6
CAPITOLO PRIMO
Il corpo tra storia e teorie
1.1. Un po’ di storia
Il corpo ha assunto un’importanza ed un valore diverso in rapporto
ai diversi periodi storici.
Gli antichi Egizi, soprattutto quelli di alto rango, amavano
truccarsi pesantemente il viso e questo sia per rendere evidente il loro
status sociale ma anche e soprattutto per sedurre. L’importanza del corpo
viene messa in evidenza dall’arte della mummificazione, per gli egiziani
l’anima non poteva esistere nell’aldilà senza il supporto del corpo.
Per i Greci era importante l’equilibrio tra il corpo e la mente, tra le
emozioni e la razionalità e la bellezza esteriore era lo specchio di quella
interiore, armonia che traspare ancora oggi quando osserviamo le statue
greche che ci sono pervenute come i famosi bronzi di Riace. I Greci
iniziarono a diffondere i canoni di bellezza legati all’attività fisica.
Famosa la frase coniata dai Romani “Mens sana in corpore sano”
(Giovenale – Satire, X, 356), secondo questo concetto, espresso tra il I e
il II secolo d.c., la salute della mente e la salute del corpo devono essere
in equilibrio per sentirsi bene
1
.
Alla fine dell’antichità classica però il corpo inizia ad essere
considerato in modo negativo perché viene visto come sede di istinti
peccaminosi e distruttivi, a volte preda di forze demoniache. Diventa
sconveniente esibirlo mentre si osservano pratiche come astinenze,
digiuni, penitenze volte a redimerlo
Durante il Rinascimento si assiste ad un ritorno dell’attenzione per
il corpo e ad una maggiore attenzione per l’estetica che si evidenzia nelle
7
acconciature e nell’abbigliamento (Ferraris, 2002).
Si assiste oggi a quella che possiamo chiamare la “cultura del
corpo”, questa nuova tendenza si evidenzia già agli inizi del Novecento
ma diventa, dopo la seconda guerra mondiale, un fenomeno di massa.
Dal secondo dopoguerra le aumentate possibilità economiche ed
un’accresciuta disponibilità di tempo libero fanno si che questo
fenomeno si propaghi fino a diventare una vera moda.
Nel 1954 in Italia iniziano le trasmissioni televisive
2
, cinque anni
dopo la televisione è seguita stabilmente da oltre 20 milioni di persone.
La televisione porta all’attenzione non solo le attrici del cinema e le
modelle che sfilano sulle passerelle per le case di moda ma anche gli
sportivi che in seguito ad avvenimenti come le olimpiadi ed i campionati
di calcio diventano dei veri personaggi pubblici.
Verso la fine degli anni sessanta i primi satelliti fanno si che gli
avvenimenti sportivi vengano trasmessi in diretta in ogni parte del
mondo. In Italia la popolazione che si dedica ad uno sport passa dal 2,6%
nel 1959 al 22% del 1985.
Negli anni settanta il mercato lancia molte linee di prodotti
cosmetici, per tonificare la pelle, per trattare le rughe, per eliminare la
cellulite e le ditte produttrici utilizzano per pubblicizzare questi prodotti
molti mezzi di diffusione. Negli anni ottanta il pensiero è che è possibile
modificare il proprio corpo e raggiungere così un ideale di bellezza
(Calanca, 2002).
Il corpo deve essere non solo magro ma anche in salute, con i
muscoli tonici, abbronzato e, per le donne, senza cellulite. Si diffonde
l’idea che una parte consistente del successo di una persona dipenda
dall’immagine che essa riesce a dare di sé. Il corpo diventa un vero e
proprio oggetto di culto e diventa sempre più costruito dalle diete, dallo
8
sport, dalle cure estetiche fino ad arrivare al bodybuilding ed alla
chirurgia estetica.
Il culturismo o cultura fisica (in inglese bodybuilding) è lo sport
che tramite l’uso di pesi ed un’alimentazione specifica si pone come fine
ultimo il cambiamento della composizione corporea con l’aumento della
massa muscolare
3
. Nel bodybuilding, però, le finalità sono estetiche
prima che competitive, in questo sport, infatti, non si tratta
semplicemente di andare in palestra per coltivare benessere e salute ma è
il gusto estetico dei culturisti che li spinge ad allenarsi. Da fonti storiche
si apprende che già gli Assiro Babilonesi utilizzavano forme primitive di
bilancieri, il cui fine era lo sviluppo della forza, ed i Greci passavano
molte ore in palestra per perfezionare i loro corpi.
Oggi però si è passati dall’esercizio fisico alle competizioni tra
uomini che si esibiscono in pose plastiche quasi nudi, questo
cambiamento possiamo farlo risalire all’attività dei teatri di varietà del
diciannovesimo secolo
4
. Gli artisti che sollevavano oggetti molto
pesanti erano comuni sui palcoscenici di questi teatri ma fu Eugen
Sandow che preferì mostrare i suoi muscoli piuttosto che sollevare pesi,
egli si rese conto che poteva guadagnare di più vendendo il suo aspetto
come oggetto sessuale piuttosto che la sua forza. Sandow nacque in
Prussia nel 1867, iniziò a lavorare in un circo come acrobata ma in
seguito si esibì contraendo i muscoli e mostrandosi in pose come una
statua. Così facendo suscitò l’invidia di tutti gli uomini ma divenne
l’idolo delle donne. Fin da giovane fu attratto dalla statue greche e
romane che rappresentavano gladiatori ed eroi mitici, da queste
osservazioni si creò un’immagine ideale di corpo perfetto ed esercitò il
suo fisico per raggiungere queste proporzioni per lui ideali. Proprio
perché sviluppò intenzionalmente i propri muscoli a predeterminate
9
dimensioni viene considerato il padre del moderno culturismo. Fu
Sandow che organizzò il primo concorso di bodybuilding, chiamato
Greet Competition, il 14 settembre 1901 presso la Royal Albert Hall a
Londra
5
. Decise poi di insegnare i suoi segreti, nel 1911 divenne
istruttore speciale di cultura fisica del re d’Inghilterra ed aprii palestre in
tutto il regno.
Nonostante la popolarità il bodybuilding era ancora un’attività
svolta da pochi ma si diffuse notevolmente quando un culturista
americano Steve Reeves apparve in una serie di pellicole prodotte in
Italia. Reeves si era dedicato presto al culturismo ed aveva vinto il titolo
di Mister America, Mister Mondo e Mister Universo. La maggior parte
dei film a cui Reeves partecipò erano ambientati nel periodo della Grecia
e della Roma antica. Tra il 1954 e il 1968 recitò in 18 film tra cui “Le
fatiche di Ercole” del 1958. Il successo di Reeves fu mondiale e portò il
bodybuilding all’attenzione del grande pubblico
6
.
Negli anni 60 il modello di bellezza femminile si trasforma e passa
da un corpo materno finalizzato alla procreazione ad un fisico longilineo
quasi androgino. Durante gli anni 60 e 70 imperversa lo slogan, simbolo
delle femministe, “Il corpo è mio e lo gestisco io”. Emerge sempre di più
un modello di donna emancipata e sessualmente libera. L’immagine
simbolo di questo ideale femminile è la modella Twiggy di corporatura
esile, occhi grandi ed aria sbarazzina
7
. Twiggy diventa famosa a 17 anni
quando Mary Quant decide di affidare alla sua immagine il lancio della
minigonna
8
.
L’enfasi sulla magrezza diventa uno stereotipo e le donne
manifestano sempre più insoddisfazione per il loro corpo ritenuto troppo
grasso.
Se consideriamo in particolare il seno questo nei secoli passati era
10
considerato importante in quanto mezzo per allattare i bambini o in
quanto strumento di lavoro per le balie che stipulavano dei contratti
d’allattamento con i genitori biologici del bambino. Oggi per le donne il
seno è soprattutto un elemento estetico e di seduzione (Ferraris, 2002).
Così durante gli anni 90 il modello di bellezza è ancora quello di una
donna esile ma con un seno prosperoso. Questo modello, però, è lontano
dalla realtà biologica della maggior parte delle donne generando in
queste frustrazione e desiderio di modificare il proprio corpo anche
ricorrendo alla chirurgia estetica (Ladogana, 2006).
Nel 2009 va in onda in televisione la nona edizione del Grande
Fratello (edizione italiana) dove una partecipante, Cristina del Basso,
dichiara di essersi rifatta il seno a 18 anni passando da una quarta misura
ad una sesta
9
. Nel considerare qui in particolare la situazione italiana si
ha che il boom di richieste di mastoplastica additiva dall’inizio del
Grande Fratello, anche da parte di moltissime adolescenti, induce il
sottosegretario alla salute a proporre una legge sulla chirurgia plastica
10
.
Nel 2010 il Consiglio dei ministri italiano approva la legge che vieta, tra
l’altro, alle minorenni di rifarsi il seno
11
.
1.2. La dipendenza dall’immagine
Nei secoli passati il corpo veniva considerato come una macchina
che bisognava tenere in efficienza perché si doveva lavorare, combattere,
fare ed allattare i bambini.
Oggi quello che si ritiene importante è apparire sempre giovani,
riuscire a stupire gli altri, sapere che la propria bellezza riesce a turbare
ma questo comporta una continua attenzione sull’Io e richiede una
autosservazione narcisista (Calanca, 2002).
Il corpo è una componente fondamentale dell’Io e del Sé, è la
11
componente che viene percepita per prima dalle persone con cui si viene
in contatto. Il problema è che è difficile per ogni soggetto valutare
l’impatto che il corpo stesso ha sugli altri (Ferraris, 2002).
Schilder (1973) definisce “immagine corporea” il modo in cui il
corpo ci appare, è una immagine dinamica in quanto varia nel tempo e a
seconda dei contesti. Questa valutazione risente di molteplici fattori
quali l’età la soddisfazione di un rapporto, la qualità delle relazioni
sociali, dipende da stati emotivi come la depressione, da malattie fisiche
ma dipende anche dalle condizioni concrete di vita, dalla cultura e dalle
mode (Ferraris, 2002). Fattore molto importante è come si è stati
riconosciuti ed accettati dalla famiglia e dal contesto sociale.
Nell’immagine corporea, quindi, è racchiusa la storia dell’individuo.
Il corpo può essere così considerato da ogni persona come un
nemico o un alleato, è un costrutto sociale se consideriamo come
cambiano i significati che gli si attribuiscono nelle varie epoche storiche
ma può diventare un progetto di vita se consideriamo la dimensione
privata in quanto è espressione dell’identità personale di ognuno.
Secondo un’indagine condotta da Jodelet (1989, p. 268) sulle
rappresentazioni sociali del corpo si manifesta a partire dagli anni ottanta
del ventesimo secolo una tendenza a non considerare più il corpo come
un mezzo di espressione dei propri segnali interni come il dolore e la
malattia ma a considerarlo principalmente come sede di piacere ed in
relazione agli altri. Secondo questo ricercatore il rapporto con il sociale
diventa così una delle maggiori preoccupazioni al punto che può dare un
malessere sentito sia a livello fisico che psicologico. L’individuo può o
adeguarsi a questa normalizzazione e questo porta ad un aumento delle
capacità seduttive, con un aumento quindi di sicurezza in seguito ad una
maggiore ammirazione da parte degli altri, oppure non adeguarsi e
12
quindi rifiutare questa normalizzazione. Nel primo caso l’individuo
attuerà una strategia di controllo continua del corpo con il rischio della
perdita della propria individualità, nel secondo caso invece ci sarà
maggiore rispetto della propria natura individuale e privata ma questo
comporterà l’esposizione ai “rischi degli scacchi sociali e professionali o
della solitudine sessuale ed affettiva”.
Secondo Anna Oliverio Ferraris quando i confini del Sé diventano
labili o l’individuo non riesce a realizzarsi in altri ambiti perché si sente
ininfluente o frustrato nel proprio ambiente, la realizzazione grazie al
proprio corpo permette all’individuo di sentirsi unico, di costruire la
propria identità. Anche quando un individuo è privo di un ruolo sociale
o familiare può sempre esercitare una qualche forma di controllo sul
proprio corpo. Un corpo magro, curato, con i muscoli scolpiti è
testimonianza di un continuo impegno, di un’autodisciplina che trasmette
all’individuo un senso di padronanza e sicurezza. Inoltre, continua questa
studiosa, sia per gli uomini che per le donne si è diffusa sempre di più
un’attenzione per le singole parti del corpo che devono raggiungere le
dimensioni considerate per loro ideali. Il corpo viene così costruito
pazientemente e con un’attenzione verso tutti i dettagli così che alla fine
l’individuo avrà l’impressione di aver trasformato non soltanto il proprio
corpo, ma anche la propria identità (Ferraris, 2002).
Secondo Anthony Giddens (1991) anche la chirurgia estetica può
essere compresa nell’ambito della costruzione dell’identità e questo
porta a mettere a fuoco temi come l’autostima e l’autodeterminazione,
quest’ultima intesa come diritto a rivendicare la totale autonomia della
gestione del proprio corpo
12
.
Negli ultimi anni i sociologi si sono sempre più occupati dei temi
relativi al corpo (Shilling, 1993; Turner, 1991). Le varie posizioni
13
sociologiche si sono incentrate sempre di più sulla costituzione sociale
del corpo e sul suo valore come di una risorsa nelle relazioni sociali fino
a considerarlo un capitale fisico che può essere scambiato come se fosse
un capitale economico o sociale (Shilling, 1993; Bourdieu, 1979).
Schouten pone l’accento sui vantaggi psicologici e sociali della
chirurgia estetica sottolineando l’idea di un commercio di sé. Secondo
questo ricercatore la motivazione che spinge le persone a sottoporsi ad
interventi di chirurgia estetica è profondamente legata al desiderio di
migliorare le proprie prestazioni sociali in ruoli chiave. Questi interventi
vengono effettuati anche in seguito a transizioni di ruolo sia nella forma
di un adattamento di sé ad un nuovo ruolo sia come catalizzatore di un
nuovo ruolo che viene perseguito. Schouten impiega il termine
“marketing character” preso in prestito da Fromm per indicare come una
forma di marketing la tendenza ad usare l’apparenza del corpo come un
bene nelle relazioni sociali. Dalle sue ricerche emerge che la chirurgia
estetica ha fornito risultati soddisfacenti per le persone che vi si sono
sottoposte in quanto queste hanno trovato l’immagine di se e la
performance del loro ruolo sociale migliorata in seguito a questi
interventi. La sua conclusione è che la chirurgia estetica è come un rito
di passaggio personale al fine di ripristinare “l’armonia di un ambiguo,
incongruo o insoddisfacente concetto di Sé” (Schouten, 1991, p. 422).
Il culto della giovinezza, poi, ha portato ad una visione
dell’invecchiamento come di qualcosa di problematico ed indesiderabile
(Sayre, 1999). Oggi è mutato l’atteggiamento verso il corpo anche a
causa di una maggiore longevità. L’allungamento della durata della vita
ha cambiato il modo di vivere e le abitudini soprattutto dei soggetti
anziani. Oggi ci sono settantenni che frequentano le palestre, hanno una
intensa vita sociale e desiderano avere legami sentimentali e sposarsi.