III
INTRODUZIONE
Il presente lavoro vuole illustrare i motivi per cui oggi si è finalmente
arrivati ad una diffusa coscienza ambientale da parte di tutta l’opinione
pubblica. L’ambiente, un tempo considerato di nessuno, diventa nell’era
moderna, prima una problematica da risolvere, poi un’opportunità da non
lasciarsi sfuggire.
L’uomo, sin dall’inizio delle sue origini, ha sempre sacrificato il pianeta,
senza grandi sforzi, a discapito di qualsiasi motivo di arricchimento.
Si è, cosi pian piano, esaurito tutto quello che un tempo si riteneva infinito,
e se il problema ambiente non volesse essere affrontato di sua spontanea
volontà, ben presto la sua salvaguardia avrebbe costituito un obbligo
rivolto a tutti. Cresce, infatti, la concezione che tutto si esaurisce prima o
poi e se non vogliamo pregiudicar la vita dei nostri figli bisogna suonare
la sveglia, un campanello di allarme prima che sia troppo tardi, prima che
il pianeta entri in una fase irrimediabile, cioè dalla quale non si può più
tornare indietro.
Tantissime sono le responsabilità imputate alle imprese dei nostri tempi,
che, nel soddisfare bisogni, talvolta inutili, hanno da sempre trascurato
IV
tutto ciò che la circondasse, pregiudicando il proseguo, non solo delle
attività produttive, ma dell’intero pianeta.
Si è raggiunti un livello di inquinamento talmente elevato che occuparsene
è diventato indispensabile; aumentano sempre di più le catastrofi (negli
ultimi 40’anni si sono registrate il 70% di tutte quelle verificatosi nel 900’)
e continuano incessantemente le emergenze ambientali in tutto i Paesi, in
particolar modo in quelli più industrializzati: il pianeta si sta ribellando.
Forte è l’impegno da parte dei governi, ma non tutti sembrano aver
sviluppato purtroppo una coscienza ambientale vera, che ora come mai è
fondamentale. Si sta cercando di giungere, man mano, ad accordi
vincolanti validi per tutti, eccezione fatta per nessuno, anche se ancora
una volta, a Copenaghen 2009, sembra evidente che, per alcuni gli
interessi economici vengono prima di tutto, anche prima della loro stessa
vita ed allora tutto è rimandato a chissà quando.
Tuttavia, bisogna ammettere che, qualcosa di buono fino ad oggi si è fatto,
non è tanto, ma è un discreto punto di partenza; qualche decina di anni fa
se si pensava che un giorno l’ambiente potesse costituire un problema
serio per le tasche della gente, ed in particolare modo per gli imprenditori,
nessuno ci avrebbe mai creduto.
V
Nella prima parte del lavoro svolto, l’intento è quello di mostrare i motivi
ed i confini entro i quali lentamente è venuta a formarsi una coscienza
ambientale. Le catastrofi aumentano e non danno segno di flessione, sale
l’apprensione dell’opinione pubblica, crescono gli incontri fra i delegati
dei governi di tutto il mondo nell’intento di adottare, seppur inizialmente
su base volontaria, un programma condiviso. Si parte da Stoccolma nel
1972, con una semplice “dichiarazione di diritti” fino ad arrivare al
protocollo di Kyoto I, primo documento vincolante e primo grande
successo in un campo ostile come quello ambientale, con l’Europa
protagonista-promotrice.
La Seconda parte dell’analisi portata avanti fa, invece, una brave
panoramica su quello che è il comportamento esterno di
un’organizzazione, in particolar modo di un’azienda.
L’azienda è un epicentro di interessi che instaura rapporti con un numero
notevole di soggetti. In relazione a ciò, il suo obiettivo è quello di
distinguersi per un comportamento socialmente responsabile, volto ad
apparire all’esterno, come modello da seguire; tutto ciò accrescerà
involontariamente la sua immagine ed il suo valore economico.
VI
Si parlerà, cosi, di aziende socialmente responsabili nel settore della
qualità, in quello sociale, ma in particolar modo in quello ambientale.
Le imprese vengono etichettate come dei veri e propri “attori ambientali”
in grado di assumersi le proprie responsabilità non solo limitatamente al
perimetro che le circoscrive, ma a livello planetario.
La Rsi, come verrà poi accuratamente spiegato, ha una sua esistenza a
partire dalla creazione dei Sistemi della Qualità”.
Le aziende, infatti, nell’intento di sviluppare accurati metodi di controllo
(in un primo momento) e di creazione (in un momento successivo) della
qualità, realizzano un vero e proprio codice di comportamento da tenere
presente in tutte le fasi delle attività che essa stessa svolge, a partire
dall’acquisto di una materia prima fino allo smaltimento dei rifiuti.
Quindi è con la diffusione dei Sistemi di Qualità, che si rileva una crescita
della responsabilità sociale nelle aziende, prima limitatamente nei confini
organizzativi, poi successivamente, abbracciando l’intero globo che lo
circonda.
La Qualità assumerà nel tempo tanta importanza, da diventare
un’importante leva di marketing. Cresce, infatti, per le aziende il bisogno
di comunicare all’esterno il suo operato, al fine di conseguirne dei
VII
benefici. Certamente, dei semplici spot pubblicitari, seppur importanti
sarebbero apparsi poco efficienti all’occhio attento dei soggetti con la
quale viene a contatto: nascono, quindi, le certificazioni nei vari settori in
cui la stessa azienda si muove.
Nella parte conclusiva del lavoro, portato alla discussione, si analizza a
fondo le certificazioni ambientali che un’organizzazione può adottare.
Emerge sempre più un “consumatore ecologicamente orientato”, disposto
a pagare di più per prodotti che rispettino determinati standard.
E’ quindi, oggi, assume notevole importanza trasmettere, con i vari
strumenti messi a disposizione dal legislatore, l’impegno che
un’organizzazione pone al riguardo di una tematica cosi importante come
è quella ambientale. Si sviluppano, le prime Politiche Ambientali e i primi
SGA (Sistemi di Gestione Ambientale).
Tutte le grandi aziende, nell’era moderna, adottano un modello di SGA
(ISO 14000 o EMAS), nonostante la fatica che gli stessi hanno incontrato
nella loro diffusione, prima a livello normativo, poi a livello pratico.
I modelli esistenti e maggiormente diffusi, nonostante alcune grosse
differenze, hanno comunque benefici principali che sembrano essere
VIII
pressoché simili: valorizzare l’immagine di un’azienda, ridurre i costi in
termini di sprechi ed energia.
Resta, per altro evidente, anche in questo caso, il problema di come
comunicare all’esterno i risultati raggiunti. Infatti, proprio allo scopo di
soddisfare tale necessità, si sviluppano e diffondono molto velocemente
importanti documenti come il Bilancio Ambientale e il Report Ambientale.
Il primo, un documento informativo, redatto con metodologie volte a
riprodurre, dal punto di vista economico, le relazioni esistenti tra
un’organizzazione e l’ambiente circostante; il secondo, invece, un’utile
prospetto riassuntivo, di alcuni importanti Indicatori di Perfomance
Ambientale (IPA), che mostrano i risultati raggiunti dalla politica e
adottata dall’ organizzazione.
1
CAPITOLO I
LE EMERGENZE AMBIENTALI E IL RUOLO DELLE IMPRESE
SOMMARIO: 1. Impresa e ambiente – 2. Conferenza sull’ambiente – 2.1. Conferenza di Stoccolma –
2.2. Conferenza di Rio de Janeiro – 2.3. Da Rio a Kyoto – 2.3.1. Protocollo di Kyoto – 2.3.2. Uscita degli
Stati Uniti – 2.4. Il dopo Kyoto: Kyoto II.
1. Impresa e ambiente
Nel corso degli anni, la relazione tra le attività economiche e l’ambiente ha
assunto un ruolo sempre più centrale per l’opinione pubblica. Nei governi
è sempre maggiore la consapevolezza dei pericoli derivanti da una crescita
poco equilibrata; si è così alla ricerca di un modello di sviluppo- sostenibile
che permetta di raggiungere un equilibrio tra le attività dell’ uomo e la
tutela dell’ecosistema, cioè che soddisfi i bisogni delle generazioni presenti
senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare le
proprie necessità
1
. Il rispetto dell’ambiente e la sensibilità sociale sono due
responsabilità che ogni impresa deve assumersi nei confronti della
collettività.
1
Rapporto di G. H. Brundtland 1987, “Commissione Mondiale sull’ambiente e lo sviluppo”.
Le emergenze ambientali e il ruolo delle imprese
2
Tuttavia , per quanto oggi questa tematica risulta essere sotto gli occhi di
tutti, nel passato non è sempre stata cosi. L’attenta analisi e concentrazione
di oggi su questo problema è purtroppo solo una conseguenza delle
emergenze ambientali dei decenni passati a cui si cerca di dare riparo.
La distruzione di ecosistemi locali da parte dell’uomo non è né un fatto
nuovo né insolito: sin dall’inizio della sua storia l’umanità ha inflitto danni
significativi all’ambiente al solo scopo di raggiungere i propri obiettivi.
Una delle più significative e drammatiche devastazioni ambientali è però
storia recente; il numero sempre crescente di esseri umani ed in particolar
modo delle loro attività antropiche hanno avuto ed hanno un effetto
distruttivo sull’intera atmosfera terrestre. Un ruolo decisivo è svolto
proprio dalle imprese, alle quali è attribuibile la maggior parte delle
problematiche ambientali.
Gli impatti delle attività economiche vengono avvertite agli inizi degli
anni 60’ ed in particolar modo nelle aree più industrializzate. Sono proprio
queste, infatti, i luoghi dove si avranno i primi catastrofi ambientali:
disastri ecologici che, relativamente all’Italia, si ebbero
contemporaneamente al periodo di maggior sviluppo economico della sua
storia, nel cosiddetto periodo del miracolo economico
2
. Le strutture
portanti del boom economico italiano dell’epoca erano l’industria dell’
2
Camilla Cederna, “Nostra Italia Del Miracolo”, Longanesi, 1980.