4
INTRODUZIONE
La tutela degli investimenti esteri ha origini antiche e affonda le sue radici nella
norma di jus pubblico internazionale inerente la protezione diplomatica dello
straniero e dei suoi beni. Alla creazione del 'sistema' Bretton Woods e al tentativo di
costruzione di un ordine economico internazionale fondato sui principi del
neoliberismo, ha fatto seguito il periodo della decolonizzazione, della risoluzione
1514 delle Nazioni Unite, delle rivendicazioni dei Paesi in via di sviluppo. Tuttavia,
il nuovo ordine economico internazionale, che ricevette l'afflato della neonata
UNCTAD e il sostegno del Consiglio economico e sociale in sede ONU, fallì per il
mancato plaudo dei Paesi industrializzati, rimanendo un progetto à la carte,
evidentemente perché era un piano di affermazione politica più che un programma di
rivendicazione economica. Durante gli anni del 'Washington Consensus', si sono
moltiplicati gli accordi bilaterali in materia di promozione e protezione degli
investimenti, non abbastanza evidentemente da garantire l'inserimento di una
clausola sociale all'interno dei trattati, che tenesse conto della tutela dei diritti umani
e dello sviluppo sostenibile nel rispetto delle future generazioni. La proliferazione
degli strumenti di natura non vincolante sorti nell'ambito delle organizzazioni
internazionali mondiali (quali l'ONU e l'ILO) e regionali (OCSE, UE), nella forma di
raccomandazioni, linee guida e dichiarazioni di principi, ha favorito il positivo
effetto domino di soft law ma è stato carente sul piano della hard law.
L'obiettivo della presente trattazione è quello di analizzare l'evoluzione del
trattamento degli investimenti diretti esteri in Turchia, tenendo conto della normativa
locale e dell'adeguamento del Paese agli standard internazionali, sullo sfondo delle
relazioni italo- turche e sulla base giuridica del loro partenariato, l'accordo bilaterale
sulla promozione e la protezione degli investimenti. Il carattere evolutivo della
regolamentazione in materia in ambito europeo, lascia spazio a nuovi scenari, che
suscitano un interrogativo finale e offrono alla vista nuovi possibili orizzonti.
La tutela degli IDE in Turchia si inserisce nel panorama internazionale
appena illustrato, ma conserva le sue caratteristiche peculiari, determinate da ragioni
di ordine storico. Studiare la Turchia senza tenere in considerazione l'inchiostro
5
indelebile con il quale l'impero ottomano ha ricalcato le politiche della neonata
Repubblica, equivarrebbe a perdere uno dei tasselli principali per la corretta
interpretazione delle future scelte politiche sulle quali è stata modellata la cornice
legislativa turca. La scelta di analizzare il trattamento degli investimenti esteri in
Turchia dal punto di vista dell'investitore italiano è stata determinata dalle relazioni
storiche che legano il nostro Paese allo Stato in esame, relazioni che travalicano gli
aspetti commerciali e risalgono all'epoca dell'Impero Romano d'Oriente.
La struttura dell'argomentazione è stata costruita partendo da una premessa
che introduce l'importanza strategica del partenariato tra i due attori mediterranei,
tenendo conto della straordinaria crescita della Mezzaluna nell'ultima decade e delle
iniziative recenti che hanno favorito, oltre che la partnership, la massiccia presenza
italiana nel Mediterraneo. Seguono le considerazioni preliminari sull'Accordo
Bilaterale tra Italia e Turchia sulla promozione e protezione degli investimenti, che
ne costituisce la base giuridica. L'introduzione - nel primo capitolo- di un flashback
sul trattamento dello straniero durante il periodo ottomano, è motivata
dall'imprescindibile relazione che intercorre tra l'epoca dell'impero e il periodo
immediatamente successivo la nascita della Repubblica turca. Il primo capitolo
prosegue con l'analisi dell'impatto dei fattori internazionali - in particolare Unione
europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale- sul rovesciamento di
prospettiva che ha condotto alla conseguente riorganizzazione del quadro legislativo
e alla creazione di una nuova legge sugli investimenti diretti esteri, la legge n.
4875/2003. Segue l'analisi dei limiti della normativa attualmente in vigore e delle
potenzialità delle riforme strutturali in atto, che creano nuove sfide per il Paese.
Il secondo capitolo analizza dall'esterno la Turchia, valutandone
l'adeguamento agli standard internazionali di trattamento, alla luce dell'accordo
bilaterale italo- turco. Dopo aver contestualizzato la posizione della Mezzaluna nel
più ampio scenario del commercio globale e degli investimenti, vengono analizzate
le disposizioni principali contenute nell'accordo a sistema con gli standard
internazionali appartenenti ai regimi di riferimento. Allo scopo di comprendere le
dinamiche entro le quali gli standard di trattamento si dipanano, è stata tenuta in
considerazione la giurisprudenza rilevante. L'obiettivo è quello di comprendere,
6
attraverso le definizioni e le sentenze in materia, quale sia il grado di adeguamento
della Turchia agli standard internazionali esistenti, sullo sfondo dell'accordo
bilaterale Italia - Turchia.
Attraverso il capitolo terzo, mi sono interrogata sul futuro dell'accordo
bilaterale alla luce del Trattato di Lisbona, ratificato dall'Italia nell'agosto del 2008.
Dopo l'introduzione sulle innovazioni significative di carattere generale, viene riletta
la storia della ex Comunità e attuale Unione, tenendo conto del ruolo protagonistico
dell'organizzazione e della sua graduale affermazione nel contesto del commercio
internazionale. Fanno seguito le novità introdotte a Lisbona in materia di politica
commerciale comune, in considerazione soprattutto della riorganizzazione delle
competenze in seno all'Unione e della ristrutturazione del diritto 'materiale' del
trattato. Le riflessioni finali riguardano il futuro dell'accordo bilaterale italo- turco in
relazione alle nuove proposte legislative in atto.
La realizzazione del lavoro è stata arricchita da uno stage formativo presso
l'Ufficio ICE di Istanbul, il quale mi ha ospitato per un periodo di due mesi. La
raccolta dei dati presso l'ICE e l'Ambasciata d'Italia ad Ankara mi ha aiutata
soprattutto nella parte relativa all'analisi del quadro economico generale e delle
iniziative recenti italiane in Turchia. Per la redazione del primo capitolo mi sono
servita della ricca biblioteca della Boğazici University e ho fatto tesoro dei preziosi
consigli di Cağatay Yilmaz, avvocato della "Yilmaz International Law firm", con
sede ad Istanbul.
Per la parte relativa agli standard di trattamento internazionale, ho utilizzato
soprattutto i testi delle Convenzioni e della giurisprudenza rilevante.
7
PREMESSA
La Turchia: un partner economico strategico per l'Italia nel Mediterraneo
1. Quadro economico generale, apertura agli investimenti e sfide attuali
Secondo i dati forniti dall'Istituto di statistica turco TürkStat e rielaborati dall'Ufficio
ICE
1
di Istanbul, l'economia turca sta attraversando una fase di impetuosa crescita
economica, registrando nel primo semestre del 2011 una crescita dell'11% rispetto
allo stesso periodo nel 2010. Il PIL ha risentito fortemente della crisi finanziaria
internazionale, ma nell'ultimo semestre del 2010 ha registrato una netta inversione di
tendenza ed una notevole ripresa economica. Nei primi nove mesi del 2011 la
crescita galoppante dell'economia turca è proseguita ad un tasso del 9,6 % (11% nel
primo trimestre, 8,8% nel secondo e 8,2% nel terzo). La crescita economica del
Paese è stata, nel 2010, la tra le più elevate nei Paesi OCSE dell'area del G-20,
inferiore solo a quella di Cina e India
2
.
"Accanto ai BRIC stanno emergendo realtà più piccole ma molto significative:
ci riferiamo alla Turchia, ai Paesi satelliti dell’Estremo Oriente (Indonesia, Malesia,
Vietnam) ed ai Paesi del bacino del Mediterraneo, che oggi però sono impegnati
nella loro primavera rivoluzionaria", commenta Rosanna Leidi, Vice Direttore
Generale di Ubi Banca. Lo stesso Jim O'Neill, l'economista che ha inventato
l'acronimo BRIC, sta valutando di aggiungere a tale lista quella dei gruppo dei MIST
(Messico, Indonesia, Corea del Sud, Turchia)
3
. "Si tratta di uno sviluppo decisamente
in controtendenza rispetto al quadro internazionale”, commenta Gianpaolo Scarante,
Ambasciatore italiano in Turchia"
4
, dovuto a fattori sia internazionali (il programma
di ristrutturazione economica supportato dal FMI e dalla Banca Mondiale, lo
strumento di preadesione all'Unione Europea) sia locali (la stabilità politica,
elemento riconfermato dall'esito elettorale del settembre 2011, che ha salutato la
1
ICE, Turchia, nota congiunturale, Istituto Nazionale per il Commercio Estero- Ufficio Istanbul, 18
Ottobre 2011
2
Le informazioni relative alla crescita nei Paesi OCSE sono disponibili al sito: http://www.oecd.org/
3
Roughneen S., "After BRIC comes MIST, the acronym Turkey would certainly welcome", in The
Guardian, 1 Febbraio 2011
4
Costa P., "L'economia turca ha il vento in poppa", in Il Porto di Venezia (il Sole 24 Ore), n. 21, 2011
8
terza vittoria del partito al governo -AKP- a partire dal 2002). Il prodotto interno
lordo è triplicato negli ultimi otto anni ma, al tempo stesso, la bilancia dei pagamenti
ha registrato un graduale peggioramento. Il deficit rappresentava, nel 2003, solo il
2,5% del PIL, mentre nel maggio del 2011 ha raggiunto il 9%, altro record,
confermando la tendenza degli ultimi anni alla preponderanza delle importazioni
rispetto alle esportazioni
5
. La Turchia, infatti, importa quasi tutte le materie prime,
compreso il gas e il petrolio che consuma e l'afflusso di capitali esteri corrisponde
circa al 67% degli investimenti
6
. La nuova politica estera, il cui architetto è il
Ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu, ha contribuito all'espandersi dell'economia,
facendo del Paese un importante "hub" energetico all'interno della regione. Nel 2010
sono infatti aumentati gli scambi con Iraq, Emirati Arabi, Libia, Egitto, Siria,
Giordania e Libano. Il Paese si sta progressivamente muovendo verso nuovi mercati,
in particolare, quelli africani. Secondo l'ex ambasciatore italiano in Turchia Carlo
Marsili, "nell'equazione di politica estera turca va considerato l'importante elemento
rappresentato dalla politica energetica". Soprattutto con riferimento al settore degli
oleodotti e dei gasdotti, la Turchia sta svolgendo un ruolo protagonistico "sia per
soddisfare esigenze connesse alla propria crescita economica che per profittare dei
vantaggi di un Paese in transito"
7
. Le motivazioni economico- strategiche, rafforzate
dai comuni interessi nel mantenimento dello status quo nel Mar Nero, spiegano
5
"Secondo recenti dichiarazioni rilasciate alla stampa da Kemal Dervis, l’ex Ministro dell’Economia
turco artefice delle misure economiche che risollevarono la Turchia dalla crisi del 2001 e che secondo
alcuni sono alla radice della sua straordinaria performance attuale, il Paese ha davanti a sé un futuro
promettente. La Turchia, che grazie soprattutto al dinamismo della sua società ha compiuto progressi
significativi negli ultimi 10 anni, ha il potenziale per progredire ancora di più nel prossimo decennio,
ha spiegato Dervis, fino a diventare uno dei più importanti e prosperi Paesi del mondo nel 2023, anno
in cui la Repubblica di Turchia celebrerà il suo centesimo anniversario. Per poter fare questo però il
Paese dovrà affrontare al più presto la questione del crescente deficit delle partite correnti, che lo
rende particolarmente vulnerabile alle ripercussioni dei gravi problemi che affliggono l’economia
mondiale. In effetti il deficit delle partite correnti turche, che ha raggiunto la cifra di 50,7 miliardi di
dollari nel periodo tra gennaio e luglio del 2011, facendo così registrare un aumento del 113% rispetto
allo stesso periodo dell’anno precedente, è orami salito a livelli preoccupanti. Secondo Dervis, il
governo turco dovrà quindi cercare di fare di tutto per ridurre il deficit di partite correnti, a partire dal
lancio di riforme strutturali di lungo periodo e, ancor più importante, dall’attuazione di misure volte
ad aumentare i risparmi privati". Fonte: Ambasciata d'Italia ad Ankara - Ufficio Commerciale,
Cronache economiche, n. 28 (20- 26 settembre), prot. nr. 2634, Ankara 2011.
6
Dati ICE, cit.
7
Intervista a Carlo Marsili (Ambasciatore d'Italia in Turchia)
9
anche il rafforzarsi delle relazioni con la Russia e con i paesi turcofoni dell'Asia
Centrale.
Nonostante le spinte positive determinate da un'economia in forte crescita,
esistono problemi di natura strutturale di vecchia data, come l'alto tasso d'inflazione,
la disoccupazione e l'economia sommersa. Dall'inizio del 2011, dopo aver toccato il
valore minimo storico a marzo 2011 (3,9%), il tasso di inflazione è tornato a crescere
e l'anno si è concluso con un tasso a due cifre del 10,45%, che supera le previsioni
del Programma a Medio Termine 2012- 2014, nel quale il governo turco aveva
previsto un inflazione a fine 2011 del 7,5%. Nel corso del 2011, la Lira Turca (TL)
ha subito un fortissimo deprezzamento, perdendo circa il 23% del suo valore rispetto
al dollaro e oltre il 19% rispetto all'euro. Secondo l'Institute of Internazional Finance
(IIF), nel 2011 è stata la moneta con la peggior performance in assoluto rispetto al
dollaro. La percentuale di disoccupazione è rimasta intorno all'11% nell'ultimo anno.
Le zone dove la percentuale è più alta restano le aree del sud- est del territorio, nel
quale lo sviluppo economico rimane ancora fortemente arretrato. I dati non
permettono di rilevare l'occupazione non legalizzata, che costituisce una delle
macchie più indelebili dell'economia turca. Gli indicatori economici suggeriscono
dunque che il quadro generale dell'economia turca presenta luci e ombre. La
creazione di un mercato del lavoro più flessibile, un consistente taglio degli oneri
fiscali, la lotta al lavoro in nero, la riduzione dell'economia sommersa e la lotta alla
corruzione
8
, restano le principali sfide cui il Paese è sottoposto nei prossimi anni.
Con riferimento alle riforme strutturali e legislative che hanno contribuito allo
sviluppo economico e al flusso di investimenti nel Paese, particolare attenzione deve
essere rivolta alla nuova legge quadro sugli investimenti diretti esteri, in vigore dal
8
"Secondo i dati pubblicati dalla Chamber of Public Accountants and Financial Advisors di Istanbul,
nel 2010 i proventi derivanti da attività illecite avrebbero sfiorato i 4,76 miliardi di dollari. Al primo
posto di questa classifica del malaffare si troverebbe il traffico di droga, con un guadagno stimato in
1,7 miliardi di dollari. Seguirebbe i traffico di clandestini che, nel solo 2010, avrebbe fatto intascare
440 milioni di dollari. Subito dietro, il contrabbando di sigarette e alcol, che avrebbe portato guardagli
rispettivamente per 387 e 60 milioni di dollari. Il rapporto mette in guardia dalla crescita esponenziale
dei traffici di tabacco, alcool e té che, venduti illegalmente, causerebbero alle casse dello Stato un
danno milionario, a causa dei mancati introiti della ÖTV, la tassa sul consumo privato di certi beni. Il
mercato nero ammonterebbe al 40-45% dell'economia nazionale turca, dato peggiorativo rispetto al
28% di un analogo studio condotto dal Ministero delle Finanze turco". Fonte: Ambasciata d'Italia ad
10
2003, al fitto programma di privatizzazioni avviato negli anni '80 e al nuovo codice
commerciale turco, che entrerà in vigore nell'aprile 2012. Nonostante le progressive
liberalizzazioni e l'ondata di privatizzazioni, rimane irrisolta la questione delle
grande aziende di Stato, la cui gestione rappresenta un onere eccessivo per l'erario.
Rientrano in questi settori l'elettricità, il gas, gli alcolici, la telefonia fissa.
Il commercio con l'estero della Turchia continua a rimanere elevato. Secondo
l'analisi dell'ICE
9
, il Paese ha un sistema produttivo trainato dalle esportazioni, il
quale a sua volta si alimenta grazie alle forniture di beni intermedi e d'investimento.
La Germania è il primo partner commerciale della Turchia, seguita dalla Cina, dalla
Russia e dall'Italia, che si guadagna il quarto posto in classifica. Al quinto posto gli
Stati Uniti, l'Iran, la Francia, il Regno Unito e la Spagna.
Il flusso di investimenti diretti esteri è stato notevolmente favorito dalle
novità introdotte dalla nuova legislazione in materia. I settori nei quali si è
prospettato un maggiore interesse da parte degli investitori stranieri nell'ultimo
decennio sono il settore manifatturiero, una delle 'punte di diamante' del mercato
turco, quello della vendita al dettaglio, delle intermediazioni finanziarie e del settore
immobiliare. Nei primi sette mesi dell'anno 2011, gli IDE sono aumentati del 103,2%
rispetto allo stesso periodo calcolato nel 2010. In termini percentuali, l'86% degli
IDE origina dall'Europa e solo il 14% dagli USA e dall'Asia. In totale operano in
Turchia 29.298 imprese estere , delle quali, 4.789 sono imprese tedesche. La
Germania si colloca al primo posto nell'ammontare di IDE in Turchia con il 16% del
totale, il Regno Unito e l'Olanda al secondo e terzo posto. Le imprese italiane
operanti in Turchia sono 899, delle quali tre si sono costituite nel novembre del
2011
10
. In termini percentuali, la presenza italiana in Turchia rappresenta il 3,1% del
totale e l'Italia si colloca al settimo posto in graduatoria (quinto a livello europeo). I
settori nei quali si registra il maggior flusso di investimenti sono quello tessile,
manifatturiero, meccanico e alimentare. Dopo i primi anni di boom economico,
Ankara - Ufficio Commerciale, Cronache economiche, n. 23 (03- 09 agosto), prot. nr. 2249, Ankara
2011
9
ICE, cit.
10
Ambasciata d'Italia ad Ankara - Ufficio Commerciale, Cronache economiche, n. 38 (13- 20
dicembre), prot. nr. 3505, Ankara 2011
11
tuttavia, la Turchia sta facilitando l'entrata di investimenti con alto contenuto
tecnologico, per favorire la differenziazione e la specializzazione di un mercato in
forte crescita. Il tema della Conferenza che si è tenuta all'Istanbul Kongre Merkezi lo
scorso dicembre, ha riguardato infatti "Sustainable Competitiveness: Designing the
future by riding the waves"
11
, e ha posto l'enfasi sul valore aggiunto della tecnologia
e dell'educazione nel processo produttivo. Il governo dovrà concentrarsi
sull'attuazione di politiche che tengano conto dell'importanza del ruolo congiunto di
università e ricerca. Sarà necessario favorire ulteriormente l'innalzamento del grado
di competitività, sia nella creazione delle necessarie infrastrutture, sia nella
protezione del settore industriale dalla concorrenza sleale. Ripercorrendo gli ultimi
nove anni (dal 2002 ad oggi), la Turchia é cambiata sostanzialmente, diventando uno
dei maggiori centri di attrazione per nuovi investimenti, soprattutto nell’ambito
industriale. Al contrario dell’Occidente che, con la crisi del sistema euro sta
attraversando una fase di profonda recessione, la Turchia sembra cavalcare l’onda
della crescita economica, attraverso la sua dinamicità di mercato, l’aumento delle
esportazioni e del commercio estero, ed un forte incremento della produzione.
Nonostante i fattori positivi evidenziati, sono tante ancora le sfide che la Mezzaluna
11
10
th
Industry Congress and Innovation Exhibition: “Sustainable Competitiveness: Designing the
future by riding the waves” (14- 15 dicembre 2011, Istanbul Kongre Merkezi), organizzato dalla
Istanbul Chamber of Industry (ICI). Creata nel 1952, l'ICI è il principale rappresentante dell’industria
manifatturiera turca, il cui obiettivo primario è quello di stimolare la competitività e lo sviluppo del
settore manifatturiero. Uno dei progetti più importanti da essa realizzati in questo ambito e’
l’organizzazione di un Congresso sull’Industria nel 2002 dal tema: “La competitività sostenibile”, in
occasione del cinquantesimo anniversario della sua nascita. Motivata dall’interesse dimostrato dai
partecipanti e dagli ospiti, l'ICI ha deciso di riproporre questa piattaforma di dibattito su base annuale.
Oltre 8500 partecipanti hanno preso parte al Congresso durante i 9 anni precedenti, e 421 speakers
sono intervenuti in un totale di 92 sessioni, condividendo le loro idee e la loro esperienza con i
partecipanti. Il decimo Congresso sull’industria ha avuto luogo i giorni 14 e 15 dicembre, presso l’
Istanbul Kongre Merkesi. Ho partecipato al Congresso in qualità di stagista presso l'Ufficio ICE di
Istanbul. La Conferenza si è strutturata in quattro macro- sessioni, precedute dalla presentazione
introduttiva delle personalità di maggiore rilievo nel mondo imprenditoriale turco. Il discorso di
apertura e’ stato tenuto da Tanil Kukuk, Presidente del Consiglio di Amministrazione della Camera
d’Industria turca, a seguire, M. Rifat Hisarciklioglu, Preseidente del Consiglio di Amministrazione del
TOBB, e Nihat Ergun, Ministro della Scienza, dell’Industria e della Tecnologia. Dopo la lectio
magistralis dell’economista americano Paul Romer, il dibattito si e’ articolato in quattro sessioni: 1)
"Riding the waves in the new world order"; 2) "Designing the future";3) "Opportunities and threats for
SMEs"; 4) "New dynamics business world.
12
deve affrontare, sfide che riguardano soprattutto una crescita 'intelligente' in termini
di efficienza, corroborata da strutturali riforme microeconomiche. Il primo passo è
l’incremento del valore della stabilità e della competitività del mercato turco
12
.
Questo obiettivo deve essere raggiunto abbandonando lo sfruttamento della
manodopera a basso costo, delle materie prime e delle risorse energetiche, e
favorendo una sinergia di forze vettoriali, nella direzione del giusto equilibrio tra
scienza, tecnologia ed educazione. Fattore indispensabile per la crescita è l’esistenza
di buone infrastrutture, ossia la creazione di sistemi di trasporto efficienti che
conducano la produzione anche nell’est anatolico e permettano di superare il gap tra
la Turchia 'europea' e quella 'asiatica'. La crescita deve essere ripensata in termini di
produzione qualificata, specializzata, attraverso la collaborazione della ricerca
scientifico- tecnologica ed una maggiore protezione dei diritti di proprietà
intellettuale. Se sono stati compiuti significativi passi in avanti sul campo della
democratizzazione del Paese, altrettante riforme strutturali sono attese
nell’ammodernamento delle infrastrutture sia fisiche (porti, ferrovie, trasporti), sia
legali (riforme del sistema giuridico). Per fare ciò, è necessario 'commercializzare la
conoscenza'. Utilizzare congiuntamente scienza, tecnologia e produzione, può aiutare
la Turchia a raggiungere questo traguardo. A tal proposito, il governo sta cercando di
incentivare soprattutto gli investimenti esteri ad alto potenziale tecnologico,
catalizzandoli nei grandi progetti infrastrutturali.
12
"I dati del 'Rapporto sulla competitività globale' raccolti dal Forum Economico Mondiale (WEF)
nel settembre 2011 mostrano che la Turchia, pur rientrando nel gruppo delle venti economie più
importanti del mondo, deve fare ancora molta strada per migliorare la sua performance in materia di
competitività, elemento chiave per assicurare la sua crescita futura. Ankara, che nella classifica
allegata al rapporto ha comunque scalato due posizioni rispetto allo scorso anno, si è infatti
classificata al 59° posto su un totale di 142 Paesi, collocandosi dopo economie come quella dell’Oman,
di Puerto Rico, dello Sri Lanka e dell’Azerbaijan. Secondo il rapporto, tale performance non è
comunque troppo dissimile da quella dei Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa): ad
esclusione della Cina, collocatasi al 26° posto, la Russia è infatti alla 66ma posizione, il Brasile alla
53ma, l’India alla 56ma e il Sud Africa alla 50ma. Tra le varie sottocategorie dell’indice, la Turchia ha
fatto registrare il migliore risultato in quella relativa alle dimensioni del mercato, dove si è aggiudicata
il 17° posto, mentre la peggiore performance di Ankara è stata registrata nella classifica relativa
all’efficacia della forza lavoro, nella quale il Paese occupa la 133ma posizione". Fonte: Ambasciata
d'Italia ad Ankara - Ufficio Commerciale, Cronache economiche, n. 26 (30 Agosto- 12 settembre),
prot. nr. 2502, Ankara 2011
13
2. Investimenti italiani in Turchia e relazioni commerciali: iniziative recenti
Le relazioni commerciali tra l'Italia e la Turchia sono antiche. I rapporti tra le città-
Stato italiane e la Porta Ottomana risalgono quasi alla fondazione dell'Impero. Il
piano dei Veneziani era infatti quello di conquistare Bisanzio; tuttavia, quando i
turchi assediarono Costantinopoli, l'ambasciatore veneziano dichiarò la sua
"intention to live in peace and friendship with the Turkish Emperor"
13
. Venezia
riconobbe presto l'importanza strategica dell'Impero Ottomano, la cui posizione
geografica permetteva alla Repubblica di attraversare il Mediterraneo e il Mar Nero;
allo stesso tempo l'Impero Ottomano necessitava di un intermediario per sviluppare il
suo commercio in Europa. Dopo l'unificazione d'Italia, le relazioni commerciali con
l'Impero sono incrementate e, per facilitare gli scambi, la Società Commerciale
d'Oriente, con sede a Venezia, aprì una filiale a Istanbul. A cavallo tra la Prima e la
Seconda Guerra Mondiale, l'Italia divenne il quarto partner commerciale della
Turchia, dopo la Francia, la Germania e la Gran Bretagna.
Nonostante sia trascorso più di un secolo da allora, la situazione odierna non
sembra prendere le distanze da quella di ieri. La Turchia, posizionata lungo l'antica
Via della Seta, rappresenta un importante mercato di sbocco oltre che un interessante
bacino di importazione dei prodotti "Made in Italy". Inoltre, dal momento che "il
baricentro mondiale si è spostato in Asia"
14
, il Paese offre una comoda "scorciatoia"
per l'Oriente.
I rapporti tra Italia e Turchia sono solidi sul piano politico, economico e
culturale. "I rapporti italo- turchi sono assolutamente eccellenti", dichiara in
un'intervista l'Ambasciatore d'Italia ad Ankara, Giampaolo Scarante. Tra il 2004 e il
2010, si sono registrate due visite di Stato: del Presidente Ciampi nel 2005 e del
presidente Napolitano nel 2009. Il Presidente Berlusconi ha fatto visita alla Turchia
sette volte, Prodi una volta. Le iniziative più importanti sono state: l'organizzazione,
13
Geyikdaği N., Foreign Investment in the Ottoman Empire. International trade and relations 1854-
1914, Tauris Academic Studies, New York, 2011
14
Costa P., cit. nota 4.
14
a partire dal 2004 di un Foro di Dialogo, presieduto dai rispettivi ministri degli esteri;
un vertice bilaterale di governo; un accordo interparlamentare nel 2005 e l'evento
mediatico "Mediaforum". Esistono ben due Associazioni di Amicizia Italia - Turchia
in territorio italiano: la prima è un'associazione parlamentare presieduta dal Senatore
Paolo Amato (creata nel 2005); la seconda, nata invece il 24 maggio 2011, è
un'associazione di amicizia e cooperazione extra- parlamentare. Quest'ultima, in
particolare, si impegna "nell'attività di promozione, incentivazione e sostegno diretto
affinché la presenza e le attività delle aziende italiane in Turchia, abbia a sfruttare
questo momento particolarmente favorevole per gli scambi e il partenariato tra i
Paesi"
15
.
A partire dal 2000, secondo i dati rielaborati dall'ICE
16
, si è registrato un
costante incremento nel volume globale degli scambi tra Italia e Turchia. L'Italia è ad
oggi, il quarto partner commerciale turco, esattamente come all'epoca dell'Impero
ottomano. Il sistema industriale necessita degli impianti e delle tecnologie avanzate
esportati dall'Italia, per l'implementazione dei processi di innovazione, l'aumento
della produttività e il miglioramento della qualità. Le imprese italiane, continuando a
credere nel valore strategico del mercato turco, si propongono con più attivismo
particolarmente in alcuni settori rilevanti per lo sviluppo futuro della Turchia (come
la protezione per l'ambiente, le tecnologie per il restauro ed il territorio, le
infrastrutture e le energie rinnovabili).
Con riguardo alla distribuzione settoriale degli investimenti italiani in
Turchia, l'interesse delle nostre imprese si è concentrato soprattutto nel settore delle
infrastrutture. Nel settembre 2011 è stato firmato l'accordo per la costruzione del
ponte sul Golfo di Izmir tra il consorzio guidato dalla società italiana Astaldi SpA e
le società giapponesi IHI e ITOCHU. L'Ambasciatore Scarante ha sottolineato
l'importanza strategica che il settore delle infrastrutture e delle Grandi Opere riveste
per le relazioni commerciali italo- turche. "Grazie alla condivisione di
professionalità, tecnologie ed esperienze, il partenariato tra aziende italiane e turche
15
Manifesto dell'Associazione di Amicizia Italia- Turchia. Presentazione al I Convegno Nazionale
dell'Associazione di Amicizia e cooperazione, Roma 24 Maggio 2011, Sala della Mercede (Camera di
Deputati)
16
ICE, cit. nota 1.
15
nel settore delle infrastrutture rappresenta il presente ed il futuro dell’eccellente
collaborazione tra i due Paesi finalizzata all’acquisizione di importanti commesse
non solo nei rispettivi mercati ma anche in Paesi terzi"
17
.
Un'altra importante iniziativa nel campo delle infrastrutture è il progetto di
ricostruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Ankara- Istanbul, affidato ad una
joint venture composta dalle aziende italiane Salini Costruttori SpA e GCF e
l'azienda turca Kolin Inşaat, il cui ente appaltante è la Central Finance and Contract
Unit del Sottosegretariato al Tesoro turco.
Lo scorso 20 settembre si è inoltre svolta a Roma la Tavola Rotonda sulle
infrastrutture turche, con il sostegno dell'Ambasciata d'Italia ad Ankara. L’iniziativa
era mirata ad illustrare in maniera ampia e dettagliata i progetti infrastrutturali dei
prossimi anni alla comunità imprenditoriale italiana, a cominciare da quella attiva nel
settore delle costruzioni e dell’ingegneria, nonché alle agenzie governative e private
che supportano gli investimenti italiani all’estero, alle associazioni di categoria e alle
banche.
Un altro settore chiave per gli investimenti esteri italiani in Turchia è
costituito da quello bancario e assicurativo. Unicredit è presente in Turchia attraverso
la filiale YapıKredi, la quale " è stata una delle migliori banche del gruppo, che
quest'anno ha assistito 390 imprese italiane in Turchia. Una banca in crescita, che si
sta espandendo ed è un punto di eccellenza", come ha dichiarato l'Amministratore
Delegato Federico Ghizzoni, in occasione dell'ottavo Forum italo- turco (novembre
2011), alla presenza dei rispettivi ministri degli esteri, Giulio Terzi e Ahmet
Davutoğlu. L'espansione del settore bancario in Turchia è stato anche favorito dal
sostegno della SACE
18
che, dal 21 settembre 2010 ha aperto un nuovo ufficio ad
Istanbul, annunciando nuovi progetti per il valore di circa 1,5 miliardi di dollari nel
Paese. SACE festeggiò l'inaugurazione del suo nuovo ufficio con l'evento "Driving
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Ambasciata d'Italia ad Ankara - Ufficio Commerciale, Cronache economiche, n. 26 (30 agosto- 12
dicembre), prot. nr. 2502, Ankara 2011
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L'Istituto per i servizi assicurativi del commercio estero (SACE) è stato istituito come ente pubblico
economico dal d. lgs. n. 143/ 1998. Successivamente, ex art. 6 del d. lgs. n. 269/2003, è diventata una
Società per Azioni S.p.A. Il suo compito è quello di sostenere l'internazionalizzazione delle aziende
italiane fornendo assicurazione e riassicurazione contro i rischi politici, commerciali ed economici
relativi alle operazioni commerciali effettuate all'estero dalle imprese italiane.
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your ambitions in Turkey and Middle East"
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. L'Ufficio SACE in Turchia svolge le
funzioni di 'hub' regionale per la Turchia ed i mercati limitrofi del Medio Oriente e il
"global player" svolge un ruolo cruciale soprattutto nel sostenere le imprese e le
banche italiane che operano in loco.
L'ultima iniziativa è l'incontro previsto per il prossimo gennaio 2012, che si
terrà nella sede di Palazzo Venezia ad Istanbul e sarà presieduto dall'Ambasciatore
Gianpaolo Scarante. Parteciperanno i maggiori investitori italiani in Turchia, nei
diversi settori in cui è articolata la presenza commerciale ed economica italiana nel
Paese: dai settori tradizionali (alimentare, manifatturiero, meccanico), a quelli
strategici (energia, industria della difesa, bancario), a quelli più recenti (investimenti
ambientali e nuove tecnologie). Verrà annunciata l'edizione, per il 2012, di
"Orizzontitaliani", un pacchetto di iniziative economico- commerciali, scientifiche e
culturali volte a rafforzare l'immagine italiana in Turchia, attraverso la partecipazione
delle istituzioni e del settore privato.
3. L'accordo bilaterale del 1995 tra sulla protezione e promozione degli
investimenti
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: considerazioni preliminari
Gli accordi bilaterali in vigore tra Italia e Turchia sono ventuno, l'ultimo dei quali,
firmato nel 2008, ha permesso l'istituzione di un'università italo- turca ad Istanbul.
Dal punto di vista delle relazioni commerciali tra i Paesi e ai fini della presente
trattazione sono due gli accordi degni di nota: l'accordo per evitare le doppie
imposizioni in materia di imposte sul reddito e prevenire le evasioni fiscali, firmato
nel luglio del '90 e ratificato nel 1993, e l'accordo sulla promozione e protezione
degli investimenti, firmato nel marzo del 1995 ed entrato in vigore nel 2004
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.
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Le informazioni relative all'evento sono disponibili al sito:
http://www.sace.it/GruppoSACE/content/it/corporate/sace_news/pressroom/2010/20100921-SACE-
in-Turchia.html
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"Accordo tra il governo della Repubblica italiana e il governo della Repubblica di Turchia sulla
promozione e la protezione reciproca degli investimenti", firmato ad Ankara il 22 marzo 1995.
La traduzione ufficiale dell'accordo mi è stata fornita dall'Ambasciata d'Italia ad Ankara.
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I dati relativi agli accordi in vigore tra i Paesi sono stati raccolti all'Ambasciata d'Italia ad Ankara