e Media, e concludendo il
lavoro con un’analisi di ciò che questa vicenda insegna, sotto il profilo della
comunicazione, e della comunicazione politica, “in sé e per sé”, e sotto il profilo di
come essa dev’essere regolata
7
Prima Parte: Politica e Mass-Media
Prima di addentrarci nel fenomeno-Berlusconi, faremo un’introduzione generale
dello scenario in cui il sig. B. si è mosso, scenario che già segnava un peso crescente
della Comunicazione e del ruolo dei Media nella Politica in generale, anche in Italia.
Una situazione di cui ascesa e successo politico dell’ex Premier sono, in parte, un
prodotto. Descrivere questo scenario aiuterà a capire meglio il fenomeno che poi
andremo ad analizzare nei dettagli.
8
1. Mediatizzazione politica
In Politica il ruolo della Comunicazione in generale, e dei Mass Media in particolare,
è sempre stato importante. Più e da più tempo di quanto sia mai apparso.
Negli ultimi anni, di certo, questo fenomeno si è fortemente acuito, con i Media che
hanno acquistato un ruolo sempre più centrale (solo in parte minato, solo negli ultimi
anni, da alcuni “nuovi media” che comunque si pongono “in scia”, ma questa è
un’altra storia).
In questo capitolo andremo ad analizzare alcuni aspetti della cosiddetta
“Mediatizzazione della Politica”
1.1 Cittadino spettatore?
Come analizza Gianpietro Mazzoleni
1
, la Comunicazione Politica, nel suo “ideal-
tipo”, avverrebbe come uno scambio fra tre “attori”: i soggetti politici, i media ed i
Cittadini, con i media che nelle società post-industriali hanno un ruolo sempre più
centrale, da perno attorno a cui ruota il discorso politico, il dibattito pubblico, il
processo democratico.
Ma, analizza ancora Mazzoleni, questa visione è, appunto, un “ideal-tipo”. Lo
scambio tra i tre attori, infatti, è ben più sbilanciato a favore dell’interazione tra
Politica e Media, con i Cittadini che hanno un ruolo residuale, quasi da spettatore
(Murrey Edelman nel 1976 ha parlato del Cittadino come uno spettatore più che un
attore della comunicazione politica
2
, ed altri hanno portato avanti discorsi simili al
suo).
Il cittadino-elettore, che nella visione liberale della Politica occupa il posto centrale,
nel grande teatro della Politica mediatica sembrerebbe avere il ruolo della comparsa.
Alla fine è così fino a un certo punto, ma di certo il ruolo dei Cittadini viene
profondamente modificato.
La Politica mediatica, di certo, riduce la partecipazione diretta e “dal basso verso
l’alto”. Al suo posto, aumenta l’importanza del saper “influenzare” l’elettorato,
1
Giampietro Mazzoleni, La Comunicazione politica ed. il Mulino, Bologna, 2004
2
M. Edelman, The symbolic Uses of Politics, Champaign, University of Illinois Press, 1976; trad. it. Gli
usi simbolici della politica, Napoli, Guida, 1987. Citato da Mazzoleni
9
lanciare messaggi unidirezionali che sappiano “giungere a bersaglio”. Il cittadino,
insomma, nella politica mediatica che abbiamo visto negli ultimi decenni, è sempre
meno un “attore” del processo, e sempre più un “target” da “colpire”.
Chiaro che in tutto questo chi controlla maggiormente i “canali di trasmissione” e li
sa usare nella maniera migliore, a parità di valore delle sue proposte politiche, avrà di
certo maggiori “chances” di successo. Mentre gli spazi di “influenza reale” per il
Cittadino sono sempre di meno.
1.2 Mediatizzazione della società
Ancora Mazzoleni ci descrive quanto e come il crescente ruolo dei media non abbia
“mediatizzato” unicamente la Politica, ma, in generale, la Società.
“Diffondendosi rapidamente e con grande successo hanno conquistato nella società
il ruolo di agenzia di socializzazione accanto e sempre di più al posto delle altre
agenzie tradizionali, Chiesa, Scuola, Partito”
3
.
I media, dunque, diventano nella società contemporanea un ingrediente ancor più
essenziale, e radicato, di quanto non lo fossero in passato.
Essendo un’agenzia di socializzazione (sempre più la principale), i media non
modellano solo la Politica. Modellano il modo in cui ci si rapporta agli altri, e,
quindi, il modo in cui la società cambia, e si evolve.
Quanto e come questo abbia poi influenza anche sulla Politica è facile intuirlo. Essa
non solo passa, sempre più, dai e nei media, dovendone rispettare le regole, ma è
impiantata, ha il suo “humus”, in una Società sempre più modellata dai media.
Questo fa si che il potere dei media sulla Politica non passi unicamente attraverso i
canali che sembrerebbero più ovvi (programmi politici e d’informazione), ma anche,
ed in alcuni casi soprattutto, attraverso altri canali, quelli che teoricamente con la
Politica c’entrerebbero poco. Ma molto, invece, con i modelli di socializzazione, con
i valori sociali, con l’immaginario collettivo.
3
G.Mazzoleni, Op. Cit.
10
1.3 “Fourth branch of government”?
Il termine “Quarto potere” per indicare la capacità della stampa (all’epoca) di
influenzare l’opinione pubblica è qualcosa di molto antico, con almeno 70 anni di
“anzianità” (risale al 1941 l’omonimo film di Orson Welles
4
).
L’evoluzione della situazione verso il livello attuale ha accentuato tutto questo.
I media hanno acquistato sempre più centralità con lo svilupparsi della
comunicazione di massa. Il motivo è che è attraverso essa, soprattutto, che Politica
ed Istituzioni possono raggiungere quello che Mazzoleni chiama “il grande pubblico
dei cittadini-elettori”, cosa che per la Politica odierna è essenziale.
Ma non solo: ancora Mazzoleni ci descrive come i Media siano anche organizzazioni
con finalità proprie, che non necessariamente coincidono con quelle della Politica, e
questo fa si che i messaggi provenienti dalla Politica vengano “filtrati” (virgolette
nostre) attraverso le “esigenze produttive” dei media
5
.
Mazzoleni, citando Cook
6
e Sparrow
7
, conclude che questa “comunione” tra i due
attori (Politica e Media) fa assurgere questi ultimi al ruolo di “Fourth branch of
goverment”.
“Un potere legato ai tre tradizionali: esecutivo, legislativo e giudiziario, al punto
che questi non potrebbero né agire né funzionare senza l’interazione con
l’istituzione-media. (…) Ciò conferisce ai media un grande potere nell’arena
politica, che non risiede soltanto nella funzione di mediazione, ma anche
nell’assunzione di ruoli che attengono all’essenza stessa della Democrazia, quale
quello di porsi come interlocutori e/o controllori del potere politico” (G.Mazzoleni,
dal libro “La Comunicazione Politica”)
Il discorso prosegue ed è complesso, ma l’aspetto che vogliamo qui analizzare è il
grande potere dei media sulla Politica e nella Politica (al punto che vengono
paragonati ai tre poteri dello Stato!), ed il grande intreccio di essi con quest’ultima.
Gli effetti pratici, sulla Comunicazione Politica e sulla Politica stessa, sono persino
ovvi.
4
http://it.wikipedia.org/wiki/Quarto_potere
5
G. Mazzoleni, Op.cit.
6
T. E. Cook, Governing with the News. The News Media as a Political Institution, Chicago, Ill., Chicago
University Press, 1998. Citato da Mazzoleni
7
B. H. Sparrow, Uncertain Guardians. The News Media as a Political Institution, Baltimore, Md.,
Johns Hopkins University Press. 1999. Citato da Mazzoleni
11
2. Linguaggi e simboli
Il linguaggio ed i simboli della Politica hanno subito un’evoluzione ed un
cambiamento indubbio negli ultimi decenni. In questo capitolo ne analizzeremo
alcune caratteristiche costanti e “variabili”. Per sottolineare l’importanza che hanno
sempre avuto. Ed il peso dei cambiamenti avvenuti più di recente.
2.1 Linguaggio e Comunicazione Politica
“Il linguaggio politico è da intendersi, oltre che come fenomeno in sé, come una
categoria analitica della comunicazione politica, in quanto rappresenta e definisce
una dimensione autonoma, con propri fondamenti teoretici, del più ampio fenomeno
della comunicazione politica” (G. Mazzoleni, Op. Cit.)
Sin dai tempi degli antichi ateniesi, uno dei fondamenti della Democrazia è che la
Politica sia fatta di parole. Come ricorda Corcoran
8
, questo implica che sia qualcosa
di diverso dalla violenza, dalla forza, dalla sopraffazione. Inoltre, sempre Corcoran
ricorda l’impossibilità di separare la Politica dalla parola, in quanto esse non
occuperebbero sfere separate, ma che si sovrappongono.
Edelman
9
va oltre, sostenendo che linguaggio politico e realtà politica siano, di fatto,
la stessa cosa. Il significato di qualunque evento, infatti, a suo dire, deriva dal
linguaggio che lo descrive, e che ciò di cui il pubblico fa esperienza è “il linguaggio
sugli eventi politici”, piuttosto che “gli eventi stessi”.
Da queste poche battute si capisce quanto e come il linguaggio utilizzato per
descrivere la Politica sia una parte fondamentale della Comunicazione in questo
campo, e come, semplicemente utilizzando linguaggi differenti per dire le stesse
cose, si possano dare diversi significati. E, quindi, di come saper adoperare il
linguaggio sia fondamentale per chi vuol comunicare (e raggiungere risultati).
Negli ultimi anni, il linguaggio politico ha subito dei forti cambiamenti. Il
“politichese”, non scomparso, si è trovato a dover affrontare delle commistioni con
linguaggi di tutt’altro tipo, di derivazioni varie, ma che potremmo riassumere con
l’aggettivo “televisive” (di tutti i generi che la Tv già trattava).
8
P.E. Corcoran, Language and Politics, in Swanson e Nimmo, New Directions in Political
Communication, Newbury Park, Calif., Sage. 1990. Citato da Mazzoleni
9
M. Edelman, Constructing the Political Spectacle, Chicago, Ill., Chicago University Press, 1988; trad.
It. Costruire lo spettacolo politico, Torino, Nuova ERI, 1992.
12
Nel paragrafo 2.3, tutto dedicato alla “Politica Pop”, affronteremo il tema in maniera
specifica. Quel che qui però bisogna affrontare è la conseguenza di questo sulla base
delle cose dette fin’ora. Se il linguaggio “è” la realtà politica, come sostiene
Edelman, il cambiamento del linguaggio politico cambia anche la Politica stessa. E
quindi, se il linguaggio si avvicina a quello dello show televisivo, della telenovela,
della trasmissione sportiva, è la Politica stessa che ha una deriva in quella direzione.
Chiaro, quindi, che chi si trova a proprio agio in questi “mondi” avrà, in questa
“nuova Politica”, un grosso vantaggio. Chi, viceversa, stenta a poterli considerare il
proprio ambiente naturale, inevitabilmente avrà un handicap in più.
Che questo condizioni la competizione politica ed elettorale, a questo, punto, sembra
persino scontato.
2.2 Il simbolismo politico
Scrive ancora Mazzoleni, che “se non si dà Politica senza rituali, non si dà rituale
senza simboli”. Essi, dunque, sono una parte imprescindibile della Politica e della
sua Comunicazione. Sempre Mazzoleni dice:
“Con il termine “simbolismo politico” ci si riferisce alla fenomenologia e alla
riflessione scientifica sulle dimensioni simboliche della Politica, alla trasmissione e
allo scambio dei significati e dei valori, ossia delle risorse non materiali della
Politica presenti in tutte le culture, arcaiche e moderne, religiose e laiche,
occidentali e non”
10
.
Definizione che, riconosce Mazzoleni citando Fedel
11
, è molto ampia. Ci si trova
dunque a parlare di qualcosa che, nei ragionamenti sulla Comunicazione Politica, e
sulla Politica stessa, deve avere molto spazio, e, fa notare Hunt
12
, anche molto peso:
“L’esercizio del potere richiede sempre pratiche simboliche. Non c’è governo senza
riti e senza simboli, per quanto demistificato e lontano dal magico un governo possa
apparire. Non si può compiere l’atto di governare senza storie, segni e simboli che
indichino e riaffermino la legittimità di quel governo in mille modi non detti. In un
certo senso la legittimità è l’accordo generale sui segni e i simboli”.
10
G.Mazzoleni, Op.cit.
11
G.Fedel, 1987, Introduzione all’edizione italiana, in Edelman, Op. Cit., 1976
12
L.Hunt, Politics, Culture and Class in the French Revolution, Berkeley, University of California Press;
trad. It. La Rivoluzione francese. Politica, cultura, classi sociali, Bologna, Il Mulino, 1995. Citata da
Mazzoleni
13
Ed ogni aspetto della Politica, scrive ancora Fedel, può essere trattato in termini
simbolici. Ed il simbolo, come è ormai chiaro dalle varie definizioni che qui abbiamo
dato, è tutto quanto c’è di immateriale nella Politica. Cioè, essendo la Politica, come
abbiamo spiegato nel precedente paragrafo, fatta di parole, tanta parte di essa.
L’importanza, quindi, di saper utilizzare questa “materia”, vien da sé.
In Italia, in particolare, questo, sin dal dopoguerra, è stato ancor più vero. Come
scrive Maurizio Ridolfi
13
, “Causa le eredità del culto fascista del littorio e la
ricorrente demonizzazione dell’avversario, in Italia e nel secondo dopoguerra la forza
dei simboli politici fu forse maggiore che in altri paesi dell’Europa; basti pensare alla
prolungata paura del fascismo e del comunismo e ai conflitti simbolici che ne sono
derivati”.
Sempre Ridolfi, poi, fa una riflessione su cosa sia avvenuto più di recente, dicendo
che, nel simbolismo politico, e nel suo significato “sempre ambiguo”, domini,
sempre più, la dimensione pubblicitaria, l’uso e l’abuso per pulsioni momentanee e
vuoti culturali, strumento per un Politica spettacolarizzata.
Chiaro che con questo contesto, ovviamente, bisogna fare i conti.
2.3 La “Politica Pop”
“La rappresentazione mediatica della Politica non è solo appannaggio della
macchina dell’informazione, ma è un’attività che riguarda sempre di più anche
l’industria dell’intrattenimento. La risultante di tali processi è una contaminazione
di generi, che ha via via prodotto un ibrido sul versante dell’offerta televisiva, e una
Politica rappresentata nelle sue valenze di intrattenimento sul versante dei contenuti
mediali.
“Politica Pop” è un’espressione ancora poco usata nel linguaggio comune e sui
media italiani, ma molto diffusa all’estero, dove il fenomeno della popolarizzazione
dell’informazione e della comunicazione politica viene studiato da tempo e ha
stimolato un ampio dibattito nel mondo accademico e nella società civile”
(Giampietro Mazzoleni, Anna Sfardini, dal libro “Politica Pop, da Porta a Porta a
L’isola dei famosi”)
14
13
http://www.officinadellastoria.info/index.php?option=com_content&view=article&id=192:simboli-
politici-e-discorso-pubblico-un-ritorno-o-una-svalutazione-andante-&catid=45:storici-e-uso-
pubblico-della-storia&Itemid=50
14
A. Sfardini, G.Mazzoleni, Politica Pop. Da “Porta a Porta” a “L’isola dei famosi” ed il Mulino.
Bologna. 2009
14
Sfardini e Mazzoleni, nel libro che ho appena citato, analizzano il fenomeno della
“Politica Pop”, in generale e nel contesto italiano. La trasformazione, come dice
Mazzoleni, del sistema politico e della comunicazione politica verso forme di
spettacolarizzazione e personalizzazione, l’ibridazione della comunicazione politica
con i linguaggi dell’intrattenimento. E le conseguenze che tutto questo ha sulla
trasformazione democratica.
Si tratta di un fenomeno presente da decenni, ormai. Le candidature lanciate negli
show televisivi (programmi d’intrattenimento, non politici), quasi sempre
candidature che vanno più in la di quanto i pronostici della vigilia avrebbero detto, i
monologhi di artisti e comici che finiscono per avere un gran peso nell’elettorato, la
partecipazione di uomini politici a programmi che con la Politica, teoricamente, non
avrebbero nulla a che fare, dai reality show ai programmi di cucina avendo un gran
successo (anche sulla scena politica stessa), sono indicati come i sintomi principali
del fenomeno.
Nel vocabolario politico-informativo compaiono termini come “infotainment”,
“politainment”, e così via. La personalizzazione, che analizzeremo meglio nel
capitolo successivo, e che in parte, come diremo, c’è sempre stata, assume modi e
connotati del tutto nuovi. Parte della popolazione, spesso, s’informa attraverso
programmi che teoricamente avrebbero un ruolo più comico che informativo. Il
gossip diventa qualcosa che assume sempre più un ruolo nell’agone, e spesso viene
sfruttato dagli stessi uomini politici. E così via. Insomma, si avvicinano alla Politica
generi che prima le erano abbastanza distanti. E soprattutto la Politica si avvicina ad
essi.
Quali siano le conseguenze sulla partecipazione democratica dei cittadini, può essere
oggetto di discussione. Neil Postman non ha dubbi:
“La strada televisiva della conoscenza è assolutamente nemica di quella tipografica;
i discorsi della televisione creano incoerenza e banalità; l’affermazione “una
televisione seria” è una contraddizione in termini; la televisione parla con una sola
voce persistente, la voce dell’intrattenimento. La televisione sta trasformando la
nostra civiltà in una vasta arena da grande spettacolo”
15
.
Altri hanno un’opinione leggermente diversa, seppur non incompatibile con parte di
queste riflessioni. Si ritiene, ad esempio, che la “popolarizzazione” della Politica
fornisca “un ambiente ospitale” all’esercizio della cittadinanza, contribuendo a
“tenere agganciati” quei settori della cittadinanza che tenderebbero a staccarsi da
Politica e doveri civici. E’ il caso di Liesbet Van Zoonen, che sostiene:
15
N.Postman, Amusing Ourselves to Death: Public Discourse in the Age of Show Business, New York,
Penguin; trad. It Divertirsi da morire. Il discorso pubblico nell’era dello spettacolo, Padova, Marsilio,
2002. Citato da Sfardini e Mazzoleni