5
INTRODUZIONE
La volontà di realizzare il presente lavoro nasce in seguito ad un insieme di esperienze
personali vissute nell’arco della stessa giornata: prendendo un treno si è potuto notare che nel
retro del biglietto di viaggio è presente la scritta “Complimenti, con la scelta del treno hai
contribuito a risparmiare al pianeta emissioni di CO
2
”; sfogliando le pagine di una rivista ci si
è imbattuti in un articolo riguardante gli impegni assunti dalla stilista Katharine Hamnett al
fine di dar vita ad una moda etica ed ambientalmente sostenibile; una volta a casa ci si è
diretti al supermercato Despar e ci si è imbattuti nella scritta “Eco-rispetto” presente sulle
borse della spesa a testimoniare il loro grado di biodegradabilità. Indipendentemente da questa
esperienza personale, molti altri sono gli esempi che si potrebbero citare: le pubblicità in
televisione che testimoniano l’elevata efficienza e la ridotta emissione di CO
2
di alcune
automobili oppure le caratteristiche ambientali di un prodotto cosmetico, le scritte presenti
sulle bottiglie di plastica dell’acqua che dimostrano l’impegno assunto dall’azienda in termini
di riciclaggio e riforestazione, la richiesta sempre più ampia da parte dei consumatori di
prodotti alimentari biologici, la nascita in rete di numerosi blog “verdi”, la comparsa negli
ultimi anni di riviste specializzate come “SetteGreen” o “GreenFvg”, la vasta diffusione di
sistemi fotovoltaici per la produzione di energia rinnovabile e così via. Tutte queste evidenze
“verdi” dimostrano chiaramente come oggigiorno siamo circondati dal green marketing e
come, più in generale, il tema della sostenibilità ambientale stia assumendo sempre più
rilevanza sia per le persone sia per le realtà imprenditoriali. Proprio per tale motivo e,
partendo dal presupposto ormai condiviso da molti per cui si necessita di una svolta nel nostro
modello di crescita economica, si è deciso di dar vita ad un lavoro che analizzi più da vicino
sia, in senso più ampio, il fenomeno della sostenibilità ambientale, cercando di comprenderne
i tratti peculiari e le motivazioni che spingono il passaggio da una visione industriale
tradizionale ad una basata sui fondamenti delle c.d. green economy, sia, più nello specifico, lo
strumento del green marketing, analizzandone le caratteristiche distintive e le complicazioni
pratiche nella sua attuazione. Per una visione più approfondita sui temi in questione si è
deciso di avviare anche una ricerca empirica, con metodologia quantitativa, sul livello di
diffusione delle pratiche “green” tra le aziende presenti sul territorio in cui l’autore del
presente lavoro risiede (nord-est Italia), in modo tale da delineare un quadro generale sul
6
grado di sviluppo in tale contesto del fenomeno della sostenibilità ambientale e, più
specificamente, delle operazioni di green marketing.
Nel tentativo di raggiungere gli obiettivi sopra citati ci si è avvalsi innanzitutto di
informazioni sulla green economy e sul green marketing tratte da articoli scientifici, per lo più
in lingua inglese, presenti in giornali accademici e riviste specializzate
1
. In aggiunta, si è fatto
uso di documentazioni e notizie presenti nei siti web ufficiali di enti internazionali e
associazioni varie che trattano i temi ambientali
2
e, allo stesso tempo, si è attinto a fonti utili
anche se “non del tutto attendibili” come i blog “verdi” in cui sono presenti discussioni di
vario genere sul green marketing e sullo sviluppo sostenibile. Per comprendere più da vicino i
temi in analisi e, contemporaneamente, per dare un senso pratico a questo lavoro si è deciso di
effettuare anche una ricerca sul campo, la quale ci ha portato, tramite la compilazione di un
questionario, a raccogliere informazioni da 92 aziende presenti sul territorio del nord-est Italia
ed appartenenti a vari settori.
Sulla base di quanto detto sino ad ora, si è deciso di strutturare il presente lavoro in una
parte teorica ed una empirica: la prima, che va dal capitolo 1 al capitolo 4, offre un’analisi
generale sul grado di sostenibilità del modello economico attuale, descrivendo i fenomeni
della green economy e della blue economy ed affrontando il green marketing a livello di
definizioni, contenuti, peculiarità ed implicazioni pratiche, mentre la seconda, che comprende
i capitoli 5 e 6, propone l’indagine nei minimi dettagli (sia a livello metodologico che di
presentazione dei risultati) che è stata condotta dall’autore del presente lavoro, rendendo più
chiare le relazioni esistenti tra impresa, sostenibilità ambientale e green marketing, e offre un
esempio pratico di azienda impegnata sul lato della sostenibilità ambientale.
Più specificamente, il presente lavoro inizia trattando il fenomeno della green economy,
il quale non riguarda più semplicemente l’insieme dei settori legati alla gestione dei cicli
ambientali (aria, acqua, rifiuti) ma deve esser inteso, più generalmente, come un ripensamento
dei prodotti e processi produttivi attuali in chiave sostenibile. Nel capitolo 1, infatti, si cerca
di offrire una panoramica generale sulle motivazioni alla base della necessità di realizzare un
nuovo paradigma economico, ovviamente più sostenibile. Vengono presentati i risultati
1
I principali giornali accademici utilizzati sono: Academy of Management Journal, Business Strategy and the
Environment, Strategic Management Journal, Journal of the Academy of Marketing Science, Journal of
Marketing.
2
I principali enti a cui si è fatto riferimento sono: World Resources Institute (WRI), Department of the
Environment, Transport and the Regions (DETR), European network of the heads of Environment Protection
Agencies (EPA Network), European Sustainable Investment Forum (Eurosif), Ufficio Statistico dell’Unione
Europea (Eurostat), Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), United Nations World
Commission on Environment and Development (UNWCED).
7
ottenuti dall’utilizzo di indicatori matematici ambientali, quali l’ecological footprint e lo
spazio ambientale, passando prima attraverso il calcolo dell’ammontare dei flussi di materiali
che interessano l’economia attuale. Da qui, come si vedrà, si ricavano esclusivamente trend
negativi e si pongono così le premesse per la green economy. Si procede quindi con un’ampia
descrizione teorica dei fenomeni dell’economia “verde” e dello sviluppo sostenibile e delle
loro caratteristiche fondamentali, fino a giungere ad una breve spiegazione sul come la
sostenibilità ambientale, oltre ad esser funzionale al mantenimento del nostro pianeta, possa
anche rappresentare uno strumento valido per le aziende al fine di migliorare la loro
performance economica.
Il secondo capitolo ci presenta il concetto moderno di blue economy, con il quale si
propone una visione innovativa della green economy. Secondo il suo ideatore, mentre la green
economy parte dal presupposto che le risorse sono limitate, la blue economy si fonda sul
principio che esse siano già giunte al termine. In altre parole, non si deve continuare ad
aumentare gli investimenti e i consumi “green” ma bisogna agire direttamente sulle
fondamenta del sistema economico, propendendo per il riciclo, la riduzione dei consumi ed
una maggior consapevolezza di utilizzo delle risorse fino ad arrivare alla realizzazione di un
modello dal nome “prosperità senza crescita”. Nel corso di questo capitolo si illustra anche
come è possibile dar vita ad un’economia, che per esser più sostenibile, imita i comportamenti
presenti in natura. Si affronta così il curioso campo della bioeconomia, descrivendone origini,
principi, tratti peculiari, difficoltà e fornendo qualche esempio pratico a testimonianza della
sua reale applicabilità.
Con il terzo capitolo si passa dall’analisi della situazione attuale generale a quella più
specifica dello strumento aziendale che forse più di tutti può contribuire al raggiungimento del
traguardo dell’economia sostenibile. Il capitolo in questione tratta in maniera molto
approfondita il fenomeno del green marketing, analizzandone diversi aspetti. Viene proposto
innanzitutto un vasto range di definizioni teoriche per capire più nello specifico a cosa si
riferisce tale strumento e si passa poi ad un breve excursus storico sull’evoluzione nel tempo e
sull’oggetto di analisi della ricerca scientifica sul green marketing, in modo tale da
comprendere le origini del fenomeno e soprattutto la prospettiva degli studiosi e dei
practitioner in generale. In seguito si illustrano i motivi per cui il green marketing assume
grande rilevanza e quali sono i driver che generalmente spingono un’azienda ad adottarlo. Di
fondamentale importanza all’interno di questo capitolo è anche la spiegazione in dettaglio e
secondo diverse prospettive delle caratteristiche fondamentali del green marketing. Si propone
8
prima una descrizione in termini generali, poi ragionando in ottica di marketing mix ma in
contrapposizione alle attività di marketing tradizionale. In questa sezione vengono presentati
anche degli esempi pratici che fanno capire come il green marketing possa e debba essere
attuato nella realtà. Inoltre, le differenze principali tra il marketing “verde” e quello
convenzionale vengono chiarite attraverso l’illustrazione degli errori che più comunemente
vengono commessi dalle aziende in fase sia strategica che operativa.
Per una maggior comprensione sulle peculiarità del green marketing e, vista la
particolare rilevanza della comunicazione in ottica “green”, si è deciso di inserire un quarto
capitolo che tratta le differenze esistenti tra green marketing e greenwashing (il “finto” green
marketing). Tale distinzione assume particolare rilevanza anche a causa del fatto che
oggigiorno molte sono ancora le aziende che si propongono come “green” ma in realtà non
hanno fatto nulla per operare diversamente dai metodi tradizionali (accentuando così il grado
di scetticismo generale che le persone hanno nei confronti del tema in questione). Lo scopo di
questo capitolo è quindi delineare le caratteristiche generali della green communication, in
modo tale da aiutare sia le imprese nella realizzazione di una corretta campagna pubblicitaria
sia i consumatori nel distinguere ciò che è veramente “green” da ciò che in realtà è tutt’altro.
Il quinto capitolo racchiude l’analisi empirica condotta dal ricercatore con l’intento di
trovare dei riscontri pratici ai concetti presentati nei capitoli precedenti. La struttura della
sezione in questione si articola in vari punti: si descrivono le premesse alla base della ricerca,
gli obiettivi da raggiungersi con essa, la metodologia utilizzata e i risultati ottenuti. La parte
principale di questo capitolo è proprio l’analisi delle risposte ricevute alle domande che sono
state proposte ai rispondenti tramite la somministrazione del questionario. Infatti si è deciso di
analizzare le domande e le risposte singolarmente, accompagnando commenti ai numerosi
grafici che permettono di aver un’idea ben chiara sull’oggetto in analisi. In sintesi, tale
capitolo permette di comprendere in modo complessivo il grado di diffusione delle pratiche di
green marketing e di tipo sostenibile in generale tra le aziende operanti nel nord-est Italia.
Ad ulteriore rinforzo dell’analisi empirica svolta viene presentato nel sesto ed ultimo
capitolo un breve case study che consente di comprendere più da vicino come un’azienda
possa diventare “green” a tutti gli effetti. In riferimento a ciò si è deciso di prendere in
considerazione le varie strategie “verdi” adottate dall’impresa in analisi e gli obiettivi che si è
prefissata di raggiungere, accompagnando le decisioni prese a livello di management con dati
tecnici riguardanti la performance “green” dell’azienda.
9
SOMMARIO
Scopo – Numerose ricerche scientifiche, tramite per esempio il calcolo del c.d. spazio
ambientale, dell’estensione dell’impronta ecologica e dell’ammontare dei flussi di materiali
necessari al sostentamento dell’economia odierna, dimostrano che lo sviluppo economico
attuale è insostenibile nel lungo periodo e soprattutto che l’ambiente in cui viviamo è
severamente danneggiato dal modello economico odierno. In base a queste considerazioni e
visti, da un lato, i trend crescenti del livello di consumo e, dall’altro, il sempre più diffuso
interesse generale nei confronti dell’ambiente, sembra essere inevitabile un cambiamento di
rotta in termini di comportamenti e approcci al progresso sia da parte dei consumatori sia da
parte delle aziende, in modo tale da raggiungere il traguardo delle green economy, o meglio,
della più moderna blue economy. Il presente lavoro nasce proprio con lo scopo principale di
analizzare le dinamiche di sviluppo del fenomeno “green economy” nel nord-est Italia e, in
particolare, la diffusione a livello sia quantitativo che qualitativo delle pratiche di green
marketing tra le aziende operanti nell’area in esame. Attraverso i dati e le informazioni
raccolte, intenzione di questa ricerca è anche analizzare più in profondità il concetto di green
marketing, le sue caratteristiche principali e le operazioni strategiche avviate in ottica “green”
dalle imprese.
Metodologia – Il presente lavoro si struttura in una parte teorica, arricchita anche dalla
presenza di numerosi dati ottenuti da ricerche effettuate da terzi, e da una parte empirica, in
cui si descrivono in dettaglio i risultati raggiunti tramite una ricerca sul campo su un
campione di 92 imprese. Infatti, si prende avvio con un’analisi complessiva della situazione
economica attuale, descrivendo i fenomeni della green economy e della blue economy,
passando poi allo studio approfondito del significato e dei contenuti del green marketing.
Questa overview a sfondo teorico è stata resa possibile grazie allo studio di materiale
disponibile sugli argomenti in questione, per lo più articoli scientifici in lingua inglese e
presenti in giornali accademici. Ci si è avvalsi inoltre di informazioni presenti in siti web di
associazioni ed enti internazionali che trattano i temi ambientali, e di blog vari in cui sono
presenti discussioni molto accese sul green marketing e sull’operato “verde” delle aziende. A
10
partire da queste premesse, il presente lavoro cerca di fornire poi un quadro generale sulle
relazioni tra impresa, sostenibilità ambientale e green marketing più precisamente nel nord-est
Italia. Per raggiungere l’obiettivo ci si è avvalsi di una raccolta e analisi di dati ricevuti
direttamente da un campione di imprese attraverso la compilazione online di un questionario
contenente 14 domande prevalentemente a risposta multipla.
Risultati – I risultati indicano l’utilità di perseguire le pratiche di green marketing tanto per
le imprese quanto per trasmettere ai consumatori valori ambientali, contribuendo così a
modificare la cultura di consumo attuale e a realizzare un modello di economia sostenibile.
Nonostante ciò, molte delle imprese ancora non adottano delle pratiche “green”, in quanto
molti sono gli ostacoli al loro sviluppo. Infatti, per realizzare un prodotto “verde” e rivisitare
in ottica sostenibile il processo produttivo bisogna affrontare degli investimenti, spesso
consistenti, legati sia all’innovazione del prodotto che alla ristrutturazione dei processi. Si
necessitano così delle fonti finanziarie a cui attingere per effettuare degli investimenti, i costi
di produzione aumentano e di conseguenza il prezzo di vendita finale “green” risulta più alto
rispetto a quello “grey”. A fronte di ciò, l’ostacolo principale che emerge dalla ricerca è
rappresentato dalla mancanza di capacità del cliente di riconoscere le caratteristiche
ambientali di un prodotto. Quindi le aziende, oltre a dover rivisitare la politica dei prezzi per
incentivare maggiormente gli acquisti “verdi”, devono investire molte risorse nella customer
education. D’altro canto, come si osserva dalle risposte degli intervistati, se un’azienda vuole
essere veramente “green”, deve impegnarsi a riciclare i materiali, ridurre ogni tipologia di
spreco ed apportare innovazioni radicali sia a livello di prodotto che di processo. Tali
operazioni comportano enormi costi in termini di denaro e tempo ma, se sono ben gestite,
permettono di migliorare la propria immagine, di differenziarsi, di essere percepiti come unici
e di cogliere nuove opportunità che si presentano sul mercato. L’entità dei risultati ottenibili
dipende poi da vari fattori come il settore di appartenenza, il target a cui ci si riferisce e il
Paese in cui si opera. In riferimento a quest’ultima variabile è bene tener in considerazione
che le imprese italiane più sensibili all’ambiente devono muoversi nel difficile mondo della
sostenibilità sfruttando come armi semplicemente le proprie competenze interne, senza poter
far affidamento ad una sviluppata e coordinata attività di mentoring o auditing da parte degli
organi statali.
11
Originalità – La ricerca offre una panoramica generale sui trend “green” presenti tra le
imprese del nord-est Italia, aiutando il lettore a percepire il grado di impegno assunto dalle
aziende operanti nell’area in questione nei confronti delle tematiche ambientali e mostrando
come queste ultime possono diventare una leva competitiva per coloro che si impegnano su
tale fronte. Peculiarità di questo lavoro è proprio la decisione di analizzare a livello
quantitativo e pratico il fenomeno del green marketing. Inoltre, ciò che contribuisce ad
accrescere l’originalità di questo lavoro è che il focus non è posto, come per la maggior parte
delle ricerche scientifiche “green”, sul consumatore ma ci si pone nella prospettiva delle realtà
imprenditoriali. Infine, il presente lavoro contribuisce alla conoscenza e al dibattito
scientifico-accademico sul tema del green marketing, un ambito nel quale si registra ancora
oggi una ridotta produzione di articoli scientifici.
Parole chiave – Green marketing, green economy, blue economy, greenwashing, sviluppo
sostenibile.
13
CAPITOLO 1
GREEN ECONOMY
1.1 Le premesse per la green economy
1.1.1 Elevati flussi di materia
Per comprendere ed analizzare adeguatamente il fenomeno della green economy è necessario
prendere avvio dalla revisione delle molte ricerche scientifiche e statistiche realizzate al fine
di studiare il rapporto odierno tra economia globale ed ecosistema. In generale, risulta
evidente come l’attuale struttura di mercato, basata su consumi e materiali, sia insostenibile
3
nel lungo periodo, ovvero operi in ottica di breve termine compromettendo il futuro delle
prossime generazioni. Da qui nasce l’interesse nei confronti di una “nuova” economia che
tenga in considerazione gli impatti provocati dalle diverse attività di produzione e consumo
anche a livello ambientale e sociale, e che si basi su iniziative mirate a ridurre gli input
energetici e le materie prime consumati nel processo economico.
4
In quest’ottica molte sono le ricerche effettuate al fine di comprendere l’entità dei flussi
di materiali in entrata in diversi paesi e le innovazioni tecnologiche capaci di ridurre
l’impiego di energia e materie prime nella produzione di beni e servizi
5
. Per esempio, già
vent’anni fa si è calcolato che il flusso di materiali in entrata (escluso l’utilizzo di aria ed
acqua) che interessava USA, Germania, Olanda e Giappone ammontava rispettivamente in
media a circa 84, 86, 84 e 46 tonnellate pro capite annue (Fig. 1.1. e fig. 2.1.) e si è quindi
stimato che a ogni 100 dollari di PIL corrispondeva l’utilizzo di circa 300 kg di materie
prime
6
.
3
Per chiarimenti sul significato del termine “sostenibile” si veda il paragrafo 1.2.
4
A.A.V.V., “Si può ancora cambiare la rotta dello sviluppo”, in Villaggio Globale, rivista online di ecologia:
http://www.vglobale.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3169&catid=627%3Aprimizie&Itemi
d=2&lang=it
5
ADRIAANSE A. et al., Resource Flows: The Material Basis of Industrial Economies, pubblicato in cooperazione
con World Resources Institute (WRI), Wuppertal Institute, Netherlands Ministry of Housing, Spatial Planning
and the Environment e The National Institute for Environmental Studies, WRI Report, Washington D.C., 1997.
Per informazioni sul flusso di materiali in uscita si veda WORLD RESOURCES INSTITUTE, The weight of nations.
Material outflows from industrial economies, WRI, Washington D.C., 2000.
6
ADRIAANSE A. et al., op.cit.
14
Fig. 1.1. Evoluzione temporale del flusso di materiali entranti in Germania, Usa, Olanda e
Giappone.
30
40
50
60
70
80
90
100
110
1975 1978 1981 1984 1987 1990 1993
Ton. al metro quadro procapite
Usa
Giappone
Germania
Olanda
Fonte: ADRIAANSE A. et al., Resource Flows: The Material Basis of Industrial Economies, 1997, p. 12.
Fig. 1.2. Composizione del flusso di materiali entranti in Germania, Usa, Paesi Bassi e
Giappone in riferimento all’anno 1991.
Fonte: ADRIAANSE A. et al., Resource Flows: The Material Basis of Industrial Economies, 1997, p. 12.
Appare dunque evidente come sia decisamente enorme e sproporzionata la quantità di materia
impiegata per ciascun individuo nei Paesi sviluppati, ma ciò che va ulteriormente sottolineato
è che il trend dimostrato nella fig. 1.1. e nella fig. 1.2. viene confermato anche da ricerche più
recenti, le quali registrano una costante crescita, in termini di volumi totali, dei flussi di
materia entranti in ogni paese e, conseguentemente, della quantità di materia che viene poi
generata e destinata al consumo (Fig. 1.3.). Infatti, si è stimato che la media europea del
15
fabbisogno di materiali pro-capite prelevati nel 2004
7
, senza contare il peso ingente delle
merci importate da paesi produttori, era di circa 51 tonnellate
8
. In riferimento allo stesso anno,
in Giappone si sono registrate circa 45 tonnellate di materiale a persona e negli USA circa 85
tonnellate pro-capite. Inoltre, degli studi statistici confermano come tra il 1980 e il 2003 i
flussi di materiali entranti nei vari paesi siano decisamente aumentati, segnando una crescita
del fabbisogno mondiale di materiali di circa il 21% (Fig 1.4.)
9
. Ciò non comporta solamente
un maggior utilizzo di risorse, ma implica anche un aumento drastico di sprechi e scarti, a cui
si accompagna un impatto ambientale
10
sicuramente più marcato.
Fig. 1.3. Flussi di materia in entrata pro-capite (TMR) vs. quantità di materiale generato pro-
capite (GNP) per alcuni Paesi sviluppati in riferimento all’anno 2003
11
.
Fonte: EPA NETWORK, 2009
12
.
7
Ultimo dato disponibile al pubblico che riguarda i flussi di materiali entranti nei paesi a livello globale.
8
CACCIARI P., “Quanto pesi?”, in Democraziakmzero, 12 gennaio 2012. Si veda l’articolo all’indirizzo web
http://decrescita2012.democraziakmzero.org/2012/01/12/quanto-pesi/
9
FEMIA A., VIGNANI D., Economy-wide material flow accounts – Importance and analysis of indirect flows, 10
th
London Group Meeting, New York, 19-21 giugno 2006. Le slides del convegno sono presenti al seguente
indirizzo web http://unstats.un.org/unsd/envaccounting/londongroup/meeting10/LG10_7b.ppt
10
L’impatto ambientale viene definito dalla norma ISO 14001 come una qualsiasi modificazione causata da un
qualsiasi elemento che può interagire con l’ambiente. Si veda il sito web ufficiale www.iso.org di
INTERNATIONAL ORGANIZATION FOR STANDARDIZATION.
11
Per informazioni sul significato dei vari indicatori presenti nel grafico ed in generale per tutti quelli utilizzati
per calcolare i consumi e i flussi di materia in entrata e in uscita, si veda il sito ufficiale dell’Ufficio Statistico
dell’Unione Europea EUROSTAT ma più precisamente si veda l’indirizzo web
http://epp.eurostat.ec.europa.eu/statistics_explained/index.php/Material_flow_accounts Si veda inoltre VENUTA
M.L., Introduzione all’analisi dei flussi materiali, Quaderni Crasl, CRASL (Centro di Ricerca per l’Ambiente e
lo Sviluppo Sostenibile della Lombardia dell’Università del Sacro Cuore di Milano), Brescia, 2002, pp. 17-18
all’indirizzo http://www.crasl.unicatt.it/pubblicazioni/CRASL-001-R1-2002.pdf oppure il WORLD RESOURCES
INSTITUTE all’indirizzo http://pdf.wri.org/mfa_terms.pdf
12
EPA NETWORK (European network of the heads of Environment Protection Agencies), Material Flow Analysis
(MFA) for Resource Policy Decision Support, European Environment Agency, 2009, p. 18: il file elettronico del
report è individuabile all’indirizzo http://epanet.ew.eea.europa.eu/fol249409 Si veda inoltre BRINGEZU S.,
16
Fig. 1.4. Evoluzione temporale del fabbisogno mondiale di materiali espresso in miliardi di
tonnellate
1.000
1.200
1.400
1.600
1.800
2.000
2.200
2.400
1980
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
Fonte: FEMIA A., VIGNANI D., 2006.
Dai grafici sopra riportati si può capire come le economie industriali moderne costruiscano
ancora la propria ricchezza attraverso l’impiego massiccio di materie prime provocando
un’ingente tasso di inquinamento ed enormi sprechi e scarti. Per tale motivo il mondo
scientifico volge grande attenzione alla riduzione dell’impiego di materiali e l’Istituto Fattore
10
13
, per esempio, dimostra che entro il 2050 è possibile ridurre di un “fattore 10” , cioè di
ben dieci volte, l'intensità di energia e materie prime nella produzione di beni e servizi.
Secondo tali previsioni sarebbe possibile nell’arco della prossima generazione ottenere 100
dollari di PIL con l'utilizzo di 30 kg di materie prime
14
. Altri studiosi sono invece convinti che
già oggi sia possibile attivare una riduzione di un “fattore 4” (quasi 75%) nei seguenti settori:
automobili, case, alimentazione, elettrodomestici, mobili, arredi, prodotti chimici e tessili e
relativi servizi
15
.
Aspekte der Analyse des gesellschaftlichen Stoffwechsels - Systemgrenzen und ökologischer Rucksack, Riunione
del Consiglio scientifico per la gestione dei rifiuti e il risanamento, Puchberg am Schneeberg, Austria, 23-24
ottobre 2003.
13
Per maggiori informazioni sull’Istituto Fattore 10 si veda http://www.factor10-institute.org/
14
SCHMIDT-BLEEK F., (con BIERTER W.): Das MIPS Konzept - Faktor 10, Drömer Knaur, München, 1998.
15
VON WEIZSACKER E.U., LOVINS A.B., LOVINS L.H., Fattore 4. Come ridurre l'impatto ambientale
moltiplicando per quattro l'efficienza della produzione, Edizioni Ambiente, Milano, 2009. La prima edizione è
pubblicata da Editrice Missionaria Italiana, Bologna, 1998.