1
Introduzione
Questa tesi si propone ad analizzare il rapporto tra musica e
immagine nella trilogia del dollaro di Sergio Leone. La trilogia del dollaro
rappresenta un'importante innovazione linguistica riguardante l'universo
filmico rappresentativo del western sia tramite immagine che tramite suono
e montaggio. In tal modo, la collaborazione di Ennio Morricone con Sergio
Leone e il loro linguaggio - che acquisisce forma al lungo dei tre film - è
radice di queste innovazioni linguistiche. Tutto si presenta come finzione,
rinforzando l'idea di cinema come spettacolo, come racconto significante,
tanto cara per Leone. Ogni elemento ha una sua ragione di esistere e questo
include la musica, che è fortemente collegata al racconto.
Per analizzare come si forma questo linguaggio - ormai diventato il
loro contributo al cinema mondiale - , questo lavoro prenderà ognuno dei
tre film: Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il Buono, il
Brutto, il Cattivo, in ordine cronologico, apportando un'analisi attraverso
alcuni commenti musicali rappresentativi di questo linguaggio.
A questo scopo, ogni analisi viene divisa in commenti musicali, che
riguardano delle sequenze specifiche di ogni film. I commenti, anche se
seguono un ordine cronologico dentro il racconto filmico, non esauriscono
tutti i commenti musicali dei film.
Gli esempi musicali utilizzati vengono accompagnate dalle loro
corrispettive fonti. La maggior parte di questi, però, è stata scritta per
questa tesi, da João Tavares Filho, vista la difficoltà di trovare queste
partiture nelle sue scritture originali. Le fonti vengono evidenziate dalle
iniziale degli arrangiatori quando usati gli esempi.
2
Capitolo I
Il Western all'Italiana
Alla fine degli anni '50, il genere western era moribondo negli USA.
È stato revitalizzato in Europa maggiormente da Sergio Leone. Al contrario
di quanto si crede, il western all'Italiana non è stato creato da Leone, ma è
con lui che questo genere ha avuto il suo maggior successo e ha
guadagnato forza internazionalmente, restando fino ad oggi, un modello di
riferimento non solo di western, ma di cinema. "Il western all'italiana è un
fenomeno che ha cambiato per sempre i connotati del cinema, non solo
western.".
1
Leone's seminal revision of the genre has remained a
potent influence on modern cinema in its unsettling blend of
stylization, amoral and brutal violence, heroic action adventure
and an aura of moderm myth; audiences are at once sucked
into uncomfortable modern fairy-tales and ironically distanced
from them by the cinematic alienation techniques typical of
much 1960s European 'art' cinema.
2
Leone credeva che il cinema moderno doveva vivere all'insegna
della contaminazione dei generi, che
bisognasse regalare allo spettatore storie 'bigger than life', più
grandi della vita, ovvero che fosse necessario emanciparsi da
quel pregiudizio realista che affliggeva il nostro cinema.
Cinema che era legato nei primi anni sessanta ancora alle
formule neorealiste dei grandi autori e alle pratiche satiriche
della Commedia all'italiana.
3
1
Fabio Melelli, Sergio Leone e il western all'italiana, tra mito e storia, Morlacchi
Editore, Perugia 2010, p. 61.
2
Mervyn Cooke, A history of film music, Cambridge University Press, United Kingdom
2010, p. 371.
3
Fabio Melelli, Sergio Leone e il western all'italiana, tra mito e storia, cit., p. 9.
3
Così il western timidamente si affacciava nei primi anni sessanta.
Questi, però, sarebbero western di produzione italiana, che copiavano lo
stile americano, ma con minore qualità. I registi e attori, per attrare il
pubblico italiano, si mascherano dietro pseudonimi anglicizzati
4
.
Leone però non è interessato al western americano, con degli indiani.
"Il suo West è un territorio mitico dove eroi, con chiare ascendenze
classiche, giocano la loro partita a scacchi con la morte su un piano
metafisico.".
5
Un western il cui protagonista non è il cavaliere solitario e
generoso della tradizione, ma una specie di killer cinico e venale, la cui
virtù più spiccata è l'astuzia.
(...) se per gli americani il western è il genere di fondazione,
quello che rievoca le origini stesse della nazione, per il regista
romano è piuttosto un veicolo, la maschera immediatamente
identificabile di un cinema fortemente innovativo sotto il
profilo tematico e del linguaggio.
6
Le motivazioni in Italia per dei western è pertanto diversa dalle
motivazioni americane.
Il western all'italiana dipinge una società nella quale l'unico
valore è costituito dalla ricchezza, la sola unità di misura delle
azioni umane consiste nella maggiore o minore idoneità al fine
dell'arricchimento personale. (...) I nostri western intendono
rappresentare al nudo la mentalità borghese, capitalistica.
7
Il film western italiano è nato non già da un ricordo ancestrale,
bensì dal bovarismo piccolo-borghese dei registi che da
ragazzi si erano appassionati per il western americano. In altri
4
L'uso dei pseudonimi permetteva un maggiore flusso di spettatori nelle sale
cinematografiche italiane, già che il pubblico italiano non apprezzava tanto i western
fatti a casa.
5
Fabio Melelli, Sergio Leone e il western all'italiana, tra mito e storia, cit., p. 11.
6
Melelli, ivi, p. 34.
7
Vittorio Spinazzola, Cinema e pubblico: lo spettacolo filmico in Italia 1945-1965,
Bulzoni Editore, Roma, 1985, p. 340.
4
termini il western di Hollywood nasce da un mito; quello
italiano dal mito del mito.
8
A partire dalla sua esperienza con i peplum
9
, Leone crea un cinema
western con primi piani strettissimi che mettono in risalto gli occhi del
personaggio che, da reale, diventa mitico. "Non e il West della storia che
Leone racconta, ma un territorio polisemico in cui eroi tragici 'danzano con
la morte'."
10
Anche se a volte con fondo storico, le trame di Leone portano a una
riflessione su temi universali come pacifismo ed egualitarismo.
In questo cinema capace di farsi beffa di tutti i buoni
sentimenti escogitati dalla morale borghese, segnato dal
pessimismo e dallo scettiscismo e perciò tendenzialmente
antistoricistico e antiumanistico, l'azione e la sua reazione
incarnano quindi la necessità primaria di sopravvivenza e di
emancipazione dall'insieme degli elementi ostili. Ma i modi di
porla in atto non possono che passare attraverso una gamma di
manifestazioni tra le più 'rappresentative' della miseria umana:
la violenza, la furbizia, l'inganno, l'opportunismo, la
corruzione. Un concentrato di cinismo antieroico non lontano
dalle motivazioni che muovono molti personaggi del teatro di
Brecht.
11
Ricordiamoci che è il tempo di Pier Paolo Pasolini, delle sue critiche
ardue contro la borghesia che invade l'Italia; che negli USA, ma anche in
Italia il genere western è in declino; che l'Italia ha appena vissuto un
momento aureo del cinema, avendo passato per il neorealismo. Sono film
che invitano la società a pensare, a vedersi. È in questo orizzonte che nasce
il western "all'italiana", dove il concetto di morale e amorale si fondono,
8
Alberto Moravia in Alberto Pezzotta, Il western italiano, Il Castoro, Milano 2012, p.
26.
9
Film di epici storici o biblici, di origine italiana.
10
Fabio Melelli, Sergio Leone e il western all'italiana, tra mito e storia, cit, p. 33.
11
Sergio Miceli, "Morricone, la musica, il cinema", Mucchi Editore, Modena 1994, p.
99.
5
dove la mentalità è borghese, dove il limite tra buono e cattivo è molto
sottile, dove ha un continuo scambio di ruoli.
... un protagonista generalmente emarginato (o caduto in
disgrazia, privato dei privilegi di un tempo), prende le mosse
dalla base della piramide sociale, che tenta di scalare con
l'obiettivo esclusivo dell'arricchimento, unica forma di
garanzia in un cammino lastricato di violenza e di morte,
semplicemente perché altri come lui puntano allo stesso scopo.
(...) La differenziazione tra buoni e cattivi, con qualche
sfumata allusione, perde ogni significato nella terza pellicola
della serie del dollaro di Leone - Il Buono, il Brutto, il Cattivo,
in cui Leone spazza ancora di più lo spettatore, nonostante il
ricorso ai tre appellativi posti come archetipi nel titolo, poiché,
a ben guardare, il Buono si dimostrerà cattivo col Brutto non
meno di quanto il Brutto si dimostrerà cattivo col Cattivo.
12
"Per la prima volta nella storia del cinema italiano, la nostalgia e la
cinefilia diventano una fonte ispiratrice per i registi."
13
I film di Leone sono
più metafilmici che storici, perché fanno riferimento allo spettacolo. La
morte nei suoi film diventa spettacolo. Due sono gli elementi base dei film
di Leone: violenza e ironia. La morte "presente in maniera abnorme (...)
viene spogliata della sua tragicità e unicità di evento risolutore per rientrare
nel comportamento normale del giuoco dello spettacolo.".
14
Inoltre filtra il tutto con un'ironia prettamente italiana,
giocando con la grammatica del cinema, inventando di fatto il
primissimo piano dei duellanti, estenuando i tempi della
rappresentazione, sospendendo in una dimensione surreale i
suoi eroi senza nome.
15
Il suo referente, siccome straniero allo west, è un referente astratto.
Non è, pertanto, la storia del west o il mito, ma l'epopea cinematografica.
L'eroe del western classico è nostalgico e volto al passato. L'antieroe del
12
Ibidem
13
Alberto Pezzotta, Il western italiano, cit., p. 26.
14
Gian Piero Brunetta in Sergio Miceli, Morricone, la musica, il cinema, cit., p. 102.
15
Fabio Melelli, Sergio Leone e il western all'italiana, tra mito e storia, cit., p. 16.
6
western italiano e invece radicato nel presente. "È 'ambiguo', furbo, privo
di motivazioni e venale: 'non ha subito torti e allora va a raddrizzare quelli
degli altri. Dietro compenso, si intende'."
16
L'eroe del 'western' italiano agisce per la propria salvaguardia
in un contesto dove più che mai la norma dell'homo homini
lupus sembra avere assunto concrete dimensioni: il suo metro
valutativo è il denaro, che è il solo a offrire e garantire
incontestata sicurezza; il suo metro operativo è l'efficienza,
poiché la realtà non perdona errori; il suo metro esistenziale è
un grande amor per se stesso, visto che nessuno ama il
prossimo suo.
17
Laddove nel western classico il referente è dato dal passato
storico su cui costruire un mito, nel 'western all'italiana' il
referente è proprio questo mito rivisto alla luce sinistra del
presente.
18
Il western, infatti, è un pretesto, una funzione narrativa. Sono film
metafilmici, che rappresentano la storia del cinema e la rappresentazione
del mito.
Perché il western all'italiana è stato soprattutto un contenitore,
un mezzo per raccontare storie diverse, ora comiche ora
drammatiche, allontanandosi nettamente da ogni matrice
storica, tanto dalla storia con la 's' maiuscola quanto dalla
storia del cinema di Hollywood. Il west per gli italiani è stato
l'ambito in cui tutto era possibile.
19
Manierista formidabile, Leone rimanipola le codificazioni più
stabilizzate, dilata i ritmi del montaggio e le scansioni
temporali; alla problematicità - talvolta al crepuscolarismo - e
al psicologismo dei più aggiornati western americani, in
alternativa, offre l'ossificazione del racconto, l'esasperazione
della violenza (ottenuta attraverso l'abbondanza di dettagli
16
Alberto Pezzotta, Il western italiano, cit., p.16.
17
Lino Micciché, Cinema italiano: gli anni '60 e oltre, Marsilio,Venezia 1998, p. 141.
18
Lino Micciché in Sergio Miceli, Morricone, la musica, il cinema, cit. p.101.
19
Fabio Melelli, Sergio Leone e il western all'italiana, tra mito e storia, cit., p. 23.
7
iperrealistici e le ridondanze sonore) e l'azzeramento delle
motivazioni moralistiche e ideali.
20
Tolti i temi della nazione, della legge e della natura, rimane
solo l'avventura. E questa si caratterizza per il peso che assume
la violenza. Si tratta innanzitutto di un'esigenza di
verosimiglianza: i western italiani, afferma Vincenzoni, 'hanno
iniettato una robusta dose di realismo in un genere che era
quasi sempre falsificazione della realtà'.
21
La violenza quindi, soprattutto nei film di Leone, riguarda un aspetto
d'iperrealtà, di ritratto di un periodo storico senza falsificazioni. Afferma
Leone: "Se io ammazzo uno con la 45 caricata a palle di piombo, gli faccio
fare un salto di cinque metri all'indietro, perché questa è la verità."
22
. C'è la
violenza ma anche la sua satira.
Per me le sparatorie di un film rappresentano la valvola di
scarico della tensione dello spettatore. Oggi, poi, il pubblico è
più maturo di venti anni fa ma anche più oppresso da problemi
contingenti, perciò va al cinema per distrarsi, per divertirsi, per
scaricarsi.
23
Qui ce ne abbiamo due concetti basilari del cinema di Leone: cinema
come spettacolo, per far divertire il pubblico e quindi lui lavora sulla fiaba
ma anche sulla realtà e l'attesa, ovvero 'lo scarico della tensione' dopo una
crescita esponenziale come fa lui tramite montaggio, interpretazione e
musica, arrivando fino alle sparatorie, momenti in cui la tensione si
scioglie velocemente, permettendo al film di ricostruire l'attesa fin
dall'inizio.
Il western per uno straniero può avere soltanto il carattere della
fiaba e vivere in un mondo parallelo a quello reale proprio
perché appartiene ad un'altra cultura. (...) La scuola
20
Mino Argentieri in Melelli, ivi, p. 13.
21
Alberto Pezzotta, Il western italiano, cit., p. 18.
22
Ibidem.
23
Pezzotta, Ivi, p. 19.
8
neorealistica di De Sica e quella di mio padre (Roberto
Roberti) proveniente dal cinema muto dove l'immagine doveva
possedere per necessità forza e autonomia mi hanno fatto
capire che era giusto esprimersi con una forma nuova di
linguaggio, capace di coniugare sia l'eloquenza e l'astrazione
del muto e sia la verità e i dettagli del neorealismo. Il tutto, se
possibile, non perdendo di vista che il cinema è prima di tutto
spettacolo e che in quanto tale richiede anche una adeguata
componente ironica.
24
Il western di Leone non contiene un solo climax, ma ruota attorno
unità narrative, ognuna carica della sua propria tensione, portando a un
gran finale.
Nel western americano, così come nel poema epico o nel
racconto d'avventura, l'evento, la prova qualificante o
glorificante, è unico e posto in una posizione forte, a
conclusione della vicenda. Nel western all'italiana la tensione
non ha un vero e proprio climax: ad ogni unità di narrazione
sono connessi scontri ed ogni unità produce una carica di
emozioni equivalente, anche se, come negli spettacoli
pirotecnici, il gran finale racchiude i botti più spettacolari e la
carneficina risulta più carica di effetti.
25
Per tutta la seconda metà degli anni sessanta, il Western all'italiana è
molto forte, consolidato. Tra il '64 e il '74, l'Italia ha prodotto oltre 400
Western. Con la seconda metà degli anni '60, però, l'Italia è cambiata e lo
spettatore smette di ridere
26
.
24
Sergio Leone in Sergio Miceli, Morricone, la musica, il cinema, cit., p. 103.
25
Gian Piero Brunetta in Fabio Melelli, ivi, p. 64.
26
Il 1968 vide l'Italia trasformarsi radicalmente sul piano sociale, in seguito alle
migliorate condizioni di vita dovute al boom economico degli anni precedenti ed al
sorgere di movimenti radicali, soprattutto comunisti, di giovani e operai, che portarono
profonde modifiche al costume, alla mentalità generale e particolarmente alla scuola.
Negli anni settanta alcuni dei numerosi movimenti politici, sorti negli anni precedenti, si
estremizzarono e degenerarono nel terrorismo rosso (le Brigate Rosse), accompagnato
da quello nero (i gruppi neofascisti come i NAR) caratterizzando quelli che furono
chiamati gli anni di piombo.)
9
Il 'makaroni western', cioè, è a suo modo un sottoprodotto
tipico della società italiana a metà degli anni '60 e n riflette, più
o meno inconsapevolmente, alcuni dati psicologici, alcuni stati
d'animo. Soprattutto esso lascia trasparire la grave confusione
ideologica e morale di quegli anni e la difficoltà riscontrabile
in larghi strati dell'opinione pubblica piccolo-borghese nel
distinguere le responsabilità, le colpe, i meriti, le posizioni, in
situazioni dove non era raro che antichi opposti si
avvicinassero e storiche coincidenze si divaricassero.
27
Un'epoca in cui gli unici valori riconosciuti erano il denaro e il
potere, che permettevano di garantirsi per non diventarne vittima.
Il western all'italiana con i suoi pistoleri amorali è stata
conseguenza diretta della disilluzione seguita a un miracolo
economico presto sgonfiatosi. Negli anni ottanta, segnati
dall'edonismo, sarà la commedia, erotica e sporcacciona, a
costituire il divertimento privilegiato degli spettatori della
penisola, non più preoccupati di difendersi da sé.
28
Leone attesta (nello sviluppare dei suoi film) con grande
evidenza il carattere fondamentalmente astratto del proprio
cinema: il suo riferente esclusivo, infatti, risulta essere non già
la storia del West, sia pure filtrata attraverso l'epopea che ne ha
fatto il cinema americano, ma l'epopea cinematografica stessa;
non la Storia, cioè, e neppure il Mito, ma la storia del cinema e
la rappresentazione del mito.
29
Il western all'italiana non avrebbe mai avuto successo affermato
internazionalmente se non avesse sviluppato uno stile inconfondibile, sia
dal punto di vista visivo sia da quello narrativo, il che sicuramente include
la musica.
27
Lino Micciché, Cinema italiano: gli anni '60 e oltre , cit., pp. 144-145.
28
Fabio Melelli, Sergio Leone e il western all'italiana, tra mito e storia, cit., p. 22.
29
Lino Micciché, Cinema italiano: gli anni '60 e oltre , cit., p. 143.
10
1.1 Morricone e Leone - il paesaggio sonoro
Basato sul potenziale iconografico, il western dispensa molta
verbalizzazione.
In un film western anche le pause, i momenti più riflessivi o
introspettivi e quindi di staticità potenziale, non sono altro che
espedienti posti in funzione strategica, al fine di realizzare la
classica alternanza tra clima e anticlimax.
30
È anche questa dimensione che concede alla musica di Morricone nei
film di Leone un posto privilegiato.
La colonna sonora dei western all'italiana è un unicum rispetto
a qualsiasi altro genere della storia del cinema in quanto,
essendo i dialoghi spesso ridotti a frasi ad effetto e di
fulminante brevità, la musica ha un ruolo sostanziale nella
definizione psicologica dei personaggi, nel suggerire
determinate atmosfere, nel conferire ritmo alle immagini.
31
"Sempre grazie a Per un pugno di dollari, fin dai titoli di testa la
musica assume un'importanza fondamentale nel connotare l'identità e la
novità del genere."
32
. Morricone introduce una strumentazione più
moderna, legata alla musica leggera contemporanea ai film, ma anche alla
musica/strumenti appartenenti alla realtà tradizionale. La ritmica è moderna
e rockeggiante.
Nel western italiano la musica acquista più spazio, diventa
protagonista, invade le immagini. (...) Nel western classico,
invece, poteva capitare che il duello finale non avesse neanche
una nota di commento, come succede in Sfida infernale di John
Ford.
33
30
Sergio Miceli, Morricone, la musica, il cinema, cit., p. 97.
31
Fabio Melelli, Sergio Leone e il western all'italiana, tra mito e storia, cit., p. 53.
32
Alberto Pezzotta, Il western italiano, cit., p. 69.
33
Pezzotta, ivi, p. 70.
11
La musica, pertanto, funziona da elemento semantico insieme
all'immagine. Leone, in generale, dà spazio alla musica per far parlare del
psicologico delle situazioni. Morricone non fa a meno di questo e pensa e
crea la sua musica rendendo questo possibile.
La figura caricaturale del protagonista è forzata volutamente
dal regista. Tanto per dire, Leone mi confidò, molti anni dopo,
che per fare recitare Eastwood in quel modo, lo invitava a
pensare un'invettiva pesante rivolta contro il suo antagonista.
Quelle brutte parole restavano inespresse, ma Leone voleva
che bruciassero dentro l'attore trasformandosi in grinta. Di
fronte a una regia così intesa, peraltro confortata da risultati
eccellenti, ecco la necessità, per me, di fare suoni insoliti, che
potessero equivalere a quegli eccessi di cui ho detto. Tutto,
compresa la parte sonora, avrebbe dovuto apparire molto più di
ciò che era. Ecco quindi le campane, la frusta, il fischio,
l'incudine, l'argilofono, le voci e tante altre cose ancora.
34
Con la musica emerge quello che non viene detto dai personaggi.
Queste però non sono semplicemente colonne sonore originali, ma la
musica si fonde con il rumore, inducendo una percezione sonora davvero
sconvolgente per lo spettatore dell'epoca. Si mischiano anche suoni che
possano alludere all'immaginario collettivo riguardante i western, ma anche
strumenti musicali dell'epoca, in un intento di approssimare lo spettatore
dal racconto.
Colpi di frusta, fischi, campane e altri effetti sonori vengono
assemblati con le note di chitarre, trombe e marranzano. Un
universo musicale, un paesaggio sonoro che rompe con la
tradizione e diventa marchio di fabbrica di tutti i successivi
western all'italiana.
35
(...) la musica è un ammorbidente di spazio e tempo. Nelle
lunghe scene di duello dei film di Sergio Leone, in cui i
personaggi non fanno altro che stare fermi come statue uno di
fronte all'altro, la musica di Ennio Morricone è preziosa per
rendere accettabile una simile immobilizzazione del tempo.
34
Fabio Melelli, Sergio Leone e il western all'italiana, tra mito e storia, cit., p. 54.
35
Melelli, ivi, p. 35.
12
(...) È altresì vero che questa formula il regista l'aveva
inaugurata in riferimento all'opera lirica, e utilizzando
scopertamente la presenza della musica.
36
In un cinema architettato così minuziosamente, anche il montaggio
riceve un ruolo ancora più significante. Già diceva Eisenstein:
Eiseinstein, as the greatest enthusiast for montage in cinema
generally, does not for one moment admit the possibility of a
diminished role for montage in sound cinema. On the contrary:
he is striving to increase this role and, in any event, to broadem
the possibilities for montage in sound films (...) [says
Eisentein:] "It seems to me that sound cinema can best be used
by those directors who rccognise the enormous role of
montage in cinema, who regard montage not as a means of
gluing together separate bits but as the factor that establishes
the independence of cinema art."
37
Accompagnando un montaggio molto preciso, la musica ha dei
momenti ben definiti in cui deve apparire e Leone si usa molto bene di
questo ingranaggio.
The contrast is compounded by the fact that many of Leone's
films are much longer than the average Hollywood films, at
least in their original versions. It is often the absence of music
troughout much of a Leone film that makes the entrance for a
musical cue more noticeable and dramatic. Morricone does not
hesitate to use the silences between musical cues in much the
same way that Leone will use silences between dialogue and
sound effects: to enhance the impact of sound when it
eventually arrives.
38
La decisione se una scena avrebbe o no musica, veniva fatta da
Leone in collaborazione con Morricone e, secondo Morricone, dovrebbe
sempre essere decisa così.
36
Michel Chion, L'audiovizione suono e immagine nel cinema, Lindau s.r.l., Torino
2001, p. 84.
37
Richard Taylor, Sergei Eisenstein: Writings, 1922-1934, I. B. Tauris, New York 2010
p.133
38
Charles Leinberger, Ennio Morricone's The Good, the Bad and the Ugly: a film score
guide, Scarecrow Press, Lanham 2004, p. 14.