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INTRODUZIONE
La scuola di oggi si trova al centro di sollecitazioni e cambiamenti.
Per questo motivo, seppur in maniera non esaustiva, l’obiettivo della
mia tesi è ripercorrere l’evoluzione del modo di intendere
l’apprendimento. Nel primo capitolo intendo specificare cosa vuol
dire apprendere. L'apprendimento è un processo naturale con cui
l'individuo persegue obiettivi per lui/lei significativi: è attivo,
volontario e mediato internamente. L’apprendimento è un processo
complesso che si attua nel tempo e che investe la sfera cognitiva, meta
cognitiva e affettiva. Per apprendimento, quindi, non si intende solo
l’acquisizione di nuove conoscenze ma anche lo sviluppo di abitudini,
valori e comportamenti. A tal proposito mi sono soffermata sulla
distinzione tra apprendimento in famiglia, definito intuitivo, in quanto
fondato sul criterio della curiosità e in cui il soggetto prova piacere
nella comprensione immediata, ma che tuttavia è occasionale e
disorganizzato, e l’apprendimento scolastico che è, al contrario,
intenzionalmente orientato all’acquisizione di conoscenze e capacità.
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Il compito degli insegnanti è trovare le strategie adatte per motivare i
propri alunni ad apprendere,
in quanto un elemento importante per il raggiungimento di obiettivi
scolastici è proprio la motivazione, intesa come il grado di serietà con
cui lo studente tenta di affrontare gli impegni scolastici avendo come
scopo quello di padroneggiare e poi verificare le proprie conoscenze e
abilità. Un elemento innovativo, introdotto nel contesto scolastico
intorno agli anni Ottanta, è lo sviluppo di tecnologie didattiche, che
hanno come fine ultimo quello di migliorare l’apprendimento degli
allievi. L’obiettivo per la scuola è stare al passo con i cambiamenti
sociali, di tenere in considerazione l’ambiente esterno per formare i
futuri cittadini. Nel secondo capitolo ho voluto mettere in evidenza
come il concetto di apprendimento sia un concetto dinamico evolutosi
nel tempo grazie al contributo di diverse scuole di pensiero.
L’evoluzione di tale concetto ha visto susseguirsi tra grandi paradigmi
teorici che sono: il comportamentismo, il cognitivismo e il
costruttivismo.
Il comportamentismo, che vede come pioniere Watson, intende
studiare il comportamento osservabile e oggettivo dell’individuo.
L’idea è abbandonare la psicologia tradizionale, che intendeva
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studiare la psiche, e rifarsi ad un modello che prende in
considerazione il rapporto tra Stimolo (S) e Risposta (R).
L’apprendimento si realizza attraverso il condizionamento, o meglio,
la connessione fra due stimoli quello condizionato e quello
incondizionato. I condizionamenti possono essere classico (Pavlov) ed
operante (Skinner). Nel condizionamento classico colui che apprende
è colui che da una risposta e che viene ricompensato o punito per aver
reagito alla presenza di uno stimolo. Il condizionamento operante,
invece, si verifica quando viene rinforzata una risposta ad uno stimolo,
ciò vuol dire che una la risposta avrà maggiore probabilità a
verificarsi.
Il cognitivismo, inizia a prendere forma negli anni ’60, e si occupa
della mente e dei processi che ne scandiscono l’attività. I cognitivisti
ritengono di poter trarre informazioni sui processi intellettivi
attraverso le risposte che gli individui danno ai diversi stimoli. Tra i
protagonisti del cognitivismo abbiamo Tolman, il quale sostiene che
l’apprendimento non si risolve in una semplice associazione di tipo
stimolo-risposta, ma si configura in termini di raggiungimento di una
meta (comportamentismo finalistico). Contemporaneamente a
Tolman, in Germania si diffonde la psicologia della Gestalt per la
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quale ogni entità è percepita come un tutto in cui le parti sono
dinamicamente collegate le une alle altre fino a formare una “totalità”.
Il padre fondatore di questa corrente fu Wertheimer con la ricerca sul
fenomeno phi.
Successivamente alla Gestalt, in Svizzera, Piaget si occupa dello
sviluppo del pensiero del bambino. Piaget intende dimostrare che il
bambino non è un individuo passivo ricettore di influenze, ma che il
suo sviluppo cognitivo si basa sull’evoluzione di diversi fasi e schemi
nel bambino. Infine, occorre citare Bandura e la sua teoria socio-
cognitiva, secondo la quale gli esseri umani apprendono dai loro simili
attraverso l’osservazione degli altrui comportamenti. Questo tipo di
apprendimento è conosciuto come “imitazione” e si verifica quando
gli individui osservano e imitano il comportamento altrui. Il
cognitivismo si rivolge allo studio dei processi mentali, ma ha avuto il
limite di aver continuato a studiarli in laboratorio.
Il costruttivismo si fa strada intorno agli anni ’80. Il paradigma
costruttivista considera la conoscenza come un prodotto che può
essere socialmente costruito; il soggetto costruisce conoscenza
all’interno di una comunità di interpreti, si inizia, dunque, a parlare di
co-costruzione della conoscenza. All’interno del pensiero
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costruttivista l’apprendimento è attivo, collaborativo, situato e la
valutazione è integrata nel compito. La conoscenza è un prodotto di
negoziazione sociale, ossia il risultato dell’interazione con gli altri,
con la cultura che ci circonda. L’avvento delle tecnologie di rete
favorisce modelli didattici centrati sulla costruzione collaborativa
della conoscenza con e attraverso la tecnologia, e si sottolinea in tal
modo il ruolo attivo dell’allievo a costruire la propria conoscenza,
piuttosto che il travaso della conoscenza dalla mente del docente alla
mente dello studente.. Uno degli esponenti più importanti di questo
paradigma teorico è Vygotskij, che per primo parla di costruttivismo
sociale . Egli, infatti, evidenzia il ruolo primario della comunicazione
e della vita sociale nella formazione della conoscenza. Lo studioso
introdusse, a questo proposito, il concetto di “Zona di Sviluppo
Prossimale” definito come la distanza che c’è tra il livello di sviluppo
attuale, caratterizzato dalla capacità di risolvere i problemi in maniera
autonoma ed il livello di sviluppo potenziale, caratterizzato dalla
capacità di risolvere i problemi con l’aiuto di un adulto o con i pari.
Nel terzo capitolo ho analizzato l’apprendimento collaborativo, che gli
esperti definiscono come un processo di formazione o di istruzione
che coinvolge gli studenti nel lavoro di gruppo per raggiungere un fine
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comune. Il Cooperative Learning si contraddistingue per la presenza
dei seguenti elementi: positiva interdipendenza, interazione faccia a
faccia, uso appropriato delle attività di collaborazione, valutazione del
lavoro. Collaborare vuol dire lavorare insieme, il che implica una
condivisione di compiti, non più solo l’insegnante ma soprattutto il
gruppo, come sistema sociale organizzato, facilita e promuove
l’apprendimento. I modelli più noti di apprendimento collaborativo
sono: il learning together, il learning circle, il reciprocal teaching, il
jigsaw. In questi modelli i ruoli sono interscambiabili, tesi
valorizzare ciascun membro della comunità attraverso un’adeguata
distribuzione del potere; tutti possono essere contemporaneamente
insegnanti, studenti, ricercatori ed esperti: la conoscenza diviene
quindi un fenomeno sociale. L’insegnante nelle comunità di
apprendimento ha il compito di facilitatore, egli adotta la metodologia
dello scaffolding, ossia offre un’impalcatura di sostegno allo studente
che viene progressivamente smantellata quando diviene autonomo
nello svolgere determinate parti dell’attività fino a padroneggiarla.
A partire dagli anni Novanta, grazie all’avvento delle prime reti
telematiche, nell’ambito delle tecnologie dell’educazione, è possibile
spostare l’attenzione verso le dimensioni della comunicazione
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supportate dalle tecnologie. La tecnologia è un artefatto, ossia uno
strumento ideato dall’uomo per migliorare la qualità della vita.
Attraverso questo artefatto si sviluppano una serie di metodologie di
apprendimento/insegnamento, come l’e-learning che permette
l’accesso a risorse e servizi e a collaborazioni a distanza. Il blended
learning, invece, combina due o più metodi di
insegnamento/apprendimento in un sistema unico, nonché momenti
on-line e momenti off-line.
Nel quarto capitolo si è cercato di mettere in evidenza che
l’apprendimento non è più inteso come un processo di accumulo e
trasmissione di contenuti, ma un processo di “costruzione”, il soggetto
è attivo in quanto sceglie in prima persona il proprio percorso
formativo. Il modello a cui si fa riferimento è il costruttivismo sociale
secondo il quale la conoscenza si attua attraverso forme di
collaborazione e negoziazione sociale. Il costruttivismo ha contribuito
a modificare la pratica di apprendimento in classe da un modello che
vedeva gli studenti come destinatari passivi di conoscenze
culturalmente accettate a un modello che promuove la costruzione
attiva di conoscenza all’interno di una comunità.
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Il modello che sottolinea il ruolo attivo dell’individuo e della
comunità è il modello della Knowledge Building (KB), per il quale
apprendere non è un atto di trasferimento di conoscenza, ma un
processo di costruzione e condivisione, come accade nelle comunità
scientifiche. Esso si differenzia dagli altri modelli in quanto è
orientato a promuovere la capacità di costruire nuove idee o di
migliorare quelle già esistenti. Ciò significa che l’intera comunità è
profondamente coinvolta nella produzione, creazione e miglioramento
delle idee o teorie esistenti e che l’innovazione prodotta è il risultato
dello sforzo di tutti gli individui, che collaborativamente, si
impegnano ad incrementare il capitale sociale della comunità. Le
Knowledge Building Community (KBC) sono comunità ispirate alla
KB ed è all’interno di esse che Scardamalia individua dodici principi
atti a definire il concetto di costruzione di conoscenza. Elemento
fondamentale nella costruzione di conoscenza è il discorso utilizzato
per migliorare la comprensione collettiva con lo scopo di perfezionare
le idee e quindi far progredire la conoscenza. I partecipanti alla KB
devono lavorare in maniera collaborativa, responsabilizzarsi
sull’avanzamento della conoscenza collettiva ed avviare discussioni
profonde che siano centrate sulla conoscenza, affinché il discorso
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abbia come finalità la costruzione di conoscenza, è necessario che tutti
partecipanti siano attivamente coinvolti e si assumano la
responsabilità per il proprio e l’altrui apprendimento.
Fondamentale in questo approccio è la tecnologia, che si concretizza
nel Knowledge Forum, ossia un forum di discussione costituito da un
database comune dove gli utenti hanno la possibilità di scrivere delle
note. Altro elemento importante è la valutazione, che qui non è intesa
come momento finale, bensì come punto di partenza e come
monitoraggio continuo del processo di perfezionamento delle idee.
Come il processo di costruzione anche il processo di valutazione è
un’attività co-costruita, condivisa e distribuita all’interno della
comunità, in quanto tutti sono tenuti ad assumersi la responsabilità del
suo esito. Dopo questo excursus, è possibile, dunque, sostenere che
l’apprendimento non può più essere definito come un processo che
permette allo studente, definito un semplice contenitore, di
accumulare conoscenze e saperi, ma che gli individui sono i principali
protagonisti del loro processo di apprendimento partecipando
attivamente e collaborativamente alla costruzione di conoscenza.
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CAPITOLO 1
COS’E’ L’APPRENDIMENTO
“L’apprendimento può essere definito come un processo psichico che
consente una modificazione durevole del comportamento per effetto
dell’esperienza; con questa definizione si escludono quindi tutte le
modificazioni di breve durata dovute a condizioni temporanee, episodi
isolati, eventi occasionali mentre il riferimento all’esperienza esclude
tutte quelle modificazioni determinate da fattori innati o dal processo
biologico di maturazione” (Galimberti, 1999).
Dunque, l’esperienza, e in particolare la sua ripetizione, è una delle
condizioni necessarie affinché si verifichi un apprendimento.
L’apprendimento è un processo che può avvenire sia accidentalmente,
e quindi in maniera inconscia, sia in maniera intenzionale e quindi
consapevolmente (Cicogna, 2007).
L'apprendimento non è soltanto l'acquisizione di nuove conoscenze e
capacità, ma per quanto importante sia il possesso di tale conoscenze,
ci si riferisce anche agli atteggiamenti, valori e abitudini: esso
riguarda perciò tutta la personalità (Revans, 2011).
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Vi sono degli elementi che possono ritenersi indispensabili affinché
l’apprendimento abbia luogo e sono:
- in primo luogo ci deve essere un soggetto che apprende,
sottolineando il fatto che tutto ciò che avviene attorno a lui
colpisce i sensi;
- in secondo luogo ci sono le situazioni che stimolano i nostri
sensi e creano occasioni per l’apprendimento; l’azione che è la
conseguenza della stimolazione non è altro che la risposta che
un soggetto dà.
L’apprendimento ha luogo quindi quando uno stimolo provoca in un
soggetto un cambiamento ed è grazie a questo cambiamento che
riusciamo a percepire che l’apprendimento è avvenuto (Gagné, 1996).
Parlando di apprendimento non possiamo non fare riferimento alla
motivazione, intesa come “una configurazione organizzata di
esperienze soggettive che consente di spiegare l’inizio, la direzione,
l’intensità e la persistenza di un comportamento diretto ad uno scopo”
(De Beni & Moé, 2000, p.37).
E’ necessario, però distinguere tra motivazione intrinseca, che
riguarda l’impegno ad apprendere qualcosa per una soddisfazione
personale e quindi senza l’aspettativa di ricevere delle ricompense, e
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motivazione estrinseca, dove le azioni messe in atto dagli individui
sono incentivate dall’ottenere un qualcosa in cambio (Boscolo, 1997).
1.1 L’apprendimento in famiglia
Attraverso la vita personale, familiare e sociale ogni individuo gioca
alcuni specifici ruoli e assume un certo numero di funzioni (Cotugno,
Menarini & Pontalti, 1990).
La capacità di cambiamento e la capacità di apprendimento dipendono
in gran parte dallo spazio intrapsichico insaturo e dal tipo di legame
con la propria famiglia di origine; i familiari, infatti, li possiamo
percepire sia in senso protettivo, che in senso persecutorio, sentendoli
“di fronte” quando competiamo con essi, oppure “di lato” quando
sentiamo che ci affiancano durante una difficoltà, o ancora “in alto”
quando li avvertiamo come mito da cui dipendere, ed infine “ai piani
sottostanti” quando li sentiamo come nostre radici (Baldascini, 1985).
L’universale apprendimento naturale o intuitivo che ha luogo in casa
durante i primi anni di vita sembra essere diverso dall’apprendimento
scolastico che attualmente si ritiene indispensabile in tutto il mondo
alfabetizzato (Gardner, 1993).