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Introduzione
“Linguista sum; linguistici nihil a me alienum puto.”
1
Così Roman Jakobson, parafrasando Terenzio, trasporta il concetto su un piano scientifico più che
umanistico e si riferisce alla proprietà della linguistica di non essere una disciplina chiusa in se stessa, bensì
da essere intesa come “pensiero linguistico ricco di aperture conoscitive le più varie e perfino disparate, e
tali tuttavia da raccogliersi sempre sotto qualcosa che ha intimamente a che fare col linguaggio”
2
.
Il linguaggio è infatti la parola d’ordine di questo nostro studio. Citando de Saussure, esso comporta
un’analisi distinta in due parti:
«[..] l’una, essenziale, ha per oggetto la lingua; l’altra, secondaria, ha per oggetto la parte individuale del
linguaggio, vale a dire la parole, ivi compresa la fonazione.»
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Appare subito chiaro che lingua e linguaggio debbano essere considerate in maniera diversa.
«Cos’è la lingua? Per noi, essa non si confonde col linguaggio. [...] Essa è al tempo stesso un prodotto
sociale della facoltà del linguaggio ed un insieme di convenzioni necessarie. [...] Il linguaggio è multiforme
ed eteroclito; a cavallo di parecchi campi. La lingua, al contrario, è in sé una totalità e un principio di
classificazione. *...+ L’esercizio del linguaggio poggia su una facoltà che ci deriva dalla natura, mentre la
lingua è alcunché d’acquisito e convenzionale, che dovrebbe esser subordinato all’istinto naturale invece
d’avere la precedenza su questo. Non è provato che la funzione del linguaggio, quale si manifesta quando
noi parliamo, sia interamente naturale, nel senso che il nostro apparato vocale sia fatto per parlare come
le nostre gambe per camminare.»
4
Consideriamo la lingua come il sistema di segni che gli uomini utilizzano per comunicare tra loro, secondo
delle convenzioni che sono state consolidate negli anni. La lingua è pur sempre il più importante ed il più
interessante dei linguaggi, con la particolarità di basarsi sull’apparato fonatorio umano e di garantire una
comunicazione estremamente efficace. Il linguaggio invece, pur essendo un sistema di segni, non
appartiene solo all’uomo e non ha una specifica “collocazione”. Tutto ciò che si fa portatore di significato
può essere considerato linguaggio (dalla gesticolazione dei sordomuti al volo delle api
5
).
Mentre la lingua è la capacità tipica dell’uomo di trasmettere un testo – e dunque, di creare una
comunicazione basata su una convenzione tra gli uomini – il linguaggio è la naturale capacità di comunicare
ed appartiene anche agli animali; tant’è vero che il termine linguaggio racchiude in se numerose altre
classificazioni. Saussure ha ulteriormente precisato questo aspetto:
1
Terenzio diceva: “Homo sum: humani nihil a me alienum puto” intendendo dire che come uomo, nulla di tutto quel
che è umano poteva essergli estraneo. Con questo il commediografo romano introduceva la sua idea di humanitas, il
rispetto che ogni uomo deve avere nei confronti degli altri.
2
Recensione all’opera: R. Jakobson, Autoritratto di un linguista, Retrospettive, da parte del Prof. P . Montani, su L'Indice
1987, n. 8.
3
F. de Saussure, Corso di linguistica generale, Roma-Bari, Editori Laterza, 2010, p. 29. Ed. originale: Cours de linguistique
générale, Paris, Editions Payot, 1922.
4
F. de Saussure, ibidem, p. 19
5
Le lingue dei sordi (altamente formalizzate) prevedono articolazioni e unità diverse, anche se parallele a quelle delle
lingue fono-acustiche. La comunicazione degli animali è caratterizzata da movimenti e comportamenti atti a
trasmettere informazioni. In linguistica è consuetudine portare l’esempio del volo delle api, le quali volano in una tipica
forma ad 8 in modo da scambiarsi informazioni sulla distanza e la direzione della fonte di cibo.
6
«La lingua è classificabile tra i fatti umani, mentre il linguaggio non lo è. [...] La lingua è un sistema di
segni esprimenti delle idee e, pertanto, è confrontabile con la scrittura, l’alfabeto dei sordomuti, i riti
simbolici, le forme di cortesia, i segnali militari ecc. ecc. Essa è semplicemente il più importante di tali
sistemi. [...] Se per la prima volta abbiamo potuto assegnare alla linguistica un posto tra le scienze, ciò
accade perché l’abbiamo messa in rapporto con la semiologia.»
6
È proprio dal rapporto con le altre discipline che la linguistica ha tratto nuova vita aprendosi a numerose
nuove conquiste e a sempre più vasti campi di ricerca.
Oggi ci proponiamo di abbinare alcuni principi della linguistica ad altri campi, alcuni dei quali sono molto
recenti (informatica e tecnologia), prendendo in analisi una comunicazione alternativa che ci porterà oltre i
canoni saussuriani: la comunicazione che ha luogo tra un parlante normodotato ed un soggetto con
disabilità linguistiche nonché motorie
7
.
È chiaro - fin dai tempi di Socrate - che in circostanze in cui non è possibile ricorrere all’uso della lingua si
ricorra in maniera molto naturale ad una comunicazione alternativa:
«Socrate: Rispondi a questa domanda: se non avessimo voce né lingua e volessimo a vicenda
manifestarci le cose, non cercheremmo forse, come ora i muti, di significarle con le mani, con la testa e
con le altre membra del corpo?
Ermogene: E come si potrebbe diversamente, o Socrate?
Socrate: Se poniamo volessimo indicare l’in su e il leggero leveremmo, credo, le mani verso il cielo
cercando di imitare la natura medesima dell’oggetto; e se, al contrario, l’in giù e il grave, le
abbasseremmo verso terra. E se volessimo indicare o un cavallo nell’atto di correre o un altro animale
qualsiasi, sai bene che cercheremmo di raffigurarli il meglio possibile col nostro corpo e con i nostri
gesti.»
8
Socrate propone di utilizzare il corpo ed i gesti per poter esprimere le proprie esperienze. Niente di più
semplice. La comunicazione agìta va ad occupare il ruolo dell’attività linguistica. Nelle lingue dei segni gli
oggetti e le emozioni vengono rappresentati da gesti e movimenti convenzionali e condivisi.
Ove non sia possibile utilizzare un sistema di segni complesso, nel caso di soggetti con un limitato controllo
motorio, v’è la possibilità di dar luogo ad un linguaggio dei segni semplificato.
Esso sarà caratterizzato da segni diversi. Le possibilità motorie di soggetti con disabilità potrebbero anche
essere ridotte a delle semplici risposte Sì/NO.
Tuttavia, nonostante le difficoltà linguistiche e motorie, queste persone conservano una forte individualità e
consapevolezza e sono in grado di prendere decisioni importanti – non è da sottovalutare ad esempio la
possibilità di esprimere ultime volontà o verità su cose e fatti accaduti.
I diritti dei disabili sono fortemente protetti dalla “Carta dei diritti alla comunicazione”, la quale stabilisce
che:
«Ogni persona indipendentemente dal grado di disabilità, ha il diritto fondamentale di influenzare,
mediante la comunicazione, le condizioni della sua vita.»
9
Non a caso viene precisato “mediante la comunicazione”. Oggi infatti esistono più di una strategia
comunicativa da poter utilizzare con persone che presentano una carenza/assenza temporanea o
6
F. de Saussure, ibidem, p. 25, 26
7
Per disabilità linguistica intendiamo l’impossibilità del nostro interlocutore di esprimersi mediante l’uso della lingua.
Per disabilità motoria intendiamo la difficoltà che egli ha nel controllo del movimento del proprio corpo, una difficoltà
nella comunicazione agìta che impedisce anche la formazione e/o l’utilizzo di un sistema di segni complesso come
quello dei sordomuti.
8
Platone, Cratilo, Laterza, 2008, p. 422,423
9
National Commitee for the Communication Needs of Persons with Severe Disabilities, 1992, Tradotto a cura del
Servizio di Comunicazione Aumentativa e Alternativa del Centro Benedetta d’Intino di Milano, Membro Institutional di
ISAAC-ITALY
7
permanente nella comunicazione verbale.
Dopo aver raggiunto importanti traguardi grazie a queste strategie alternative, riteniamo oggi ancor più
importante poter trascrivere le volontà di queste persone. Noi ci proponiamo di farlo con il sistema di
scrittura fonetico, organizzato in maniera tale da risultare economico (dal punto di vista del dispendio
energetico) ed efficace (le informazioni che otteniamo dall’uso di questo metodo sono concrete e possono
riguardare più da vicino l’individualità del nostro interlocutore).
Ciò significa dover abbandonare simboli e disegni e basare il proprio lavoro interamente sulla scrittura.
Più precisamente vogliamo essere utili nel trascrivere fedelmente, mediante l’indicazione di una griglia
fonetica, quello che il disabile pensa. Durante la trattazione avremo il tempo di abituarci a questa
comunicazione alternativa.
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Capitolo 1.
Differenti approcci alla comunicazione
Possiamo definire la comunicazione un’attività sociale poiché oltre ad essere un processo di interscambio di
informazioni essa è sinonimo di partecipazione, interazione e cooperazione tra gli uomini.
10
Comunicare è trasmettere o condividere con una o più persone delle informazioni in tempi, modalità e
strumenti prestabiliti. Da un punto di vista fisico essa può aver luogo tra due o innumerevoli persone:
«*…+ indice essenziale dell’enunciazione è il suo rivolgersi a qualcuno, il suo avere un destinatario. A
differenza delle unità significanti della lingua – parole e proposizioni –, che sono impersonali, non
appartengono a nessuno e non hanno destinatario, l’enunciazione ha un autore e un destinatario.
Questo destinatario può essere il diretto partecipante-interlocutore del dialogo nella vita quotidiana,
può essere una collettività indifferenziata di specialisti in un campo specifico della comunicazione
culturale, può essere un pubblico più o meno differenziato, un popolo, i contemporanei, i compagni di
idee, gli avversari e i nemici, un sottoposto, un capo, un inferiore, un superiore, un vicino, un estraneo,
ecc.; può essere anche un altro, del tutto indeterminato e non concretizzato *…+; da tutto ciò dipende la
composizione e, in particolare, lo stile dell’enunciazione.»
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Così trasmettiamo (noi, mittenti) ad un vasto pubblico (destinatario) delle informazioni relative ad un nostro
studio scientifico (contenuto) e sappiamo di doverlo fare in un tempo considerevolmente ponderato per
non annoiare i nostri ascoltatori (tempo) ed in un contesto adeguato (luogo) ma anche scegliendo il modo
più opportuno a seconda dell’entità del pubblico (modalità) e con gli strumenti necessari a far si che la
nostra comunicazione risulti più efficace possibile (finalità).
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Questi sono gli elementi fondamentali dell’atto comunicativo, senza i quali si incorrerebbe in noiosi disturbi.
Grazie ad essi si favorisce la condivisione delle informazioni, così come anche i nostri antenati latini con il
loro communico esprimevano l’atto di mettere in comune, di rendere partecipe.
1.1 Approccio matematico, sociologico, semiotico, psicologico, pragmatico
Sono molti i tipi di approccio alla comunicazione utilizzati dagli studiosi. Il metodo matematico, che porta il
nome dei suoi ideatori Shannon-Weaver
13
, è lo studio della sola trasmissione di informazioni. È il caso di un
mittente che trasmette al suo destinatario un certo numero di informazioni mediante il codice che essi
10
Il National Joint Comittee for the Communicative Needs of Persons with Severe Disabilities definisce comunicazione:
«[...] ogni atto con il quale una persona fornisce ad un’altra persona, o riceve da essa, informazioni relative a bisogni,
desideri, percezioni, conoscenze o stati affettivi. La comunicazione può essere intenzionale o non intenzionale, può
prendere forme linguistiche o non linguistiche e può avvenire in forma parlata o con altre modalità.»
11
Bachtin, 1979a, pp. 284-285
12
P. Grice, 1975, "Logic and conversation" in Syntax and semantics, trad. it. a cura di G. Moro, Logica e Conversazione,
Il Mulino, Bologna, 1993, pp. 55-77.
13
Claude Shannon (1916-2001) e Warren Weaver (1894-1978), matematici ed ingegneri, due grandi personalitä del
panorama scientifico Americano del ´900.
9
hanno in comune senza preoccuparsi della piena ricezione del messaggio, bensì concentrandosi solo sulla
sua corretta trasmissione. Avviene così una trasmissione del messaggio da un individuo all’altro che
possiamo riassumere secondo lo schema: mittente messaggio destinatario. Questo metodo, a causa
della spersonalizzazione che lo caratterizza, è stato anche definito “modello del pacco postale”
14
, in quanto
«*…+ legittimerebbe una visione di semplice “trasferimento di informazioni”, separando l’informazione dalla
comunicazione e limitando l’azione simbolica di mittente/ricevente a quella di un “postino”. In tal caso cade
la componente cooperativa»
15
. Per studiare invece come le informazioni vengono ricevute ed elaborate dal
destinatario, occorre far riferimento all’approccio sociologico, che studia la comunicazione dal punto di
vista della sua realizzazione nel sociale e nei rapporti tra gli individui, o su quello semiotico, che a sua volta
ricerca nel messaggio quegli elementi che abbiano un significato per i comunicanti, nel senso di riferimenti
ad oggetti o eventi su cui basare la comunicazione ed un codice comunicativo. Questi ultimi due approcci
alla comunicazione linguistica introducono l’indispensabile necessità di un codice comune a tutti i
comunicanti. Ancora maggiore importanza all’espressione sociale dell’atto comunicativo è data
dall’approccio psicologico, esso vede nella comunicazione una rete di relazioni che gli individui
costruiscono, alimentano e tendono a conservare. I partecipanti alla comunicazione prestano attenzione in
questa circostanza sia ai contenuti scambiati sia alla relazione interpersonale che si crea fra loro. Con
l’approccio psicologico la comunicazione diventa dinamica, ad ogni stimolo del mittente corrisponde una
risposta del destinatario. Ultimo e più completo degli approcci alla comunicazione è l’approccio pragmatico,
ideato da Watzlawick
16
, che indaga sull'influenza che la comunicazione ha sul comportamento dei
comunicanti. La pragmatica è la disciplina che si occupa dell’«uso della lingua come azione», cioè di come il
contesto influisca sull’interpretazione dei significati. Questo è l’approccio più interattivo in quanto v’è uno
scambio di informazioni e «la possibilità che il ricevente si trasformi a sua volta in mittente del processo,
rispondendo al messaggio»
17
. Una volta esplicate le funzioni dei diversi approcci appaiono evidenti le
comuni caratteristiche comunicative ma anche le profonde divergenze che caratterizzano il loro utilizzo. A
questo punto ci è sembrato intuitivo ideare un grafico che dimostri il loro effettivo rapporto gerarchico nei
confronti della comunicazione e più in particolare dell’efficienza comunicativa. Esso è formato da una serie
di cerchi: man mano che ci si allontana dal mittente ci si apre ad una visione totale della comunicazione e si
ottiene la sempre più cospicua condivisione di informazioni con i propri destinatari (fig. 1.1).
14
G. Mantovani, Comunicazione e identità, Bologna, Il Mulino, 1995, p. 148
15
Dario Corno, Dalla comunicazione al testo, Torino, Centro Scientifico Editore, 1996, p. 11
16
Paul Watzlawick (1921-2007), psicologo e filosofo statunitense (austriaco di nascita), seguace del costruttivismo,
portò numerosi contributi allo studio della mente. Fonte Wikipedia.
17
D. Corno, ibidem